Storia della disabilità PDF

Title Storia della disabilità
Author Lara Lattanzio
Course Scienze della Formazione Primaria
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 24
File Size 315.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 2
Total Views 146

Summary

Riassunto ...


Description

STORIA DELLA DISABILITA’ - SCHIANCHI DISABILITA’: UNA QUESTIONE STORICA Disabilità condizione sociale, biologica che è sempre esistita nella storia dell’umanità. Cause della disabilità sono varie: malattie, errori genetici, infezioni, infortuni, incidenti, scontri,

guerre, punizioni, torture,

autolesioni.

Si è cercato sempre di: 1. Capire, spiegare ed interpretare e dare un senso alla disabilità e alla presenza dei disabili. 2. Cercato di assegnare un posto nella società, interno o esterno, a queste persone. Le persone con disabilità non sono state sempre trattate allo stesso modo. Nelle epoche si sono susseguiti ≠ pregiudizi e forme di stigmatizzazione. Schianchi sottolinea più volte la difficoltà di reperire documentazione storica necessaria ad indagare. Per farlo si è basato su testi letterari, lettere, dipinti…

Difficile reperire documenti che permettano di ricostruire le vicende dei singoli, inoltre i documenti sui marginali non sono stati scritti da loro ma, da chi è sempre stato al centro della società, ossia dalle istituzioni, enti, tribunali religiosi o civili che si sono occupati di loro. Il lavoro degli storici si è incentrato quindi sul recuperare il tempo perduto nelle mancanza di una storia fatta di tante vite annesse alla disabilità. Obbiettivo dell’autore è ricostruire la disabilità anche dalla parte di una prospettiva storica. IN ITALIA Disabilità in ita, è ancora un tema percepito solo sul piano del dramma personale di chi la vive oppure sul piano socio-assistenziale. Il tema resta fuori dai normali ambiti del sapere. Questo vuoto è rappresentativo del tabù socio-culturale che rappresenta ancora oggi la disabilità nella società. I primi studi sulla disabilità sono emersi solo in seguito ai movimenti delle persone con disabilità degli anni 70. Sono studi avviati da disabili per rivendicare i loro diritti, la loro identità e per comprendere le dinamiche e l’impatto dell’esclusione. Da allora questi studi si sono diffusi e sono divenuti uno strumento politico-culturale del movimento per rivendicare i diritti della persona disabile. È grazie a questi movimenti che si è diffuso un nuovo paradigma d’inquadramento della disabilità “il modello sociale” che andò a sostituire progressivamente quello medico/biologico. Secondo i sostenitori del modello sociale, la disabilità è soprattutto una condizione sociale e non fisica/biologica. È la società che negando le istanze e i diritti ai disabili crea la disabilità stessa. Il libro vuole fornire un quadro generale sulle principali trasformazioni nel tempo della disabilità, nel modo di viverla e percepirla. TRACCE ANTICHISSIME TRA ANTROPOLOGIA E STORIA Lèvi Strauss costruisce un impianto a 4 colonne per classificare la disabilità in base al mito: le prime due colonne riguardano i rapporti di parentela, la terza si riferisce ai mostri che gli uomini devono distruggere e la quarta ha tra le caratteristiche fondamentali la menomazione e l’anomalia corporea. Tra i personaggi di questa categoria vi sono per es. quelli che hanno difficoltà a camminare dritto (gli zoppi) es Laio padre di Edipo, Edipo stesso il cui nome significa piede gonfio. LE PRIME TRACCE 1

Le prime tracce della disabilità nella preistoria sono i resti trovati in Spagna nel 2009 di un giovane con un grave ritardo dello sviluppo psico-fisico, questa persona però, com’è emerso da studi, viveva all’interno della comunità e non era abbandonato a causa della disabilità. Anche alcune incisioni e pitture rupestri mostrano individui con dita mutilate. Alcuni studi, data la diffusione di queste tracce di mutilazioni preistoriche, presuppongono che siano la conseguenza di rituali magici. Altri studi, come quello della paleopatologia, hanno confermato e spiegato l’origine bellica o punitiva di simili mutilazioni nel passato. Altro ritrovamento: nella valle del Danubio, ritrovati resti di una donna nana. Tra gli Ittiti gli studiosi hanno rilevato la presenza di persone cieche tra i prigionieri di guerra o nelle funzioni religiose. Il codice di Hammurabi delinea invece un rapporto ambiguo con la disabilità. Se una parte in esso vi sono pene che consistono in mutilazioni, i colpevoli sono resi disabili per riprovare il loro atto e quindi esposti alla stigmatizzazione collettiva. Un’altra parte del codice invece protegge i disabili e i deboli, imponendo che il forte non sopprima il debole. In aggiunta il codice istituisce la protezione legale delle persone con infermità anche dagli abusi medici e decreta l’impossibilità x un uomo di ripudiare la moglie affetta da malattia o infermità. Per la prima volta nella storia si trova un concetto che poi si ripeterà e ripresenterà a lungo: la distinzione tra disabili cattivi e quelli buoni, innocenti e meritevoli di carità. Nella civiltà babilonese e in generale in quelle mesopotamiche, la menomazione congenita veniva ritenuta esito di un castigo divino, la disabilità inoltre causava disordine morale. Gli egizi hanno proposto molti casi di disabilità, sono rappresentare su stele ecc persone con menomazioni e amputazioni, suonatori d’arpa ciechi, presenza tra le persone di nani. Invece le persone con disabilità mentale venivano considerate talvolta come graziate divinamente. Fonti materiali: trovate mummie di disabili, anche faraoni. I suonatori d’arpa o di strumenti musicali ciechi rappresentano un topos dell’antichità, si pensava che questi avevano ricevuto dagli dei il talento musicale come compensazione della loro cecità. I greci invece inventarono il termine stigma per indicare il segno corporeo che presenta qualcosa di inabituale e di sgradito al punto da inficiare la morale della persona che ne è portatrice. La formazione dello stigma secondo il sociologo Goffman avviene in 4 fasi: 1. Individuazione delle differenze (fisiche, psicologiche, sociali) per poi costruire sulla loro base delle categorie di disabilità. 2. A queste categorie si attribuiscono stereotipi negativi 3. Si opera una distinzione tra soggetti stigmatizzati e non 4. Fase della stigmatizzazione vera e propria, si perde lo statuto, c’è il declassamento dell’individuo. STORIA DEL RAPPORTO TRA TECNOLOGIA E DISABILITÀ Il mondo egizio ci ha lasciato anche informazioni e reperti sulle prime protesi utilizzate all’epoca. Si trattava di protesi funzionali e non estetiche. La più antica è esposta al Cairo, ed è un pollice in legno dipinto del piede destro che veniva attaccato ad un supporto di cuoio al piede di una donna. Un reperto della 1° protesi funzionale della storia risale tra il 1069 e il 664 a.C. ed è la gamba in bronzo di Capua dotata di un ginocchio artificiale in legno, conservata a Londra prima di essere distrutta dai bombardamenti. Anche una mano artificiale è stata ritrovata in una mummia. La protesi è divenuta col tempo l’emblema della disabilità fisica/motoria e poi anche l’emblema stesso della disabilità assunta come simbolo internazionale dell’accesso “ la sedia a ruote”. L’immagine della carrozzina stilizzata di Koefoed del 1968. L’invenzione della sedia a ruote sembra essere antichissima e legata allo sviluppo delle sue componenti principali. A lungo, l’uso della sedia a ruote sembra essere stato ostacolato dalle condizioni no agevoli delle strade e degli interni delle abitazioni. Era riservato alle personalità importanti, per es. il re Filippo II di 2

Spagna rappresentato su una sedia a rotelle da Tiziano, oppure ne aveva una anche Luigi XIV di Francia. Alla fine del 700 la sedia si modernizza e s’innestano il poggiapiedi e lo schienale regolabili. La sedia a ruote si diffonde nel XIX secolo. Anzitutto tra le persone rimaste ferite durante le guerre. Ancor + diffuso è l’uso dopo la 1° guerra mondiale. In Inghilterra venivano date gratis agli invalidi di guerra. Al 1933 risale la 1° sedia a ruote pieghevole e in metallo leggero. Nel 1931 c’è stata l’invenzione del bastone bianco per i ciechi. Anche gli arti artificiali hanno una storia antica, così come riportato precedentemente. Le fonti che indicano l’uso di tali protesi sono reperti materiali quali per es. un vaso italiano del iv secolo che mostra una ferula d’appoggio simile ad una gruccia e gamba di legno. Le prime progettazioni di arti artificiali si devono al padre della chirurgia Ambroise Parè medico della corte francese. A lui si devono: la mano del piccolo Lorense, ricoperta da un guanto da guerriero e collegata all’avambraccio con due aste metalliche, rigida nel polso e con dita tenute in estensione mediante molle. L’evoluzione della protesica per arti superiori tra 500 e 600 avviene soprattutto all’interno del mondo militare. Quella degli arti inferiori avviene a partire dal 700 in Inghilterra e Francia e nei primi dell’800 in Italia. NELLA CIVILTA’ GRECO-ROMANA DISABILI ALL’INTERNO DI DUE CLASSICI Nell’Illiade di Omero figura il 1° personaggio disabile della storia della letteratura occidentale, Tersite. Era zoppo d’un piede, le sue spalle erano torte, curve e rientranti sul petto. Il cranio era a punta in cima e aveva pochi capelli. Era odiato sia da Odisseo sia da Achille. Così era descritto da Omero. Lo fa descrivere da Ulisse. Tersite prende in giro Achille perche, dopo avere ucciso in duello Pentesilea, lui se ne innamora. In aggiunta cava un occhio alla morta oltraggiandone il corpo. Adirato, offeso e furioso Achille lo uccide. Sono le caratteristiche fisiche a fare di Tersite un personaggio negativo. Nell’Illiade non c’è personaggio + indegno di lui. Il deforme è anche difforme in tutto il resto: non è un eroe aristocratico, è tutto il contrario rispetto alla bellezza fisica e alla forza, è stolto, comico e ridicolo. Il suo aspetto esteriore è specchio della sua persona. A partire dalla diversità fisica gli si attribuisce anche un carattere negativo. Tersite lo si ritrova nella Repubblica di Platone, all’interno del mito di Er, uno dei + imp. Tersite vi appare anche qui come un buffone che assume le sembianze di una scimmia. TRATTAMENTI E PERCEZIONI DIFFERENTI DELLA DISABILITA’ Gli studiosi hanno catalogato le diverse modalità attraverso cui, nella storia, sono stati visti e collocati i disabili, in regimi. Vi sono diversi regimi: dell’eliminazione, dell’abbandono, della segregazione, dell’assistenza, della discriminazione. Nelle diverse epoche e culture sono prevalsi alcuni regimi piuttosto che altri. Peraltro alcuni di questi regimi possono valere per certe tipologie di disabilità e non per altre, possono operare per alcuni ceti sociali e non per altri. Il concetto di disabilità nelle diverse epoche non è univoco. Non si deve proiettare nel passato le nostre percezioni attuali. Nel passato, il fatto che le menomazioni fossero congenite o acquisite ha sempre rappresentato un criterio importante per costruire percezioni differenti della persona disabile. Non esiste una definizione univoca delle diverse tipologie di menomazione. Anche il concetto antico di mostro è socialmente costruito ad hoc su casistiche particolari. I mostri infatti individuavano in particolare la disabilità fisica e rappresentavano un caso limite. Le fonti usate per ricostruire la disabilità nel mondo greco-romano sono archeologiche, letterarie e artistiche. A noi è accessibile la conoscenza di alcuni frammenti, di un numero limitato di casi e non si può generalizzare. Le fonti ci indicano una notevole presenza di disabili nelle società greche e romane. Secondo il mito gli stessi fondatori di Roma sono disabili. Infatti Anchise significa appunto zoppo e curvo. Anchise ubriaco durante una festa si vantò del suo amore con Afrodite. Zeus lo colpisce allora con un fulmine e lo rende 3

zoppo. Anchise allora abbandona Troia col figlio Enea che fonderà Roma secondo la tradizione. Nonostante la grande presenza di persone disabili poco sappiamo sul loro conto e su come vivevano. È presumibile che tali forme di disabilità fossero meno stigmatizzate. I deficit sensoriali sembravano meno gravi di quelli fisici. Erano considerate malattie guaribili grazie a cure mediche o interventi divini. Nel mondo greco x es. la cecità era abbastanza accettata rispetto alle menomazioni fisico-motorie. Talvolta essa era una caratteristica divina e a queste persone venivano attribuite maggior virtù e saggezza. Es mito che riabilita i ciechi è quello di Tiresia. Tiresia mentre passeggia vede accoppiarsi 2 serpenti e infastidito uccide la femmina. Viene allora trasformato in donna e ritornerà uomo solo quando di fronte alla stessa scena uccide il maschio. Un giorno Zeus ed Era litigavano su chi provasse + piacere nel sesso. Tiresia viene interpellato perché era stato sia uomo sia donna. Tiresia da ragione a Zeus ed Era arrabbiata lo rende cieco. Zeus allora lo ricompensa dandogli la facoltà di prevedere il futuro e di vivere per 7 generazioni. Secondo questo mito la cecità è una punizione divina. Altra figura nota di disabile cieco è Edipo. Edipo si acceca. I miti si Tiresia, Edipo ed altri configurano la disabilità come legata alla dimensione di una sessualità non ordinaria che diviene fonte di colpa e che produce menomazioni. Nel mondo greco-romano le disabilità erano considerate in modo meno negativo rispetto alle deformità fisiche. I pazzi all’epoca attiravano timore ma nel contempo rispetto perché la follia era considerata un evento soprannaturale. IL REGIME DELL’ELIMINAZIONE L’eliminazione dei bambini nati con una deformità fisica non è un fenomeno circoscrivibile alle civiltà antiche. Ci sono tracce di uccisioni anche nel 700, per es. in Sicilia questi bamb. venivano battezzati e poi uccisi. Alcuni manuali dell’800 elencavano tra i compiti dell’ostetrica di sottrarre e uccidere il bimbo nato deforme prima che la madre lo veda. Nel mondo greco non poteva decidere il padre sulla sorte del figlio ma lo doveva portare in un luogo chiamato Lesche e qui i + vecchi della tribù consideravano il bambino. Se era deforme finiva nel monte Taigeto in una caverna a morire di stenti. Anche le Les Regiae romane imponevano che il padre non poteva uccidere il figlio minore di 3 anni tranne che questo fosse mostruoso e subito dopo il parto. L’uccisione o l’esposizione doveva avere l’accordo di 5 vicini e dopo aver mostrato loro il neonato. Anche le leggi delle 12 tavole autorizzavano l’uccisione del nato deforme e anche Cicerone sosteneva l’uccisione. I bambini venivano uccisi x strangolamento, gettati nel Tevere o lasciati morire per il freddo o dati in pasto ai cani. Fu solo coi primi imperatori cristiani venne sancito lo ius vivendi del neonato, senza alcuna eccezione e decretata l’illegalità di uccidere o esporre i bambini nati deformi. Costantino aveva disposto un sistema di assistenza x quei genitori poveri affinchè evitassero di vendere o esporre i figli. In Grecia la tradizione vuole che i neonati deformi fossero buttati dal Taigeto ma recenti studi archeologici confutano questa ipotesi. I reperti trovati ai piedi del monte sarebbero di adulti e non di bambini. IL REGIME DELL’ABBANDONO: L’ESPOSIZIONE 1° Mito Di Efesto, figlio di Zeus ed Era. Efesto cerca di liberare Era, incatenata da Zeus, Zeus lo scopre e lo getta giù dall’Olimpo. Nella caduta Efesto si azzoppa. 2° mito di Efesto. Efesto nasce zoppo e deforme, la madre appena lo vede lo scaglia giù dall’Olimpo. Il piccolo finisce in mare e viene accolto dalle oceanine e nereidi che lo allevano in segreto. Anche a Dioniso è attribuita una zoppia, uno stigma che trasmette al figlio Priapo. Quando nasce da Afrodite, lei non può sostenerne la bruttezza e lo rifiuta. Priapo passerà la vita alla ricerca delle attenzioni altrui, non avendone ricevute dalla madre, mostrando un pene smisurato. Nell’Illiade è Efesto ad essere definito storpio glorioso x’ figlio di dei. Il fatto che fosse zoppo lo si attribuisce nella letteratura greca anche alla sua professione di fabbro. Infatti alle origini chi era menomato e non poteva andare a caccia o a pesca si specializzava nella costruzione e fabbricazione delle armi, facendo 4

appunto il fabbro. Per quanto zoppo a differenza di Tersite, Efesto partecipa come divinità a tutti i titoli, segno dell’importanza dell’appartenenza al ceto sociale elevato nel processo di stigmatizzazione della disabilità. Esporre significa portare i bambini fuori dai villaggi e dalle città per nasconderli in luoghi occulti. L’esposizione non riguarda solo i nati deformi ma anche gli ermafroditi, i figli illegittimi e della prostituzione. Nella civiltà greca si trattava di una prassi legale e molto diffusa tanto che Tebe dovette intervenire perché gli abusi erano tanti. Gli abbandonati poi divenuti famosi sono: Euripide (nato da uno stupro da parte di Apollo), Edipo, Perseo, Ercole, Romolo, Remo e Mosè. L’esposizione dei deformi veniva giustificata con la loro inutilità x la società. Esporre non voleva dire automaticamente uccidere il bambino, anche se accadeva x lo +. I bambini in questo modo venivano anche rimessi alla volontà divina. Si sa che ad essere esposti erano maggiormente i disabili fisici, non si sa se lo stesso accadeva per gli altri. Il fenomeno dell’abbandono proseguirà poi nella storia. Per es. l’argomento è stato affrontato nel concilio di Vaison quando si decretò che chiunque avesse trovato un esposto avrebbe dovuto segnalarlo alla chiesa locale. Qualora nessuno reclamasse il bambino era di chi l’aveva trovato. L‘inquisizione trovò la pratica una forma d’infanticidio. ALL’INTERNO DEI TESTI BIBLICI SCRITTURE E DISABILITÀ IN UNA PROSPETTIVA STORICA Nell’antico e nuovo testamento ci sono oltre 200 passaggi che evocano forme di disabilità. Le scritture in questo caso sono state analizzate per sapere le pratiche, le credenze e gli immaginari dell’epoca storica a cui si riferiscono. Tuttavia nessun testo può essere usato da solo come specchio esaustivo delle culture e delle pratiche sociali che hanno caratterizzato la disabilità. L’antico e il nuovo testamento sono stati alla base dello sviluppo di una nuova pastorale per la disabilità e di una teologia disabile. Tra le recenti evoluzioni c’è il riconoscimento, avvenuto durante il giubileo dei disabili 2000, da parte della Chiesa cattolica della pari dignità ontologica delle persone con disabilità rispetto agli altri esseri umani, e dunque con i medesimi e corrispondenti diritti innati, sacri e inviolabili. ANTICO TESTAMENTO Qui si trovano disabili tra la gente del popolo. Ci sono riferimenti ad amputazioni di guerra e a mutilazioni. Nell’antico testamento, simbolicamente la disabilità rappresenta non solo la debolezza umana ma anche il male. Per es. non vedere e non sentire sono condizioni dello spirito non aperte a Dio e alla sua parola, oppure si è accecati dalla malizia, dall’orgoglio ecc. Tutte le forme di disabilità rappresentano colpa, peccato, una condizione negativa individuale o collettiva. Solo Dio può intervenire per liberare da questa condizione, per es. può ridare la vista ai ciechi, ridare l’udito ai sordi ecc. Senza un intervento divino che restituisce la normalità e l’ordine, la menomazione costituisce una grave deviazione dall’ordine divino. Nell’antico testamento la disabilità rimanda al peccato, al tradimento dell’uomo verso Dio. Nel complesso nell’a.t. è il peccato a portare alla disabilità e chi è menomato è un peccatore, è impuro e ciò non vale solo x gli uomini ma anche x gli animali. Il generare figli disabili viene interpretato come castigo divino legato a un cattivo rapporto con la sessualità e la procreazione. Nei testi biblici non ci sono riferimenti all’esposizione, all’abbandono o all’eliminazione di bambini e soggetti disabili. Non si può dire nulla a riguardo. È invece certa la prassi di mettere ai margini della comunità di tali persone. Era spesso rifiutato il sacerdozio alle persone disabili, mentre se la menomazione subentrava a sacerdozio preso, queste persone venivano declassate ma mantenute all’interno della comunità religiosa. Il codice di diritto canonico del 1917 considerava illegittimi x il sacerdozio gli individui con debolezze o deformità. La 5

formulazione successiva del codice 1983 consentirà il sacerdozio ai disabili sensoriali mentre non lo consente ai malati psichici o ai pazzi. Nell’antico testamento e nel nuovo i disabili restavano cmq nella società però ai margini, vivendo di elemosina, accattonaggio, espedienti, beneficienza. NUOVO TESTAMENTO Anche qui la disabilità è espressione e conseguenza del peccato degli uomini, deriva dal difetto morale e sono fonte d’i...


Similar Free PDFs