Teoria dell\'offerta PDF

Title Teoria dell\'offerta
Author Maria Laura Sa
Course Microeconomia
Institution Università degli Studi di Salerno
Pages 2
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Appunti spiegazione sulla teoria dell'offerta...


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Teoria dell’offerta La teoria dell’offerta si riferisce alle scelte efficienti delle imprese nella determinazione delle quantità ottime che le imprese decidono di produrre, sopportandone i costi, per vendere e ricevere un beneficio netto, chiamato profitto economico. L’impresa viene considerata come un unico soggetto, pur essendoci numerose imprese. L’impresa è un soggetto che, avendo a disposizione risorse, è caratterizzata ad una propensione al rischio tale che anticipa con le decisioni l’uso delle risorse che ha, per produrre dei beni caratterizzati da utilità futura (ovvero beni che i consumatori acquisteranno). Nel modello più semplificato, l’impresa è capitalistica; essa si assume l’alea (rischio della produzione), ovvero anticipa le risorse. In questo caso, l’impresa è di tipo individuale, in quanto si assume da solo il rischio e i profitti. Quando le imprese aumentano, esse avranno bisogno di più risorse. L’impresa può aumentare la sua dimensione anche comprando altre imprese. All’aumentare della scala di produzione, l’impresa dovrà procurarsi le risorse di cui ha bisogno. [Le società di capitali è composta da più persone, e dunque avviene una separazione tra proprietario e manager/proprietà e management)]. [Il profitto economico si chiama dividendo]. L’impresa ha due problemi, ovvero quello di acquisire le risorse (l’input di produzione) e quello di allocare tali risorse per diverse finalità produttive. L’impresa può anche essere considerata come un meccanismo di coordinazione tra soggetti al suo interno (es. coordinamento gerarchico). Nel modello dell’agente principale, c’è una separazione tra proprietà e gestione; attraverso la relazione di delega, il principale ha il controllo della proprietà ma delega a dei manager l’allocazione delle risorse per le decisioni. Principale agente significa che vari agenti dell’impresa fanno capo al principale. Nel modello di discrezionalità del manager, il manager si comporta come se avesse un potere autonomo. Nel caso più semplice, non esiste distinzione tra proprietà e gestione. Si ha un unico modello di impresa, ma si fa una distinzione tra orizzonte temporale a breve o a lungo periodo; a seconda dell’orizzonte temporale, cambiano le scelte. Tale distinzione fu creata da Marshall: la differenza tra breve e lungo periodo dipende dall’operatività dell’impresa. Nel breve periodo, l’impresa è vincolata da scelte effettuate nel passato; l’impresa può modificare le proprie scelte, tuttavia la modificabilità delle scelte è vincolata in quanto alcuni fattori sono fissi e altri variabili. Tali scelte possono essere relative ad investimenti, ovvero l’immobilizzazione di una parte del capitale liquido acquistando determinati fattori o attraverso contratti pluriennali. L’impresa ha l’obiettivo di aumentare la scala di produzione, misurata in base al volume di produzione che vuole produrre o in base al numero degli addetti. La fase espansiva è una condizione favorevole del mercato, in cui aumenta li reddito; essa è temporanea, dunque la scelta dell’impresa di espandersi è vincolata. Nel breve periodo può aumentare la produzione solo se aumentano i fattori variabili; mentre nel lungo periodo, tutte le scelte sono modificabili in quanto tutti i fattori sono variabili e quindi anch’essi modificabili. Il lungo periodo è una successione di brevi periodi, i quali sono caratterizzati da scelte che riguardano il ciclo produttivo: quindi, il lungo periodo è una successione di cicli produttivi. Le imprese, inoltre, si differenziano per la propensione al rischio. Un’altra distinzione nel modello di base riguarda il regime di mercato. Il termine “regime di mercato” esprime un’insieme di relazioni che governano la relazione tra una singola impresa con il lato dell’offerta e le altre n-1 imprese (effettive o potenziali) che operano su quel mercato. Il regime di mercato esprime anche la relazione tra una singola impresa e la domanda finale (detta anche di sbocco). I regimi estremi sono: - concorrenza perfetta;

- monopolio (naturale). I regimi intermedi sono misti (un po’ di concorrenza e un po’ di monopolio) e sono: - concorrenza monopolistica (più concorrenza e meno monopolio); - oligopolio (meno concorrenza e più monopolio) → duopolio. I regimi hanno alcune caratteristiche generali; tradizionalmente, venivano distinti mediante la dimensione delle imprese e il numero delle imprese. La dimensione delle imprese è misurata dalla quota prodotta dall’impresa rispetto a quella di mercato. Nella concorrenza perfetta, ci sono moltissime imprese ma sono di piccole dimensioni; nel monopolio, c’è una sola impresa e la sua dimensione è elevatissima e coincide col mercato stesso. Le caratteristiche strutturali di un regime di mercato sono: 1) L’esistenza di barriere all’entrata o uscita di mercato (di tipo economico, tecnologico o regolamentale) che disincentivano le imprese a produrre; 2) Grado di concentrazione dell’impresa, ovvero quanto l’offerta della produzione di mercato è concentrata nelle mani di un’impresa e quindi quanto l’impresa offre rispetto al mercato; 3) Differenziazione qualitativa del prodotto e natura qualitativa dell’output; 4) Criterio della trasparenza, che riguarda le informazioni disponibili a tutti, in particolare riguardo al prezzo. I problemi dell’impresa sono 4: 1) cosa produrre, quindi la scelta del settore merceologico di attività in base a cosa si produce; 2) quanto produrre, che consiste quindi nella scelta del livello di produzione; 3) come produrre, che si divide in due fasi: come combinare i fattori della produzione (e scegliere quindi la tecnologia di produzione) e associare alla funzione di produzione la funzione di costo; 4) Dove produrre, ovvero la decisione del luogo in cui avviare la produzione. Ci si occupa solo di due problemi, ovvero il 2 e 3, che sono esogenamente dati....


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