Teoria generale della politica di norberto bobbio 1 PDF

Title Teoria generale della politica di norberto bobbio 1
Author Egildo Vaglio
Course Scienza Politica
Institution Università del Salento
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BOBBIO Cap. primo: La filosofia politica I.

Dei possibili rapporti tra filosofia politica e scienza politica

Scienza politica: studio dei fenomeni politici condotto con la metodologia delle scienze empiriche e utilizzando tutte le tecniche di ricerca proprie della scienza del comportamento. I rapporti tra scienza politica e filosofia politica saranno diversi a seconda dei significati attribuiti alla seconda delle due. Si distinguono almeno 4 significati diversi di filosofia politica: 1° descrizione, progettazione, teorizzazione dell’ottima repubblica o, altra spiegazione, costruzione di un modello ideale di stato fondato sul alcuni postulati etici ultimi di cui non ci si preoccupa se, quanto, come possa essere effettivamente e totalmente realizzato; rapporto con la scienza politica: è di opposizione - mentre la s.p. ha una funzione descrittiva o esplicativa – la politica quale è – la f.p. come teoria dell’ottima repubblica ha una funzione prescrittiva – la politica quale dovrebbe essere. Sono due strade destinate a non incontrarsi. La teoria dell’ottima repubblica è utopia (si parla di uno stato che deve essere nel senso morale di deve. Lo stato utopico è desiderabile ma potrebbe anche non realizzarsi); la proiezione verso il futuro della scienza politica assume l’aspetto del futuribile. La futurologia è la previsione di uno stato che deve essere nel senso naturalistico di deve (lo stato futuro potrebbe anche non essere desiderabile ma è quello che deve necessariamente realizzarsi se la previsione è scientificamente esatta). 2° ricerca del fondamento ultimo del potere (a chi devo ubbidire e perché) che si risolve nella soluzione del problema della giustificazione del potere ultimo, o meglio nella determinazione di uno o più criteri di legittimità del potere; rapporto con la s.p.: rapporto molto stretto. E’ compito della filosofia studiare i criteri di legittimità, cioè delle ragioni ultime per cui un potere è e deve essere obbedito. Ad esempio nella Filosofia del diritto di Hegel è estremamente difficile separare l’analisi realistica della società e dello stato dalla ideologia politica che la guida, c’è un intreccio strettissimo tra il momento della spiegazione di quello che accade e il momento della giustificazione per cui quello che accade deve accadere. Compito della s.p. sarà descrivere i vari criteri di legittimazione possibili o realmente applicati nei diversi regimi e nelle diverse epoche storiche. 3° determinazione del concetto generale di “politica”, come attività autonoma, o guisa, o forma dello Spirito (idealisti). Da noi parlare di filosofia politica significa parlare della distinzione tra politica e morale, tra ragione dell’individuo e ragione dello stato, se la ragione giustifichi i mezzi… Rapporto con la s.p.: rapporto talmente stretto da non riuscire a stabilire dove finisce la competenza dello scienziato e dove comincia quella del filosofo. La scienza politica non può non porsi il problema del concetto di politica, ma anche l’analisi del concetto di politica non può non tenere conto dei dati raccolti e dei fenomeni esaminati dalla ricerca fattuale. Tra l’altro in questo campo più che di filosofia politica sarebbe meglio parlare di “teoria generale della politica”. 4° come discorso critico, sui presupposti e sulla pretesa oggettività. In questo senso si parla di una meta scienza, cioè di uno studio della politica a un secondo livello, che non è studio empirico diretto dei comportamenti politici ma studio indiretto della critica e legittimazione dei procedimenti con cui è condotta la ricerca al primo livello. Qui la distinzione tra filosofia e politica diventa molto netta: si tratta di ricerche che hanno oggetto e fini diversi. La scienza è il discorso o l’insieme dei discorsi sul comportamento politico; la filosofia è il discorso sui discorso dello scienziato. Quindi di secondo livello. Ma il rapporto c’è: la metascienza ha uno scopo terapeutico, mentre la scienza si serve delle riflessioni riguardanti il metodo e il linguaggio per correggere ed eventualmente perfezionare il proprio lavoro e controllarne i risultati. Per riassumere: a) nel primo caso vi è un rapporto di separazione e insieme di divergenza; b) nel 2° caso il rapporto è pure di separazione ma insieme di convergenza; c) nel 3° caso vi è un rapporto di continuità; d) nel 4° caso il rapporto è di integrazione reciproca o di servizio reciproco. Siccome la s.p. è avalutativa, il maggior distacco si verifica là dove la filosofia politica assume un carattere fortemente valutativo (primi 2 casi). Le prime tre forme di f.p. sono rappresentate da 3 grandi opere dell’epoca moderna: l’Utopia di Tommaso Moro, il Principe di Macchiavelli, il Leviatano di Hobbes. 3 modi diversi e tipici di filosofare sulla politica: 1°) 1

ricerca della miglior forma di governo; 2°) ricerca della natura della politica; 3°) ricerca del fondamento dello stato. Moro si pone il problema di levarsi al di sopra di tutti i malanni, della corruzione e dell’ingiustizia per proporre un modello di stato perfetto; Machiavelli vuole mostrare in cosa consista la proprietà specifica dell’attività politica distinguendola dalla morale e dalla religione; Hobbes vuole mostrare la ragione o le ragioni per cui lo stato esiste e poiché deve esistere per la salvezza degli uomini gli dobbiamo obbedienza. Locke: a) lo scopo del corpo politico è di dare agli individui la sicurezza della vita, della libertà e dei beni; b) quando il governo non è più in grado di assicurare la sicurezza, l’obbligo politico, cioè l’obbligo di obbedienza, vien meno; c) il modo migliore per ottenere questa garanzia è un legislativo fondato sul consenso e un esecutivo dipendente dal legislativo. La connessione tra le tre forme di filosofia dipende prima di tutto dal fatto di poterle considerare, appunto, delle filosofie. Parlare di filosofia ha senso quando possiamo distinguerla nettamente dalla scienza, che abbia le caratteristiche delle scienze empiriche. Una ricerca scientifica deve soddisfare o cercare di soddisfare queste 3 condizioni: a) Sottoporre le proprie conclusioni a verifica empirica (principio di verificazione); b) Valersi di tutte le operazioni mentali (ipotesi, teorie, enunciazioni) utili a spiegare il fenomeno che si vuole indagare (spiegazione come scopo); c) Non pretendere di dare alcun giudizio di valore sulle cose di cui ci si occupa (avalutatività). A ciascuna delle tre forme di filosofia politica manca almeno una delle caratteristiche perché una ricerca si possa definire scientifica. La f.p. come teoria del miglior governo non è avalutativa; la teoria del fondamento dello stato è caratterizzata dalla giustificazione come operazione mediante la quale si qualifica un comportamento come moralmente lecito o illecito (bisogna richiamarsi a dei valori); il problema della filosofia politica come ricerca della natura della politica si sottrae ad ogni possibile verifica empirica nella misura in cui pretende di determinare l’essenza della politica, in quanto appunto l’essenza è per definizione ciò che sta al di sotto o al di là dei fenomeni, delle apparenze, e che i fenomeni stessi presuppongono per poter essere analizzati e interpretati. L’avalutatività é la virtù dello scienziato come l’imparzialità è la virtù del giudice. Per Bobbio è una meta cui si desidera giungere, una meta. Per dimostrare che non è desiderabile essere avalutativi, di solito si adducono due argomenti: 1) l’avalutatività sarebbe un pretesto per dissimulare una presa di posizione inconfessata e inconfessabile e per insinuarla più agevolmente. Una tesi sarebbe tanto più attendibile e accettata quanto più si presenta sotto le spoglie di una tesi fondata solo su giudizi di fatto; 2) l’avalutatività è un modo di sfuggire alla responsabilità della scelta, dell’impegno e porta al conformismo. Il ricercatore coscienzioso non vuole cambiare o conservare il mondo, vuole solo capirlo (approfondire questi argomenti) II.

Per una mappa della filosofia politica

La delimitazione tra discipline può essere pacifica o conflittuale: l’ambito della f.p. può essere definito come un ambito che sta accanto ad altri o contro altri. La filosofia politica in quanto filosofia deve essere distinta dalle altre maniere di accostarsi allo stesso oggetto, come la scienza e la storia; in quanto politica deve essere distinta dalle altre sfere tradizionali della filosofia pratica, come la morale, l’economia e il diritto. La distinzione tra filosofia politica e scienza politica da un lato, e quella tra politica e morale dall’altro appartengono a due mappe diverse, e non sovrapponibili. Sono possibili almeno due incroci tra mappe diverse: la mappa degli approcci (filosofico, scientifico, storico) e la mappa delle aree (politica, etica, giuridica, economica). Molti considerano f.p. esclusivamente il tema attorno al pensiero di Carl Schmitt. Attorno alla teoria dell’obbligo politico, invece, Isaiah Berlin afferma che la domanda “perché un uomo debba obbedire a un altro” deve ritenersi “la più fondamentale delle domande politiche”. Per quanto riguarda il tema della f.p. come teoria dell’ottimo stato Leo Strauss, dopo aver definito la f.p. come il tentativo di conoscere la natura delle cose politiche e l’ordine politico giusto e buono, e dopo aver esaltato la f.p. classica in quanto essa era guidata unicamente dalla domanda intorno al miglior governo, ritiene che a causa dell’invadenza di una s.p. senza ideali la f.p. americana sia praticamente scomparsa e la f.p. non 2

esista più. In realtà forse il buon governo è tema meno attuale perché il problema si è andato spostando dal buon governo alla buona società. Questo perché non si crede più che per cambiare la società basti cambiare il regime politico. Nelle tre definizioni di filosofia vengono utilizzate tre contrapposizioni tradizionali per distinguere le discipline filosofiche da quelle scientifiche: prescrittivo-descrittivo, giustificazione-spiegazione, generaleparticolare. Rapporto tra f.p. e storia: mentre il rapporto tra f.p. e s.p. è problematico perché o l’una e l’altra vengono collocate su una linea continua, e allora sorge il problema del punto di demarcazione, oppure l’una tende a sopraffare l’altra, e allora entrano in gioco anche giudizi di valore, la distinzione tra f.p. e storia delle dottrine politiche non suscita alcun problema di delimitazione di confini o di conflitto di aree. L’incomprensione tra filosofi e storici nasce da contrasto di mentalità. C’è storia e storia: c’è la storia narrativa che non tiene in alcuna considerazione l’elaborazione concettuale e quella che la ritiene un suo compito specifico secondo il modello di Max Weber. In questo secondo caso le differenze abissali esistenti nella storia erudita, scompaiono. Nella mappa politica si possono rilevare delle novità a partire dal saggio di Schmitt dove compare l’espressione “il politico”. Mentre politica ha sempre significato sia la scienza della politica sia la politica come oggetto di questa scienza, il politico si riferisce solo all’oggetto. L’opera che più tematizza questa differenza è quella dello schmittiano Julien Freund L’essence du politique: il politico è un’essenza è come tale è permanente e invariabile. La politica è un’attività pratica, storica, e come tale variabile nel tempo e nelle diverse società. Carl Schmitt: “Il concetto di stato presuppone quello di politico”, dove il politico come categoria generale viene contrapposto allo stato quale formazione storica. In realtà secondo Bobbio la maggiore estensione assegnata alla politica dipende dal fenomeno, tipico della società moderna, dell’emancipazione della società civile dallo stato come istituzione e dallo stato-apparato, e dalla formazione nella società civile, indipendentemente dallo stato-istituzione e dallo stato-apparato, e anzi contro lo stato, di gruppi di interesse, anche contrapposti tra di loro, che contribuiscono a formare le decisioni politiche, cioè quelle prese a nome e per conto dell’intera collettività, e che essendo vincolanti debbono essere fatte valere in ultima istanza dalla forza. Questa emancipazione avviene gradatamente laddove sia stato riconosciuto il diritto di associazione e si ha quindi la creazione di nuovi soggetti “politici”. La nascita dello stato poliarchico ha scosso la secolare identificazione tra sfera dello stato (come centro del potere sovrano) e sfera della politica, come sfera in cui agiscono i soggetti (individui o gruppi) che prendono parte alle decisioni collettive, e ha allargato quest’ultima alla società civile, rendendo fra l’altro sempre più incerti i confini tra il politico e il non politico, via via che si andava allargando lo spazio politico nella società non politica. In Italia negli anni la f.p. ha assunto anche un altro significato: quello di direttiva che proviene da un gruppo di esperti per la proposta di soluzione di un problema pratico d’interesse generale. Si tratta delle “politiche”: politica della Fiat, della Banca d’Italia, politica scolastica, finanziaria, ecologica ecc… III.

Ragioni della filosofia politica

1985: il rapporto tra f.p. e s.p. era il tema principale dell’articolo di Zolo. Zolo si proponeva di tracciare le linee di una “teoria politica”, che in quanto tale non poteva avere la stessa estensione della f.p. molto più ampia. La limitazione del campo della f.p. dipendeva dal fatto che ormai si parlava di f.p. ma si aveva di mira la teoria politica di cui si trattava di identificare lo status sia rispetto alla filosofia sia rispetto alla scienza. Successivamente M. Bovero parlerà di meta-teoria della politica e non di metafilosofia. La teoria politica sembrava più adatta a trovare un maggior punto di convergenza rispetto alla f.p. La f.p. non è studio delle idee e teorie filosofiche sulla politica appartenenti invece alla storia delle dottrine politiche. Nel suo manuale Dottrina dello Stato del 1962 Entreves ha per oggetto il tema del potere, che viene affrontato da 3 punti di vista: come forza, come potere legittimo, come autorità. Bobbio parla di studio e analisi dei temi ricorrenti, quelli cioè che attraversano tutta la storia del pensiero politico dai Greci ai giorni nostri e che costituiscono una parte della teoria generale della politica. L’identificazione di questi temi aveva due funzioni: serve a individuare alcune grandi categorie (a 3

cominciare da quella della politica) che permettono di fissare in concetti generali i fenomeni che entrano a far parte dell’universo politico; permette di stabilire fra le diverse teorie politiche, sostenute in tempi diversi, affinità e differenze. La teoria politica senza storia è vuota, la storia senza teoria è cieca. Anche la metodologia è utile per rendere più consapevoli, ciascuno nel proprio campo, dei limiti del proprio territorio e del diritto ad esistere di altri territori lontani o vicini. C’è storia e storia, ma ci sono anche diverse interpretazioni di quel che dovrebbe essere il compito dello storico. John A. Pocock e Quentin Skinner hanno dato vita ad una disputa sui compiti e sul metodo della loro disciplina. Uno dei loro bersagli è stata la storia delle idee d’indirizzo analitico, come veniva propugnata ed eseguita negli anni del successo della filosofia analitica, neoempiristica e linguistica, il cui proposito era stato quello di esaminare il testo classico in se stesso, nella sua elaborazione concettuale e nella sua coerenza interna, indipendentemente da ogni riferimento storico, e da ogni interpretazione-falsificazione ideologica. Per Bobbio l’insistenza sullo studio analitico di un testo era una naturale reazione alle esagerazioni dello storicismo che, collocando un testo in una determinata situazione storica ne trascurava la costruzione dottrinale, valida in ogni tempo e in ogni luogo. L’interpretazione storica legge un’opera politica basandosi sui problemi politici del tempo in cui fu scritta (Hobbes e la guerra civile, Locke e la gloriosa rivoluzione, Rousseau e la Rivoluzione francese…) mettendo così sullo stesso piano testi di valore diverso e limitandone la portata teorica che trascende il tempo. L’elaborazione di una teoria generale della politica è passata attraverso l’accostamento di testi diversi, messi a confronto indipendentemente dalla vicinanza nel tempo e dalle eventuali influenze di questo su quello. Tra i diversi metodi di trattare la storia del pensiero politico, dice Bobbio, quello che ha una più stretta parentela con la filosofia politica è il metodo analitico. Metodo analitico e metodo storico non sono affatto incompatibili, anzi si integrano bene a vicenda. Tutto ciò non toglie che la filosofia politica, più vicina agli storici analitici che agli storicisti, non abbia ancora trovato il suo status. Al significato tradizionale di politica, come l’attività o l’insieme di attività che hanno in qualche modo un riferimento alla polis, intesa come l’organizzazione di una comunità che fa uso per conservarsi della forza, si è venuto affiancando se non sovrapponendo un altro significato, la politica come direttiva o insieme di direttive che un’organizzazione collettiva, non necessariamente lo Stato, elabora e cerca di applicare per raggiungere i proprio fini (es. la politica della Fiat). Questa confusione nasce dalla forzata tradizione con una sola parola italiana di due parole inglesi, politics e policy. Oggi c’è chi intende per f.p. un discorso di etica pubblica, indirizzato alla formulazione di una buona o corretta o efficiente politica (nel senso di policy) economica o sanitaria o finanziaria o ecologica o energetica. Le due f.p., come teoria generale dello Stato o come etica pubblica, sono entrambe perfettamente legittime. Ma mentre la f.p. tradizionale è una meta politica, la f.p. come etica pubblica è una politica nel senso di un’etica non dei soggetti individuali ma dei gruppi organizzati. Bobbio pensa che la funzione più utile della f.p. oggi sia quella di analizzare i concetti politici fondamentali, a cominciare dal concetto stesso di politica. Capitolo III: Politica e morale I.

Il concetto di politica.

Il significato classico e moderno di politica Derivato dall’aggettivo di polis (politikos), significante tutto ciò che si riferisce alla città (cittadino, civile, pubblico, e anche socievole e sociale) il termine politica è stato tramandato per influsso della grande opera di Aristotele, intitolata Politica, che è da considerare il primo trattato sulla natura, le funzioni, le partizioni dello stato, e sulle varie forme di governo, prevalentemente nel significato di arte o scienza del governo. Per secoli il termine politica è stato impiegato prevalentemente per indicare opere dedicate allo studio di quella sfera di attività umana che ha in qualche modo un riferimento alle cose dello stato. Nell’età moderna il termine ha perduto il suo significato originario, via via sostituito da altre espressioni come scienza dello stato, dottrina dello stato, scienza politica, filosofia politica ecc… e viene impiegato per indicare l’attività o le attività che hanno come termine di riferimento la polis, cioè lo stato. Di questa attività la polis è talora il soggetto, per cui appartengono alla sfera della politica atti come il comandare, o il proibire, l’esercizio di un dominio esclusivo su un determinato territorio, il legiferare per tutti ecc…, talora 4

è l’oggetto, per cui appartengono alla sfera della politica azioni come il conquistare, il mantenere, il difendere, il rovesciare il potere statale ecc. La tipologia classica delle forme di potere Il concetto di politica, intesa come forma di attività o di prassi umana, è connesso con quello di potere. Il potere è stato definito come “consistente nei mezzi per ottenere un qualche vantaggio” (Hobbes) o “l’insieme dei mezzi che permettono di conseguire gli effetti voluti” (Russell). Il potere viene definito anche come un rapporto fra due soggetti di cui uno impone all’altro la propria volontà e ne determina il comportamento. Il dominio sugli uomini e il dominio sulla natura vanno visti come i mezzi che permettono di ottenere un qualche vantaggio o gli effetti voluti. Il potere politico riguarda il potere dell’uomo sull’uomo, di cui esistono varie forme. Nella tradizione classica (Aristotele) esistevano tre forme di potere: il potere paterno, il potere dispotico e il potere politico, esercitati a favore di s...


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