Teoria generale dell\'urbanizzazione, Cerdá PDF

Title Teoria generale dell\'urbanizzazione, Cerdá
Author Andrea Leone
Course Fondamenti di urbanistica
Institution Università degli Studi di Genova
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Riassunti dettagliati del libro di lettura Teoria generale dell'urbanizzazione di Ildefonso Cerdá...


Description

Fondamenti di urbanistica a.a. 2015/2016

Teoria generale dell’urbanizzazione ILDEFONSO CERDÁ 1.

Volume primo: L’urbanizzazione come fatto concreto.

Al lettore Osservando le differenze tra la struttura di un battello a vela e quella di una crociera su una nave a vapore, Cerdá trova un rapporto coi centri urbani: questi, avendo un organismo prodotto da una civiltà statica, ha bisogno di innovazione per la nuova civiltà bisognosa di spazi più vasti. Cerdá decide così di studiare la materia, per poter proporre ai governi un nuovo piano di ampliamento per la città. Studia anzitutto il movimento e la comunicazione in relazione a ciò che offrono le vecchie città, le quali non possono soddisfare le nuove esigenze; alla fine, i suoi lavori sono approvati dalle Cortés.

Prefazione Cerdá sostiene che la società carica di un malessere che nessuno nega ma nessuno riesce a capire; per quanto gli studiosi cerchino di provi rimedio, la “malattia sociale” progredisce in estensione. Quando lui si pone di capire i caratteri ed il funzionamento della società umana, riesce ad addentrarsi nei problemi della civiltà del suo tempo; confrontando i bisogni prodotti dalla scienza, con quelli di un tempo, riesce a comprendere le ragioni di questo malessere, ossia una società con bisogni che mutano, ed una condizione per cui i mezzi per soddisfarli risultano costrittivi ed incompleti. L’organizzazione delle società “ostacola” il progredire del singolo e delle attività, fatto visibile in più di un centro urbano. Le città sono opera continua di molte generazioni e civiltà, ed in ciascuna di queste aggiunte eterogenee si esprimono le necessità di ognuna, con i relativi mezzi impiegate per soddisfarle. Fino a quel momento si è andato avanti di modifiche dei precedenti mezzi, ma andando avanti con gli enormi progressi della scienza non bastano più queste modifiche. Ad una adeguata soluzione radicale, si oppongono le tradizioni del passato, ed il presente con le sue realtà ormai acquisite; d’altra parte, un ancoraggio al presente ed alla tradizione sarebbe deleterio. Bisogna quindi trovare una soluzione intermedia, che non sia improvvisa e radicale, ma neppure che si adagi sui vecchi mezzi senza progredire. Come prima cosa, è necessario far comprendere a tutti che un cambiamento servirebbe solo per liberarla dai mali, e bisogna quindi preparare la società: la pubblicità, è il modo migliore secondo Cerdá. Egli vuole mettere in evidenza, appunto, la causa del profondo male, per poi trovare un rimedio e, quindi, applicare i principi generali di un’urbanizzazione perfetta. Cerdá deve, comunque, andare elasticità ai principi teorici per favorire la transizione. Oggetto principale della sua impresa è, comunque, lo studio dell’espansione e della “riforma” di Barcellona, che dovrebbe essere considerato un esempio di applicazione.

Introduzione La materia trattata da Cerdá è inedita, e quindi conia neologismi per esprimere le sue idee innovative. Ad esempio, “mare magnum”, è un’espressione che indica una società totalmente eterogenea, fatta di persone con interessi diversi: l’insieme di questi elementi è normalmente chiamato “città”, ma rispecchia un concetto puramente materiale, e Cerdá si occupa di come questi elementi si organizzano: a tal proposito, allora, per parlare di ciò usa il termine “urbs”. Mentre la parola “civitas” rispecchia più un insieme materiale di individui, “urbs”, contrazione di “urbum”, indica l’aratro, e quindi l’atto della fondazione della civiltà romana; da ciò, si capisce il suo uso del termine “urbanizzazione”. Questa, indica l’insieme degli atti che tendono a creare un raggruppamento di costruzioni ed a regolarizzare il loro funzionamento, e, di conseguenza, l’insieme dei principi da applicare affinché le costruzioni contribuiscano allo sviluppo del benessere, individuale e pubblico. L’urbanizzazione è vista come un raggruppamento di costruzioni poste in relazione e comunicazione, in modo che gli abitanti possano collaborare così da concorrere all’accrescimento del benessere e della prosperità comuni. 1

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1.1 Libro primo: Origini dell’urbanizzazione L’origine dell’urbanizzazione è da ricercare nella storia dell’umanità: nella storia dell’uomo primitivo, dell’uomo naturale, poiché fu il primo a cercare un riparo. La necessità di una dimora è all’origine dell’urbanizzazione Dio creò a sua immagine l’uomo, il quale doveva diventare il re del mondo; trovatosi nelle condizioni di difficoltà, avendo bisogno di protezione, si creò un riparo. Questo bisogno andava oltre la vita: si cominciò ad avere la necessità della tomba, la dimora ultima. Il rifugio è quindi visto come appendice indispensabile, strettamente collegato agli uomini: viene indicato così col termine “vivenda”, che segnala come sia la sua vita ed il complemento del suo essere. Non è da chiamarsi “casa”, poiché è un concetto più moderno, anche in termini di struttura, anche perché fornisce certi comfort che l’uomo primitivo non poteva avere: la casa è l’abitazione dell’uomo urbanizzato. L’origine dell’urbanizzazione è evidente nel fatto che l’uomo ha sempre cercato nuovi mezzi per soddisfare il bisogno primitivo del rifugio (si veda solo l’immensa varietà delle abitazioni). Questo bisogno ha portato l’uomo ad essere parte di una società e civilizzato: quindi, l’uomo deve tutto ciò che è diventato all’urbanizzazione. La disposizione dell’uomo a socializzare è la causa dello sviluppo dell’urbanizzazione L’urbanizzazione comincia a farsi spazio nel momento in cui esiste un raggruppamento di più rifugi che serve a stabilire relazioni e comunicazioni tra di essi. Attraverso la crescita delle società e l’aumento delle abitazioni tra loro comunicanti, lo sviluppo degli agglomerati nel corso dei secoli; l’istinto di socializzazione ha prodotto quindi l’urbanizzazione, e di conseguenza l’intelligenza umana e sentimenti che hanno portato alla civilizzazione.

1.2 Libro secondo: Sviluppo dell’urbanizzazione Essendo l’opera dell’urbanizzazione cominciata con l’uomo, con questo finirà; le due cose vanno di pari passo, sono strettamente collegate. L’urbanizzazione ha sistemi sempre diversi, dipende dai popoli, dai gusti, dal clima, dalla formazione geologica, etc.; nonostante le diversità nelle forme, è sempre la stessa nella sua sostanza. La forma, di fatto, è marginale, quel che conta è la soddisfazione delle esigenze umane; l’urbanizzazione è il primo immediato effetto materiale della riunione di individui e famiglie. Urbanizzazione elementare e primitiva Cerdá analizza le forme elementari, sviluppatesi poi nel tempo; divide in tre fasi la loro evoluzione: • troglodismo, con due classi d’abitazione: naturali, ed artificiali; • ciclopismo, con due classi d’abitazione: sotterranee, ed in superficie; • tugurismo, con tre classi d’abitazione: capanne dei cacciatori, dei pastori, fattorie dei coltivatori. Urbanizzazione combinata semplice Elementi eterogenei come l’allevamento, l’agricoltura, e l’industria, provocano una complessità nella prima urbanizzazione semplice, col crescere dei bisogni. • Tribù di pastori: ogni pastore ha bisogno di vasti pascoli per il bestiame, ed il raggruppamento di più pascoli richiede un vasto territorio affinché ognuno non contrasti il vicino; l’urbanizzazione corrispondente abbatterà i muri di cinta e saranno rare le vie di comunicazione. • Tribù agricole: l’insediamento agricolo necessita di un vasto territorio, ogni famiglia provvede ai propri bisogni; le funzioni collettive sono quasi inesistenti, solo alcune in comune, come la necessità di corsi d’acqua. Si ha una combinazione urbano-rurale, coi limiti imposti dalla natura. • Tribù di mercanti ed industriali: questo settore è comparso come conseguenza di quello agricolo. L’attività commerciale è distinta da quella industriale per il movimento; sono luoghi favorevoli alle comunicazioni. Gli artigiani necessitano di abitazioni ed officine dove lavorare; le vie cittadine saranno numerose e larghe. Si viene a creare una rete viaria regolare che favorisce l’uniformità per l’insediamento. • Tribù di cacciatori e di guerrieri: da cacciatori di selvaggina, si passa a cacciatori di uomini; si viene così a creare l’attività della guerriglia. Nuovo tipo di urbanizzazione è il “castrum”, l’accampamento, il cui elemento caratteristico è il muro di cinta. 2

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Per capire l’insediamento della colonia ed il suo impianto, è necessario entrare nella cinta: si tratta di una pianura disseminata di case molto diverse morfologicamente, per i materiali e per le dimensioni. Ogni casa è circondata dal suo campo coltivato, dove pascola il bestiame, mentre ogni uomo svolge compiti differenti, senza relazioni fra loro. L’aspirazione al socializzare ha portato le famiglie a riunirsi in un muro di cinta, ognuna con abitudini e costumi differenti, mantenendo la propria individualità. Le abitazioni si devono adattare alle condizioni individuali, ed esprimere i bisogni dell’uomo; devono essere situate a distanza regolare per favorire l’isolamento: le sovrapposizioni non sono previste. C’è comunque un rapporto naturale e spontaneo tra le abitazioni: il suo istinto di socializzare si era sviluppato negli accampamenti per lo più, perché le comunicazioni e gli scambi erano migliori. L’isolamento della sua abitazione impediva all’uomo di soddisfare le sue aspirazioni, e quindi la mise in comunicazione con quella di altre famiglie grazie a sentieri, che davano luogo ad un esempio di urbanizzazione combinata, che riduce le distanze che separano individui e famiglie, creando un collegamento tra parti elementari, e facendo di queste un tutto armonioso: l’urbe. La comunicazione nelle cinte accresceva relazioni e scambi: aumentarono i sentieri dando più possibilità di scelta sulla strada da percorrere. Gli agricoltori però cominciavano a lamentarsi dei danni causati dai passaggi sui campi: sorgendo il problema della tutela del privato, si venne a creare, attorno alle proprietà, una strada pubblica. Si creò una rete viaria che facilitava le comunicazioni fra famiglie e tribù. Una volta assicurata la difesa comune, si edificò una vasta dimora che dominasse tutta la colonia: quello del grande cacciatore, simbolo di autorità. Le costruzioni più in alto, comunque, non danneggiavano quelle più basse, e quindi poterono diffondersi senza ostacoli. L’urbanizzazione dispersa, ruralizzata, condusse all’indipendenza dell’urbe, senza diminuire la socializzazione. L’urbe organizzata accrebbe, in risorse e ricchezze, aumentò la popolazione e fece passi da gigante. Con queste novità, aumentavano i bisogni, e scarseggiando il sostentamento, si venne a creare una nuova colonia vicina, con le stesse caratteristiche della prima. Quelle fondate in paesi diversi, con quindi produzioni diverse, l’attività principale era lo scambio di questi prodotti: una prima forma di commercio fra urbes molto lontane. Dominavano due sentimenti: quello della libertà individuale, e quello della socializzazione. Conciliare le due cose era, per via della loro antiteticità, difficile. Nonostante la diversità di abitudini e costumi, trogloditi, ciclopi, cacciatori, pastori e coltivatori compirono un’opera ammirevole, nelle proporzioni dell’insieme ed in molti altri dettagli; li aveva guidati il principio dell’uso illimitato della loro libertà. Delle diverse combinazioni urbane praticate secondo il genio, i costumi ed i bisogni di alcuni popoli Le diverse urbes accrebbero, si moltiplicarono e propagarono. L’urbe primitiva raggiunse proporzioni gigantesche; ogni zona, in base a caratteristiche locali, aveva assunto caratteri distintivi. Col tempo, le forme di urbanizzazione si sono amalgamate, quasi fino a confondersi. La civiltà è oggi la stessa in tutti i paesi in cui non regni la barbarie.

1.3 Libro terzo: Esame analitico dello stato attuale dell’urbanizzazione Una completa analisi di tutte le parti integranti dell’urbe permette di scoprire le cause della inadeguatezza dei mezzi rispetto ai fini. Prima di tutto bisogna definire il significato del termine urbe: un insieme di abitazioni in cui vivono diverse famiglie riunite da un sentimento di aiuto reciproco. A seconda dei caratteri e della durata nel tempo delle abitazioni e delle vie di comunicazione che le circondano, si possono distinguere due classi di urbes: • urbes acquatiche (tutte quelle le cui abitazioni e vie di comunicazione sono sull’acqua); • urbes terrestri (tra queste le abitazioni sottoterra, quelle che poggiando su pali sono sollevate da terra e le comuni abitazioni al livello del suolo). Ogni urbe presenta tre grandi parti: la regione, il “suburbio” e il nucleo urbano. Per quanto riguarda la regione, la sua topografia ed i dati naturali ci danno indicazioni sui fondatori di un’urbe. Ci sono regioni situate su un rilievo prominente, regioni situate su un altopiano e regioni che si trovano sul fondo di una valle. Questa grande varietà di regioni urbane e di localizzazioni delle urbes non può essere considerata un prodotto del caso: è il risultato di una scelta umana. 3

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I suburbi (o “sobborghi”) sono un elemento indispensabile, un'appendice inevitabile dell’urbe. Avendo origini diverse e storie particolare, se ne possono distinguere quattro tipologie: suburbi con origine nel sistema viario, di origine industriale, di origine amministrativa e suburbi che hanno la loro origine nell’espansione urbana. Per nucleo urbano, invece, intendiamo l'agglomerato che formano le costruzioni di urbe, legate fra loro da un sistema di strade; gli agglomerati urbani si sono formati in tempi successivi in virtù di una legge imposta dal bisogno umano di socializzazione. Essi si distinguono per forma e grandezza, le quali dipendono da limiti fisici naturali o artificiali, prodotti dall'uomo. Dal punto di vista del sistema stradale, l'aspetto materiale delle strade offre un ampio campo di osservazione: a prima vista le vie urbane sembrano destinate unicamente alla viabilità, ma attraverso un’accurata analisi ci si rende conto che in esse si svolge gran parte della vita quotidiana. Ai lati di molte strade urbane, sui marciapiedi, ci sono piccoli supermercati, edicole, bar e negozi. Anche se questi rispondono ad alcune necessità, la loro presenza non costituisce nient’altro che un modo ingegnoso e dissimulato di sfruttamento dello spazio pubblico. In questo modo l’urbe può essere considerata come un'appendice del grande sistema stradale universale, un luogo di sosta. La casa-abitazione è il primo degli elementi dell’urbanizzazione. Se la famiglia è la base dell’organizzazione sociale, se dal suo benessere dipende quello della società, se ha bisogno di un rifugio che condiziona la sua vita privata e sociale, la società non potrà essere buona, in senso filosofico, morale e politico. La situazione delle abitazioni urbane è varia, e questa complessità è il risultato di tanti fattori diversi; di conseguenza, le abitazioni possono essere suddivise in tre raggruppamenti: • le case che conservano l’isolamento primitivo (le relazioni con le altre case avvengono esclusivamente attraverso strade private che le circondano); • le case che, pur restando effettivamente isolate, hanno stabilito relazioni molto strette con altre case (grazie alla grande vicinanza); • le case che si combinano in modo complesso (diversi alloggi “amalgamati”). La casa è dunque un insieme di vie e luoghi di abitazione, proprio come l’urbe. La grande urbe e l'urbecasa differiscono solamente per le dimensioni e per le società che in esse vivono: società numerosa e complessa da una parte, società composta da poche persone e semplice dall'altra. Un'abitazione, per essere definita isolata, deve possedere determinate caratteristiche, quali una zona d'isolamento, spazi interni destinati ai percorsi nella casa (di conseguenza si prevede una casa spaziosa), servizi privati destinati alla sosta e locali destinati al soggiorno individuale.

1.4 Libro quarto: Ragione filosofica dell’attuale modo di urbanizzazione Non c’è nulla nell’urbe dei nostri antenati che corrisponda ai bisogni dell’attuale vita sociale ed urbana. Prima di trovare la “colpa” a questo fatto, bisogna ricordare che non c’è niente nel mondo fisico e morale che non abbia una causa: bisogna quindi cercare la causa, nelle circostanze nelle quali si trovano gli uomini che hanno realizzato ciò che si critica. E’ un assurdo cercare le responsabilità sulle generazioni passate, perché non potevano supporre le innovazioni che avremmo introdotto. Della formazione delle urbes dal punto di vista dei bisogni e dei mezzi di locomozione di ogni epoca Ogni urbe costituisce un’entità collettiva con una sua esistenza propria ed autonoma, collegata alla grande vita dell’umanità da vie ed intervie; ognuna è molto simile alle altre, ma è originale e particolare. Ogni urbe antica è frutto di molte generazioni, nessuna è stata improvvisata. Per studiare i modi di vivere delle generazioni passate, bisogna guardare la via pubblica, la locomozione, che si può distinguere in cinque tappe: • locomozione pedonale; • locomozione con animali domestici; • locomozione con traino su slitta; • locomozione con traino a ruote; • locomozione con trasporto meccanico. 4

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Ciascuno di questi mezzi ha predominato per un periodo più o meno lungo; ogni generazione, per adeguarsi al progresso, ha sempre modificato le preesistenze, senza mai “abbatterle”. Cerdá sostiene che ci sia la necessità di nuove urbes, totalmente innovate in base alle esigenze della modernità. Dalla formazione delle urbes, si passa all’epoca della locomozione pedonale: ad un certo stadio di sviluppo della proprietà privata, le strade erano tracciate e batture dall’uso: si parla di intervie. Le strade vere e proprie furono integrate all’urbe così com’erano; il loro profilo longitudinale complica il loro tracciato orizzontale, avendo ripide salite e discese. L’intervia costituiva, in un certo senso, l’abitazione; non erano regolari, perché i bisogni individuali determinavano l’estensione e l’importanza di ogni abitazione. Dalla formazione delle urbes, si passa all’epoca della locomozione equestre: l’addomesticamento di quadrupedi fu una grande conquista, per quanto riguardava gli spostamenti, ma aveva delle limitazioni: non potevano passare il vie accessibili solamente a piedi; l’uomo doveva piegarsi alle esigenze del mezzo. Bisogna quindi adattare le strade ad una stazza maggiore, e prevedere i due sensi di marcia. Comparvero le strade trascendentali: l’uomo cominciò ad intraprendere spedizioni per bisogni pacifici di commercio ed industria, o per fini bellicosi; gli effetti disastrosi della concentrazione e l’isolamento scomparvero. Dalla formazione delle urbes, si passa all’epoca della locomozione a traino: la prima applicazione del traino, fu l’aratro; successivamente si inventò il giogo, che precedette di poco il sistema di traino su slitte. Tale sistema era caratterizzato da bardatura, strumento di traino e natura del suolo. Dalla formazione delle urbes, si passa all’epoca della locomozione su ruote: perfezionando il sistema di traino su slitte, venne inventata la ruota. Le condizioni dell’urbe furono rese adatte alla locomozione dei veicoli a ruote. Furono modificate pure le porte delle mura, a tal scopo. Delle riforme e trasformazioni realizzate nelle urbes da un’epoca all’altra L’interesse individuale cercava di soddisfare il bisogno individuale; la collettività non ha progettato nulla. L’emergere della collettività mise fine agli abusi individuali, e questa amministrazione stabilì dei regolamenti a cui tutti dovevano sottomettersi. La vera trasformazione delle urbes ebbe luogo al tempo del passaggio dalla locomozione equestre a quella su ruote. Mentre coloro che stavano all’interno delle mura risentivano dei disagi propri dell’epoca precedente, chi era fuori dalle mura godeva dei vantaggi della nuova forma di locomozione. Quando la locomozione su ruote si generalizzò, nelle urbes si dovettero apportare delle modifiche: venne così introdotta nelle vie, nei vicoli, nelle curve, negli incroci, etc. Inizialmente fu arrotondato qualche angolo e furono prolungate le strade; più avanti si cominciò a sconfinare...


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