Tesina - Master I° livello MA971 - Criminal Profiling PDF

Title Tesina - Master I° livello MA971 - Criminal Profiling
Course Master in criminologia e studi giuridici forensi
Institution Università Telematica Pegaso
Pages 29
File Size 980.6 KB
File Type PDF
Total Downloads 15
Total Views 185

Summary

Download Tesina - Master I° livello MA971 - Criminal Profiling PDF


Description

INDICE

pag.

2

1.1 Analisi dell'ambiente

pag.

5

1.2 Analisi del cadavere

pag.

8

1.3 Le impronte ed i metodi di esaltazione

pag.

10

1.4 Tracce ematiche

pag.

12

2.1 Il criminal profiling: un pò di storia

pag.

15

2.2 Il criminal profiling: il suo ambito d'impiego, i procedimenti e i mezzi

pag.

19

2.3 Criteri dei metodi utilizzati

pag.

20

2.4 Nascita dell'UACV in Italia

pag.

23

Riflessioni conclusive

pag.

26

Riferimenti sitografici

pag.

29

Introduzione 1° capitolo: LA SCENA DEL CRIMINE

2° capitolo: IL CRIMINAL PROFILING

1

Introduzione La violenza e l’aggressività sono stati ampliamente sperimentati in diversi contesti: dal contesto sociale fino al contesto clinico. Secondo la letteratura scientifica una piccolissima parte di individui affetti da disturbi mentali presenta dei comportamenti alquanto aggressivi e distruttivi, e l’esigenza di annoverare cosa vi sia alla base della violenza, ha quindi elaborato un’ingente letteratura che appunto rappresenta uno dei campi di maggior rilievo di studio della criminologia. Nel corso del tempo sono stati tanti gli autori che si sono occupati di chi possa essere l’esecutore di un crimine violento ossia del criminal profiling. Questo è il tema centrale del mio lavoro; una delineazione dal profilo psicologico dell’autore di reato cominciando dall’analisi della scena del crimine esaminando anche i più piccoli dettagli presenti su di essa. Inoltre nel presente lavoro ho voluto proporre una valutazione dei più importanti modelli di studio utilizzati per il criminal profiling ossia il loro sviluppo storico, i suoi ambiti di applicazione dove vengono utilizzati diversi procedimenti e diverse tecniche. In qualsiasi forma di crimine violento si delinea una relazione tra offender e vittima, difatti scrutando con attenzione le modalità utilizzate dall’aggressore per agire sulla scena del crimine ed ha interagito con la vittima, possiamo conoscere alcune delle sue caratteristiche.

2

1° CAPITOLO LA SCENA DEL CRIMINE La scena del crimine è una forma di comunicazione tra l’autore del reato e l’investigatore. La capacità di quest’ultimo di capire il linguaggio dell’autore può determinare l’efficacia delle indagini e quindi della risoluzione del caso. Quindi analizzare la scena del crimine è una fase importantissima e necessaria nello svolgimento delle indagini sull’atto criminale. La scena del crimine è anche il punto di contatto tra la criminalistica e la criminologia. La criminalistica è la scienza interdisciplinare su cui si fonda e trae spunto la ricerca moderna delle tracce con procedure e metodologie di laboratorio offerte dalle discipline scientifiche che si integrano a vicenda per il raggiungimento delle finalità mentre la criminologia è la scienza che studia i reati, gli autori e le vittime, i tipi di condotta criminale, le conseguenti reazioni sociali e le forme possibili di controllo e prevenzione. Dunque è una disciplina sia teorica che empirica, sia descrittiva che esplicativa. Quindi l’approccio alla scena del crimine può essere effettuato seguendo due diverse modalità ossia criminalistica e criminologica. La modalità criminalistica è metodologica, sistematica ed ha la finalità di preservare il più velocemente possibile la scena del crimine da inquinamenti esterni, documentarla e raccogliere le fonti di prova costituite da tracce e reperti. Invece la modalità criminologica è di rilevare particolari che possono contribuire all’arresto del criminale o alla determinazione delle peculiarità fisiche o psicologiche dell’autore di reato. L’approccio criminalistico viene definito con il termine di top-down che sta ad indicare che il criminalista parte dall’osservazione generale della scena del crimine per poi scendere, in maniera sistematica, ad osservare i particolari e quindi a descriverli. L’approccio criminologico viene inteso con l’appellativo di bottom-up che indica il rilevamento del modus operandi per determinare successivamente le peculiarità

3

dell’autore di reato per poi congiungerlo anche in mancanza di elementi certi di tipo scientifico al reato. Dunque seguendo questi due approcci gli investigatori e scienziati tentano di dare una risposta alle indagini legate al crimine, dando una risposta alle “cinque W” ed al “come”. Five “W” and one H così come dicono gli agenti americani dell’FBI:  Who: Chi. L’identità della vittima è uno degli elementi da conoscere

necessariamente subito ed è proprio di qui che partono le ricerche;  Where and What: Dove e Cosa è successo. Non sempre il fatto è accaduto

dove è stato rinvenuto il delitto. Capire cosa è successo è compito del criminalista;  When: Quando. Se non ci sono testimoni diretti allora sarà il cadavere ad

essere sottoposto all’interrogazione. Attraverso le trasformazioni del cadavere è possibile capire a quando risale la morte;  How: Come. Il modo in cui la vittima è morta e dunque risalire ai mezzi lesivi

utilizzati dall’autore di reato;  Why: Perché. Il movente molte volte viene considerato una vera e propria

fonte di prova. Inoltre la scena del crimine può essere suddivisa teoricamente in altre tre zone a seconda del coinvolgimento con l’azione del reato:  Scena del crimine primaria: che indica il luogo dov’è avvenuto il fatto

delittuoso o dov’è stato rinvenuto il cadavere. E’ la zona d’interesse primario in quanto l’autore del reato è stato di passaggio ed ha effettuato delle azioni significative;  Scena del crimine secondaria: ossia il luogo solitamente prossimo alla scena

del crimine primaria, dove vi è un’alta probabilità di certezza che il criminale abbia compiuto delle azioni. Possono essere delle azioni compiute dalla vittima sul luogo utili agli investigatori per giungere alla scoperta dell’autore del reato;  Zone d’interesse investigativo: il luogo dov’è passato l’autore del reato,

4

probabilmente non compiendo atti significativi, vista la piccola quantità di tempo avuta a disposizione per perpetrare il crimine.

1.1

ANALISI DELL’AMBIENTE

L’analisi della scena del crimine parte dall’analisi dell’ambiente. Dell’ambiente devono essere individuati inizialmente i caratteri generali e poi i più piccoli, i dettagli. Per esempio se la scena del crimine è un’abitazione, la descrizione del luogo prende inizio dal punto d’ingresso dell’abitacolo delineando inizialmente la struttura per poi passare alla descrizione dei singoli ambienti. Ogni sito viene scrutato ed illustrato sia nelle sue peculiarità generali che nelle sue peculiarità più particolari. Un’accentuata e marcata attenzione durante la descrizione dell’ambiente va rivolta a tutto quel che risulta essere in posizione atipica rispetto al luogo stesso, segnalando con attenzione qualsiasi elemento abnorme o qualsiasi qualità funzionale per identificare la natura o il contenuto delle cose. Di ciascun elemento presente sull’ambiente deve essere precisata la sede, l’ubicazione, la direzione, il numero, grandezza, la natura, l’aspetto, il colore e l’odore e tutte le altre qualità che l’investigatore ritiene idonee a stabilire ciò che sta esaminando in modo tale da permettere anche a chi non è presente sul luogo del delitto di poter raffigurare il luogo. Il cadavere e gli oggetti afferenti ad esso

5

vengono contraddistinti con indici alfa-numerici progressivi così da creare un tracciato logico sequenziale. Tutti questi riferimenti devono essere citati nel verbale della sede del luogo simultaneamente alla delineazione dell’oggetto in questione. Oltre alla meticolosa delineazione dei luoghi e degli oggetti, il verbale deve anche includere ora e data di inizio e termine delle operazioni, la località, i dati anagrafici ed infine il titolo e sezione d’appartenenza dell’investigatore, del coordinatore e di tutti coloro che hanno preso parte al sopralluogo. Nell’accedere al luogo della scena del crimine è necessario essere attenti a non apportare modificazioni al luogo di ricerca e qualora accidentalmente sia avvenuta anche una sola e minima modificazione, essa deve essere necessariamente comunicata alla squadra omicidi e alla polizia scientifica. Tutte le azioni compiute da chi esegue i primi interventi le possiamo sintetizzare con una nota espressione di Locard “protect and preserv” ossia proteggi e preserva, criterio basato sul principio d’interscambio, secondo il quale è possibile reperire sulla vittima reperti dell’aggressore e all’incontrario reperti della vittima sul criminale e del luogo del misfatto oppure il criminale può tralasciare dei propri reperti dov’è avvenuto l’omicidio. Spesso una volta giunti sulla scena del crimine ci si ritrova dinanzi ad un problema da risolvere ossia determinare l’identificazione di tutto quel che costituisce parte costitutiva di essa. Ecco che ci si ritrova dinanzi ad un fenomeno dedito a fuorviare l’investigatore che dirige le indagini. Esso prende il nome di “Staging” che è il participio sostantivato del verbo inglese “to stage” che etimologicamente significa “messa in scena” ed in criminologia sta appunto ad indicare una manipolazione volontaria della scena del crimine prima dell’arrivo degli investigatori. Sono stati tanti gli autori che hanno dato una definizione di staging e possiamo citare quella più generica elaborata da Geberth 1 che definisce lo staging come “un atto criminale consapevole volto a contrastare le indagini” a quella più specifica del Criminal Classification Manual che definisce la messa in scena come “volontarietà di un soggetto nell’alterare la scena del crimine prima dell’arrivo della polizia. Due le ragioni che portano alla manipolazione: il tentativo di sviare gli investigatori dall’individuo sul quale si riversano i sospetti oppure l’intento di proteggere la vittima o la sua famiglia”(2006).

6

Dunque quando ci si trova dinanzi ad una situazione di staging, la persona che ha manomesso la scena del crimine è sempre una persona che ha una relazione con la vittima. Inoltre l’alterazione della scena del crimine potrebbe indicare che ci si trovi dinanzi ad un criminale organizzato in quanto esso ha una solitamente è dotato di una spiccata abilità mentale nell’alterare il luogo del misfatto. Nel caso in cui chi manomette la scena del crimine perpetra quest’azione con l’intento di sviare quanto più possibile le indagini dal soggetto maggiormente sospettato, esso avrà un comportamento cooperativo con gli investigatori per far si che il sospetto orientato nei suoi confronti di essere l’autore del reato venga allontanato totalmente. In tal circostanza la messa in scena viene preventivata come una fascia peculiare di atto precauzionario. 1 Vermon Geberth è un esperto internazionale di indagini in campo investigativo di casi su omicidi e stupri ed autore di molte pubblicazioni su opere investigative.

Mentre nel caso in cui chi manomette la scena del crimine con l’intento di preservare la vittima o la sua famiglia indica che ci si trova dinanzi a crimini sia a sfondo sessuale che autoerotico. In entrambi i casi la vittima viene lasciata dall’offender in posizioni indecorose e umilianti. Proprio a causa di ciò molte famiglie alterano la scena del crimine per dare dignità alla vittima. In questo caso chi trova il corpo esamine manomette la scena del crimine a tal punto da far sembrare all’arrivo degli inquirenti che si tratterebbe di omicidio o di un suicidio. Chi manomette la scena del crimine nel tentativo di far sembrare la morte del famigliare come un suicidio spesso scrive anche un bigliettino di addio tipico dei casi di suicidio. L’autore di reato che attua un’alterazione della scena del crimine inevitabilmente compie degli errori in quanto tenta di adeguare tutto quel che trova sulla scena del crimine proprio come lui lo ha in mente. L’autore di reato che manomette la scena del crimine nel momento in cui attua la manomissione è predisposto a patire psicologicamente un alto livello di ansia che non gli consentirà di disporre con logica sequenziale tutti gli elementi / avvenimenti sul luogo del misfatto e cominceranno a risaltare delle incoerenze, che se esaminate meticolosamente, sono degli ottimi indizi di staging. Tutte le incoerenze

7

riscontrate prendono l’appellativo “red flags” ossia bandiere rosse. Il luogo del misfatto ospiterà le red flags sotto forma di contraddittorietà della scena del crimine. 1.2

ANALISI DEL CADAVERE

Le operazioni di rilievo che vengono effettuate sul corpo senza vita esaminano i segni e gli elementi immediati come: 

La sede: Deve essere constatato e delineato il posto dove è stato rinvenuto il corpo esanime in rapporto al luogo, determinando la precisa circoscrizione del cadavere e delle distanze frapposte tra l’ambiente ed i punti fissi. E’ importante tenere in conto che il corpo esanime potrebbe essere stato condotto sul luogo del ritrovamento ma la morte potrebbe esser e avvenuta in un ambiente differente;



La posizione: Si specifica se il corpo esanime si trovi in posizione supina o con il ventre e la faccia in giù, sul fianco sinistro o destro, se sia seduto o sollevato. Alcune volte il cadavere rinvenuto su presenta con postura bizzarra e ciò è dovuto alla celerità della rigidità.



L’atteggiamento: E’ necessario notare se il corpo senza vita appare rigido o rilassato e se testa, tronco, arti inferiori e superiori e dita siano curvi o distesi, se volteggiati verso destra o sinistra;



L’integrità e la conservazione: Dovrà essere reso noto lo stato di completezza o meno del corpo esanime, di possibili privazioni di alcune parti del corpo. E’ importante prendere in esame le condizioni atmosferiche e tutti quelli agenti che possono modificare, affrettare o ridurre i fenomeni di decomposizione del cadavere. Altro particolare da rendere noto è se il corpo esanime sia in buono stato di mantenimento o sia in stato di putrescenza;



L’abbigliamento: dall’analisi dei vestiti ritrovati indosso al cadavere è possibile dedurre notevoli conclusioni che non si potranno constatare in nessun altro ambiente in quanto il cadavere viene spostato e la disposizione dei vestiti e le conciliabilità delle lacerazioni, con le possibili ferite, vengono alterate. Dagli indumenti è possibile risalire a macchie e liquidi di cui dovranno essere delineate la natura, l’ubicazione ed i segni. Altro particolare degno di nota è lo stato delle

8

calzature indossate dalla vittima in quanto sulla suola potrebbero essere ritrovati dei reperti o tutto quel che viene ritrovato nelle tasche dei vestiti. 

Ritrovo di armi e strumenti idonei a limitare i movimenti della persona: Sulle armi vengono ricercate le impronte palmari e/o digitali, tracce di polvere da sparo e tracce ematiche. Altri elementi da recuperare sono i bossoli delle pistole automatiche e le pallottole recuperate saranno fotografate e sottoposte ad analisi affinché vengano identificate. Inoltre saranno scrutati con attenzione anche tutti i mezzi di contenzione quali cinghie, fasce, fazzoletti, per repertare possibili tracce ematiche, cibo o liquidi rimessi;



Chiazze ipostatiche, temperatura e inflessibilità della salma: per quel che concerne le ipostasi, una volta terminata la circolazione, il sangue presente nei vasi del corpo esanime scorre nei punti più bassi dove spiccano macchie con colorazione tendente al rosso vinoso a differenza delle parti sollevate che diventano pallide. Entrambi gli elementi appena citati fondano un dato certo sul decesso, per esempio se la salma rivenuta denota segni di compatibilità con l’ubicazione in cui è stata scoperta. Con l’inflessibilità muscolare della salma si può determinare l’ora all' incirca dell’avvenuto decesso visto che il cadavere diventa completamente rigido dopo circa 3-4 ore dalla morte. Però la condizione di rigidità della salma non è duratura in quanto il corpo esanime dopo 36-48 ore dal decesso in modo graduale diventa flaccido. Lo sviluppo dell’inflessibilità muscolare è vincolato da alcuni elementi come l’età della persona deceduta e la sua conformazione delle masse muscolari e la temperatura ambientale, di fatti quando la temperatura è alta, l’inflessibilità muscolare si manifesta e si risolve velocemente, mentre risulta duratura se la salma è esposta a temperature basse. Per ottenere la temperatura della salma vengono effettuate tre misurazioni rettali intervallate ciascuna da due ore. Il corpo raggiunge la temperatura ambiente dopo circa 15-20 ore dal decesso solo se si trova in condizioni ambientali ordinarie.

9



Lesione e imbrattamento della salma: delle lesioni verrà specificata la natura come ad esempio se si tratta di ecchimosi o escoriazioni, forma, dimensione, numero ed ubicazione mentre per quel che concerne le ferite, verranno delineate le peculiarità dei margini, fondo e dei tessuti che le circondano. Se l’appartenenza del cadavere non è nota, inizialmente si tenta di effettuare un primo riconoscimento durante il sopralluogo, rilevando le peculiarità generali del corpo, impronte palmari, digitali e plantari, delineando alcuni eventuali segni particolari attraverso l’ausilio di fotografie e soffermando un notevole grado di attenzione sugli oggetti indossati e documenti presenti nel portafogli.

1.3

LE IMPRONTE

Le impronte papillari sono presenti sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Sono dei segni caratteristici formati da “creste papillari” separate da “solchi” presenti sull’epidermide: 

Dei polpastrelli (impronte digitali);



Del palmo della mano (impronte palmari);



Della pianta del piede (impronta palmare).

Le impronte papillari compaiono nel quarto mese di vita prenatale e perdurano anche oltre la morte. La formazione delle linee papillari è casuale. L’impronta digitale veniva utilizzata oltre duemila anni fa come firma personale sui documenti.

Archetipi fondamentali Francis Galton fu il primo grande studioso di impronte digitali e secondo lui per poterle utilizzare era necessario codificarle, all’inizio ritenne che le tipologie fondamentali di impronte erano sessantaquattro, ma poi scoprì la figura Delta e poté raggrupparle in quattro forme fondamentali: nessun triangolo, triangolo a sinistra, triangolo a destra e più triangoli.

10

L’AFIS è un sistema hardware e software dove le impronte digitali vengono inserite e codificate. Le ricerche vengono eseguite sia su un set di dieci impronte, sia su frammenti di impronta digitale, sia sulle impronte palmari rilevate sulla scena del crimine. Le impronte possono essere di tre tipi: 

Impronte papillari visibili: ottenute per deposizione di sostanze o ottenute per asportazione di sostanze;



Impronte papillari in calco: ottenute per modificazione del supporto plastico;



Impronte papillari latenti o semi-latenti: costituite per lo più da essudato umano e necessitano di accertamenti con tecniche fisiche e/o chimiche che rendono le stesse visibili e fotografabili

L’esaltazione delle impronte digitali latenti si può ottenere mediante diversi metodi: 

Metodologia 1 sulla scena de crimine: Se l’impronta è fresca (fino a 100 ore) si possono utilizzare tecniche fisiche o chimiche che utilizzano le componenti inorganiche delle impronte, se l’impronta è vecchia è necessario utilizzare tecniche che usano la componente organica come grasso e aminoacidi. Si utilizzano metodiche che si completano e non tali che l’una escluda l’altra;



Metod...


Similar Free PDFs