12 - Prof.ssa De Rinaldis - Il Criminal profiling - appunti PDF

Title 12 - Prof.ssa De Rinaldis - Il Criminal profiling - appunti
Author NOEMI GIALLUCA
Course Criminologia
Institution Università degli Studi della Tuscia
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profilo criminologico ...


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Appunti in tema di CRIMINAL PROFILING A cura della Prof.ssa Francesca De Rinaldis A.A.2019-2020 Il profilo criminale (in inglese criminal profiling o criminal personality profiling) è uno strumento comportamentale e investigativo d’ausilio per gli investigatori nel descrivere soggetti criminali totalmente o parzialmente sconosciuti. Lo scopo del criminal profiling è quello di suggerire ipotesi investigative indirizzate all’individuazione del colpevole, andando proprio a delineare il cosiddetto profilo dell’autore di un reato partendo dall’analisi del reato stesso, prendendo in considerazione i dati oggettivi desunti da una corretta e adeguata analisi della scena del crimine e delle caratteristiche vittimologiche. La tecnica di profiliazione criminale trova ampio spazio di applicazione nell’analisi del crimine seriale, dove appunto lo scopo del criminal profiling è infatti quello di delineare chi è il serial killer e in che modo si possa tracciarne un profilo criminale che vada non solo a esporre la storia familiare, ma anche il modus operandi, il movente e la presenza di eventuali disturbi che possano giustificarne la condotta criminale seriale. Secondo H.Teten il Profilo Criminale “è il metodo per identificare l’autore di un reato basato sulla analisi della natura del crimine e del modo in cui questo è stato commesso, partendo dal presupposto che vari aspetti della personalità dell’autore si riflettono nelle azioni che sceglie di compiere, prima, durante e dopo il crimine”, ovvero studia le cause che hanno spinto un determinato soggetto a commettere un atto criminale. Dunque, il presupposto che sta alla base del concetto dell’offender profiling è da rintracciare nella consapevolezza che la condotta di un individuo (e quindi anche quella di un criminale) rifletta la sua personalità ed il suo status emozionale. Il fine del profilo è pertanto quello di: - riuscire a raccogliere informazioni tali da permettere la circoscrizione delle indagini a determinati soggetti da investigare;

- prevenire il reiterarsi dei crimini; - definire le modalità di svolgimento degli interrogatori più adeguate alla tipologia di reato commesso. Tale studio è basato sulla possibilità di stabilire delle relazioni tra determinati modelli di comportamento e specifiche caratteristiche della personalità, il tutto perchè così come in ogni altro comportamento umano, anche nel comportamento delinquenziale esistono modelli di condotta costanti, le cosiddette variabili psicologiche, cui si affianca lo studio dell’età, etnia ed ubicazione geografica ovvero le variabili demografiche. Vari aspetti dei crimini commessi sono determinati da scelte che il criminale effettua prima, durante e dopo la commissione del reato, e queste ultime sono a loro volta connesse alla personalità del delinquente. Le tecniche di profilazione criminale aiutano gli investigatori ad analizzare le prove della scena del crimine, le vittime e le dichiarazioni dei testimoni con lo scopo di sviluppare una descrizione del delinquente. Pertanto l'analisi di un Criminologo, tesa alla definizione di un profilo criminale, si deve necessariamente basare sullo studio dei luoghi a mezzo fascicoli fotografici, riprese video, planimetrie della scena, verbali di polizia giudiziaria, referto autoptico con fascicolo fotografico, referti delle indagini tecniche criminalistiche, esame vittimologico, nonché di tutti quegli elementi che possano rilevarsi utili come “fonte di informazione”. Le sue conclusioni sono il risultato di una conoscenza acquisita dalla personale esperienza investigativa pregressa nonché da una conoscenza multidisciplinare e interdisciplinare delle Scienze Forensi. Il profiling ha radici antiche ma storia recente: il primo profilatore “moderno” fu nel 1880 il Dottor T. Bond che cercò, a Londra, di definire la personalità di “Jack lo squartatore”. Quale medico chirurgo forense, assistette alla autopsia di Mary Jane Kelly, ultima delle cinque vittime dell'omicida seriale; nella sua relazione del 1888, menzionò la natura sessuale degli omicidi, associata a elementi irosi e con atteggiamento di avversione o repulsione per la donna. Il dottore cercò di ricostruire l'omicidio nonché di interpretare lo schema comportamentale del criminale. Il profilo evidenziava come gli omicidi fossero stati commessi da un solo individuo “fisicamente forte, di grande freddezza e audace”. Inoltre definiva l’assenza di complici e l’arma usata – un coltello di almeno quindici centimetri-. In tutti i casi, non venivano riscontrate prove di colluttazioni: le aggressioni, probabilmente, erano state così improvvise ed eseguite in modo tale che le donne non erano state in grado né di opporre resistenza né di urlare. Lo sconosciuto si sarebbe mostrato innocuo, forse un uomo di mezza età e ben vestito, probabilmente con un mantello o soprabito, per nascondere il sangue sulle mani o sui vestiti. Il Dott. Bond ipotizzò anche che il soggetto soffrisse di una condizione chiamata Satiriasi, una devianza sessuale oggi definita come ipersessualità (l'equivalente maschile della ninfomania).

Inoltre definì che lo stesso criminale “viveva tra persone rispettabili che hanno una certa conoscenza del suo carattere e delle sue abitudini e che possono avere motivo di sospettare che, talvolta, non è sano di mente. È probabile che tali persone non siano disposte a comunicare i propri sospetti alla polizia per timore di avere dei guai o di esporsi troppo, mentre la prospettiva di una ricompensa consentirebbe loro di superare ogni scrupolo”. Nel 1943 Dott. W. Langer, uno psicanalista di Boston, ricevette un incarico di sviluppare un profilo di Adolf Hitler. Quello che l'Office Strategic Service (attuale CIA) richiedeva era una sua analisi psicologicocomportamentale, in grado di fornire diverse opzioni per la progettazione di piani strategici. Il dottor Langer per definire il profilo usò i discorsi del dittatore, il Mein Kampf, interviste a persone che avevano conosciuto Hitler e numerosi articoli pubblicati sull'argomento. La relazione del dottor Langer indica come Hitler fosse meticoloso ed estremamente pudico riguardo al suo aspetto fisico; era fisicamente vigoroso e vedeva sé stesso come un alfiere e un precursore dei tempi. Il profilo contiene anche le possibili reazioni di Hitler ad una Germania nazista sconfitta nella seconda guerra mondiale prevedendo per il dittatore il suicidio in caso di imminente sconfitta. Intorno agli anni ’50 a New York operava un terrorista definito dagli investigatori “mad bomber” per aver causato 37 esplosioni in diversi punti della città. Gli investigatori interessarono del caso il Dottor James Brussel, psichiatra, il quale dopo aver valutato i risultati di varie scene del crimine ed i resoconti che venivano inviati alla polizia, descrisse “mad bomber” come un paranoico che odiava il padre ed era ossessionato dall’amore per la madre. Era un uomo di mezza età, straniero, cattolico, single, che viveva con la madre e la sorella e che avrebbe indossato un gessato, doppio petto, abbottonato al momento dell’arresto. Quando gli investigatori arrivarono a George Metesky, nel 1957, si accorsero che indossava un gessato doppio petto, che stava abbottonando e che tutte le caratteristiche che aveva individuato il Dr. Brussel erano corrette; tranne per il fatto che viveva con una zia e la sorella e non con la madre e la sorella. Il metodo del Dr. Brussel era basato sullo studio del disturbo psichiatrico riscontrabile dal comportamento sulla scena del crimine e dalle motivazioni del gesto criminale. Dalla diagnosi psichiatrica egli derivava età, stile relazionale e di vita, aspetto fisico, in un connubio originale di conoscenze di psicopatologia e di psicoanalisi al lavoro. Negli ’70 l’F.B.I. (Federal Bureau of Investigation) istituì l’Unità di Scienze Comportamentali la B.S.U. (Behaviour Scienses Unit) a cui vi parteciparono Agenti Speciali come J. Douglas. Questi fu assunto dall'F.B.I. nel 1970 e la sua prima sede lavorativa fu Detroit, nel Michigan. Fu cecchino per la squadra locale S.W.A.T. dell'FBI, divenendo in seguito negoziatore di ostaggi. Fu trasferito alla Behavioral Sciences Unit nel 1977 dove insegnò tecniche di negoziazione degli ostaggi e psicologia criminale applicata, all'F.B.I. Academy di Quantico in Virginia, ai nuovi agenti speciali dell'F.B.I, ad agenti semplici e ad agenti di polizia provenienti da tutti gli Stati Uniti d’America.

Creò e gestì un programma di profiling criminale e fu in seguito promosso a capo dell’unità della Investigative Support Unit istituita dall’F.B.I. nel 1984, una divisione del Centro Nazionale di raccolta ed analisi dei crimini violenti (National Center for Analysis of Violent Crime –N.C.A.V.C.-) con il fine di identificare gli assassini seriali. Mentre viaggiava attraverso il paese per istruire gli agenti di polizia, Douglas iniziò ad intervistare alcuni serial killer e altri sex offenders in varie carceri. Parlò con alcuni dei più noti serial killer della storia recente. Nel 1981 un detective di Los Angeles, P. Brooks, si rese conto che per elaborare un Criminal Profiling servivano tre componenti: tutti i dettagli, compresi quelli più piccoli, di una scena del crimine, la conoscenza a fondo della vittima ed un archivio dei casi precedenti con cui confrontarsi. Ideò quindi un database di nome Vi.C.A.P “Violent Crime Apprehension Program”, un Programma per la Cattura dei Criminali Violenti. Esso si basava sulla redazione di un format da compilare in caso di omicidio e da trasferire successivamente su file. Ciò permetteva l’interrogazione del server centrale per confrontare l’eventuale esistenza di casi precedenti con caratteristiche simili. ViCAP entrò quindi a far parte del NCAVC con il suo obiettivo di raccogliere, confrontare e analizzare tutti gli aspetti delle indagini sugli omicidi su base nazionale, indipendentemente dall'ubicazione o dal numero di agenzie di polizia coinvolte. Tuttavia, il programma fu in seguito rivisto per due fattori, in primis la mancata creazione, in parallelo, di un organo destinato al controllo dell’inserimento dei dati da parte di tutte le squadre omicidi statunitensi ed il secondo per la mancanza di volontà degli investigatori di procedere alla compilazione dei format riportanti centinaia di campi a cui rispondere, con precisione 189 domande, da riempire; infatti fu in seguito definito, con termini burocratici, ingombrante e difficile. Per questi motivi il programma fu totalmente rivisto. Nel 1985 lo psicologo Prof. D. Canter delineò il profilo criminologico dello stupratore ferroviario seriale, autore di 20 stupri ed un omicidio nella periferia nord-ovest di Londra. Canter è stato professore di psicologia all'Università di Liverpool per dieci anni, dove ha sviluppato la psicologia investigativa. L’approccio al profilo secondo il Prof. D. Canter si basa su un metodo più teorico e meno pratico rispetto a quello statunitense, impiegando i “principi geo-spaziali” ovvero la raccolta di dati che indicano posizione, dimensione, forma e relazioni di oggetti rappresentati sulle scale geografiche. Dal 2009 il Prof. D. Canter è fondatore e direttore della International Academy for Investigative Psychology, un'accademia per ricercatori che cercano di applicare le scienze sociali ai processi investigativi e legali.

Si deve inoltre a D. Canter la creazione di una tecnica di analisi del crimine basata su principi geo-spaziali, oggi nota come Geographical Profiling. Il Geographic Profiling è una metodologia investigativa che usa le locations di una serie di crimini connessi per determinare una probabile area dove possa risiedere l’offender. È applicata in casi come omicidi seriali, stupri, rapine, incendi e bombe, anche se può essere usata in crimini singoli che coinvolgono scene del crimine multiple o altre caratteristiche geografiche importanti. L’approccio di David Canter partì da uno studio condotto nel 1993 sul comportamento geografico di 45 stupratori seriali che operavano a Londra. Canter applicò il concetto di “sfera criminale” (offender circle concept) per individuare due tipologie di comportamento criminale: 1. i residenti (marauder), che utilizzano la propria area come centro della propria attività predatoria; 2. i pendolari (commuter), che compiono reati al di fuori del luogo di residenza. L’offender circle area è una regione compresa da una circonferenza il cui diametro è determinato dalla distanza tra i due punti più lontani in cui sono stati commessi i crimini. Il risultato dello studio ha messo in luce che ben nell’87% dei casi il comportamento degli offender è assimilabile alla tipologia marauder. Esistono poi due concetti di cruciale importanza alla base del modello elaborato da David Canter ovvero che: - molti criminali commettono reati in prossimità della loro residenza; - con l’aumentare dell’esperienza criminale, l’offender aumenta il tempo impiegato per gli spostamenti dalla residenza alla scena del crimine e, conseguentemente, l’area di attività predatoria si allarga. Un ulteriore modello di criminal profiling è quello elaborato, nel 1996, da Ronald Holmes e Stephen Holmes definito sociopsychological profiling - profilo sociopsicologico -. Tale profilo non si limita ad ipotizzare tratti della personalità, ma include anche informazioni sociodemografiche dell’aggressore ignoto come età, sesso, razza, occupazione, istruzione ed altri fattori simili. Secondo il due autori il profilo deve contribuire a dare: - valutazione psicologica e sociologica dell’offender; - valutazione psicologica degli oggetti personali trovati in possesso del presunto colpevole; - suggerimento di strategie per l’interrogatorio del soggetto. Nel corso degli anni la profilazione, come strumento investigativo, ha avuto un alto livello di accettazione sia tra il pubblico in generale che tra la polizia. Negli Stati Uniti, tra il 1971 ed il 1981, l'F.B.I. ha fornito servizi di profilazione solo in 192 occasioni. Nel 1986, in un solo anno, furono richiesti all’F.B.I. i profiler in 600 inchieste. Tra il 1981 e il 1994, in Gran Bretagna, ventinove profiler hanno fornito 242 casi di consulenza in materia di profilazione. Dal 1996, dodici profiler dell'F.B.I. hanno applicato la profilatura a circa 1.000 casi all'anno.

L'uso della profilazione è oramai documentato anche in Svezia, Finlandia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Germania, Canada, Irlanda, Malesia, Russia, Zimbabwe e Paesi Bassi. L’applicabilità del Criminal Profiling L’attività di Criminal Profiling (Profilo Criminale) trova una valida utilità nello studio di: crimini violenti, omicidi seriali, molestie sui minori, crimini rituali, omicidi a sfondo sessuale e la piromania. La caratteristica comune a tutti i crimini tradizionalmente analizzati con le tecniche di profiling è quindi la serialità, ovvero uno stesso soggetto che commette una serie di crimini, e il fatto che l’assassino sia motivato da una spinta psicopatologica. L’applicazione in questo ambito dei metodi statistici è in genere il procedimento del case linkage, che permette di stabilire dei legami tra casi in precedenza non correlati, dunque uno strumento che permette l’identificazione di soggetti autori di crimini seriali. In genere, il procedimento del case linkage si riferisce ad un database, contenente casi o informazioni relative ad essi, che consente ai funzionari di polizia di rilevare elementi comuni in casi differenti, permettendo quindi una migliore comprensione delle caratteristiche del reo e facilitandone l’individuazione. In base al Crime Classification Manual (CCM) , opera dell’FBI, si possono distinguere sei reati in cui il Profiling trova la sua migliore applicazione: 1. Single Murder (omicidio singolo): nel caso in cui non presenti un movente definito e sia di particolare crudeltà ed efferatezza; 2. Serial Murder (omicidio seriale): definito dal CCM come tre o più eventi di matrice omicidiaria, commessi in almeno tre luoghi differenti, separati tra loro da degli intervalli variabili di raffreddamento emozionale del Serial Killer, denominati Cooling Off; il soggetto può colpire a caso la vittima oppure sceglierla accuratamente; spesso ritiene di essere invincibile e che non verrà mai catturato. 3. Mass Murder (omicidio di massa): definibile come l’uccisone di quattro o più vittime nello stesso luogo e nel corso di un unico e ben definito evento. Nella classifica definizione definita dell’FBI, il mass murder viene distinto in “classic” e “family”. Nel caso dell’omicidio di massa familiare, all’uccisione dei congiunti può seguire il suicidio dell’autore; 4. Spree Killing (omicidio compulsivo): relativo ad un unico evento che si realizza in almeno due luoghi differenti e che porta alla morte di più persone, senza alcun periodo di raffreddamento emozionale del Killer; questi delitti spesso hanno un’unica causa. Il soggetto non conosce le sue vittime e, dato che non nasconde le sue tracce viene catturato facilmente. 5. Rape (stupro): costrizione a subire o compiere atti sessuali tramite l’utilizzo di violenza fisica o facendo ricorso alla minaccia. 6. Arson (incendio doloso): anche negli incendi è possibile riscontrare un aspetto di serialità. È bene contestualizzare perché ci si riferisce ad un fenomeno di assoluta centralità negli Stati Uniti che può

apparire inusuale se valutato da una prospettiva europea. A questi si può aggiungere anche il Bombing (definibile come attentato dinamitardo) il quale per il numero contenuto di episodi non è incluso nel sistema di classificazione del CCM....


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