IL Welfare State - appunti PDF

Title IL Welfare State - appunti
Course scienze umane
Institution Liceo delle Scienze Umane Secco Suardo
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IL WELFARE STATE Lo stato sociale Partiamo da alcuni esempi tratti dalla vita quotidiana: • Mario, padre di famiglia con 4 figli, viene licenziato dopo 10 anni di lavoro presso un’azienda tessile. Inizia per lui un periodo di disoccupazione, in attesa di trovare un nuovo lavoro. • Francesca è stata ricoverata d’urgenza per un’ischemia che le ha paralizzato la parte destra del corpo. È ormai più di due mesi che è ricoverata in ospedale per le cure. Lo Stato sociale si fa carico delle spese • Mattia, iscritto al secondo anno di ingegneria, non si potrebbe permettere gli studi provenendo da una famiglia con entrate molto basse: la mamma è disoccupata e il padre lavora saltuariamente. Grazie ai suoi voti e presentando la documentazione del reddito della famiglia è riuscito anche quest’anno ad ottenere una borsa di studio.

Tutto questo a noi sembra normale,scontato ma in realtà non è sempre stato così! Sono solo pochi decenni che quel complesso di norme e interventi che chiamiamo Stato sociale o, usando un espressione inglese, Welfare State, ha sviluppato quell’insieme di servizi cui siamo abituati. E in realtà, è già da tempo in corso di ridimensionamento delle sue funzioni. Proprio perché il Welfare è soggetto a una trasformazione, gli interrogativi che lo riguardano si fanno più pressanti: in che modo lo stato deve fornire servizi alle persone? Deve aiutare tutti o solo gli indigenti? Definizione Il Welfare o stato sociale è un INSIEME DI POLITICHE PUBBLICHE, dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini, garantendo assistenza e benessere Come interviene lo Stato sociale Lo Stato interviene nell’economia di mercato per regolamentare e modificare la distribuzione dei redditi. Lo Stato prevede un sostegno per quei cittadini in difficoltà e il cui reddito, o la cui mancanza di reddito, non è sufficiente a garantire una vita dignitosa. Nella sua forma più ampia, però, lo Stato sociale fornisce servizi fondamentali a tutta la collettività (es. istruzione gratuita, cure mediche) Tre obiettivi fondamentali del Welfare Lo storico Asa Briggs in un testo del 1961 Il Welfare State nella prospettiva storica individuava tre obiettivi fondamentali del Welfare 1. Assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini 2. Dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere 3. Consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali quali l’istruzione e la sanità Con quali strumenti interviene lo Stato sociale? ● ●

REGOLA ALCUNI ASPETTI DELL’ATTIVITÀ ECONOMICA (ad es. la locazione di abitazioni a famiglie a basso reddito e l’assunzione di persone invalide) CONCEDE BENEFICI FISCALI (per familiare a carico, per l’acquisto della casa...)



OFFRE SERVIZI (abitazione, istruzione, assistenza sanitaria...) Ad es. può FORNIRE CONTRIBUTI in denaro nelle fasi non occupazionali del «ciclo vitale» (vecchiaia, maternità) o in caso di incapacità lavorativa (malattia, invalidità, disoccupazione...) I sistemi di Welfare europei sono riconducibili a due modelli ● Universalistico protezione di tutti i cittadini indipendentemente dalla loro posizione lavorativa (ad es. nei paesi Scandinavi, si vuol garantire a tutti i cittadini un minimo dignitoso di condizioni di vita) ● Occupazionale i sistemi di protezione sono rivolte ai lavoratori con differenze specifiche determinate dalle differenti occupazioni (ad esempio in Germania esiste l’assicurazione obbligatoria che protegge chi lavora) ● Sistemi misti In genere però prevalgono sistemi misti, per esempio occupazionali in campo pensionistico e universali in campo sanitario.

Ambiti di intervento del Welfare Welfare Salute Pensione Scuola Disoccupazione Famiglia Istruzione L’istruzione è un ambito nevralgico delle politiche sociali. Da un buon sistema scolastico dipende infatti un buon sistema Paese e le sue possibilità di sviluppo future (dalla scuola dell’infanzia all’Università!). L’istruzione è uno dei primi ambiti sui quali sono intervenuti gli Stati. L’istruzione è considerata un diritto sociale di primaria importanza ed è stata per questo resa gratuita ed obbligatoria, secondo diversi livelli nei diversi Paesi (solitamente l’istruzione è obbligatoria fino ai 16 anni). Le politiche sociali per l’istruzione sono particolarmente importanti per lo Stato se si tiene conto che: ● L’istruzione serve a produrre lavoratori qualificati ●

È un importante strumento di emancipazione



È un mezzo per formare cittadini consapevoli



Investire in istruzione è alla base di una politica lungimirante, per affrontare periodi di crisi.

Istruzioni e politiche sociali Riguardano sia la scuola dell’infanzia Sia la scuola primaria e secondaria di primo grado Sia la scuola secondaria Sia l’università (tasse, accesso) Sia la formazione degli adulti (nell’ottica del Welfare anche gli adulti hanno diritto alla formazione, in modo particolare coloro che non hanno ricevuto l’istruzione prevista in età scolare) Previdenza sociale L’ambito della previdenza sociale è tradizionalmente un campo fondamentale delle politiche sociali. È un sistema di protezione da: • Vecchiaia • Invalidità • Infortuni In Italia è pubblico, obbligatorio, universalistico. Si tratta di una forma che riguarda i lavoratori, finanziata dai lavoratori e dai datori di lavoro Sanità Anche le politiche sanitarie costituiscono un importante tassello dello Stato sociale È spesso al centro di accesi dibattiti visti i costi sempre più altri (visto anche il progressivo invecchiamento della popolazione). In alcuni paesi (come il nostro) c’è un sistema sanitario nazionale, statale, per tutti i cittadini; in altri paesi (come gli Stati Uniti) è prevalentemente un sistema privato Le origini del Welfare I sistemi di Welfare State nascono in Europa tra il 1800 e il 1900 (già prima vi erano misure di assistenza da parte di privati). La patria del Welfare è l’Inghilterra come conseguenza della rivoluzione industriale (profondi cambiamenti sociali, nascita della classe operaia, povertà) È però nel Novecento, dopo la seconda guerra mondiale e la parentesi dello stato totalitario, che iniziano a strutturarsi i veri e propri sistemi di Welfare Il rapporto Beveridge Il rapporto Beveridge del 1942 è considerato l’atto di nascita del Welfare State. Fu l’economista e sociologo William Beveridge (1879-1963) a stilarlo al termine di un’inchiesta commissionata dal governo britannico (presieduto da Churchill) per esaminare la situazione economica e sociale del Regno Unito. Il rapporto presenta un progetto per garantire ai cittadini una protezione rispetto ai rischi presenti in un’economia di mercato, aiutando coloro che per • malattia • invalidità • maternità • vecchiaia Erano esclusi temporaneamente o permanentemente dal mercato del lavoro con il pericolo di precipitare in povertà.

Piani Beveridge la nascita del welfare moderno : Assistance Act del 1948 Il rapporto Beveridge si traduce nei provvedimenti del National Assistance Act del 1948 che prevedono una serie di interventi da parte dello Stato: • Servizio medico nazionale gratuito per tutti i cittadini • Indennità di disoccupazione • Aumento delle pensioni • Intensificazione dell’edilizia popolare • Rafforzamento dell’insegnamento pubblico • Controllo dello Stato sui prezzi e sui salari Tale sistema viene finanziato con il prelievo fiscale progressivo (chi ha di più paga più tasse) Il Welfare nel secondo dopoguerra Nel secondo dopoguerra in molti paesi il Welfare conosce un decisivo sviluppo (Germania occidentale, Stati Uniti...). Il periodo di maggiore sviluppo è negli anni 1950-1973 quando si raggiunge il più alto livello di Pil (prodotto interno lordo) nella maggior parte dei paesi dell’Ocse (organizzazione dei Paesi industrializzati dell’Occidente) e in particolare nei paesi scandinavi che rappresentano un modello per il Welfare Lo stato sociale in Italia In Italia i primi passi verso lo stato sociale risalgono al 1898 quando alcune leggi introducono l’assicurazione che copre gli infortuni e in seguito l’invalidità e la vecchiaia. Durante i governi di Giovanni Giolitti (1842-1928) si ebbe un’apertura verso i sindacati, vennero promosse norme di tutela del lavoro, degli infortuni, dell’invalidità. Fascismo e interventi sociali Anche il fascismo porta avanti una politica sociale. Nascono l’INFPS e INFAIL dedicate alla previdenza e agli infortuni sul lavoro (esistono ancora le stesse sigle senza la F di fascistainps: istituto nazionale di previdenza sociale e inail: Istituto nazionale di infortuni sul lavoro). Viene fondata, nel 1925, anche l’OMNI (opera nazionale per la maternità el’infanzia) L’Opera nazionale balilla e la Gioventù italiana del Littorio sono dedicate ai ragazzi Fascismo e interventi sociali Questi interventi che abbiamo ricordato ovviamente vanno però letti in una precisa politica di governo: Non rispondono tanto all’esigenza di promuovere la cittadinanza e la libertà dei cittadini quanto piuttosto esercitare controllo politico e sociale sulle persone. Finalità propagandistica, strumento di raccolta del consenso di massa Lo Stato sociale in Italia nel Dopoguerra Lo stato sociale è nato come forma prevista dalle leggi costituzionali di tutti i grandi paesi europei nel secondo dopoguerra. Dopo le durissime esperienze dei regimi totalitari, per la prima volta in Europa si avvertì la necessità di codificare i diritti dei cittadini. In Italia, nonostante i diritti sanciti dalla Costituzione del 1946 (Stato Democratico),

bisogna aspettare gli anni Sessanta – anni di profondo fermento politico e sociale – perché si apra con forza il dibattito sullo Stato Sociale. Anni Sessanta Negli anni Sessanta la politica dei governi è particolarmente incisiva • Sistema pensionistico: vengono aumentate le pensioni contributive, minime di invalidità e di vecchiaia • Infortuni:  Si regolamenta il campo degli infortuni e delle malattie professionali • Politiche  abitative: vengono avviate politiche in favore dei lavoratori concedendo agevolazioni e finanziamenti per l’acquisto della casa Altri interventi... la scuola Negli anni Sessanta sono approvate tre importanti leggi per la scuola che hanno una diretta ricaduta nella vita dei cittadini: • Nel 1962 Scuola media unica: innalzamento dell’obbligo scolastico fino a 14 anni • Nel 1968 viene istituita la scuola materna statale • Nel 1969 si ha la liberalizzazione degli accessi universitari (con un titolo di scuola superiore si può accedere a qualsiasi corso universitario) Anno 1948 - Scuola repubblicana La Costituzione e la scuola Art.34 1962 - Scuola media unica Viene istituita la scuola media unica,gratuita e obbligatoria per tutti i ragazzi dagli 11 ai 14 anni 1968 - Scuola materna statale Viene istituita la scuola materna statale di durata triennale (gratuita, non obbligatoria) 1969 – liberalizzazione accessi universitari. Si può accedere a qualsiasi facoltà con un qualsiasi diploma di scuola superiore 1971 - Asili nido comunali Vengono istituiti asili nido comunali offrendo così assistenza alla primissima infanzia Art. 34 Costituzione • La scuola è aperta a tutti. • L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. • I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. • La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. Scuola media unica e lavoro minorile La nuova legge abolisce l'esame di ammissione alla scuola media, mentre la Licenza media conseguita con il superamento dell'esame finale, consente la successiva iscrizione a tutti i tipi di istruzione superiore. Contestualmente viene posto fuori legge il lavoro minorile, anche sotto forma di apprendistato, per i minori di 14 anni

Scuola media unica Nell'intenzione del legislatore viene auspicato che questo segmento di istruzione sia chiamato a svolgere non già una funzione di filtro selettivo, come avveniva nella vecchia scuola media, bensì abbia il compito di formare su un ampio ventaglio di materie i preadolescenti, favorendo così la scelta del percorso a loro adatto nel successivo ciclo di studi Anni Settanta Il 20 maggio del 1970 viene approvato lo Statuto dei lavoratori (vedi scheda nel testo di studio). Con lo Statuto i diritti fondamentali dei lavoratori dipendenti sono fissati da una legge dello Stato (legge 300) Statuto dei lavoratori È il nome con cui è nota la l. n.300/1970, contenente «norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento» Lo statuto dei lavoratori La legge, che si articola in 6 titoli, racchiude norme che concernono ad es. la libertà e dignità dei lavoratori (art. 1-13), la libertà sindacale (art. 14-18), l’attività sindacale (art. 19-27), norme quindi che da un lato si rivolgono alla tutela del lavoratore nel rapporto di lavoro e, dall’altro, sostengono l’organizzazione e l’attività del sindacato nel contesto aziendale. Servizio sanitario nazionale Nel 1978 è istituito il Servizio sanitario nazionale. È un sistema universalistico (che vale per tutti i cittadini). Alta spesa sanitaria (dagli anni Ottanta vi sono vari tentativi di contenimento es. ticket per le varie prestazioni). La trasformazione in enti degli ospedali (oggi aziende ospedaliere) Contenimento della spesa pubblica Negli ultimi decenni sia in campo sanitario, sia in campo pensionistico, sia nel campo dell’istruzione si sono cercate misure per il contenimento della spesa Es. nell’istruzione si sono attuati blocchi delturn-over (la sostituzione del personale andato in pensione), aumenti delle tasse, riduzione degli stipendi del personale Stato sociale e globalizzazione Negli ultimi decenni la politica sembra incapace di regolare le spinte fortissime del mercato globale sicuramente non favorevoli al mantenimento delle politiche sociali dei cittadini

La crisi del Welfare Dalla metà degli anni Settanta il Welfare è entrato in crisi, una crisi che si è ulteriormente aggravata nel corso degli anni Ottanta e Novanta. In tutti i Paesi vi è stato un ridimensionamento della spesa pubblica Aspetti della crisi del Welfare ● I costi dei servizi ● L’invecchiamento della ● popolazione ● Inefficienza delle strutture pubbliche ● Le conseguenze della globalizzazione Costi Il motivo principale della crisi del Welfare è di tipo economico Spesso i paesi, soprattutto in periodi di crisi economica, dirottano le risorse residue nello sviluppo economico e nella sicurezza pubblica e non sul sistema di Welfare Invecchiamento della popolazione Una minore natalità e un aumento della durata della vita fanno sì che il peso percentuale degli anziani non più produttivi aumenti considerevolmente. Uno dei provvedimenti che si prendono è quello dell’innalzamento dell’età pensionistica: si va in pensione più tardi. Questo comporta però il fatto che i giovani entrano più tardi nel mercato del lavoro con un effetto negativo sull’economia generale. Inefficienza In alcuni casi la crisi del Welfare è rafforzato dal fatto che lo Stato non organizza in maniera efficiente i servizi (solidi provenienti dalle tasse spesi male, sprechi...) L’efficienza del Welfare è poi messa in crisi nei Paesi dove esiste una forte evasione fiscale che toglie fondi agli interventi pubblici Globalizzazione Una delle cause della crisi del Welfare è la trasformazione delle dinamiche economiche in corso: Riorganizzazione su base globale dei processi produttivi Rapidità dell’innovazione Concorrenza dei paesi emergenti Invecchiamento della popolazione La concorrenza economica dei Paesi in via di sviluppo impoverisce la nostra economia e riduce la capacità dei nostri Stati di supportare i costi del Welfare

Fattori di criticità ● Crescente perdita di posti di lavoro ● Forme di lavoro precario ● Delocalizzazione del lavoro ● Speculazione finanziaria ● Innalzamento della vita media (aumento costi delle pensioni e della spesa sanitaria) Ne deriva che Globalizzazione e Stato sociale sono difficili da conciliare! Di fatto oggi La globalizzazione ha portato ad adeguarsi alle spinte di mercanto portando ad un inevitabile smantellamento o almeno ridimensione delle politiche dello Stato sociale ad es: Erodendo i diritti dei lavoratori Abbassando i salari Aumentando gli orari di lavoro per reggere le sfide della competizione Un’altra via è possibile? Ci si interroga se sia possibile trovare un equilibrio fra la protezione delle politiche sociali volta a preservare la coesione sociale senza però chiudersi al mercato globale. Ci vorrebbe probabilmente una maggior coordinamento fra i paesi dell’Unione Europea, una politica comune reale e non solo programmatica poiché i governi singoli hanno una capacità di azione molto limitata. Approfondimenti http://www.circolidossetti.it/cittadinanza-sociale-chiara-saracenowelfare-modelli-e-dilemmi/...


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