Thelma & Louise PDF

Title Thelma & Louise
Course Semiotica del testo
Institution Università degli Studi di Torino
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Tesina - Analisi semiotica di "Thelma & Louise"...


Description

Thelma & Louise Analisi semiotica del film

Semiotica del testo – Professor Elaborato di Matricola N°

‹‹ - Senti Louise… non torniamo indietro! - Che vuoi dire Thelma? - Non fermiamoci! - Non capisco... - Coraggio! - Sei sicura? - Sì. Dai! ›› [Conversazione finale tra Thelma e Louise]

Più di venticinque anni fa Susan Sarandon e Geena Davis, dopo aver attraversato mezza America a bordo di una vecchia Thunderbird del ’66, aver ucciso un uomo, rapinato un supermercato, fatto saltare un camion, chiuso un poliziotto nel proprio bagagliaio, preferiscono gettarsi nel “fottuto Grand Canyon” pur di non farsi arrestare da Harvey Keitel. Sull’automobile lanciata a gran velocità, si guardano negli occhi, e tenendosi per mano si lanciano nel vuoto. Questa scena è l’epilogo di un viaggio, la trasgressione di due amiche in fuga dall’Arkansas Diretto da Ridley Scott e sceneggiato dall’esordiente Callie Khouri (lo ideò nel 1980), Thelma & Louise (1991) è un autentico road-movie girato in sessantaquattro giorni tra l’Arkansas e lo Utah, negli splendidi scenari naturali scelti per ospitare la gita trasformatasi in evasione delle due eroine: dapprima verso ovest, piegando poi in direzione Messico, per puntare infine al Gran Canyon, il paesaggio americano per eccellenza. Un film insolito, caratterizzato da grandi spazi ed atmosfere sospese, in cui si consuma l’odissea delle due donne protagoniste-viaggiatrici, degne sostitute dell’uomo nell’interpretare e rivisitare miti maschili americani del genere western (la pistola, la fuga, la frontiera, ed altri).

Arkansas: Louise Sawyer (Susan Sarandon), quarantenne, cameriera in un fast food, ha una relazione insoddisfacente con Jimmy (Michael Madsen). Thelma Dickerson (Geena

Davis), sulla soglia dei trent'anni, è la moglie trascurata di Darryl (Christopher McDonald), dispotico ed ottuso, spesso fuori casa ed impegnato con il lavoro; le due amiche decidono di trascorrere un week-end in montagna, partendo a bordo della Ford Thunderbird decapottabile di Louise, senza informare i rispettivi partner, e portandosi dietro la rivoltella di Thelma. Facendo sosta in un locale, Thelma viene corteggiata da Harlan (Timothy Carhart), il quale dopo averci ballato insieme, tenta di violentarla nel parcheggio; interviene Louise armata di pistola intimandogli di lasciarla stare. L'uomo risponde ingiuriosamente, sicché la donna, accecata dall'ira, l’uccide con un colpo in pieno petto. Thelma vorrebbe avvertire la polizia, ma Louise, che in passato aveva subito il trauma della violenza sessuale in Texas, non è convinta di poter fare affidamento sulla legittima difesa, né tanto meno sulle testimonianze altrui; le due decidono così di fuggire verso il Messico e le indagini vengono affidate all'ispettore Hal (Harvey Keitel), il quale presto identifica le responsabili del delitto. Thelma e Louise sono ora fuggiasche e a corto di soldi, Louise contatta quindi Jimmy per farsi recapitare tutti i suoi risparmi tramite un'agenzia di Oklahoma City; durante il tragitto s’imbattono in un giovane autostoppista, J.D. (Brad Pitt), di cui Thelma s’invaghisce. Giunte in città, Louise incontra Jimmy, che ignaro della loro disavventura, ha deciso di portarle il denaro personalmente; Thelma passa invece la notte con J.D., il quale al mattino sparisce con i soldi. Il carattere di quest’ultima si fa ora meno insicuro, e al fine di riparare alla sua leggerezza, rapina un supermercato senza accorgersi di essere ripresa da una telecamera e venir pertanto riconosciuta dall'ispettore Hal, che con una squadra di poliziotti e l’approvazione di Darryl, sopraggiunge in casa sua sorvegliando tutte le comunicazioni telefoniche. Con l'arresto di J.D. e il rintracciamento di Jimmy, le forze dell’ordine hanno la conferma della fuga verso il Messico. Nel Nuovo Messico le due donne incrociano dapprima un becero camionista, poi vengono fermate da un agente per eccesso di velocità; Thelma, minacciandolo con la rivoltella, lo immobilizza rinchiudendolo nel bagagliaio della sua macchina. Louise telefona a Darryl constatando quanto egli sia al corrente di tutto, per poi colloquiare con Hal lì presente, che tenta invano di convincerle a costituirsi promettendogli il proprio aiuto in sede giudiziaria. Nel frattempo, la polizia riesce a localizzare la cabina telefonica da cui proviene la chiamata. Le amiche, sfiduciate, decidono di continuare la loro fuga, ma ben presto si imbattono nuovamente nell'autotrasportatore, sempre più volgare ed arrogante; lo invitano così ad una sosta, per poi pretendere delle scuse, ma davanti a tanta insolenza gli fanno saltare in aria prima le gomme e poi il mezzo. La corsa giunge ad un vicolo cieco e gli agenti sono oramai alle costole; inseguite da una flotta di volanti di diverse contee, più un elicottero, si ritrovano sull'orlo di un precipizio a ridosso del Grand Canyon.

Hal vorrebbe ancora negoziare per aiutarle, ma il suo superiore non vuole sentire ragioni: devono consegnarsi alla giustizia. Ormai circondate e sotto la mira dei tiratori, Thelma e Louise sono alle strette; di fronte alla prospettiva di trascorrere lunghi anni in prigione, sottostando a umiliazioni peggiori, optano per la soluzione estrema. Con il sorriso sulle labbra si baciano, e tenendosi per mano si lanciano con la macchina nel precipizio.

Ridley Scott (che inizialmente sarebbe dovuto essere il produttore assegnando la regia alla sceneggiatrice Callie Khouri) mette in scena una vera e propria scorribanda femminile tutt’altro che “innocua”, nonostante forse l’apparenza, per via del suo equo rifiuto dei buoni sentimenti. Annichilisce perfettamente le due protagoniste, “schiacciandole” su sfondi avvolgenti ed impedendo loro la salvezza. Va notato che fortunatamente, a seguito di alcune sneak previews poco incoraggianti, al finale originario secondo il quale le protagoniste sarebbero miracolosamente scampate alla morte, venne preferito quello attuale, aperto ma certamente più realistico. La drammaticità viene comunque smorzata attraverso il fermo immagine conclusivo dell’automobile sospesa a mezz’aria,

scelta,

che

“nascondendo”

il

momento

del

trapasso,

è

probabilmente atta ad edulcorare quello che altrimenti sarebbe stato un epilogo troppo disturbante; il pubblico ha così la possibilità di razionalmente figurarsi la loro tragica fine, senza esser costretto a sorbirsi l’esplicita dipartita. Non si può prevedere se la riuscita del film sarebbe stata eguale con Jodie Foster e Michelle Pfeiffer, inizialmente proposte per la parte, nei panni dell’eroine Thelma e Louise; né tanto meno se Meryl Streep e Goldie Hawn, che pure si candidarono desiderose di recitare in coppia ma infine rifiutarono (gireranno l’anno dopo La morte ti fa bella dirette da Robert Zemeckis), sarebbero state in grado, pur essendo senza dubbio grandi attrici, di render giustizia alla difficoltà di questo lungometraggio. Ciò che si può innegabilmente elogiare, è l’ottima performance tanto di Susan Sarandon, quanto della più giovane Geena Davis, meno “dive” delle precedenti, e proprio per questo motivo più verosimili; entrambe nominate all’Oscar come miglior attrice

protagonista, entrambe non se lo aggiudicheranno. Oltre a queste ultime, il film raccoglie altre quattro nomination agli Academy Awards, conquistandone alla fine solamente uno, quello alla miglior sceneggiatura originale, vinto dalla trentatreenne Callie Khouri. Se da un lato i vasti panorami evocano proprio la libertà alla quale le due amiche ambiscono, dall’altro vecchie cabine telefoniche, scialbi fast food, e in generale

i

rari

spazi

interni

presenti

nella

pellicola,

le

costringono

minacciosamente. In una corsa tra paesaggi desolati, distributori ed anonimi motel, Thelma e Louise sono alla guida nel deserto come la Marion di Psyco (1955) (che solo nella prima parte del metraggio, e comunque in forma vaga, mostra le marche tipiche del road-movie); se però nel film di Hitchcock l’automobile funge da prigione-bara (fatta affondare da Norman nella palude con il di lei cadavere nel bagagliaio), qui è invece uno strumento liberatorio, che permette l’emancipazione e l’eclatante gesto fatale. Quest’epopea on the road tutta al femminile, a ben pensare ancora piuttosto provocatoria per l’epoca malgrado il nuovo millennio quasi alle porte, scandalizzò i puritani tradizionalisti che gridarono al “femminismo criminale”, “segno che il film andava a toccare corde di una società americana ancora maschilista e incapace di fare i conti con l’indipedenza e l’intraprendenza della donna” (Mereghetti, 2016). Thelma è una donna che non vive al di là di un matrimonio infelice con un uomo gretto e maschilista, un rapporto di coppia in cui la moglie è colei che si occupa della casa senza avere un minimo di autonomia o libertà, in cui esistono un dominante e un dominato; il viaggio con l’amica rappresenta la sua prima trasgressione nella vita. Gode fino in fondo questa nuova libertà, ma l’irrequietezza ed ingenuità che la contraddistinguono la portano verso esperienze pericolose; i due uomini che incontra non sono diversi dal marito: entrambi la usano e la trattano come una “cosa” priva di valore, il che dimostra come un modo di fare impulsivo e sprovveduto la porti inevitabilmente verso uomini “sbagliati”. Insomma, Thelma ha un sapere limitato alle proprie

esperienze di vita e viziato dall’innocenza, mentre Louise fonda la sua conoscenza su esperienze negative. Quest’ultima, essendo stata ferita e tradita dal mondo maschile, è più consapevole e disincantata, medita, perché conosce la crudeltà e i pericoli del mondo; diventa per Thelma un punto di riferimento. Il

rapporto

sentimentale

di

Louise

è

anch’esso

caratterizzato

da

uno

sbilanciamento, tuttavia è lei che acquista potere decisionale. L’amicizia tra le due donne in questione è la loro unica forza; trovano entrambe appoggio l’una sull’altra. Rifiutano l’ideologia maschile e cercano una dimensione che le renda libere; troveranno la vera libertà solo con la morte, come a voler sottolineare delusione e rassegnazione verso una realtà soffocante che non lascia scampo. Il film tratta tre temi principali. Il primo è il tema della solitudine, difatti le protagoniste sono decisamente sole: Thelma, nel legame con il marito, non trova spazio per avere un rapporto autentico in quanto non riceve né stima né amore, Louise invece, tiene per sé inquietudini e problemi poiché non ha nessuno di cui fidarsi (nemmeno Jimmy, “Non è diverso dagli altri”). Il secondo è quello della trasgressione: le due reagiscono a noia e mestizia cercando di evadere, almeno per un po’ di tempo, dal grigiore della loro vita. Il terzo tema, sicuramente il più “profondo”, è quello della libertà: entrambe alla fine del film vogliono liberarsi dalle ingiustizie e dai soprusi che hanno dovuto subire, scelgono di non tornare indietro, ma di essere finalmente, appunto, libere. In ultima analisi, per quanto riguarda le tematiche affrontate e l’importanza del ruolo della donna, vale la pena citare le parole del regista stesso riportate dal pressbook omonimo del film: “[…] non vuole essere antimaschilista o colpire gli uomini sotto tutti i punti di vista. È solo un esempio per mostrare che le donne sono in definitiva il più vulnerabile dei due sessi, non fisicamente, né mentalmente, ma emotivamente”. Oltre alla sopracitata epica scena conclusiva, almeno un’altra è da ricordare per via della sua importanza nella scansione narrativa del racconto: il passaggio in cui Thelma si accorge di essere stata derubata dall’autostoppista. I soldi faticosamente ottenuti da Louise tramite Jimmy sono andati perduti, ed

in questo momento di sconforto totale da parte della stessa, è Thelma che per la prima volta lungo il film prende in mano la situazione; non perdendosi d’animo, di sua spontanea iniziativa, rapina in solitaria il supermarket, applicando alla perfezione il modus operandi nel ladrocinio insegnatole da J.D. Avviene un vero e proprio secondo stacco, almeno rilevante quanto il primo (l’omicidio di Harlan da parte di Louise); se in seguito al primo le due donne avevano mantenuto un contatto con Jimmy, guardandosi più alle spalle che avanti, soffrendo più per le conseguenze dell’assassinio che proiettandosi nel futuro, dopo il secondo non possono più tornare sui propri passi, ma soltanto appendere il ricevitore in faccia di fronte agli ulteriori ed estremi tentativi di salvarle da parte dell’ispettore Hal. Questo repentino rovesciamento dei ruoli viene reiterato anche successivamente, durante la scena in cui Thelma chiude l’agente nel bagagliaio, dimostrandosi nuovamente capace e sicura di sé, figura leader tra le due. Una postilla allo scopo di citare l’umanità dell’ispettore Hal è doverosa, quanto meno per non far parere il film totalmente ed assolutamente impietoso nei confronti dell’intero genere maschile: l’unico personaggio-uomo neutrale presente nella pellicola è infatti proprio Hal, il quale, sebbene abbia il compito di catturare le fuggitive, cerca di trasmettere loro tutta la propria solidarietà; le capisce e comprende le ragioni dei loro gesti, entra in empatia con esse. Ciononostante, Thelma e Louise non si fideranno di lui nemmeno per un minuto, ormai troppo sconfortate dall’universo maschile e dalle sue trappole. Ridley Scott è qui regista “irriconoscibile”, non appare alcuna sua cifra autoriale, non lascia traccia; è dai tempi di Alien (1979) e Blade Runner (1982) che si porta appresso la nomea di “regista votato a porre ciecamente lo stile al di sopra di tutte le altre componenti cinematografiche”, o ancora di “autore ben disposto a sacrificare i contenuti sull’altare dell’effetto scenico”. Ha in verità saputo dimostrare di essere perfettamente in grado di bilanciare lo stile con la “sostanza” narrativa, fondendoli ammirevolmente. Complice l’ottimo impiego di musiche originali e non da parte di Hans Zimmer (suo fedele collaboratore), il

quale inserisce sonorità che riescono ad amplificare l’impatto emozionale e sottolineare efficacemente i momenti chiave, la pellicola risulta una perfetta amalgama di regia, fotografia, montaggio e musica. In accordo con l’analisi semiotica di questo lungometraggio compiuta da Romana Rutelli nel suo volume “Eros violento”: l’assetto patemico di Thelma e di Louise si costruisce tramite i due momenti, del pensiero greimasiano, della sfida e della collera. Thelma sfida Darryl non avvisando che sarebbe partita per il fine settimana, con il chiaro intento di venir in qualche modo “rincorsa”; Louise, non subalterna a Jimmy, non sembra aver bisogno di giochi manipolatori, sebbene in realtà ne compia e quest’ultimo li colga: ella mette difatti

in

atto

una

cosiddetta

“persuasione

antifrastica”

(un’apparente

“persuasione a rifiutare” la sfida, che cela la volontà di venir interpretata dal manipolato come una “dissuasione” dal farlo; insomma una provocazione da comprendere ed aggirare, senza cadere nel tranello, non “dando corda” a chi sta istigando) alla quale egli reagirà attivamente. Louise ripeterà poi il medesimo stratagemma contro Harlan nel momento in cui lo affronterà verbalmente minacciandolo con la rivoltella, dopo che questi avrà tentato di stuprare Thelma. A questo punto dell’iter patemico di Louise, non è solo più la collera scaturita dall’aver visto l’amica quasi sopraffatta dall’uomo a muovere la donna, ma bensì uno stato emozionale dalla genesi più “antica”, derivante dal passato: lei stessa subì violenza, e ciò lascia spazio all’ aggressività che sfocia nella vendetta; un desiderio di rivalsa, uno sforzo di redenzione a posteriori. Operando una sorta di “transfert”, ella cerca infatti di liberarsi degli scheletri del suo trascorso, facendo di Harlan

un doppio

del proprio

violentatore, che di conseguenza viene traslato al presente. Il libero arbitrio in merito ai propri rapporti sessuali, che precedentemente possedeva ed era certa di meritarsi, è l’oggetto di valore dal quale Louise è disgiunta dal giorno dello stupro (ai suoi danni); ciò dunque genera frustrazione, ragion per cui compie un gesto tanto inconsulto (sparare ad Harlan uccidendolo).

Tra gli altri passaggi in cui compare, la sfida si ripresenta per esempio durante il secondo incontro con il camionista, al distributore. Qui le due amiche lo invitano a chieder loro scusa per offese e volgarità rivoltegli, lui non raccoglierà l’istigazione, non si scuserà, dando adito quindi alla “dissuasione dal rifiutarla” implicata; si comporterà esattamente come le suddette speravano: non aspettavano altro per potergli distruggere l’autocarro. Proseguendo in prospettiva semiotica: riprendendo il sopracitato “terzo tema del film”, il principale, la libertà, si può costruire il quadrato semiotico su cui il racconto si basa. L’opposizione valoriale situata al livello più profondo della narrazione in questione è certamente quella tra libertà ed oppressione; questa non è l’unica “tensione” che si percepisce, ma come dimostra precisamente la conclusione

del

svolgimento

lungometraggio,

della

storia,

in

è

senza

quanto

la

dubbio

la

pervade

più

incisiva

fin

dal

nello

principio

accompagnandola sino all’epilogo. Il tutto ne è intriso.

Libertà

Oppressione

non-Oppressione

non-Libertà

Mentre l’Oppressione è il sub-contrario della Libertà, la non-Libertà è il suo contraddittorio;

di

conseguenza

la

non-Oppressione

è

il

contradditorio

dell’Oppressione. A voler dare dei nomi ai due contradditori: la non-Libertà sarebbe Sottomissione, che implicherebbe quindi l’Oppressione; per quanto riguarda

la

non-Oppressione,

in

maniera

simile

essa

l’Emancipazione, che comporterebbe a sua volta la Libertà.

potrebbe

esser

Greimas ha fornito diversi strumenti semiotici utili per l’analisi di un testo narrativo: uno di essi è, come s’è visto, il quadrato semiotico, un altro ancora è invece lo schema canonico della narrazione, struttura fissa composta da quattro fasi tipiche soggiacente alla maggior parte dei racconti. Parlare di schema canonico non ha senso se non s’introduce il discorso attanziale; gli attanti, sei ruoli fissi, ricorrono anch’essi nelle diverse narrazioni. Nel testo di cui si sta trattando la situazione circa schema canonico e attanti è la seguente: - Contratto: Thelma & Louise, entrambe Soggetto, vengono spinte dal loro amor proprio (Destinante) a perseguire la libertà (Oggetto di valore) dalla quale sono disgiunte, dirigendosi in Messico, dopo l’omicidio di Harlan. - Competenza: le due eroine per giungere a destinazione hanno necessità di denaro (perciò “competenza”), che ottengono tramite Jimmy (aiutante). - Performanza: nonostante il superamento di ostacoli posti dagli opponenti (praticamente l’intero universo maschile, di cui fan parte Darryl, Harlan, J.D., l’autista del camion,…) non riusciranno a raggiungere il Messico e dunque la libertà in senso stretto, la libertà “fisica”; l’azione non verrà portata a compimento, la fase decisiva, questa della performanza, risulta pertanto fallimentare. Non è presente il congiungimento completo con l’ Oggetto-valore, ciò

che

esse

però

guadagnano

è

parte

di

quello

a

cui

anelavano:

emancipazione ed allontanamento da costrizion...


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