Traduzione dell\'orazione \"PRO Caelio\" (capitoli 1-37) PDF

Title Traduzione dell\'orazione \"PRO Caelio\" (capitoli 1-37)
Course Lettere classiche
Institution Sapienza - Università di Roma
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Traduzione letterale dei primi 37 capitoli dell'orazione di Cicerone in difesa di Marco Celio per esame di Latino I (Corso di laurea in Lettere Classiche)...


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TRADUZIONE PRO CAELIO (1) Se qualcuno, o giudici, per caso ora si presentasse ignaro delle leggi, delle procedure, dei nostri costumi, si chiederebbe certamente quale sia la così grande atrocità di proprio questa causa, poiché in giorni di festa e di giochi pubblici, interrotte tutte le attività forensi, solo questo processo è celebrato, e non dubiterebbe che l’imputato venga accusato di un delitto così grande che, trascurato esso, la città non potrebbe sopravvivere. Lo stesso, udendo/se udisse che c’è una legge la quale ordina di indagare ogni giorno sui sediziosi e i cittadini scelerati i quali armati assalirono il senato, usarono violenza contro i magistrati, assediarono la repubblica: non disapproverebbe la legge, richiederebbe il crimine il quale è condotto a giudizio; udendo/se udisse che nessun misfatto, nessuna audacia, nessuna violenza sono chiamati in giudizio, ma che un giovane dall’ illustre ingegno, dall’operosità, dalla piacevolezza è accusato dal figlio di colui il quale lo stesso sia chiama sia aveva chiamato in giudizio, e inoltre è accusato con i mezzi di una meretrice: non riprenderebbe l’amore filiale di quello, riterrebbe che debba essere repressa la lussuria della donna, considererebbe voi laboriosi ai quali non è lecito essere oziosi per lo meno nel riposo comune. (2) Infatti così delibererete, o giudici, se avrete voluto prestare attenzione diligentemente e avere un’opinione davvero su tutta questa causa che non vi sarebbe nessuno ad abbassarsi a questa accusa al quale fosse lecito volere una delle due cose (o abbassarsi oppure no), né se si piegasse, avrebbe alcuna speranza, se non facesse affidamento sul capriccio intollerabile e su un eccessivo odio aspro di qualcuno. Ma io perdono Atratino, giovane molto colto e squisito, legato a me da amicizia, il quale ha come giustificazione o l’amor filiale o la necessità o l’età. Se ha voluto accusare, attribuisco all’amore filiale, se è stato comandato, alla necessità, se ha sperato in qualcosa, alla giovinezza. Agli altri non solo nulla deve essere perdonato ma anche ci si deve opporre aspramente. (3) Anche a me senza dubbio sembra, o giudici, che questo inizio della difesa si adatti più di ogni altra cosa alla giovinezza di Marco Celio, affinché risponda per prima cosa a quelle cose che gli accusatori hanno detto per denigrare quello e per sminuire e spogliare il prestigio. È stato rinfacciato il padre in vario modo o perché lui stesso è detto troppo poco illustre, o perché sarebbe stato trattato con troppo poco amore filiale dal figlio. Sulla dignità facilmente Marco Celio stesso risponde silenzioso ai conoscenti e ai più grandi per l’età anche senza la mia parola; Inoltre (coloro) dai quali non è conosciuto allo stesso modo a causa dell’anzianità, e per questo già da tempo si dedica meno con noi al foro, quelli così sappiano: qualunque dignità possa essere in un cavaliere romano, che sicuramente può essere massima, quella sempre suprema è stata ascritta a Marco Celio e oggi/adesso non solo poteva essere conosciuto dai suoi ma anche da tutti coloro ai quali era noto in qualche modo per la causa. (4) Inoltre non è opportuno essere posto in luogo di imputazione dagli accusatori l’essere figlio a un cavaliere di Roma né per costoro giudicanti (che giudicano) né per me difendente (che difendo). Infatti ciò che diceste sull’amor filiale, è questa certamente una nostra opinione ma certamente il giudizio (spetta) del padre. Ciò che io suppongo ascolterete dai giurati; ciò che sentano/provino i genitori mostra le lacrime della madre e l’incredibile dolore, lo squallore del padre e questa tristezza presente che vedete e il lutto. (5) Infatti poiché è stato rinfacciato dai suoi concittadini di non essere giovane apprezzato, mai a nessuno dei presenti, i Pretuzziani concedettero onori più grandi, o giudici, che a Marco Celio assente; il quale da una parte assente aggregarono nel magnifico ordine e dall’altra, a colui che non chiedeva, affidarono ciò che a molti richiedenti negarono. Inoltre allora mandarono eccellenti uomini a questo processo, sia dal nostro ordine sia cavalieri romani, con un’ambasciata e con un elogio autorevolissimo ed elegantissimo. Mi sembra di aver eretto le fondamenta della mia difesa, che sono solidissime se si affidano al giudizio dei suoi. Infatti l’età di questo (dell’imputato) non potrebbe essere per voi abbastanza raccomandata se era sgradito non solo ad un tale uomo come il padre, ma anche in verità alla città tanto illustre e tanto importante. (6) Allo stesso modo, per tornare a me, da queste fonti passai alla stima degli uomini e questa mia fatica forense e la condotta della vita si diffusero all’onore degli uomini un po’ più largamente della

raccomandazione e del giudizio dei miei. Infatti poiché è stato rimproverato sulla virtù/castità, quello che tutti degli accusatori hanno divulgato non con imputazioni ma con dicerie e maldicenze, ciò Marco Celio mai sopporterà tanto sdegnosamente da dispiacersi lui di non essere nato deforme/brutto. Infatti codeste maldicenze sono rese pubbliche contro tutti dei quali in giovinezza l’aspetto e la bellezza furono generosi/benevoli. Ma una cosa è dire maldicenze e un’altra cosa è accusare. L’accusa richiede una colpa per definire il processo, per identificare l’uomo, comprovare con un’argomentazione e confermare con dei testimoni; invece la maldicenza nulla ha come intenzione eccetto l’offesa; la quale se è buttata in modo più sfacciato è nominata ingiuria, se in modo più spiritoso scherzo di cattivo gusto. (7) Certamente mi sono meravigliato e ho sopportato a malincuore che parte dell’accusa sia stata assegnata principalmente ad Atratino. Infatti non era conveniente, né quella età lo richiedeva né, cosa a cui avreste potuto rivolgere l’animo, il pudore dello squisito adolescente tollerava che quelli si occupasse di un tale discorso. Vorrei (congiuntivo imperfetto tradotto al presente perché esprime desiderio di irrealizzabilità nel presente/futuro) che qualcuno tra di voi più vigoroso avesse sostenuto questo compito di diffamare; quanto più liberamente e vigorosamente e più secondo i miei costumi avrei respinto questa schiettezza di diffamare. Con te, Atratino, declamerò/agirò in modo più leggero, poiché sia il tuo pudore frena la mia parola sia perché devo difendere il mio beneficio verso te e tuo padre. (8) Tuttavia voglio questo che tu venga ammonito, come prima cosa- affinché gli uomini reputino te essere tale quale sei- così quanto allontani te dalla turpitudine delle cose tanto ti separi dalla libertà delle parole; inoltre che tu non dica di altri cose le quali ti fanno arrossire, quando riflesse contro di te falsamente. In effetti c’è qualcuno al quale codesta via non sarebbe aperta? C’è qualcuno che non potrebbe dire male contro questa età e questa dignità, sia pure senza alcuna supposizione ma non senza argomento, quanto voglia insolentemente? Ma di tali circostanze la colpa è di coloro che vollero te rappresentare una parte; merito del tuo pudore poiché vedevamo che tu dicevi queste cose controvoglia, e l’imbarazzo poiché esponevi con eleganza e con raffinatezza. (9) In verità la difesa per tutta questa orazione è breve. Infatti per tutto il tempo che l’età di Marco Celio poté dare adito a codesti sospetti, fu preservata per prima cosa dall’onestà dello stesso, inoltre anche dalla diligenza e dall’insegnamento del padre. Egli, quando diede la toga virile a questo- niente dirò a questo punto di me; sia soltanto quanto voi pensiate- questo dirò: quello fu affidato dal padre immediatamente a me. Nessuno vide questo Marco Celio in quel fiore dell’età se non o con il padre o con me o nella casa onestissima di Marco Crasso mentre veniva istruito nelle discipline più nobili. (10) Infatti poiché è stata rinfacciata a Celio l’amicizia con Catilina, si deve rifuggire di gran lunga da questo sospetto. Infatti sapete che Catilina ha aspirato con me al consolato quando lui era adolescente. Se vi si avvicinò o se mai si allontanò da me- per quanto molti bravi giovani si avvicinarono a quell’uomo disonesto e furfante- allora si ritenga Celio essere stato troppo intimo. Ma certamente sappiamo e lo abbiamo visto essere più tardi anche fra i suoi amici. Chi lo nega? Ma io quel tratto della vita il quale in sé per sé debole e inoltre è minacciato dal capriccio altrui, ciò a questo punto difendo. Quando fui pretore (egli) fu costantemente con me; non conosceva Catilina; allora quello governava come pretore l’Africa. Dopo seguì un anno e Catilina si dedicò al processo sulla concussione e sul denaro. Questo era con me, il difensore di quello certamente non venne mai. Successivamente ci fu l’anno in cui io mi candidai al consolato; si candidava con me Catilina. Mai si accostò a lui, mai si allontanò da me. (11) Dunque, pratico del foro per coì tanti anni senza sospetti, senza scandalo, sostenne Catilina, candidato per la seconda volta. Dunque quale punto reputi che quella età dovesse essere custodita? Certamente un tempo era stato stabilito per noi un solo anno per coprire il braccio con la toga, e affinché praticassimo, indossata la tunica, l’esercitazione e il gioco campestre, era la stessa regola castrense e militare se subito si cominciava a guadagnare stipendi. A quell’età, se qualcuno non avesse difeso se stesso con la sua serietà e riservatezza e con l’educazione domestica e una certa virtù naturale, in qualsiasi modo fosse stato

preservato dai suoi, tuttavia non avrebbe potuto sfuggire la vera infamia. Ma chi avesse conservati intatti e senza macchia quei primi inizi della giovinezza, riguardo la sua fama e la sua pudicizia, nessuno avrebbe sparlato, quando ormai si fosse rinvigorito e fosse uomo tra gli uomini. (12) Invece Celio sostenne Catilina, dopo che da alcuni anni era nel foro. E molti fecero esattamente come lui, da ogni ceto e da ogni età. Infatti egli aveva, così come ritengo che voi ricordiate, molti indizi non espressi ma abbozzati delle più grandi virtù. Aveva rapporti con molti uomini furfanti ma certamente fingeva di essere devoto agli uomini squisiti. C’erano presso lui molte lusinghe di dissolutezza; c’erano anche certi stimoli all’operosità e alle fatiche. Ardevano presso di lui i vizi passionali; erano vive anche le passioni per le cose militari. Io ritengo che non c’è mai stato in terra un portento come quello, tanto composto da interessi contrari e predilezioni e desideri naturali, tra loro avversi. (13) Chi in un certo tempo più gradito ai cittadini, chi più legato ai più sgradevoli? Chi mai dei cittadini tra le migliori fazioni, chi più ostile nemico per questo stato? Chi più immerso nei piaceri, chi più tollerante nelle fatiche? Qui più avaro nella razzia, chi più prodigo nell’elargizione? Davvero, o giudici, cose straordinarie furono in quell’uomo: prendere molti in amicizia, conservare con riguardo, condividere con tutti ciò che aveva, il porsi al servizio nelle circostanze di tutti i suoi amici con la ricchezza, benevolenza, travaglio del corpo, anche con il delitto, se fosse necessario, e con l’audacia, mutare la sua indole e indirizzarla alla circostanza e volgerla e piegarla qua e là, vivere con gli austeri severamente, con i remissivi spensieratamente, con gli anziani seriamente, con i giovani affettuosamente, con i malvagi audacemente, con i viziosi dissolutamente. (14) Con questa tale natura varia e molteplice come quello aveva radunato tutti gli uomini disonesti da tutte le terre d’altra parta attirava anche molti uomini forti e onesti con qualche parvenza di virtù simulata. Né mai da quello sarebbe scaturito un impeto tanto scellerato di distruggere lo stato, se una così grande enormità di vizi non si fosse sostenuta su certe radici duttili e resistenti. Per questa ragione, giudici, si respinga questa tesi, non sia apposta l’amicizia con Catilina come accusa. È infatti in comune con molti e perfino con certi galantuomini. Me stesso, me, aggiungo, un tempo per poco non ingannò egli, perché mi sembrava sia un cittadino onesto, appassionato di cose squisite, e amico saldo e fedele; del quale io compresi i delitti con gli occhi prima che con le opinioni, con le mani prima che con il sospetto. Se fra le grandi caterve degli amici di lui ci fu anche Celio, è il caso che sopporti a malincuore di aver sbagliato, così come anche io talvolta mi rammarico del mio errore verso quell’individuo, piuttosto che tema l’accusa di questa amicizia. (15) E così la vostra orazione dalle calunnie di immoralità è passata all’invidia della congiura. Infatti avete posto, e ciò tuttavia in maniere titubante e sommaria, che fosse partecipe della congiura a causa di questa amicizia con Catilina; su questo non solo l’accusa non aderiva ma a fatica l’orazione del giovane eloquente era coerente. Infatti quale tanto furore in Celio, quale così grande ferita nei costumi e nel temperamento o nella condizione patrimoniale? E infine quando è stato udito il nome di Celio in questa congettura? Parlo troppo di un fatto per niente dubbio; tuttavia questo aggiungo: non solo se socio della congiura, ma se non fosse stato grande nemico di codesto delitto, mai avrebbe voluto presentare la sua giovinezza come principale nell’accusa della congiura. (16) E a questo proposito non so se dovrei pensare che si debba rispondere similmente a proposito della corruzione elettorale e di codesti crimini di associazioni e di sequestri, poiché sono arrivato qui. Infatti Celio mai sarebbe stato così folle, se fosse stato lui stesso contaminato di codesto sconfinato broglio, da accusare un altro di corruzione elettorale, né da cercare in un altro il sospetto di quell’azione, di cui lui stesso desiderasse per sé una liberta perpetua, né da incolpare lui stesso un altro per la seconda volta dell’accusa di broglio elettorale, se pensava che il pericolo una volta per tutte dovesse essere affrontato da lui. Sebbene abbia fatto ciò né sapientemente, e con me contrario, tuttavia fu di tale passione che sembrò più perseguitare l’innocenza di un altro che pensare con timore a sé stesso.

(17) Infatti, poiché gli è stato rinfacciato il debito, criticata la spesa, reclamati i registri contabili, vedete con quante poche parole rispondo. Chi è sotto patria potestà tiene nessun libro contabile. Certamente non fece mai alcun cambio di creditore. È stata rinfacciata la spesa di un solo genere; per l’affitto. Ora effettivamente mi rendo conto che debba essere in vendita il palazzo di Publio Clodio, del quale in questo momento abita in un appartamento per dieci migliaia di sesterzi, credo. Voi invece, mentre volete piacere a quello, avete aggiustato la vostra menzogna per una sua occasione favorevole. (18) Avete criticato poiché si è allontanato dal padre. Ma ciò oramai in questa età deve essere ripreso il meno possibile. Il quale, quando già aveva conseguito una vittoria, a me certamente spiacevole ma per lui gloriosa, da una pubblica causa e poteva aspirare per l’età alle magistrature, non solo padre con il padre che lo permetteva ma anche che lo esortava, si allontanò da lui e, essendo la casa del padre piuttosto lontano dal foro, affinché potesse sia più facilmente raggiungere le nostre case sia essere lui stesso frequentato dai suoi, comprò sul palatino una casa a un prezzo non grande. A questo punto posso dire ciò che l’uomo illustrissimo, Marco Crasso, mentre si lamentava dell’arrivo del re Tolomeo, poco prima disse: Oh se mai nel bosco del Pelio… E mi sia lecito continuare più lungamente questa citazione: Infatti mai la padrona errando Procurerebbe questo fastidio a noi Medea dall’animo dolorante ferita da un amore crudele. Così infatti, o giudici, troverete ciò che, quando sarò giunto a questo punto, dimostrerò, che furono questa Medea del Palatino e questo trasloco la causa o di tutte le disgrazie o piuttosto delle chiacchere su questo giovane. (19) Per questa cosa, o giudici, fiducioso della vostra saggezza, non temo quelle cose che dal discorso degli accusatori ho compreso oramai macchinate e inventate. Sostenevano infatti che ci sarebbe stato come testimone un senatore che durante i comizi elettorali diceva di essere stato picchiato da Celio. Al quale chiederei, se si fosse presentato, primo perché non abbia parlato subito, in secondo luogo, se egli preferiva sporgere denuncia piuttosto che muovere un’azione legale, perché indotto da voi piuttosto che per se stesso, perché abbia preferito sporgere denuncia tanto dopo piuttosto che immediatamente. Se mi avesse risposto a queste accuse argutamente e ingegnosamente, infine chiederei da quale fonte sgorghi questo senatore. Infatti, se lo stesso abbia cominciato e sia disceso da sé, può darsi che, come sono solito, io mi impressioni; se invece al contrario è un ruscello non spontaneo e condotto dal vostro stesso capo d’accusa, mi compiacerò, poiché il vostro discorso d’accusa si appoggia su un tanto grande favore e tanto grandi mezzi da aver trovato un solo senatore che voglia far cosa gradita a voi. (20) Ne, tuttavia, temo quell’altro genere di testimoni notturni. È stato annunciato inoltre da quelli che si sarebbero presentati coloro che dicevano che le loro mogli tornando da una cena fossero state molestate da Celio. Saranno uomini seri quelli che oseranno dire questa cosa sotto giuramento (avendo giurato), poiché da loro dovrà essere riconosciuto di non aver mai sperimentato di sapere di tante ingiurie né in un congresso né ad un comizio. Ma, giudici, la natura totale di questa strategia guardate con il cuore, e sarete in grado di rigettarla quando sarà riportata. Infatti Marco Celio non è accusato dagli stessi dai quali è combattuto; sono scagliate apertamente armi contro di lui, vengono fornite di nascosto. (21) E io non dico ciò affinché sia ostile verso di loro, per i quali anche questo (comportamento) dovrebbe essere glorioso. Adempiono il dovere, difendono i loro (amici), fanno ciò che sono soliti fare uomini ) E io (21) E non dico ciò affinché sia ostile verso di loro, per i quali anche questo (comportamento) dovrebbe essere glorioso. Adempiono ad un dovere, difendono i loro (amici), fanno ciò che sono soliti fare uomini

fortissimi; offesi soffrono, irati insorgono, provocati combattono. Ma tuttavia, o giudici, sta al vostro buonsenso non se la causa di attaccare Marco Celio sia giusta per i coraggiosi uomini, e perciò anche per voi, (ma) che consideriate che la causa di chiedere consiglio al tormento altrui piuttosto che alla vostra lealtà sia giusta. Infatti vedete quale sia la folla nel foro, quali tipi, quali fazioni, quale varietà di uomini. Credete che da questa abbondanza vi siano molti che sono soliti offrire loro spontaneamente, compiere un’opera, promettere testimonianza a uomini potenti, influenti, eloquenti, credendo di volere da quelli qualcosa? (22) Se per caso qualcuno di questo genere si intrufolerà in questo processo, allontanatene con la vostra sapienza la bramosia, o giudici, affinché allo sembriate aver provveduto nel medesimo tempo sia alla sua salvezza, sia alla vostra responsabilità, sia alla condizione di tutti i cittadini di fronte alla potenza pericolosa degli uomini. Quanto a me vi allontanerò dai testimoni e non permetterò di collocare la verità di questo (processo), che in nessun modo può essere modificata, nel volere del testimone la quale molto facilmente può essere costruita, piegata e distorta da un insignificante evento. Perorerò con argomentazioni, confuterò le incriminazioni con prove più chiare di qualsiasi luce; combatterà fatto con fatto, motivo con motivo, ragione con ragione. (23) Di conseguenza tollero facilmente quella parte dell’accusa, sui tumulti Napoletani, sull’aggressione degli alessandrini a Pozzuoli, sui beni di Palla, sia stata perorata in modo serio e raffinato da Marco Crasso. Avrei voluto che fosse stato detto da lui anche di Dione. Su questo stesso punto, tuttavia, che cosa c’è che vi aspettate? Egli che fece ciò o non ha timore o addirittura confessa, tanto è un re; mentre chi è stato detto che fu suo aiutante e complice, Publio Ascio, è stato assolto in processo. Dunque questo crimine è di tale maniera che chi lo ha commesso non nega, chi lo ha negato è stato assolto, dovrebbe temere ciò costui che non solo fu lontano dal fatto ma anche dal sospetto della colpevolezza? E, se ad Asicio la causa giovò più di quanto l’invidia nocque, la tua ingiuria sarà d’ostacolo a quello che non solo è macchiato dal sospetto di questo fat...


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