Verbi deponenti - Appunti 1 PDF

Title Verbi deponenti - Appunti 1
Author Luca La Porta
Course Lingua e letteratura latina i
Institution Università degli Studi di Palermo
Pages 12
File Size 97.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 8
Total Views 135

Summary

verbi deponenti...


Description

I verbi deponenti I verbi deponenti hanno forma passiva, ma significato attivo o riflessivo hortor “io esorto” hortatus sum “io esortai” glorior “io mi vanto” gloriatus sum “io mi vantai” Esempi: Caesar milites hortatur “Cesare esorta i soldati” socii ausilia polliciti sunt “gli alleati promisero truppe alleate” rem tene, verba sequentur “abbia chiaro il concetto: le parole seguiranno” Il loro nome deriva da un’espressione dei grammatici antichi, che ritenevano che tali verbi deponessero, cioè perdessero il significato passivo. Anche i deponenti possono essere: • •

transitivi (es. largior, -iris, largitus sum, largiri, IV, “elargire, donare”) intransitivi (es. proficiscor, -eris, profectus sum, proficisci, III “partire”)

Coniugazione dei verbi deponenti Anche i verbi deponenti si distinguono in quattro coniugazioni. Per coniugarli basta conoscere il tema del presente e quello del supino (che da origine al participio perfetto e, perciò, al perfetto indicativo): - il tema del presente si può ottenere togliendo ris alla II persona dell’indicativo presente: horta-ris, pollice-ris, seque-ris, largi-ris - il tema del supino si ottiene togliendo la terminazione us al participio, che si trova nel paradigma nella formazione della I persona dell’indicativo perfetto: hortat-us, pollicit-us, secut-us, largit-us. I modi indicativo, congiuntivo, imperativo dei verbi deponenti sono perfettamente uguali ai corrispondenti modi passivi dei verbi transitivi; ma, come già si è detto, il loro significato è attivo.

I modi indefiniti dei verbi deponenti presentano invece alcune importanti particolarità: 1) Alcune voci hanno non soltanto significato, ma anche forma attiva: • participio presente: hortans “che esorta” • participio futuro: hortaturus “che esorterà” • infinito futuro: horturum esse “stare per esortare” • gerundio: hortandi, ecc. “di esortare, ecc.” • supino in -um: hortatum “per esortare”

• •

2) Al contrario, esistono dei deponenti due voci aventi forma ed anche significato passivo, le quali costituiscono, perciò, una eccezione alla natura dei deponenti (forma passiva con significato attivo): gerundivo: hortandus “da esortarsi, che deve essere esortato” supino in -u: hortatu “ad esortarsi, ad essere esortato”

Osserazioni sulle coniugazioni deponenti

• • • • • • • • • • • •

1. I seguenti participi perfetti di verbi deponenti possono avere valore passivo, oltre a quello regolare attivo: adeptus (da adipiscor) “(essendo stato) ottenuto”, “avendo ottenuto” comitatus (da comitor) “(essendo stato) accompagnato”, “avendo accompagnato” confessus (da confiteor) “(essendo stato) confessato”, “avendo confessato” detestatus (da detestor) “(essendo stato) detestato”, “avendo detestato” expertus (da experior) “(essendo stato) sperimentato”, “avendo sperimentato” meditatus (da meditor) “(essendo stato) meditato”, “avendo meditato” mensus (da metior) e il composto dimensus “(essendo stato) misurato”, “avendo misurato” partitus (da partior) “(essendo stato) diviso”, “avendo diviso” populatus (da populor) “(essendo stato) saccheggiato”, “avendo saccheggiato” sortitus (da sortior) “(essendo stato) tirato a sorte”, “avendo tirato a sorte” ultus (da ulciscor) “(essendo stato) vendicato”, “avendo vendicato” veneratus (da veneror) “(essendo stato) venerato”, “avendo venerato”

Esempi: proconsul, a compluribus amicis comitatus, in provinciam praefectus est “il proconsole, accompagnato da parecchi amici, partì per la provincia” Siculi, a Verre populati atque vexati, cuncti ad Ciceronem venerunt “I Siculi, depredati e oppressi da Verre, vennero tutti da Cicerone” senectutem ut adipiscantur omens optant, eandem accusant adepti “tutti desiderano raggiungere la vecchiaia, ma la accusano di averla raggiunta” _________ Di solito questi participi assumono significato passivo se non sono uniti ad una forma del verbo sum (sicché adeptus sum, expertus eram ecc… hanno sempre valore attivo) e se si trovano in coppia con un altro participio perfetto di verbo intransitivo attivo, di significato affine: populatus atque vastatus “saccheggiato e devastato”

________

2. Alcuni participi perfetti di verbi deponenti possono avere sia significato attivo sia significato passivo: • • • • •

adeptus (da adipiscor) = che ha ottenuto / che è stato ottenuto comitatus (da comitor) = “che ha accompagnato / che è stato accompagnato” imitatus (da imitor) = “che ha imitato” / “che è stato imitato” meditatus (da meditor) = “che ha meditato / che è stato meditato” populatus (da populor) = “che ha devastato / che è stato devastato”

3. Hanno il solito significato di participio presente attivo e si traducono con il gerundio semplice o seguenti participi perfetti di verbi deponenti o semideponenti: • • • • • • • • •

admiratus (da admiror) “ammirando” arbitratus (da arbitror) “giudicando” ausus (da audeo, semideponente) “osando” confisus (da confido, semideponente) “confidando fisus (da fido, semideponente) “diffidando gavisus (da gaudeo, semideponente) “godendo” ratus (da reor) “stimando” usus (da utor) “usando” veritus (da vereor) “temendo”

Esempi: Labienus, veritus hostium impetum, litteras Caesari mittit “Labieno, temendo l’assalto dei nemici, manda una lettera a Cesare” ratus te ibi esse, Romam veni “credendo che tu fossi là, venni a Roma” 4. L’imperativo della coniugazione passiva, come si è detto, è sostanzialmente disusato; invece l’imperativo presente dei deponenti è frequentemente usato: hortare “esorta tu”, sequere “segui” _________ Ben più raro è l’imperativo futuro deponente, attestato per lo più negli autori comici.

_________ 5. Il verbo orior, -eris, ortus sum, oriri “sorgere” ha forme della III e forme della IV coniugazione: - indicativo presente: orior, oreris (oriris), oritur, orimur, orimini, oriuntur - congiuntivo imperfetto: orirer, oreretur (oriretur), orerentur (orirentur): le altre forme non sono state attestate - imperativo presente: orere 6. I participi futuri moriturus (da marior “morire”) e oriturus (da orior “sorgere”), come pariturus (dal verbo pario “partorire”), si formano da un tema collegato al presente e non al supino

_______

Anche tre verbi a coiugazione mista sono deponenti: gradior, -eris, gressus sum, gradi “camminare”; morior, -eris, mortuus sum, mori “morire”; patior, -eris, passus sum, pati “soffrire, sopportare” _______ Costruzione di utor, fruor, fungor , potior, vescor Questi cinque verbi deponenti (con i loro composti) si costruiscono con l’ablativo della cosa, eccone i paradigmi: utor, -eris, usus sum, uti fruor, -eris, (fructus e fruitus sum), frui fungor, -eris, functus sum, fingi potior, -iris, potitus sum, potiri vescor, eris, -, vesci

“usare, servirsi” “godere, usufruire” “adempiere” “impadronirsi” “nutrirsi, cibarsi”

Esempi: milites utuntur armis “I soldati usano (oppure si servono delle) armi auxilio tuo fruar “usufruirò del tuo aiuto” possunt aliquando oculi non fungi suo munere “a volte gli occhi possono non adempiere al loro compito” hostes oppido potiti sunt “I nemici si impadronirono della città” vescor lacte et carne “io mi nutro di latte e di carne” Soltanto il verbo potior si trova con il genitivo, nell’espressione potiti rerum “impadronirsi del potere” (in cui peraltro era sottinteso l’ablativo summa) Caesar rerum potitus est Cesare si impadronì del potere Si badi ai vari significati di utor: 1. “usare, servirsi di, adoperare” uti alicuius consilio “servirsi del consiglio di uno” victoria uti nescis “non sai sfruttare la vittoria”

lingua aliqua uti “parlare una lingua” 2. “praticare, avere familiarità e relazione con, essere in rapporto con” aliquo uti familiarissime “essere molto amico di uno” utebatur hominibus improbis multis “frequentava molti uomini spregevoli” 3. “avere, possedere, disporre, trovare, godere” boni uti regibus “avere buoni re” perpetua quadam felicitate usus “avendo goduto di una certa costante fortuna” Verbi semideponenti

Si dicono semideponenti quei pochi verbi che hanno, sempre con significato attivo, alcune forme attive ed alcune forme passive. Essi hanno forma attiva nei tempi dell’infectum e forma passiva nel perfetto e nei tempi da esso derivati: • • • •

audeo, -es, ausus sum, audere “osare” fido, -is, fisus sum, fidere “confidare” gaudeo, -es, gavisus sum, gaudere “godere” soleo, -es, solitus sum, solere “essere solito”

Esempi: Audebo illi mala sua ostendere “oserò mostrargli i suoi mali” C. Mucius in Etruscorum castra intrare ausus erat “C. Mucio aveva osato entrare nell’accampamento degli etruschi” amici fisus sum “confidai negli amici” Improbus gaudet bonorum dolorem “Il malvagio prova gioia per il dolore dei buoni” adventu tuo gavisus sum “provai gioia per il tuo arrivo”

solet cum paenitere “egli suole pentirsi” coli soliti erant “erano soliti essere onorati” Sono anche semideponenti i composti di fido: • confido, -is, confisus sum, confidere “confidare” • diffido, -is, diffisus sum, diffidere, “diffidare, disperare” _________ Si badi alla costruzione dei verbi fido, confido e diffido: • fido e confido reggono il dativo, se non seguiti dal nome di persona tibi fido “mi fido di te”; confido amicae meae “confido nella mia amica”; reggono invece l’ablativo, se sono seguiti da un nome di cosa: virtute vestra fido “confido nel vostro valore”; auxilio tuo confido “confido nel tuo aiuto”; • diffido regge sempre il dativo: tibi diffido “diffido di te”; fortunae diffidimus “diffidiamo della sorte.

________ Verbi copulativi. Complemento predicativo del soggetto e dell’oggetto Si definisce complemento predicativo del soggetto (che abbrevieremo d’ora in poi per comodità in CPS) la parte nominale (aggettivo o nome) che è collegata al soggetto mediante un verbo, e indica una qualità o una condizione del soggetto. Il CPS in latino si pone in nominativo, sicché nella frase si vengono ad avere due nominativi, quello del soggetto e quello del CPS: Caesar putatur audax “Cesare è considerato audace” Seneca aestimatur sapiens “Seneca è ritenuto sapiente” Cicero consul creatus est “Cicerone fu eletto console” Il doppio nominativo si trova con i verbi copulativi, che, come il verbo “essere”, fanno da legame tra soggetto e parte nominale; questi verbi, per costituire un predicato, devono essere completati dalla parte nominale: infatti, se dicessimo soltanto “Cesare è considerato”, il senso resterebbe incompleto, perché mancherebbe la parte nominale del predicato, cioè in questo senso, “audace”. Il CPS è appunto la parte nominale (sostantivo o aggettivo) che si unisce al verbo copulativo per formare il predicato; si chiama così soltanto perché serve a dichiarare qualcosa nei riguardi del soggetto; in latino va in nominativo, analogamente al predicato verbale con cui si identifica: Q. Fabius Maximus dictator creatus est “Quinto Fabio Massimo fu eletto dittatore”

I verbi copulativi più comuni sono: 1. verbi intransitivi, attivi o deponenti, che significano “diventare, restare, apparire, sembrare, nascere, morire” Tullius dives decessit “Tullio morì ricco” 2. i verbi appellattivi passivi, come appellor “sono chiamato”, nominor “sono nominato”, vocor “sono chiamato”, dicor “sono detto” Aristides appellatus est Iustus “Aristide fu chiamato Giusto” 3. i verbi elettivi passivi, come creor, eligor, putor “sono ritenuto” Cicero creatus est consul “Cicerone fu eletto console” 4. I verbi estimativi passivi, come aestimor, ducor, putor “sono ritenuto” Cato ab omnibus probus putabantur “Catone era ritenuto onesto da tutti” 5. I verbi “effettivi”, come efficior “sono fatto”, reddor “sono reso”, ecc… pueri felicies efficiuntur “i ragazzi sono resi felici” Se questi stessi verbi vengono usati in forma attiva, allora, il CPS si riferisce all’oggetto e diventa complemento predicativo dell’oggetto (che abbrevieremo in CPO): 1. Romani creaverunt Ciceronem consulem “ I romani elessero Cicerone console (con consulem CPO, in accusativo); 2. Iovem deorum hominumque patrem poetae vocant “I poeti chiamano Giove padre degli dèi e degli uomini” 3. omnes te putant bonum “tutti ti ritengono buono” Le corrispondenti frasi passive sono: 1. Cicero a Romanis creatus est consul (con consul in nominativo) 2. Iuppiter deorum hominque pater a poetis vocatur (Giove è chiamato dagli dai poeti padre dei dèi e degli uomini” (pater CPS) 3. tu ab omnis putaris bonus (bonus CPS)

A volte il complemento predicativo (del soggetto e dell’oggetto) è preceduto in italiano dalle espressioni “come”, “in qualità di”, “a” e simili. Tali espressioni in latino non si traducono: dux misit legatum Antonium “il comandante mandò come ambasciatore Antonio” Uso del gerundivo Anzitutto è importante non confondere il gerundio con il gerundivo • •

il gerundio è, come già sappiamo, un sostantivo verbale che serve a rendere la declinazione dell’infinito: cupiditas vincendi “desiderio di vincere” (analogo a cupiditas victoriae “desiderio di vittoria”) invece il gerundivo è un aggettivo verbale in -us, -a, -um, che ha significato passivo ed esprime l’idea di necessità: puer laudandus “il ragazzo da lodare”

Essendo passivo, il gerundio si trova solo nei transitivi (non quindi, ad es. in un verbo come venio “venire”, che non avrà una forma *veniendus, -a, -um). Inoltre, come vedremo in seguito, il gerundivo si usa per l’appunto per esprimere il concetto di “dovere” nella coniugazione perifrastica passiva: laudandus sum “devo essere lodato”. Il gerundivo in latino sostituisce il gerundio, con uguale significato, purché: - il gerundio sia voce di un verbo transitivo; - il gerundio sia seguito da un complemento oggetto. Esempio: cupidus vincendi bellum = gerundio cupidus vincendi belli = gerundivo La sostituzione del gerundio con il gerundivo, come si vede, avviene secondo la seguente procedura: • •

il nome che fa da complemento oggetto va nel caso in cui dovrebbe andare il gerundio; il gerundio si trasforma in gerundivo e concorda in genere e numero con il nome.

Altro esempio: Spes urbem capiendi = gerundio Spes urbis capiendae = gerundivo “La speranza di conquistare la città” L’uso del gerundivo al posto del gerundio è: • •

facoltativo al genitivo e all’ablativo senza preposizione, con i quali si può usare, indifferentemente, il gerundio e il gerundivo; obbligatorio al dativo e all’ablativo con preposizione, nei quali il gerundio dei verbi transitivi si trasforma sempre in gerundivo.

_______ Si noti inoltre quanto segue: • il gerundivo non si usa quando il complemento oggetto è un pronome o un aggettivo neutro: consilium aliquid faciendi “la decisione di fare qualche cosa”; • se il complemento oggetto è formato da un pronome personale, si usano invariabilmente le forme mei, tui, sui, nostri, vestri: milites sui conservandi gratia, fugae se dederunt “I soldati, per salvarsi, si diedero alla fuga”; • il gerundivo può anche servire da complemento oggetto a taluni verbi, come tradere “affidare”, suscipere “prendere”, concedere “concedere”, dare “dare”, mittere “mandare”: vobis filios erudiendos trado “vi affido i figli da istruire”, perfugam reducendum curavit “fece condurre via il disertore”; • il gerundivo si può adoperare, per eccezione, al posto del gerundio anche con i verbi deponenti utor, fruor, vescor, potior e fungor, che in origine erano transitivi: si potrà dire perciò ad utendum victoriam, sia ad utendum victoria “per usare della vittoria” _______

L’uso del supino Il supino, che è propriamente un sostantivo verbale usato all’accusativo e all’ablativo (per esattezza un ablativo di limitazione), ha due forme: 1. quella in -um con valore attivo: laudatum “a lodare, per lodare”, hortatum (dal verbo deponente hortor) “a esortare, per esortare”; 2. quella in -u con valore passivo: dictu “a dirsi”, factu “a farsi”. Il supino in -um, che ha significato attivo, si trova sia con i verbi attivi sia con quelli deponenti; si adopera dopo i verbi di moto, e specialmente con i verbi ire, venire, mittere, ducere, sempre con valore finale, e regge il caso del suo verbo: forte Tarpeia extra moenia aquam petitum ierat “per caso Tarperia si era recata fuori dalle mura ad attingere acqua” legati venerunt questum iniurias “gli ambasciatori vennero a dolersi delle offese” (quaestum dal deponente queror). __________ Si notino le seguenti espressioni: • dare aliquam nuptum alicui “dare una in sposa a qualcuno” • ire dormitum “andare a dormire” • perditum ire “essere in rovina” • sessum recipere “accogliere a sedere” • ultum ire “vendicarsi”

__________ Il supino in -u ha significato passivo, perciò si trova soltanto nei verbi transitivi, attivi e deponenti; esso corrisponde ad un infinito presente passivo italiano e si adopera: • dopo un limitato numero di aggettivi, quali: facilis, difficilis, dulcis, suavis, incredibilis, mirabilis, turpis, utilis, dignus, indignus ecc…; • dopo fas, nefas, opus est.

Esempi: res mirabilis dictu “cosa mirabile a dirsi” nefas est dictu “non è lecito a dirsi” nuntium horribile auditu “notizia orribile a udirsi” I supini in -u più frequenti nella prosa sono: auditu, cognitu, dictu, factu, inventu, memoratu; ad essi può seguire: • una proposizione infinitiva: nefas est dictu miseram fuisse Fabii Maximi senectutem “non si può dire che la vecchiaia di Fabio Massimo sia stata infelice; • una proposizione interrogativa: difficile dictu est quanto opere conciliet animos comunitas “non è facile a dirsi quanto la bontà sappia cattivarsi gli animi”; • mai un complemento oggetto né un altro complemento; __________ Anche il supino in -u è usato raramente. Al suo posto possono adoperarsi altre espressioni, e cioè: • l’infinito con est: non facile est invenire “non è cosa facile trovare” • il gerundio con ad: verba ad audiendum iucunda “parole piacevole a udirsi” • un sostantivo verbale: oppidum erat difficili ascensu “la città non si poteva scalare facilmente”

__________ Altri modi di esprimere la proposizione finale Come già sappiamo, le proposizioni finali in altino sono comunemente espresse con il congiuntivo preceduto da ut se sono affermative, da ne se sono negative: legum servi sumus ut liberi esse possimus “siamo servi delle leggi per poter essere liberi” hoc tibi dico ne erres “ti dico questo affinché tu non erri” Il congiuntivo è presente in presenza di un tempo principale, imperfetto in dipendeza da un tempo storico: milites pugnant ut patriam liberent “i soldati combattono per liberare (=affinchè liberino) la patria. Milites pugnabant ut patriam liberarent “I soldati combattevano per liberare (=affinchè liberassero) la patria. Invece di ut si trova quo se nella finale compare un comparativo o un verbo di significato comparativo:

Hoc tibi dico quo melius intellegas “ti dico perché tu capisca meglio” __________ A volte gli autori usano il quo in frasi prive di comparativi: quo animi iudicum incenderendum (Cic.) “Affinchè gli animi dei giudici fossero infiammati”; in tal caso, è implicito un senso strumentale (=ut eo incenderentur). Notevoli sono le espressioni: ne dicam “per non dire” nel senso però di “vorrei dire” ; ut non dicam “per non dire”, che è una forma di preterizione: ut alia non dicam “per non dire altro”. Con pronomi, aggettivi pronominali e avverbi negativi la negazione passa da questi alla congiunzione, sicché si dice: ne quis (e non ut nemo) “affinchè nessuno”, ne quid (e non ut nihil) “affinchè niente”, ne umquam (e non ut numquam) “affinchè mai” ecc… Spesso nella principale si trovano alcuni “anticipatori” che rafforzano il concetto e precisano la ragione della proposizione finale: idcirco Rhodios dimisimus, ut integritas Romanorum celebraretur (Cic.) “Per questo lasciammo andare i Rodii, perché fosse celebrata l’integrità dei Romani”; altri “anticipatori”: eo, eo consilio, ea re, ea causa, ea lege, propterea, propter hoc, ecc…

__________ Esistono altri modi di rendere una proposizione finale: 1. proposizioni relative finali: sono relative “improprie”, introdotte da qui, quae, quod, ecc….(che corrispondono a ut is, ut ea, ut id, ecc…) o dagli avverbi ubi, quo, unde, qua (= ut ubi, ut eo, ut inde, ut ea); hanno il v...


Similar Free PDFs