Vinci - lezioni rielaborate PDF

Title Vinci - lezioni rielaborate
Author Alfonso Antonio Tropea
Course tfa sotegno
Institution Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
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riassunti su appunti e lezioni...


Description

DIDATTICA SPECIALE E APPRENDIMENTO PER LE DISABILITÀ SENSORIALI

PERCORSO DI FORMAZIONE PER IL CONSEGUIMENTO DELLA SPECIALIZZAZIONE PER LE ATTIVITA' DI SOSTEGNO DIDATTICO AGLI ALUNNI CON DISABILITA‘

Viviana Vinci [email protected]

Concetti chiave dell'insegnamento: Prospettiva culturale da cui ci muoviamo: progettare; valorizzare il positivo; educabilità di tutti Dimensione educativa prioritaria rispetto a quella terapeutica L’educazione supera la medicalizzazione perché intenzionalmente progettuale, perché valorizzante il positivo, piuttosto che il negativo: ciò che c’è piuttosto che “ciò che manca” Il fine è l’educabilità: apertura all’autorealizzazione e costruzione della soggettività personale libera, autonoma, autentica di tutti e in tutti i casi. Che ruolo ha questo insegnamento nella vostra formazione? ● rafforzare la responsabilità e la consapevolezza delle proprie motivazioni e dei propri atteggiamenti: alla competenza metodologica occorre affiancare riessione, ricerca teorica, osservazione e analisi delle azioni ● “affinare” lo sguardo educativo e considerare l’altro sempre come capace di sviluppo, educabile (al di là delle condizioni reali più scoraggianti, disperate) ● aiutare nel comprendere le descrizioni delle disabilità uditive, visive e plurisensoriali secondo il modello ICF ● promuovere atteggiamenti di facilitazione in maniera equilibrata (supportando e non sostituendosi) e la competenza di progressiva sostituzione del proprio ruolo di facilitatore con strumenti, ausili, dispositivi, tecnologie, materiali e tecniche che permettano la massima autonomia possibile dell’allievo con disabilità sensoriali ● sviluppare abilità comunicative funzionali ad insegnare, ad interagire con i colleghi, con le famiglie e con équipe multidisciplinari e personale educativo specializzato nell’assistenza alla comunicazione Prospettiva culturale da cui ci muoviamo: l’inclusione “Non c'è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra diseguali” “la scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde!” (Don Milani)

 i Don Milani, la “normalità” viene intesa Ricordando la lezione dare di più a chi ha di meno d anche come il diritto a usufruire di aiuti, supporti, compensazioni e sostegni nel momento in cui qualsiasi cosa ostacoli la piena realizzazione umana, la piena espressione della propria potenzialità. Il bisogno di normalità non coincide con la negazione delle diversità fra persone, ma con il riconoscimento, a partire pur dalla diversità, di un uguale diritto a sentirsi normale in una scuola e in una società “di tutti” differenza tra uguaglianza ed equità L'uguaglianza: quando tutti sono trattati allo stesso modo L’equità: non e’ detto che tutti ricevano lo stesso, ma ciascuno riceve quello che gli serve. Uguaglianza significa avere tutti la stesa cosa, equità significa avere tutti le stesse opportunità. Mentre l’uguaglianza è facile da ottenere, l’equità comporta scelte da parte di chi deve fornire gli strumenti più adatti al singolo.

Alcuni rischi cui la scuola va incontro la medicalizzazione Il rischio “medicalizzante”, diagnostico e di etichettamento applicato verso chi presenta una difficoltà o differenza individuale comporta il problema dell'attivazione di risorse didattiche e “presa in carico” dell’alunno solo dopo il riconoscimento di un bisogno. la scuola potrebbe cadere nell'idea di assimilare sottoforma di integrazione casi sporadici di diversità in un mondo formato di normodotati. Nello specifico, il problema è dato dalla centralità della certificazione: solo dopo un certificato che ufficializzi il deficit si ha l'intervento sul bisogno. Si ha una logica specialistica del bisogno e cioè, ci si applica e ci si concentra solo al caso specifico nell'ottica ristretta di considerarlo un caso sporadico, tipizzato. Ne consegue che non c'è senso di inclusione a 360 gradi: non si previene la difficoltà; non si interviene sul contesto in maniera preventiva. Si aspetta in modo rigido l'etichetta data dalla diagnosi per poi intervenire, basandosi ovviamente solo su elenchi sterili tipizzati da norme (direttiva 27/12/2012)

La separazione Foucault e Goffman hanno descritto bene come l’occidente abbia isolato, studiato e “normalizzato” la malattia e la disabilità, sempre con il ne implicito di escludere, separare, curare per ricondurre alla normalità, per reintegrare. La diversità intesa come “deviazione dalla norma”: per questo si sono create “istituzioni disciplinari”, che sono strutture nate per separare diversità (devianza) e normalità attraverso meccanismi di sorveglianza interna, di sanzioni normalizzatrici, di correzioni, di ripartizioni, di gerarchizzazione delle qualità, di penalità. La disabilità era intesa come esperienza stigmatizzante e da correggere. i rischi di protezione o iperprotezione il bisogno non è solo una mancanza da colmare. È un elemento in grado di promuovere l’attivazione di tutte le risorse personali in processi di ricerca e di esplorazione delle risorse per appagare e superare lo stato di bisogno. È qui che interviene la figura educativa che attiva processi o mezzi facilitatori che accompagnano l'individuo nello svilupo delle proprie potenzialità personali (permette di affrontare, elaborare, gestire la situazione difficile). Ne consegue che la paura che la persona con disabilità possa imbattersi con il dolore e con la scontta non deve portare ad eludere tutti i momenti e le esperienze che richiedono una messa alla prova da parte dello studente che anzi deve, con l'ausilio (e non con la sostituzione) da parte del docente confrontarsi in maniera costruttiva con i propri limiti. Compito primario di chi educa è far crescere, anche se ciò si realizza nel conflitto e nell’esperienza del limite (Caldin, 2001, 87) “dalla difficoltà frequente di educatori, insegnanti e genitori, nel distaccarsi dall’immagine del bambino da proteggere o dell’ammalato da curare, deriva infatti un operato basato sull’attaccamento, sulla dipendenza, finalizzato al soddisfare un’esigenza narcisistica, piuttosto che l’autonomia personale di chi è in difficoltà” Inversione di tendenza: la prospettiva inclusiva ● Non si tratta di “integrare” l’allievo disabile o con bisogni speciali in contesti di normalità, bensì di creare le condizioni per valorizzare al massimo le potenzialità individuali, favorire la partecipazione di tutti e rimuovere gli ostacoli all’apprendimento. la scuola capace di rispondere educativamente a tutti ● Inversione di prospettiva: dal riconoscimento e certicazione del problema dell’allievo all’adattamento del contesto e dell’intervento preventivo, intenzionale e aprioristico  ,

indipendente dalla individuazione dei bisogni, in modo tale che sia di supporto per tutti e non solo per chi è in difficoltà => intervenire prima sui contesti e poi sull’individuo, trasformare la risposta specialistica in ordinaria (Index for inclusion) Dai BES alla rimozione degli ostacoli ● Oltre l’integrazione della persona con BES: dai Bisogni  Educativi Speciali alla rimozione degli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione ● Valorizzare le di erenze come valore

● Promuovere esperienze non stigmatizzanti, non assimilazioniste e normalizzanti Distinzione tra integrazione e inclusione Integrazione ● si riferisce alla partecipazione ed inserimento sterile dei singoli alunni disabili ● interviene prima sull’individuo e poi sul contesto ● incrementa una risposta specialistica, riferendosi a un modello psicologico della disabilità e a una visione compensatoria ● interviene successivamente al riconoscimento del bisogno (medicalizzazione) Inclusione ● prende in considerazione tutti gli alunni ● interviene prima sui contesti e poi sull’individuo ● guarda alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica ● trasforma la risposta specialistica in ordinaria, a priori rifacendosi al modello sociale della disabilità il quale mette al centro di tutti i processi decisionali il disabile e i suoi familiari Inclusione: modello bio-psico-sociale della disabilità ● nasce negli anni ‘70 in Gran Bretagna con M. Oliver e L. Barton, in opposizione al modello bio-medico, incentrato prevalentemente sulla condizione biologica di menomazione e mette al centro di tutti i processi decisionali il disabile stesso e i suoi familiari. considera prioritaria la partecipazione diretta dei disabili e delle famiglie nelle decisioni politiche. Tende a rimuovere tutte le barriere – di tipo economico, ma non solo, anche politiche, sociali e culturali – che si sommano a condizioni di sofferenza e difficoltà. Richiede un sostegno organizzativo e politico che assicuri la presenza e la formazione di insegnanti specializzati ma che estenda la formazione anche a tutti gli altri insegnanti, in un’ottica ecosistemica Modello bio-psico-sociale della disabilità ● L’inclusione non è un bisogno dell’individuo, ma un diritto. È necessario attuare trasformazioni profonde degli ambienti scolastici, prevedere interventi didattici e metodologici mirati, pensati non secondo l’ottica della compensazione, ma per il gruppo classe, secondo il criterio della personalizzazione. Concetto chiave: di erenziazione didattica; ● Scelta di materiali didattici, libri, schede o software che permettano di scegliere livelli graduati di difficoltà; ● Differenziazione delle modalità che permettano di raggiungere l’apprendimento, usando linguaggi e codici diversi, diverse modalità espressive, diversi ruoli, stili di pensiero, qualità delle intelligenze ecc. ● Mediazioni dei pari, aiuto reciproco, cooperazione strutturata, didattica per piccoli gruppi in apprendimento cooperativo o con modalità di tutoring ● Didattiche laboratoriali e uso delle tecnologie

● Riadattamento delle strutture scolastiche, abbattimento delle barriere architettoniche e culturali, adeguamento degli spazi, nuovi approcci metodologici e didattici, nuove modalità relazionali, nuova organizzazione dei contesti, riprogettazione dei curricola ● l’insegnante deve saper modicare l’architettura scolastica e l’organizzazione di tempi, spazi, strumenti e mediatori didattici (Damiano 2013; Perla 2013) affinché sia promossa la partecipazione di tutti valorizzando la partecipazione di ciascuno ● è il contesto educativo che deve adattarsi alla eterogeneità degli alunni, a tutti: e questo adattamento del contesto è preventivo e aprioristico , indipendente dalla individuazione dei bisogni. ● promozione di strategie didattiche cooperative e metacognitive ● diversa disposizione dei banchi per la partecipazione di tutti: banchi a raggiera, in  circolo o coi banchi a due a due frontali, in modo da facilitare la comunicazione degli sguardi ● differenziazione didattica e attenzione agli stili cognitivi ● centralità del lavoro manuale

Dai Sistemi di classificazione all'ICF Terminologia e classificazioni internazionali: L'uso della terminologia è cambiato, anche in base al sistema di classificazione utilizzato ICIDH (International  Classification of Impairments Disabilities and Handicaps ) OMS - 1980 Distinzione fra: MENOMAZIONE: definizione: qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni anatomiche, fisiologiche, psicologiche (N.B. termine più comprensivo di disturbo poiché riguarda anche le perdite) o permanenti; comprende caratteristiche: perdite o anormalità che possono essere transitorie  l’esistenza o l’evenienza di anomalie, difetti o perdite a carico di “strutture” del corpo e della mente. DISABILITA': definizione: qualsiasi restrizione o carenza delle capacità di svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali per un essere umano. caratteristiche: caratterizzata da scostamenti, per eccesso o per difetto, nella realizzazione dei compiti e dei comportamenti rispetto a ciò che sarebbe normalmente atteso. Possono sorgere come conseguenza diretta di una menomazione o come reazione psicologica del soggetto ad una menomazione. Rappresenta l’oggettivazione della menomazione. HANDICAP: definizione: condizione di svantaggio vissuta da una determinata persona in conseguenza di una menomazione o di una disabilità che limita o impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo che, normalmente, sarebbe proprio di quella persona (in base all’età, al sesso, ai fattori culturali e sociali)

caratteristiche: l’handicap riguarda il significato assunto da una situazione o esperienza individuale quando essa si scosta dalla normalità. È caratterizzato dalla discrepanza fra l’efficienza o lo stato sia del soggetto che del particolare gruppo di cui fa parte. HANDICAP: significato Non significa malattia, ma rappresenta la SOCIALIZZAZIONE di una menomazione o disabilità e, come tale, riflette le conseguenze che per l’individuo derivano dalla presenza della menomazione o disabilità di fronte alle esigenze o alle attese dell’ambiente. Lo svantaggio deriva dall’impossibilità di conformarsi alle aspettative o alle norme proprie dell’universo che circonda l’individuo. È la ripercussione dei danni provocati da un evento morboso sulla vita di un individuo in relazione al suo contesto sociale. Il termine ha quindi doppia connotazione, biologica e sociale. Criticità della classificazione ICIDH: prevale la prospettiva clinico-medica e il divario fra norma e diversità” Il presidio deputato a legittimare l’erogazione di servizi speciali al disabile è la certificazione, atto conseguente ad un processo diagnostico che identifica la sede del deficit, e spesso dell’handicap, nella persona (a differenza del modello bio-psico sociale che contestualizza il singolo caso ed identifica il deficit in relazione all'ambiente). Questa procedura può comportare rischi di discriminazione tra gli individui, in quanto risponde alla logica implicita di individuare i soggetti portatori di menomazione e perciò handicappati, distinguendoli rispetto alle persone cosiddette normali, e in seguito di identificarli secondo la tipologia del danno (fisico, intellettivo, psichico, sensoriale). distorsione culturale: considerare l’individuo portatore di menomazione “fuori”, se non “al di sotto”, della “normalità” statistica e/o funzionale. Secondo questa prassi, si formulano progetti e apparati specialistici che, in definitiva, contribuiscono a mantenere le distanze tra popolazione normale e handicappati. Conferenza Internazionale di Salamanca sui Bisogni Educativi Speciali (UNESCO, 1994) ● Il termine inclusione è stato ufficializzato per la prima volta in ambito educativo e riconosciuto a livello sociale e culturale: educazione integrata per tutti ● Riporta l’attenzione alla diversità intesa come valore in sé e al suo riconoscimento in una scuola per tutti, indicando come obiettivo prioritario l’accessibilità e la partecipazione di tutti (indipendentemente dalla gravità del deficit) alla scuola comune, al fine di diminuire ed evitare ogni svantaggio possibile, attraverso il confronto sociale Dall'ICD-H all'ICF (2001) Nel 2001 è stato approvato a livello internazionale l'uso della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute. (ICF - International Classification of Functioning o Classificazione dello stato di salute – OMS). Si passa dalla "lotta" contro il negativo alla facilitazione del positivo. Dallo schema lineare semplice (ICIDH) allo schema "complesso"e multidimensionale l’ICF introduce il modello antropologico bio-psico-sociale ● Salute come concetto complesso – interazione sistemica di fattori biologici, di contesto ambientale e personali che facilitano o ostacolano ● Dalle strategie compensative/assimilazioniste centrate sul negativo (ciò che manca) alla facilitazione del positivo, dalla classificazione delle “conseguenze delle malattie” (menomazioni, disabilità, handicap) alle “componenti della salute” ● Facilitatori e ostacoli/barriere

L'ICF - Raggruppa in modo sistematico gli stati funzionali associati alle condizioni di salute, con l’obiettivo di fornire un linguaggio standard e unicato per descrivere lo stato di una persona. Il funzionamento e lo stato della persona sono concepiti come una interazione complessa tra le condizioni di salute (diagnosticate sempre per mezzo dell’ ICDH) e i fattori contestuali (personali e ambientali), che incidono sulla sua attività quotidiana e partecipazione alla vita sociale. Il modello di salute di riferimento non è più dunque solo a dimensione biomedica, ma anche psicoeducativo-sociale: i termini “disabilità” e “handicap” vengono sostituiti da “attività” e “partecipazione sociale” ICF: Una nuova visione della disabilità Descrivere e classificare per avere un linguaggio condiviso e garantire la promozione dei diritti dei diversi/speciali ma potrebbe essere rischioso perchè potrebbe portare all'etichettamento Classificazione ICF (OMS, 2001), che emerge da una lunga revisione della ICIDH (1980), L'ICIDH è stata criticata perché: ● utilizzava termini con connotazione solo negativa; ● poneva in sequenza causale menomazione, disabilità, handicap (l’handicap senza menomazione non era possibile); ● non si riferiva al contesto; ● si basava su un modello medico della disabilità. ICF: accento sul funzionamento e sulla salute, non sulla disabilità Focus dell’ICF è quello che ci è comune, non ciò che ci divide Tutte le persone possiedono funzionamento e salute Disabilità e salute sono due facce dello stesso fenomeno La disabilità riguarda tutti, perché tutte le persone che possiedono salute possono incontrare la disabilità nell’arco della propria vita ● Compito dell’ICF: fornire – attraverso un linguaggio condiviso a livello mondiale – un supporto per descrivere, classificare e analizzare al meglio la complessa interrelazione fra condizioni di salute e fattori contestuali, individuando i fattori con impatto negativo che sono da eliminare e i fattori con impatto positivo da potenziare, al fine di migliorare la qualità della vita del singolo e della comunità ● L’intento è superare la definizione e certificazione della disabilità in forma statica, con indicatori formali di tipo clinico medico, che si riferiscono solo all’aspetto funzionale corporeo, escludendo qualsiasi interrelazione con altri fattori che definiscono il funzionamento umano globale ● L’ICF mette in relazione svariati fattori che definiscono e permette di ridurre i fattori limitanti/restrizioni e di rafforzare i fattori che potenziano l’attività e la partecipazione ● ● ● ●

Spiega il funzionamento della persona secondo 4 dimensioni: 1.CORPO: funzioni corporee e strutture corporee 2.ATTIVITA’: strutture semplici e complesse 3.FATTORI AMBIENTALI: servizi, sistemi, tecnologie 4.FATTORI CONTESTUALI: caratteristiche dell'ambiente sico e sociale; atteggiamenti; valori, applicazione delle conoscenze, comunicazione, cura della propria persona, vita domestica, relazioni personali, vita sociale, civile e di comunità ecc.

L'ICF può essere utilizzato dal singolo professionista, anche se l'impiego ideale è all'interno di un'equipe multidisciplinare volta a delineare il funzionamento globale di un individuo L'ICF crea un profilo della salute degli individui e della disabilità in tutte le aree della vita; elenca i fattori ambientali e le caratteristiche del mondo che possono influire sulla vita delle persone; non valuta l'individuo in sé ma lo considera in rapporto dinamico ed interattivo con l'ambiente che lo circonda. Ogni individuo, date le proprie condizioni di salute, può trovarsi in un ambiente con caratteristiche che possono limitare o restringere le proprie capacità funzionali e di partecipazione sociale: approccio biopsicosociale Cosa non fa l'ICF Non classifica le persone ma DESCRIVE la situazione di ciascun individuo all'interno di una serie di domini della salute e degli stati ad essa correlati Non considera le circostanze non direttamente riferibili allo stato di salute come fattori socio-economici, razza, sesso, culture, religione Non classifica le conseguenze delle menomazioni ma le componenti della salute Non arriva a formulare una diagnosi, ma descrive il “funzionamento” dell'individuo L’ICF può essere suddiviso in due parti, ognuna composta da due componenti: Parte 1. ● Funzionamento e Disabilità ● Funzioni e Strutture Corporee ● Attività e Partecipazione Parte 2. ● Fattori Contestuali ● Fattori Ambientali ● Fattori Personali (attualmente non classicati nell’ICF) ciascuna ...


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