Lezioni Gramigna PDF

Title Lezioni Gramigna
Course Pedagogia generale
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Lezioni Gramigna...


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LEZIONI PROFESSORESSA ANITA GRAMIGNA – PEDAGOGIA GENERALE La LOGICA, così come la conosciamo noi, è un indispensabile ambito di costruzione della conoscenza, la quale può giovarsi in certe circostanze del confronto e dell’integrazione con altri ambiti, con altre forme di pensiero. Di qui lo studio del versante onirico della conoscenza, dell’atto sognante della conoscenza, non nel senso psicoanalitico ma in quello epistemologico, cioè abbiamo cercato di capire che ruolo ha il sogno nei processi di costruzione della conoscenza e anche nei processi formativi (in senso educativo). Es. cultura ancestrale  cioè la cultura/il sapere degli ancestri dell’America latina  abbiamo visto che lì il sogno ha un ruolo fondamentale nei processi di trasmissione educativa ma anche nei processi di costruzione della conoscenza. I procedimenti e le strategie del pensiero che si verificano nel sogno durante le cerimonie, le danza sacre, etc. possono ampliare la nostra conoscenza della conoscenza, possono aiutarci a capire che cos’è la conoscenza, come si costruisce. “Conoscenza della conoscenza”  riflessione di Edgar Morin Esistono delle strutture della conoscenza che possiamo riscontrare in tutti i popoli della Mesoamerica Struttura della conoscenza è/ può essere un’immagine o una mappa mentale (mappe cognitive). Anche il calendario Maya è una struttura della conoscenza perché il calendario maya organizza non solo una scansione temporale ma organizza una serie di informazioni relative a questa scansione temporale, informazioni fondamentali per la vita e l’identità di questi popoli, per esempio si tratta di informazioni che riguardano i movimenti astrali, le fasi della luna che condizionano le maree (e per esempio danno informazioni utili ai pescatori) e condizionano i riti e processi della semina, della raccolta e persino della potatura degli alberi. Dunque, il calendario maya da delle informazioni importanti su tutta una serie di attività pratiche (es. pesca, agricoltura). Ma non è solo questo, il calendario maya è una struttura della conoscenza che da informazioni molto importanti anche sulle cerimonie ancestrali. Dunque, esso è una struttura della conoscenza ancestrale, che da tuttavia delle informazioni utili al mondo contemporaneo. Chi interpreta i sogni? Tutti sono educati in modo da interpretare almeno in parte i propri sogni o i sogni di qualcun altro. I bambini sono stimolati a raccontare quello che hanno sognato durante la notte appena si svegliano, affinché il sogno non si disperda. (scacciasogni  simboli ancestrali  catturare i sogni affinché rimangano più a lungo nella nostra mente). Vi è anche chi crede che questa tecnologia serva ad impedire che sorgano sogni cattivi. In realtà secondo le popolazioni ancestrali è importante ricordare e accogliere tutti i sogni, anche quelli che ci fanno soffrire (incubi), perché tutti i sogni ci danno delle informazioni utili e soprattutto quelli che ci fanno soffrire. Caratteristiche sogno: -

Trasforma i simboli in esperienza attraverso il procedimento dell’analogia È uno spazio infinito perché vi è l’impossibile

Lezione 1 - Il ruolo della scuola in una società che cambia: introduzione alle basi teoriche, epistemologiche e metodologiche I nostri giovani sono molto abili nel navigare in internet e spesso scaricano notizie, alcune utili e altre carenti/distorte o addirittura sbagliate. I ragazzi devono capire che non basta sapere quale tasto premere sulla tastiera del computer per accedere alla conoscenza, perché bisogna essere in grado per esempio di capire l’indice di correttezza dell’informazione che vado a raccogliere, devo sapere che cosa vado a cercare. Il ruolo della scuola è dunque quello di fornire le basi culturali e costruirle insieme a loro, fornire le basi metodologiche. Internet rappresenta un bacino enorme di saperi, informazioni, conoscenze che la società ci propone e trasmette quindi dei valori perché partecipa della costruzione identitaria dei nostri adolescenti e perché dietro ogni oggetto tecnologico vi è un programma di ricerca, ci sono ragioni di mercato e vi è una certa visione del mondo. Gramigna crede che la scuola, attraverso i saperi disciplinari debba aiutare i ragazzi

a capire che non esiste l’oggettività della tecnologia, a capire che internet è un magma di informazioni che può essere utilissimo ma nel quale bisogna sapersi orientare in modo critico e capire che dietro ogni oggetto esistono i bisogni del mondo, noi non dobbiamo assorbire in modo passivo, soprattutto quando questo oggetto viene a fare parte della nostra quotidianità, al punto tale da non riuscire ad immaginare la nostra vita senza di esso. Le discipline scolastiche, ciascuna con i propri contenuti, modelli, linguaggi e fini, dovrebbero mirare alla comprensione profonda della relazione tra scuola e società. La formalizzazione non è altro che l’organizzazione di simboli, di informazioni e di conoscenze in una struttura che ha una sua logica e che organizza queste informazioni. Il ruolo della scuola è dunque quello di formalizzare i saperi, compresi quelli che vengono proposti in modo caotico/disordinato dalla società, quindi proporre delle mappe cognitive, dei sistemi di organizzazione di queste informazioni, in modo tale che i giovani non le assumano a modo acritico. Ci addentriamo al tema della tecnocrazia, l’imperio di una tecnica che si impone (direbbe Foucault) con un sentimento di verità. La scuola deve aiutarci a capire tutto il mondo di idee che c’è dietro la tecnologia, ed è a questo che devono mirare le formalizzazioni disciplinari che la scuola ci propone. Significa che la scuola fa riferimento ad una costruzione del sapere che implica una sorta di filtraggio delle conoscenze che vengono dall’esterno, che vengono organizzate attraverso delle modularità disciplinari che devono dialogare tra loro attraverso l’organizzazione di mappe cognitive che devono essere aperte/flessibili se i giovani dovranno poi utilizzarle in modo critico e creativo. Per catturare l’attenzione dei giovani e per “accendere” la loro curiosità e sollecitare la motivazione profonda all’apprendimento, occorre conoscere il loro immaginario, è importante coinvolgerli in tutti i fermenti culturali e contro culturali che oggi segnano il mondo giovanile in modo determinante (es. musica, linguaggio caratteristico dei giovani, etc.). Perché questo? Perché o la conoscenza disciplinare riesce a fare leva sulle dinamiche esistenziali dei giovani, offrire loro delle chiavi di lettura su determinati “nodi esistenziali” che accompagneranno i giovani e anche gli insegnanti stessi nella loro esistenza, oppure la scuola risulterà astratta e disancorata dal reale. Ciò significa che noi attraverso la nostra proposta disciplinare dobbiamo costruire dei processi di significazione del reale attraverso un metodo dialogico. Lezione 2 – Epistemologia e scuola. Fondamenti e storia dei processi formativi In questa lezione si parlerà del rapporto tra epistemologia e scuola, ovvero del ruolo che la scuola ha nei processi di costruzione della conoscenza, di una conoscenza che passa attraverso i campi disciplinari per poi allargarsi ad una struttura di comprensione critica del mondo presente. Cercheremo quindi di capire come si costruisce la conoscenza a scuola per fare quella che Foucault definì un’epistemologia concreta del presente, cioè per capire come sia a livello disciplinare sia a livello di retoriche sociali, si costruiscono delle spiegazioni del mondo. Foucault sostiene che si costruiscono delle retoriche con un sentimento di verità indubitata. Fare un’epistemologia concreta significa aiutare i ragazzi a destrutturare queste retoriche, comprese quelle disciplinari, per cogliere qual è la loro struttura e quindi per maturare un atteggiamento attivo, creativo e propositivo. Ogni ambito disciplinare ha una propria epistemologia, cioè ogni materia di insegnamento fa riferimento ad una teoria della conoscenza, ad un linguaggio specifico e a dei metodi. Dunque, sarebbe interessante capire assieme agli studenti come si costruisce questa organizzazione del sapere disciplinare e come si è costruita nel tempo. È cambiata l’idea della centralità dell’essere umano o della sua marginalità all’interno del mondo. Il sapere disciplinare non può essere oggettivo. La scienza si è venuta a confrontare con errori metodologici nel corso della sua storia e sul ruolo che hanno avuto alcuni di questi errori nelle più grandi scoperte scientifiche.

Un’epistemologia è una costruzione umana e muta con il tempo, la scienza non è un prodotto oggettivo ed eterno. Sarebbe interessante da parte di insegnanti che insegnano diverse discipline che riuscissero a proporre una sorta di contaminazione epistemologica. Si possono spiegare determinati fenomeni della contemporaneità prendendo in prestito linguaggi e metafore di discipline affini. Quello che Gramigna propone è la capacità di costruire con i ragazzi dei percorsi di significato tra grandi ambiti disciplinari, per esempio in uno studio recente proposto dalla professoressa ha costruito dei momenti di dialogo con gli studenti tra quelle che vengono definite le scienze della vita (es. neurobiologia a stretto contatto con pedagogia) Plasticità cerebrale, capacità del cervello di assorbire informazioni, costruirle, organizzarle, attraverso un programma stabilito da un’ontogenesi. Esiste un funzionamento cerebrale perché c’è una comunicazione tra i neuroni di informazioni, di energia e di chimica. Le cellule che non riescono ad interagire con questo mondo di informazioni sono destinate a morire, sono cellule che non costruiscono tra loro sinapsi. Anche la formazione e l’educazione funziona in questo modo in quanto hanno bisogno di cambiamento, hanno bisogno di costruire e divulgare un sapere. Questo per dire che quando si parla di interdisciplinarità bisogna fare riferimento ad una competenza interculturale profonda. Intercultura non significa solo capacità di interagire con soggetti che vengono da Paesi, culture, religioni e linguaggi lontani dal nostro, ma significa anche la capacità profonda, umile di confrontarsi con le culture di cui sono portatori i nostri ragazzi e con i loro linguaggi, ma anche di confrontarsi con i linguaggi, i metodi e le strategie di pensiero di discipline differenti. Sarebbe interessante organizzare delle macro aree di significato, grandi temi globali dove ogni insegnante cerca di fare dialogare saperi disciplinari differenti. Ciò significa che l’organizzazione dei saperi deve uscire da un ambito disciplinare molto importante che ha una sua grammatica e una sua pianificazione per incontrare altri diversi modelli di organizzazione della conoscenza, attraverso la costruzione di schemi di conoscenza/mappe cognitive che devono aiutare, devono essere disponibili ad assorbire conoscenze nuove senza perdere la fisionomia che caratterizza la loro struttura. È questa la competenza del multialfabeta di cui parla Umberto Margiotta, ovvero la possibilità di utilizzare contemporaneamente diversi tipi di intelligenza, diversi approcci alla conoscenza, diversi stili di apprendimento. Ogni disciplina risponde ad una certa forma del pensiero e dunque ad un certo tipo di intelligenza, per esempio la matematica fa riferimento ad un certo tipo di intelligenza che è forse meno narrativa della letteratura. In sintesi, questo significa che ogni linguaggio ha una sua forma di pensiero e sviluppa determinate attitudini cognitive, cioè ogni linguaggio e quindi ogni disciplina non ha solo una funzione formativa perché trasmette e organizza dei contenuti, ma ha anche una funzione metaformativa, ovvero sollecita ad un determinato approccio conoscitivo, ad un determinato stile di apprendimento. Quando riusciamo a far interagire intelligenze diverse significa che abbiamo acquisito una competenza interculturale profonda. Intercultura significa dunque inter-multi-disciplinarità cioè la capacità di far dialogare saperi che vengono da ambiti diversi, culture che vengono da paesi lontani, le culture scientifiche con quelle umanistiche e il dialogo con le culture e le controculture che segnano il mondo giovanile, che animano l’immaginario dei ragazzi e che fanno parte delle loro identità e dei loro stili di apprendimento. L’interdisciplinarietà non è solo saper affrontare un problema da molti punti di vista ma significa anche aiutare i ragazzi a costruire un atteggiamento cognitivo che consenta loro di trasferire le conoscenze disciplinari da un ambito all’altro per capire meglio e saper affrontare meglio il presente. Questo è un percorso molto lungo e complesso, che fa riferimento non solo ai contenuti ma anche alle procedure. Imparare delle nuove procedure è fondamentale ma muoversi in modo creativo e critico dentro le procedure dopo averle apprese in profondità è molto importante.

Lezione 3 - L’estetica a scuola. Come si costruisce la conoscenza In questo incontro parleremo dell’estetica, del senso e del ruolo dell’estetica nella scuola. Il sentimento della bellezza si presenta a noi con l’emozione. L’emozione ha molto a che vedere con la bellezza. Morin dice che esiste una conoscenza di tipo poetico mistico, che è una conoscenza relazionale connettiva “la ragione si fa silente e diviene una ragione poetica” Esperimento fatto in una scuola dalla professoressa Gramigna  Lettura di brani con approccio impressionista, quindi recitare alcuni brani/poesie, esprimere le proprie emozioni attraverso il canto/disegno/pittura, ed in un secondo tempo fare l’analisi grammaticale  approccio impressionista: partire dalla concezione della bellezza che quel testo ci trasmette per poi arrivare ad una sua destrutturazione  questo perché attiviamo le icone dell’immaginario attraverso le emozioni. Estetica è la capacità di individuare e costruire dei nessi profondi. L’estetica secondo Gregory Bateson è una sensibilità relazionale, ovvero la capacità di cogliere le relazioni tra gli elementi di un fenomeno o di un insieme. Se osserviamo la foto di un bel volto o di una persona che amiamo e poi presi da un raptus tagliamo tutta la foto in pezzi, la foto conterrà sempre la stessa persona ma non ne riconosceremo più la bellezza perché non ne riconosciamo le relazioni/ i significati fra gli elementi che compongono quell’immagine perché sono disordinati e quindi non siamo più in grado di percepire la bellezza di quel volto che un attimo prima ci emozionava. L’estetica non è quindi solo una teoria della bellezza o un’epistemologia della conoscenza che basa la priorità del conoscere sulle informazioni che i sensi ci regalano, ma è anche un’attitudine cognitiva, una capacità di cogliere le relazioni di significato all’interno di un evento, di un oggetto, di un’opera d’arte, etc. L’estetica è una struttura dell’ermeneutica. L’estetica come competenza relazionale, come capacità di cogliere e di costruire relazioni, è uno schema di lettura e di interpretazione del reale, per esempio io riconosco il volto del mio amato prima di tagliare la foto perché riconosco le relazioni e il significato tra gli elementi che compongono l suo volto. L’estetica è quindi una chiave di lettura della realtà e di conseguenza si può dire che l’estetica è una struttura dell’ermeneutica. Se la scuola ha il compito principale di aiutare i giovani a costruire degli strumenti di lettura, di interpretazione, di orientamento nel reale e quindi ha una funzione ermeneutica. Dunque, l’estetica nella scuola ha un ruolo fondamentale. L’estetica ha a che fare con l’immagine e con la metafora, questi sono i suoi elementi fondamentali, l’immagine che può essere anche mentale e non solamente visiva e la metafora. Essi sono i campi d’azione dell’estetica. Sia l’immagine che la metafora sono strutture della conoscenza, cioè sono schemi attraverso i quali noi organizziamo delle informazioni. La metafora organizza delle informazioni e dei saperi che vanno al di là di quello che è il linguaggio prosaico ci racconta perché la metafora allude ad un qualcosa che non c’è e che non dice in modo esplicito e quindi anticipa la conoscenza mistica e poetica di cui parlava Morin. Se immagine e metafora sono i campi d’azione dell’estetica, sono strutture della conoscenza e sono chiavi di interpretazione del reale, allora l’estetica non può che definirsi una struttura dell’ermeneutica. Lezione 4 – Neurobiologia dell’insegnamento Apprendere è la chiave della vita esattamente come lo è della formazione. Le scienze che studiano la vita e quelle che si occupano dell’educazione non possono parlare linguaggi fra loro stranieri. Le caratteristiche salienti di quello che normalmente si definisce. Vita sono le stesse di quelle che definiamo Formazione. L’una e l’altra, per sussistere, si tras-formano, si articolano su di una molteplicità di livelli di organizzazione, entrambe implicano cambiamento che a sua volta richiede un movimento interno. Il movimento interno è determinato dalla reattività nei confronti di stimoli e segnali e dalle successive risposte.

FORMAZIONE  processo che dura tutta la vita e ci consente di acquisire conoscenze mentre facciamo delle esperienze e quindi di rendere più strutturate le nostre strutture cognitive. La formazione contiene dunque l’educazione, cioè tutti quei processi che sono progettualmente mirati a fare acquisire norme di comportamento o conoscenze o apprendimenti di qualsiasi tipo. Per APPRENDIMENTO intendiamo quella magnifica capacità/competenza che ha il nostro cervello di adattarsi all’ambiente cambiando – ovvero tras-formandosi- ma anche cambiando l’ambiente stesso. Cioè l’apprendimento è un processo di tras-formazione che cambia il soggetto mentre cambia l’ambiente. Che cos’è per Piaget lo sviluppo? Per Piaget lo SVILUPPO è una costruzione di strutture che via via si vanno sempre allargando, complicando e rendendo sempre più complesse.  

PRIMO POSTULATO: ogni schema di assimilazione tende ad alimentarsi, cioè a incorporare gli elementi esteriori a lui compatibili con la sua natura. SECONDO POSTULATO: ogni schema di assimilazione è obbligato ad accomodarsi agli elementi che assimila, cioè a modificarsi in funzione della loro particolarità, ma senza perdere la sua continuità.

L’intelligenza organizza il mondo organizzando sé stessa: c’è un continuo scambio reciproco tra la teoria che il bambino si è costruito e l’informazione: costruisce il sistema cognitivo attraverso schemi innati. L’EPISTEMOLOGIA GENETICA: studia il significato della conoscenza e degli strumenti che la mente adopera per passare da livelli di pensiero inferiori ad altri considerati superiori. Tali passaggi hanno una natura storico-psicologico-biologica. La FORMAZIONE è un altro modo di definire la vita: l’una senza l’altra non può esistere. Non possiamo pensare al dipanarsi della vita senza che, sia pure la cellula più elementare, si tras-formi. Le nostre strutture innate – il genoma- nel corso del tempo e a contatto con l’ambiente, hanno imparato ad imparare. Anche l’innato si è evoluto: apprende e si tras-forma. Il DNA ricorda cose successe tanto tempo fa, ma il complesso del DNA e delle proteine nucleari che lo accompagnano e lo avvolgono nella struttura cromosomica in cui si trova, ricorda anche quello che è avvenuto pochi minuti prima o qualche ora prima. Vita e formazione persistono nel cambiamento: la struttura biologica, come quella cognitiva, cambia, mantenendosi simile a sé stessa. Entrambe devono essere continuamente rigenerate attraverso lo sviluppo e la crescita. Sviluppo e crescita portano ad un aumento della complessità individuale, pur conservando un equilibrio che potremo definire strategico. Vita e formazione necessitano di un continuo flusso di informazioni, apprendimenti e cambiamenti. Il fine di questo discorso: l’ottimizzazione degli apprendimenti o dell’efficacia didattica degli insegnamenti. È importante considerare la scuola come un sistema: soggetti in relazione nel sistema scolastico. SISTEMA RELAZIONALE: è l’insieme costituito da una o più unità collegate tra loro in modo che un cambiamento nello stato di una, sarà seguito dal cambiamento nello stato delle altre; tale cambiamento sarà seguito da un nuovo mutamento nell’unità primitivamente modificata e così via. (che si mantiene però fedele alla sua fisionomia) Dal punto di vista etimologico il SISTEMA è ciò che tiene assieme o che è solidale, esso fa leva sull’interdipendenza delle su...


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