Wall Street Crash PDF

Title Wall Street Crash
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

Riassunto del crollo di Wall Street, cause e conseguenze....


Description

ROARING TWENTIES Con l'espressione Roaring Twenties si descrivono gli anni Venti del Novecento negli Stati Uniti che, dopo il primo conflitto mondiale, avevano intrapreso un percorso di industrializzazione in grado di portarli a una superiorità economica nei confronti dell'Europa. In campo industriale andavano grandi meriti a Frederick Taylor, secondo cui il metodo più efficiente e meno costoso per produrre ogni bene era la scomposizione del ciclo produttivo in un alto numero di operazioni elementari, da compiere in un tempo prefissato. Ogni operaio era istruito a svolgere una operazione semplice che necessitava solo gesti programmati. Il culmine di questo processo si era avuto con l'introduzione della prima catena di montaggio nell'impianto di produzione di automobili Ford a Detroit che consentiva di abbassare i tempi di produzione aumentando le quantità prodotte, di cui beneficiavano gli stessi operai. Durante gli anni ruggenti si rafforzò la fiducia nel lavoro svolto con concentrazione, disciplina e particolare attenzione al risparmio di tempo, in modo collaborativo e creativo. Molte famiglie si dotarono dei primi frigoriferi, aspirapolvere e radio. Erano state introdotte le vendite rateali, che facilitavano i consumi di beni durevoli anche da parte di coloro che avevano guadagni sicuri, ma modesti, come le classi basse. Le città americane si ingrandirono con case e grattacieli. Alle donne fu concesso il diritto di voto nel 1920, mentre esse andavano alla ricerca di uno stile di vita più autonomo e spregiudicato, come quello delle flapper girls, le ragazze alla moda degli anni '20 rivoluzionarie in atteggiamenti e pensiero: ascoltavano jazz, ballavano il Charleston, fumavano. Il loro look era caratterizzato da abiti corti decorati con frange, perle al collo, accessori di piume e tacco medio. Le Flapper girls sono il primo effetto visibile dell'emancipazione femminile. Tra esse un'icona è sicuramente Coco Chanel, nata in un ospizio dei poveri e affidata poi alle suore di un orfanotrofio dopo la morte della madre. Probabilmente influenzata dagli anni di vita monacale, creò le sue collezioni, per l’appunto, con il bianco e il nero. Si diffusero in questi anni il jazz e lo swing, suonati e ballati nei locali in cui si vendeva clandestinamente il liquore vietato dal proibizionismo, e il charleston. Il cinema fece passi avanti con l'introduzione del suono e del colore. Si inaugurò dunque l'età del consumismo di massa e della cultura di massa. Gli anni Venti furono anche noti per i provvedimenti contro la produzione e la vendita di alcolici. Questo portò al proibizionismo (che fu poi abolito nel 1933), che non portò ad effetti positivi ma che vide l'affermazione di gangster come l'immigrato italiano Al Capone a capo di organizzazioni criminali che cercavano di aggirare la nuova legislazione. È probabilmente in questi anni che nacque l'espressione Cosa nostra per indicare la struttura dirigenziale delle bande criminali di origine italiana che si radicarono nel Paese. Un'altra organizzazione malavitosa che si diffuse negli anni Venti fu il Ku Klux Klan, un'associazione nata nel Sud degli Stati Uniti per contrastare l'integrazione razziale dopo l'abolizione della schiavitù avvenuta nel 1863. Non si rivolse solo contro i neri, ma anche contro gli immigrati.

WALL STREET CRASH Ma, il periodo di boom che aveva caratterizzato gli anni ruggenti americani non poteva durare per sempre: il 24 Ottobre 1929 la borsa di Wall Street iniziò a subire un enorme crollo, caratterizzato dalla vendita a bassi prezzi delle azioni, considerato quasi catastrofico. Il 29 Ottobre, definito Martedì Nero, la borsa crollò del tutto. Questa crisi sconvolse totalmente il paese americano, che si ritrovò con un alto livello di disoccupazione e con gli scambi commerciali bloccati: non poteva né esportare né importare beni. Il potere d’acquisto, infatti, era diminuito e non riusciva a sostenere i costi delle produzioni industriali. Anche il sistema economico fallì e molte aziende non riuscirono più a pagare i propri dipendenti; iniziarono quindi i vari licenziamenti. Queste conseguenze si ripercossero anche nel resto del mondo, soprattutto in Europa. Le cause di questo evento sono da attribuire sia a problemi interni all’economia statunitense, sia a problemi internazionali: il boom economico ha contribuito a provocare questa grande crisi, poiché si credeva ciecamente che fosse difficile che si verificassero alterazioni in borsa durante un periodo così fertile. Inoltre, il sistema economico statunitense aveva vari difetti e non garantiva una vera protezione nel caso di eventuali imprevisti e crisi. Quando avvenne il crash, le aziende non avevano più sostegno economico e quindi si ritrovarono ad effettuare vari licenziamenti. Inoltre, decisivo fu l'atteggiamento del presidente di allora Herbert Hoover, che non seppe intervenire con prontezza. Riteneva, infatti, che la crisi si sarebbe risolta automaticamente grazie alla forza del sistema capitalistico e alla produzione industriale. Anche la Rivoluzione Russa contribuì a scatenare la Grande Depressione poiché essa prevedeva scambi economici solo nelle aree in cui fosse presente un’influenza marxista-leninista. Ciò portò all’isolamento di alcuni paesi, che non riuscirono a ricevere beni dal grande paese americano. Ma un ruolo fondamentale fu svolto dalla sovrapproduzione: i cittadini arricchiti grazie al boom economico iniziarono ad acquistare beni di massa, di conseguenza le industrie produssero molti più prodotti, credendo che avrebbero venduto tutto. In realtà, la produzione si arrestò e la domanda entrò in caduta. Ma la crisi arrivò ben presto anche nel resto d'Europa. La Germania per esempio arrivò al totale crollo dopo che ricevette l'aiuto degli USA che tentarono di pagare alcuni dei loro debiti così che potessero riprendersi, ma le quattro principali banche tedesche fallirono e, a ruota, anche la Francia, l'Italia e l'Inghilterra si trovarono in difficoltà. Mentre Francia e Inghilterra si aiutarono con le risorse delle colonie, l’Italia aveva già una triste situazione economica priva di rapporti internazionali che quindi alleggerì l’impatto della grande crisi.

NEW DEAL Per risolvere la situazione, il presidente statunitense democratico Roosevelt eletto nel 1932 diede avvio al New Deal. Si trattava di un piano di riforma economica che aveva lo scopo di risollevare il paese dalla crisi. Anche se non risolse del tutto il problema, il paese riuscì comunque a stabilizzarsi. Roosevelt comincia a mettere in atto le indicazioni di Keynes in particolare con la politica del deficit spending, cioè l'aumento controllato del deficit dello stato e il controllo della circolazione della moneta per accrescere la possibilità di acquisto delle masse. Ciò comporta l’avvio una politica di investimenti in opere pubbliche che crearono posti di lavoro nell’amministrazione pubblica; una politica sociale e industriale con una riduzione delle tasse; una politica monetaria e finanziaria che svaluta il dollaro del 40% per favorire le esportazioni e istituisce più severi controlli sul mondo borsistico; una politica agricola che favorisce la riduzione delle superfici coltivate allo scopo di contenere la sovrapproduzione. Roosevelt emanò varie leggi per far fronte a questa situazione: → Glass-Steagall Act; mirava a introdurre misure per prevenire le situazioni di panico bancario separando per esempio l'attività bancaria tradizionale e quella di investimento. In base alla legge, le due attività non poterono più essere esercitate dallo stesso intermediario, realizzandosi così la separazione tra banche commerciali e banche di investimento per evitare che il fallimento di una comportasse il fallimento dell'altra: in questo modo, si impediva, di fatto, che l'economia reale fosse direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari; → Wagner Act; sancì la libertà di organizzazione collettiva, istituì una struttura permanente incaricata di verificare l'effettiva rappresentatività delle organizzazioni sindacali e di correggere ogni attività illecita messa in atto dagli imprenditori nei confronti dei sindacati e dei lavoratori; → Fair Labor Standards Act; che stabiliva un salario minimo, un orario massimo di lavoro e il compenso per gli straordinari; → Social Security Act; che introdusse una indennità di disoccupazione ed una di vecchiaia; → Public Work Administration; volta alla creazione di lavori pubblici in grande quantità in maniera tale che aumentassero i posti di lavoro.

JOHN MAYNARD KEYNES Il New Deal si basò, in buona parte, sulle idee di John Maynard Keynes, uno dei più grandi economisti nato a Cambridge del XX secolo. Keynes fu conosciuto subito dopo la Prima guerra mondiale, quando scrisse il celebre libro su Le conseguenze economiche della pace, in cui dimostrò che il Trattato di Versailles, così com'era stato concepito, avrebbe causato sicuramente nuove tensioni fra gli Stati e avrebbe trascinato di nuovo il mondo in una guerra. Egli infatti, in quanto Ministro del Tesoro, era stato inviato come rappresentante del governo inglese alla Conferenza di pace di Versailles. Egli credeva che fosse esagerato far pagare alla Germania delle cifre

così eccessive, proponendo il pagamento di una cifra simbolica in modo che tutti si lasciassero alle spalle l'esperienza della guerra e fondassero una nuova società basata sullo sviluppo economico. L'opera principale di Keynes è la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta. In questo libro, studiando la Grande depressione, Keynes formula la teoria per cui il reddito nazionale di un Paese sarebbe dato dalla somma di consumi e investimenti. Secondo Keynes, nel caso di “crisi” economiche si deve garantire l'occupazione (e quindi gli stipendi, e quindi la domanda e l'offerta) attraverso manovre di Stato. Keynes fu il primo a sostenere la necessità dell'intervento pubblico, cioè dello Stato, nell' economia, nel caso in cui la “domanda aggregata”, nota anche come domanda effettiva, sia troppo bassa. Quindi, secondo le sue teorie, nel caso di una crisi che mette a terra un paese provocando bassa domanda, disoccupazione, fallimenti industriali, è importante che lo Stato intervenga con politiche monetarie espansive e spese pubbliche in aumento (anche a costo di far scavare ai cittadini delle buche per poi ricoprirle)....


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