1.10 La renovatio carolingia PDF

Title 1.10 La renovatio carolingia
Author Pierluigi Di Baccio
Course Storia dell'arte medievale
Institution Università degli Studi di Firenze
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Sbobinatura lezione del docente....


Description

10. La renovatio carolingia La Torhalle di Lorsch Renovatio imperii è vicenda storico-politica straordinaria a cui corrisponde una produzione artistica non meno eccezionale. È uno di quei casi in cui si possono collegare dei movimenti politici alla nascita di movimenti artistici che vengono ad assumere una strumentalità anche per compattare il rinato impero. Quindi la grandiosa impresa di Carlo ago passa attraverso la rinascita delle rete di monasteri, scriptoria ad essi collegati ed una produzione artistica che come tipico è policentrica (come anche con Ottoniani e Federico II): non c'è una capitale unica dell'arte carolingia, c'è una rete perché anche l'imperatore è in movimento. L'Europa nasce dal rimescolamento di queste carte ed è significativo che gli intellettuali della corte di Carlo Magno vengano da vari parti dell'Europa come: Arquino di York è inglese; Paolo Diacono è Longobardo. Lo stesso è per gli artisti: incentivati i movimenti. Da questo nasce la scintilla dell'emulazione che si intensifica in pochi decenni. Dell'arte Carolingia noi conosciamo le fonti ma l'idea vera ce la facciamo con la miniatura e di altre espressioni come quelle monumentali. Per quanto riguarda le opere monumentali come le Abbazie Carolinge dobbiamo ricostruire in maniera indiziaria qualcosa perduto. La dimensione monumentale in generale è problematica da ricostruire. Uno dei monumenti capitali è la Cappella Palatina ad Aquisgrana ma fortemente restaurata. Abbazia di Lorsch Torhalle (ingresso del recinto abbaziale) arte carolingia (768-774) E' uno dei pochi edifici che possiamo tutt'ora apprezzare. Vera e propria cittadella fortificata,abbaziale. Questa porta non è la porta della cinta muraria del monastero ma è una sorta di arco di trionfo che in asse con la chiesa abbaziale costruisce una cannocchiale documentale (?). Il valore non è solo simbolico ma questa ha absidi scalari che ospitano su due lati le scale per accedere ad una grande sala di udienza dove l'Imperatore o dignitari davano udienza. Quindi funzione di pubblica e politica rappresentanza. Si ricalca l'arco trionfale onorario romano ma come visto c'è distanza dai modelli classici,evidente anche nella semplificazione come i fornici allo stesso livello, anche la vistosa bicromia secondo questi motivi geometrici (losanghe) ed anche le paraste che sono un motivo spezzato e non proseguono la trabeazione: chiara influenza dei mondi barbarici e quindi l'estraneità dal mondo classico. Però l'idea stessa di questi archi inquadrati, inseriti tra le colonne poi trabeate, è un'idea classica che quindi conosce una sua rinascita. SALA DI UDIENZA - presenta resti di pitture stilizzate delle specchiature marmoree, effetto dell'epistilio dei coni bassi delle chiese, cioè le colonne sorreggono una libera trabeazione: quindi una finta architettura che all'interno spalanca l'ambiente e lo trafora verso un dimensione virtuale. Abbazia di Lorsch: raro reperto ricostruito. Sala con con ordine di colonne, con idea di illusionismo: nell'ambito carolingio si riprende l'idea di finte architetture come i modiglioni e già nell'ultima tappa longobarda come nel San Salvatore di Brescia con una seria di modiglione che nasceranno alle fine del 200 con Giotto ad Assisi ecc.. C'è qui un mestiere che viene riacquisto. DECORAZIONI: -intaglio alto-medioevale, quindi piatto, così come i capitelli che sono carolingi e non di spoglio con foglie stilizzate. Questo schiacciamento lo si vede nei capitelli ionici che sono antiplastici e sono disegnati sulla superficie; si vede doppie scanalature. C'è quindi estrosa reinvenzione, intaglio netto, con temi stilizzati, che denuncia l'appartenenza a questo contesto alto-medioevale. Poi vistosa policromia: semplificata, vivace intarsio di due colori. CAPITELLO: intaglio semplificato, anche nel fregio c'è il motivo a perline fusarole ma molto più semplice.

La cappella Palatina ad Aquisgrana Aquisgrana, cappella palatina, finita nel 798 consacrata nell’804 da papa Leone III E' la cappella privata del palazzo di un grande dinasta, in questo caso dell'Imperatore stesso ad Aquisgrana, in Germania ai confini con Olanda. Si inserisce nel complesso del palazzo. Davanti ampio quadri-portico. La cappella è a pianta centrale ottagonale, con cupola e ci richiama il San Vitale a Ravenna: ce lo richiama perché però il tema delle esedre che diramano lo spazio centrale verso l'esterno è azzerato riportando questo trittice ordine con massicce arcate al centro, più aggettanti con

poderosi pilastri angolari in basso con duplice ordine che è rettilineo e non incurvato ad esedre. Il doppio ordine superiore rimanda un po' a quello in San Vitale salvo che le calotte absidali raccordavano le arcate mentre qui c'è elemento, che dal punto di vista dell'ordine classico è inconsulto, cioè ordine superiore che si inserisce dentro l'arco. Nell'ordine classico il capitello è di raccordo ma non si incastra in un segmento di arco, anche per aspetto visivo ed anti-strutturale. La specificità carolingia di questa architettura è da passaggio per la seguente architettura Ottoniana dove questa idea di edificio ottagonale a pianta centrale verrà ripreso con forme massicce, poderose e ad S nelle chiese. Quello che vediamo all'interno della Cappella Palatina è qualcosa di fortemente falsificato che non toglie la grandiosità di questa forte rivisitazione di architetture del VI secolo: decorazione false, sono mosaici 800eschi. Rimangono pulpito bronzeo e porte bronzee. Pianta ottagonale, poi dodecagonale all'esterno con le torri scalari e in raccordo con il quadriportico. Simile a San Vitale a Ravenna. Questa però è una chiesa interna al Palazzo. ELEMENTI ANTICHI RIMASTI: pulpito bronzeo, battenti in bronzo con sue sole protome leonine con specchiature lisce (arte Ottoniana riprenderà tema delle protome leonine). Decorazione fogliacea e richiama Lorsch, molto grafica e schematica. Poi c'è balconata tribuna con cancelli bronzei con decorazioni in fogliame dei reticoli che attesta rinascita della fusione del bronzo che poi avrà seguito nella rinascita Ottoniana. Statua equestre di Carlo Magno, bronzetto Caballus Constantini Parigi, Louvre Statua equestre di Teodorico che viene ripresa a Ravenna da Carlo Magno e portata ad Aquisgrana e ribattezzata come statua di C. Magno. A Louvre c'è bozzetto che riproduce questa perduta statua equestre. La pianta dell’abbazia di San Gallo Abbazie: erano proprio la rete di abbazie e i capitoli di alcune grandi cattedrali come Reims e Metz dei centri di cultura importante. La riorganizzazione ecclesiastica è uno dei più grandi movimenti della rinascita carolingia: c'è un movimento che fa capo a Metz che instaura la vita canonicale, cioè forme di vita comune dei canonici delle Cattedrali. E poi potenziamento di grandi Abbazia: vanno viste come piccole città autonome come Montecassino, San Vincenzo al Volturno con nell'Italia meridionale e di una di queste di conserva un documento straordinario con piantina dell'Abbazia: Abbazia di San Gallo (Svizzera) - plastico ricostruttivo - pianta dell’820 c. conservata presso la Stiftbiliothek dell’abbazia C'è chi diceva che il documento pergamenaceo fosse un paradigma dell'Abbazia, poi invece si è capito che fosse proprio ciò che documentava la pianta dell'Abbazia di San Gallo. Grazie ai titoli che descrivono la funzione di tutti i locali abbiamo una documentazione dettagliata di quello che doveva essere un complesso che era articolato con padiglioni, strutture ed opifici per garantire l'autonomia ed aveva come cuore la Grande Basilica; si vedono le due torri scalari che permettevano di accedere ad una galleria o matroneo. In pianta non è documentato ma grazie alla presenza delle torri scalare possiamo evincere che ci fosse una tribuna superiore probabilmente sopra le navate più laterali. PIANTA - c'erano spazi fortemente suddivisi e gerarchizzati. Intanto c'è aspetto del doppio orientamento: ad oriente c'è altare maggiore dedicato a San Gallo ma invece della facciata, a fianco delle torri scalari, c'è altra abside più grande con doppio deambulatorio interno, che quindi ha funzione di endonartece, che circonda un'abside occidentale dove c'è altare di San Pietro. Tra i due poli si svolgono nelle tre navate una seria di recinzioni che costruiscono delle parti della chiesa. Anche le navate laterali sono delle sequenze di cappelle laterali con tutti gli altari orientati ad oriente che è il lato alto (con altare maggiore). Il cuore è l'altare della Santa Croce: c'è grande croce. È importante perché a partire dall'età carolingia abbiamo documentate delle croci monumentali. Abbiamo per esempio quella di Gelo a Bologna di età successiva, Ottoniana e vengono realizzare in strutture lignee e materiali preziose e poi la croce dipinta. Il concetto è quello della crux de medio ecclesiae cioè il sacrifico di Cristo è il baricentro su cui tutto è strutturato. Dall'altro lato c'è fonte battesimale ed il pulpito; in maniera simmetrica sono organizzati questi due fuochi del momento liturgico. Il fonte battesimale è sempre nella parte iniziale della chiesa: dopo il Vaticano II sono stati fatti anche presso l'altare maggiore rivoluzionando una visione millenaria in quanto se sta all'inizio è per

mettere in scena un percorso che parte dal fedele che inizia con il battesimo per avvicinarsi alla comunione e quindi all'altare maggiore. Qui c'è quindi fonte battesimale e in mezzo l'altare di San Giovanni battista, poi setto, altare della croce, altro setto, poi l'ambone che sta al centro come in Hagia Sophia a Costantinopoli poi si affermerà che deve stare verso settentrione perché si predice contro il Nord che è la regione del male e quindi l'oriente ha valenza positiva. Dopo ambone c'è il coro che corrisponde all'altro coro minore, perché anche negli ordini monastici ci sono i novizi e quindi cori diversi per gerarchia. Dopodiché vediamo delle scale per farci capire che l'altare maggiore era evidenziato in quanto più alto, e dietro c'era l'altare di San Paolo. L’abbazia di Corvey e il Westwerk Abbazia benedettina di Corvey (Sassonia) consacrata nel 844 - WESTWERK (corpo occidentale) con due torri (873-885) Altra architettura carolingia. Siamo sempre in Germania. Vediamo le piante di ricostruzione: rimane il corpo Occidentale che in tedesco si chiama “Westwerk”: 'werk' in tedesco lo traduciamo come 'corpo'. La facciata assume valenza simbolica e cerimoniale perché come si vede c'è un sistema di volte basse su cui si ricava una tribuna alta e luminosa da dove le autorità (anche dignitari politici) assistono alla messa, una sorta di palco imperiale. Tutta l'architettura Ottoniana sarà segnata profondamente dall'ipertrofia di questi corpi occidentali. Queste sono quasi chiese doppie, con doppio orientamento: due grandi poli con abside e corpo occidentale presso la facciata, il portico basso con alternanza colonne e pilastri con capitelli dall'intaglio semplificato. Carlo Magno a Roma e l’avvio della miniatura carolingia Altro monumento che fa parte di un centro che fa parte comunque dell'ecumene Carolingia, anche se se ne differenzia molto, che è Roma. La vittoria di Carlo Magno vince grazie all'alleanza con Papa: tutto nasce dal timore del papa di essere sopraffatto dal regno Longobardo e li l'alleanza col lontano Re franco è strategica per garantire al papato di Roma una sufficiente autonomia politica. E' una vera e propria alleanza quella che viene stretta. Carlo Magno scende a Roma e la seconda volta torna da Leone III. In quella occasione si collega questo: Triclinio di papa Leone III Disegno (San Pietro consegna il palio a papa Leone III e l’orifiamma a re Carlo) e ricostruzione del catino absidale con Cristo fra gli apostoli Roma, palazzo di San Giovanni in Laterano Triclinio Lateranense: il triclinio è dove si mangia. Questo grande salone aveva valore di sala di udienza, ricevimento. Attualmente non c'è più, in piazza c'è riprodotto l'arco trionfale ma con mosaici di rifacimento. Triclinio aveva un abside con Cristo tra gli Apostoli. Nel piedritto dell'arco c'erano dei mosaici raffiguravano San Pietro che consegna la stola al pontefice, Leone III, e l'orifiamma (bandiera vermiglia cosparsa di stelle o di fiamme d'oro e terminante in due o tre punte) a Carlo Magno: quindi anche il potere secolare viene da Dio, attraverso Pietro e quindi l'investitura indirettamente avviene attraverso il papato. Attraverso queste allegorie passano dei concetti politi importanti: papato è un potere secolare e l'imperatore è come se idealmente si sottomettesse a lui, ricevendo l'investitura. Da notare i nimbi dei viventi che sono quadrati: lo sono per personaggi grandi non ancora morti. Vangeli di Godescalco (c.783), Maiestas Domini e Fontana della Vita (parigi, Bibliothèque Nationale) Nel 783, con Adriano I, c'è omaggio di un vangelo che è incorniciato da questo personaggio importa per la cancelleria di Carlo Magno cioè Godescalco, per cui viene chiamato il Vangelo di Godescalco. Però la destinazione è l'imperatore: omaggiato da Godescalco per Carlo Magno. Per cui è un codice, almeno in parte, purpureo: volontà programmatica di recuperare e superare il filtro di due secoli e riagganciarsi all'ultimo tempo imperiale con codici purpurei (codex purpureus). Questa pagina è tinta, purpurea. Le scritte sono completamente vergate in oro: abbondanza doratura. Vediamo una pagina con la fontana della vita (incipit del Vangelo). Importanza esperienza della miniatura irlandese: lettere ingigantite, brulicante di tratti linearistici, discendono dalla miniatura irlandese che viene disciplinata da quelle fantasie in organizzazione regolare, geometrica che va insieme con imitazione di modelli tardo antichi di V e VI secolo e forse anche già bizantini. Più che bizantini c'è aspetto bizantineggiante: non del tutto come si vede dall'espressività

immediata della figura in quanto è legata appunto ai modelli protobizantini di V e VI secolo. Infatti vediamo un Cristo imberbe (iconogrfia paleocristiana), in Maestà benedicente, il trono con grande cuscino, pulvinare (elementi che si perpetuano nell'arte bizantina fino alla nostra pittura del 200). Però da notare lo scarto rispetto ai modelli: decorativismo quasi fauves che riempe gli interstizi di fluorescenze; anche elementi che appaiono naturalistici come il muro di fondo, in quanto è dipinto in maniera assonometrica con luci ed ombre che dà effetto di superfici lisce: c'è consapevolezza di ciò non è una trovata decorativa ritrovata da qualche modello antico; è intarsiata da questi motivi che si compongono in un mosaico bidimensionale. La freschezza che vibra si vede dal modo di ombreggiare le carni con ombre rossastre e dal modo di marcare il volto o nella Fontana della Vita la freschezza della raffigurazione animalistica che presuppone modelli che probabilmente vengono semplificati. Questo è il momento iniziale della miniatura Carolingia. Abbiamo sopravvivenza importante dei manoscritti che permettono di individuare diverse stagioni dell'arte carolingia. Partendo da questo momento del 783 fino a metà del IX secolo (perché poi l'impero Carolingio entra rapidamente in crisi) noi possiamo seguire 4-5 tappe dell'evoluzione. Importante ricordare che questo Vangelo di Godescalco è il momento aurorale della miniatura carolingia. Lezionario di Eginone Berlino, Staatsbibliothek, da Verona Sant’Ambrogio (fine sec. VIII) Libro di letture per la messa che viene commissionato dal Vescovo di Verona, Eginone. Si pensa fosse anche scrittorio di un locale veronese perché questi modelli figurativi girano in questa rete di personaggi in movimento in tutta Europa, e anche qui in maniera analoga vediamo qualcosa di simile. Il vangelo di Godescalco potrebbe essere miniato a Roma stessa e non in uno dei centri di produzione carolingia. Questo presenta in piena pagina gli evangelisti sotto delle nicchie che sono stilizzate ma l'idea stessa di mettere queste grandi valve dentro alle colonne come fossero ciborio, nei pennacchi gli uccelli: c'è un'idea aulica. Quando vediamo l'intreccio delle fettucce (qui c'è sia oro che argento e poi colore) è chiaro che la crisi barbarica e la miniatura irlandese non sono passate invano. Valori espressivi nuovi: immediatezza e freschezza. L'arte bizantina in questo preciso momento viveva la crisi dell'iconografia ma di li a poco ci sarà la rinascita macedone, nella seconda metà del IX secolo, con opere di tecnica molto raffinata e lavorata, e questi sembreranno più poveri anche tecnicamente. Ma la loro forza è la verità espressiva dei gesti: Sant'Ambrogio tiene boccetta del color, calamo con cui è chino sul libro e i volti hanno una loro tenerezza espressiva. Omelie di San Gregorio (dall’abbazia di Nonantola) Maiestas Domini (Rex Regum) Sec. IX Vercelli, Biblioteca Capitolare Anche qui modello bizantineggiante con trono gemmato, un tentativo di rendere la terza dimensione come sempre nell'ambito carolingio non è mai a resa dello spazio razionale ma ci si cimenta. La figura non si raccorda organicamente a questo aggetto tridimensionale del trono. Rispetto alla solennità aulica della maiestas bizantina colpisce la gestualità un po' sperticata, la simmetria, elementi scomposti che rendono più immediata la raffigurazione. Apollo medico in Isidoro da Siviglia, Etymologiae Vercelli, Biblioteca capitolare (dall’abbazia di Nonantola) inizio del sec. IX Ripresa di iconografia classica di Apollo medico che ha le vesti di un imperatore o comuqnue di un dignitario bizantino ed il nimbo del vivente perché non può essere comparato ad un santo ma gli si dà una certa importanza. Vangeli di Saint Medard di Soissons (c.790) e Vangeli di Godescalco (c.783) - Fontana della Vita (Parigi, Bibliothèque Nationale) La pagina della Fontana della Vita di Godescalco la vediamo a confronto con miniatura poco più tarda che già ci attesta una seconda stagione, un balzo in avanti. Da decenni a decenni ci sono balzi: sono anni di forte impegno e ricerca e questo lo attesa in maniera lampante. C'è lo stesso soggetto nei Vangeli di Saint Medard di Soissons: la SECONDA STAGIONE è detta dei “Vangeli dell'Ada” e questo ne fa parte, anzi è il capolavoro. A monte nelle due miniature c'è un archetipo comune da cui entrambe derivano con un tipo di lettura diverso: noi immaginiamo un prototipo di V e VI secolo con una raffigurazione di un edicola ottagonale con l'acqua,

gli animali che vi si abbeverano e una specie di pagoda che la sovrasta. Ottagonale perché sono 8 colonne, anche se viene scorciato: intatto nella nuova c'è l'acqua scorciata. Nella prima ci sono le 8 colonne, di cui 4 in ombra come in quelle di Soissons, ma con l'assenza di questo barlume di scorcio tridimensionale. Il prototipo non lo conosciamo ma lo ipotizziamo: chiaramente non è il miniatore di Soissons che riprende Godescalco e dà un senso a questo incastro di colonne, ma anzi lo si può spiegare solo con una copia di un prototipo comune dove la resa dello spazio era più convincente. Del resto la resa dello spazio a Soissons è ampliata anche dall'esedra in fondo che forse c'era anche nel prototipo che il miniatore di Godescalco aveva semplificato. Sono effetti molto vistosi con luci ed ombra, esedra concava che gioca con la copertura, effetti ritmici decorativi splendenti, ed inoltre cromatismi stupendi con rosa e turchesi che già conoscevamo nel Virgilio Vaticano del V secolo. Incorniciatura: varietà di temi tra cui nastri iridati con squame cromatiche, già imitati in Godescalco ma qua con effetti di lucentezza quasi cangiante più sofisticati. Poi a livello più elaborato sta nei cammei che danno un tono antiquario alla raffigurazione. Resa animali: si fa strada quello che sarà l'espressionismo dell'arte carolingia; nel profilo degli animali vediamo che è tutto nervosamente sommosso, in maniera espressiva per dare un fremito di vita, di vita e di movimento. Si arriverà per gradi alla scuola di Reims. Vangelo di Saint Medard di Soissons (c.790) Visione dell’Agnello mistico e Tetramorfo (Parigi, Bibliothèque Nationale) Altra pagina spettacolare del Vangelo di Saint Medard di Soissons dove si mette in scena l'Agnello mistico in cima ed il Tetramorfo (motivo iconografico d'origine orientale, frequente nell'arte bizantina, raffigurante l'insieme dei simboli dei quattro evangelisti, in cui sono riprodotti i capi nimbati dell'Aquila (s. Giovanni), del Leone (s. Marco), del Toro (s. Luca) e dell'Angelo (s. Matteo), fa...


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