Miniatura carolingia PDF

Title Miniatura carolingia
Author Eleonora Famà
Course Storia dell'arte medievale
Institution Università degli Studi di Messina
Pages 20
File Size 16.8 MB
File Type PDF
Total Downloads 31
Total Views 128

Summary

miniatura carolingia da prima di Carlo Magno a Carlo il Calvo e oreficeria Carolingia...


Description

Miniatura carolingia La miniatura carolingia fu una delle più importanti manifestazioni della cosiddetta Rinascenza carolingia; riguarda la produzione libraria miniata degli scriptoria annessi ai palazzi imperiali e ai centri monastici fondati da Carlo Magno, nel periodo compreso tra l'VIII e il IX secolo, quando si interruppe la produzione in stile insulare, che aveva precedentemente dominato l'arte miniatoria, per tornare ai modelli dell'antichità. Anche la scrittura venne riformata e resa più leggibile, con caratteri ben distanziati e ordinati, come nella minuscola carolina. Nel panorama dell'arte carolingia la miniatura fu una delle arti verso cui maggiormente agì la spinta alla renovatio. Il libro rivestì un'importanza fondamentale nell'organizzazione dell'Impero, essendo veicolo delle leggi scritte e del recupero del sapere antico. Per questo gli imperatori stessi furono grandi committenti di opere librarie, insieme ai personaggi ecclesiastici e laici variamente legati alla corte. Il libro era un oggetto di lusso, la cui produzione richiedeva molto lavoro e materiali costosi. Tutti i manoscritti carolingi furono scritti su pergamena, poiché la carta, più economica, non giunse in Europa che alla fine del XIII secolo. Le opere più rappresentative, come l'Evangeliario di Godescalco, l'Evangeliario di San Medardo di Soissons, l'Evangeliario dell'Incoronazione o l'Evangeliario di Lorsch, furono scritte con inchiostro d'oro o d'argento su pergamena tinta di porpora. Le miniature venivano eseguite a gouache, raramente tramite disegno al tratto. Le coperte di questi oggetti erano costituite da placche d'oro o d'avorio, fissate con legature in oro, decorate con pietre preziose. La posizione di Carlo Magno e della sua corte nei riguardi del problema costituito dalle lotte iconoclaste era descritta nei Libri Carolini; si trattava di una posizione di compromesso che pur non accettando le posizioni degli iconoduli assegnava all'immagine un compito educativo. Col tempo le rigidità iniziali andarono allentandosi. L'immagine del Cristo in trono, rappresentata solo raramente all'inizio dell'epoca carolingia, divenne a partire dalla metà del IX secolo un motivo centrale negli evangeliari e nelle Bibbie di Tours[9] entrando a far parte, insieme alle tipiche figure degli evangelisti, di un ciclo iconografico stabile. Nell'Evangeliario di Godescalco apparve per la prima volta il motivo della fontana della giovinezza, ripreso in seguito nell'Evangeliario di Saint-Médard de Soissons. Tema iconografico nuovo era anche l'agnello sacrificale. Con Ludovico il Pio anche il ritratto dell'imperatore divenne tema ricorrente nei manoscritti di Tours. Nell'ambito della ripresa dell'eredità romana come elemento di legittimazione della regalità, questo motivo acquisì un'importanza particolare. Confrontando queste immagini con la letteratura contemporanea, ad esempio la Vita et gesta Caroli Magni di Eginardo, se ne comprende la natura tipologica, nello stile dei ritratti imperiali romani.[10] Il carattere sacrale della dignità imperiale poteva essere variamente sottolineato, ad esempio facendo apparire la mano di Dio al di sopra dell'imperatore stesso, ma l'immagine più significativa sotto questo aspetto è il ritratto di Ludovico il Pio con aureola e croce che illustra il Liber de laudibus Sanctae Crucis di Rabano Mauro. La miniatura nell'epoca di Carlo Magno Si distingue in primo luogo la scuola di corte, alla quale si collega il gruppo di opere chiamate convenzionalmente gruppo di Ada prodotte in uno scriptorium palatino di incerta ubicazione. I primi manoscritti della scuola si mostrano ancora legati allo stile della miniatura insulare, nei contorni marcati e nelle architetture che incorniciano figure piatte e rigidamente solenni.[15] Dallo

stile del gruppo di Ada si allontana un altro gruppo di codici, caratterizzato invece da un deciso recupero della pittura ellenistica, formato dai Vangeli dell'Incoronazione, dai Vangeli di Aquisgrana, e dall'Evangeliario di Xanten.[16] A partire da queste si svilupparono in seguito altre scuole legate ai diversi scriptoria annessi ai monasteri di Reims, Metz e Tours. Il loro stile dipendeva dalla tradizione dello scriptorium stesso, dal contenuto e dalla qualità della biblioteca annessa e dalla personalità del mecenate. Il gruppo di Ada o scuola di corte Il gruppo di Ada è un gruppo di codici miniati riuniti dagli studiosi Janitschek e Menzel nel 1889[16] sotto il nome della committente di un evangeliario conservato a Treviri (Evangeliario di Ada). L'opera più antica del gruppo è l'Evangeliario di Godescalco commissionato da Carlo Magno in occasione del battesimo di Pipino, figlio di Carlo, avvenuto a Roma nel 781. Nel codice purpureo, con testo a inchiostro d'oro e d'argento, le miniature a piena pagina (il Cristo in gloria, i quattro evangelisti e la fontana della giovinezza) sono già di ispirazione ravennate, mentre la grande pagina iniziale, le lettere iniziali ornate e una parte della decorazione sono in stile insulare.[15] In seguito la scuola si impadronì di un maggiore naturalismo e senso della plasticità di cui sono esempio l'Evangeliario aureo di Harley (Londra, British Library, Harley Ms. 2788), l'Evangeliario di Ada datato al 790 circa (Stadtbibliothek di Treviri) e l'Evangeliario di Lorsch, dell'810. Questi evangeliari, tutti datati tra VIII e IX secolo, mostrano, pur mantenendo il tipico stile lineare delle origini, un aulico stile bizantino nella rinnovata attenzione alla precisa elaborazione delle forme, con alcune influenze tipicamente occidentali, quali è possibile leggere nelle finte architetture di sfondo o nell'uso di cornici composte da archi e colonne, evidente richiamo agli avori paleocristiani del IV – V secolo.[15] Al gruppo di Ada appartengono ancora il Salterio di Dagulfo, l'Evangeliario di Saint-Riquier e l'Evangeliario di Saint-Médard de Soissons. La scuola di corte sembra essersi dispersa dopo la morte di Carlo Magno lasciando di sé scarse tracce nella miniatura dei decenni seguenti.[17] Se ne trovano nell'Abbazia di Fulda, a Magonza a Salisburgo e nei dintorni di Saint-Denis. •

Gruppo “di Ada”. Comprende: i vangeli omonimi, quelli dell’Abbazia di Saint Medard a Soissons (Piccardia) e quelli dell’Abbazia di Lorsh (Assia). Sono prodotti da uno scriptorium palatino (forse Aquisgrana o Treviri).

Evangeliario di Godescalco L'Evangeliario di Godescalco fu commissionato da Carlo Magno e sua moglie Ildegarda a Godescalco ultimus famulus di Carlo. Grazie ai riferimenti a una visita a Roma e al battesimo di Pipino, figlio di Carlo, possiamo datare l'opera, ora conservata alla Bibliothèque nationale de France (Parigi, codice del manoscritto Ms. Lat. 1203), all'anno 781. L'Evangelistario, preceduto da lunga dedica in poesia in cui Carlo viene definito providus et sapiens, studiosus in arte librorum, è scritto in inchiostro color oro e argento su pergamena tinta di porpora e presenta iniziali decorate e sei grandiose raffigurazioni a tutta pagina, poste all'inizio del libro: i quattro evangelisti, il Cristo in trono e la fontana della vita, quest'ultima motivo forse in riferimento al battesimo di Pipino.

La fontana, organizzata come un tempietto a pianta centrale e ottastilo, si articola su due livelli separati dal listello della cornice inferiore. Le colonne anteriori sono caratterizzate con basi dorate e capitelli corinzi, mentre quelle posteriori, un tempo argentate, sono semplicemente scanalate. Il tetto a cono con acroterio a palmette è coronato da una grande croce greca. All'interno è la piscina rossa realizzata con blocchetti posti come opus reticulatum. Tutt'intorno senza alcun riferimento prospettico, una grande varietà di animali, tra cui un cervo e due pavoni. Il testo che sovrasta l'illustrazione: In vigilia natalis, rimanda alla pericope della vigilia di Natale, che inizia con Matteo 1, 18, In illo tempore, nella pagina di fronte. L'Evangelistario è uno dei migliori esempi dei primi sviluppi dell'arte della miniatura in epoca carolingia. Vi coesistono infatti grandi miniature a piena pagina, di ispirazione bizantina e ravennate, e grandi iniziali tipiche dell'innovativo stile dell'abbazia di Corbie. In queste periodo l'uso di elementi antichi fu piuttosto superficiale e legata a motivi decorativi o calligrafici.

Fontana della Vangelo della di Natale:

vita e Vigilia

evidente dal bue

Si osservi il San Luca dall’Evangeliario di Godescalco , di epoca carolingia. La miniatura accosta caratteristiche medio-orientali (bizantine) nei tratti delle figure, a caratteri decorativi tipici delle composizioni nordiche e insulari. Ne deriva un’interessante interazione di indizi tridimensionali e bidimensionali: si noti ad esempio il sovrapporsi della figura dell’evangelista (inserito nello spazio al di là della cornice) all’iscrizione nella parte alta, che è invece presumibilmente sullo stesso piano della cornice.

Evangeliario di Ada L'Evangeliario di Ada, è un manoscritto carolingio redatto tra la fine dell'VIII secolo e l'inizio del IX. Conservato alla Stadtbibliothek di Treviri, ha preso il nome dalla sorella del sovrano Carlo Magno: Ada, citata in una poesia: Ada Ancilla Dei inserita nel manoscritto intorno al 1200. L'opera, realizzata dallo scriptorium della corte carolingia ad Aquisgrana, venne redatta in due successivi momenti: prima del 785 con decorate solo le cartaglorie e un'iniziale e nell'800 circa, quando fu realizzata la seconda parte con le figure degli evangelisti, ispirati a modelli antichi.

Imagginde dell'Evangelista Matteo L'evangelista Luca è incorniciato da un'architettura con imponenti colonne policrome a capitelli a foglie blu che sorreggono un arco a tutto sesto con i cammei antichi, al centro del quale campeggia l'immagine di un bue, simbolo di Luca. Questo, assiso su un trono ricoperto di gemme e sistemato in posizione leggermente obliqua, indossa una tunica blu foderata d'oro e un'ampia toga di colore rosso-marrone appoggiata sulla spalla sinistra. La testa dell'evangelista sembra sporgere in avanti rispetto al riflesso argenteo del nimbo, la mano destra con la penna è sollevata mentre sulla coscia poggia il libro aperto ancora bianco. L'Evangelista Matteo è anch'egli incorniciato da un'architettura con imponenti colonne di alabastro verde sormontate da capitelli a foglie rosse che sorreggono un arco a tutto sesto al centro del quale campeggia la figura di uomo alato, simbolo dell'evangelista. Matteo indossa una tunica azzurra con un'ampia toga di colore rosa-violetto. È assiso su un edificio e con la mano sinistra tiene aperto un libro ancora bianco, poggiato su un'altra colonna, e sul quale poggia la sua mano destra che impugna una penna.

Le immagini dell’Evangeliario detto di Ada: La figurazione è qui più astratta cromaticamente. Si ritrova l’arco con le colonne a delimitare lo spazio della scena, mentre scompare la cornice decorativa esterna; in tal modo colonne e arco assumono allo stesso tempo le funzioni di delimitazione dello spazio architettonico e delimitazione del campo cromatico. A tale essenzializzazione corrisponde un arricchimento dello spazio del fondale dietro la figura: compaiono indizi architettonici, che non raggiungono peraltro autonomia tridimensionale, essendo sostanzialmente subordinati alla figura centrale. Si può osservare nel San Matteo la deformazione estrema del sedile, in tensione tra una base presentata frontalmente e una zona superiore obliqua, evidenza del tentativo di conciliare il legarsi della base alla linea di terra (definita dai basamenti delle colonne), con una maggiore libertà nella definizione di uno scorcio obliquo nella parte superiore: se la base del sedile fosse stata presentata obliquamente non avrebbe infatti trovato uno spazio plausibile sufficiente in cui inserirsi; ciò è stato invece possibile per il leggìo, oggetto di più ridotte dimensioni.

810 ca. Vangeli di Saint Médard a Soissons (Parigi, Bibl. Nat.) Un’importante presenza di architetture caratterizza le immagini dei Vangeli di Saint-Medard . Nella prima si nota una serie di elementi in primo piano (le colonne e ciò che vi sta sopra) e uno spazio in profondità, ove compare un edificio apparentemente dotato di significativi indizi volumetrici. Gli elementi in primo piano costituiscono una elaborazione topologico-iconografica della facciata di un tempio classico: sopra le colonne è posto il frontone, con le metope raffiguranti gli attributi degli evangelisti; al di sopra, il timpano, deformato rettangolarmente, accoglie al suo interno lo spazio mistico delle figure, con in sommità l’Agnello. Il timpano, in realtà, è più cornice bidimensionale che elemento architettonico. E anche il fondale presenta comunque ambiguità tridimensionali. Ma è la complessità dell’integrazione di temi classici in una struttura medioevale a essere risolta in maniera ambigua: ciò denota la difficoltà di elaborazione di codici figurativi unitari, tentando un’attualizzazione al Medio evo dell’eredità stilistica dell’antichità. Più coerente in tal senso appare la seconda immagine , ove alla - relativamente - ben definita volumetria della fontana e degli

edifici sul fondo, si oppone una decisa cornice bidimensionale che produce un efficace effetto finestra sulla scena. Negli stessi Evangeli, i ritratti degli evangelisti (ad esempio San Marco) ripresentano la cornice decorativa, che funge da base al piano delle colonne e chiude superiormente lo spazio definito all’esterno dell’arco. Si può notare la contrapposizione tra la tridimensionalità del sedile, definita dallo scorcio (attuato qui completamente, a partire dalla base) e la bidimensionalità di elementi come la colonna del leggìo, ricondotta alla stessa tipologia di geometria delle colonne ai lati.

Evangeliario di Lorsch L'Evangeliario di Lorsch (Codex Aureus di Lorsch) è un vangelo miniato redatto tra il 778 e l'820 ed è tra i capolavori della miniatura carolingia. È conservato in parte presso la Biblioteca apostolica vaticana (vangeli secondo Luca e secondo Giovanni oltre alla copertina posteriore in avorio, Pal. lat. 50) il resto dei testo è ad Alba Iulia, in Romania (Biblioteca Documenta Batthyaneum, s.n.) mentre i piatto anteriore della copertina è a Londra (Victoria & Albert). La prima localizzazione nota è l'Abbazia di Lorsch, dove figurò in un catalogo redatto sotto l'Abate Adelungo come Evangelium scriptum cum auro pictum habens tabulas eburneas. Il nome di Codex Aureus deriva appunto dalla presenza di lettere in inchiostro dorato. Creato, se non per Carlo Magno stesso, per un'alta committenza vicina alla sua corte, le sue miniature mostrano un aulico stile bizantino con alcune influenze tipicamente occidentali, come le finte architetture di sfondo o l'uso di incorniciature composte da archi e colonne, tipiche della scultura tardo-antica in Italia. Vi si trovano anche echi di motivi presenti quegli oggetti preziosi scambiati come dono tra la corte imperiale, Roma e Bisanzio (ma anche dei saccheggi dei popoli vinti), quali cammei, monete, oreficerie e stoffe, segno di un'arte dove convergevano stimoli anche molto differenti. Notevole è anche la copertina in avorio scolpito risalente allo stesso periodo. Alcune note apposte su una pagina del Codex Aureus ricordano come un nobile anglosassone Ealdorman Aelfred e sua moglie abbiano riscattato il codex caduto in mano dei Vichinghi forse dopo l’attacco a Canterbury del 851.

Il manoscritto originariamente consisteva di 239 pergamene folia di (corrente) 375 x 270 mm. La parte a (Alba Iulia) ha ora 111 folia e ogni volta 2 risguardie davanti e dietro. La parte b (Roma) ha 128 fogli con 2 risguardi anteriori. La parte a è stata fornita con i numeri di pagina nel XVIII secolo, in seguito è stata anche lamina. La parte b è foliata come I, 1-13, 13bis, 14-124, 124a e 124b. Il testo è stato scritto in formato uncial scrivendo in due colonne di 31 righe e il blocco di testo misura 270 x 175 mm. Il Capitulare Evangeliorum, il retro nella parte b (ff. 116r-124bv) era scritto in a Minuscolo carolingio. Le iscrizioni e incipit di solito erano scritti in uno capitalis quadrata ea volte in uno capitalis rustica, molto raramente in onciale. Le spiegazioni (le ultime parole di un testo o di una parte importante del testo) erano scritte in maiuscolo, talvolta in rosso. Nel tabelle canon capitalis rustica è stato utilizzato. L'inchiostro dorato veniva solitamente utilizzato per la scrittura. Le pagine di testo, ad eccezione del Capitulare evangeliorum, erano decorate con una cornice colorata attorno al blocco di testo, che è decorata con motivi vegetali o geometrici, talvolta zoomorfi. In alcune pagine i bordi sono solo rigati o marmorizzati. Sono incorniciati con cornici in oro e argento. Nelle tabelle canoniche della parte a le tabelle effettive sono divise da sottili colonne. Sulle colonne più esterne poggia un arco a tutto sesto decorato con uccelli o motivi floreali negli angoli del piano. Tutte le colonne sono interconnesse con piccoli archi a tutto sesto con sopra una vignetta del titolo, indossata o meno da un angelo. Anche lo spazio tra la vignetta e gli archi era solitamente decorato con lavori di rango. A volte ci sono due angeli che sostengono la vignetta in basso a sinistra e a destra. Il manoscritto contiene 4 ritratti di evangelisti, Matteo (p. 26) e Marcus (p. 148) nelle parti a e Lucas (f. 7v) e Johannes (f.70v) nella parte b. I ritratti hanno tutti la stessa struttura: l'evangelista è seduto su un trono tra due colonne sormontate da un arco a tutto sesto. Nell'arco, il simbolo è preso dal tetramorfo ritratto per l'evangelista. Gli angoli del piano sono decorati con viticci floreali. Inoltre, il libro ne contiene uno in più Majestas Domini (p36) e una pagina incipit splendidamente decorata per il Liber generationis (l'albero genealogico di Cristo) all'inizio del Vangelo di Matteo. Oltre all'immagine di Matteo, troviamo a pagina 26 un'altra miniatura che illustra gli antenati di Cristo. Il Majestas Domini, raffigurato in cima all'articolo, è un buon esempio del fatto che l'artista o gli artisti non hanno sempre seguito servilmente gli esempi bizantini. La decorazione del bordo è in oro e mostra motivi geometrici formati da perle. Nella cornice interna vediamo, oltre alle parti dai colori vivaci, il vimini Insular negli angoli. Al centro vediamo Cristo seduto sul suo trono nel cerchio d'oro del cielo. Il tetramorfo segna i punti finali della croce e nel cerchio celeste vediamo gli angeli che adorano Dio.

Anche la miniatura nell'elenco degli antenati di Cristo è abbastanza non convenzionale. Mostra quattro immagini: un Cristo in trono al centro e poi tre immagini, ciascuna con quattordici persone che indicano o salutano Cristo. Probabilmente questa è un'illustrazione letterale dell'argomento del Vangelo di Matteo in cui si diceva che Matteo aveva scritto tre volte quattordici generazioni. Le figure più grandi sono raffigurate in busto Abramo, Re Davide e Jehoiachin.

tavole dei canoni e Coperta del Vangelo di

Lorsch Albert Museum

Musei Vaticani e Londra, Victoria &



Gruppo “dei vangeli dell’Incoronazione”: Comprende: i vangeli omonimi, quelli di Aquisgrana e di Bruxelles. Si datano all’età di Ludovico il Pio. Il secondo gruppo di manoscritti, chiaramente distinto dal gruppo di Ada nel chiaro riferimento alla tradizione ellenistica, venne riunito per affinità stilistica intorno all'Evangeliario dell'Incoronazione. Lo stile impressionistico di questi manoscritti non ha precedenti nell'Europa del nord e per il naturale virtuosismo con il quale furono riprodotte le forme dei modelli greco-ellenistici si ipotizza l'apporto diretto di artisti bizantini o di provenienza italiana. Le monumentali figure degli evangelisti, sapientemente modellate, sono rappresentate nella posizione dei filosofi antichi, entro sfondi paesaggistici aerei e luminosi. Nell'età di Carlo Magno il gruppo dell'Evangeliario dell'Incoronazione non ebbe vasto seguito e rimase piuttosto all'ombra della scuola di corte.[18] In seguito alla morte di Carlo Magno questa corrente neoellenistica venne ripresa dallo scriptorium di Hautvillers fondato dal vescovo Ebbone, consigliere di Ludovico il Pio, nei pressi di Reims; ...


Similar Free PDFs