114. Federico Cantini PDF

Title 114. Federico Cantini
Author Claudia Pampana
Course Archeologia Medievale
Institution Università di Pisa
Pages 37
File Size 1.4 MB
File Type PDF
Total Downloads 37
Total Views 149

Summary

Download 114. Federico Cantini PDF


Description

Seminari internazionali del Centro interuniversitario per la storia e l’archeologia dell’alto medioevo

VII

Comitato scientifico: Giovanna Bianchi, Salvatore Cosentino, Stefano Gasparri, Sauro Gelichi, Maria Cristina La Rocca, Tiziana Lazzari, Vito Loré, Alessandra Molinari

© BREPOLS PUBLISHERS THIS DOCUMENT MAY BE PRINTED FOR PRIVATE USE ONLY. IT MAY NOT BE DISTRIBUTED WITHOUT PERMISSION OF THE PUBLISHER.

Spazio pubblico e spazio privato tra storia e archeologia (secoli -) a cura di Giovanna Bianchi, Cristina La Rocca, Tiziana Lazzari

SAAME (Centro Interuniversitario per la Storia e l’Archeologia dell’Alto Medioevo) Università degli Studi di Padova; Università degli Studi di Siena; Università Ca’ Foscari Venezia; Università degli Studi di Bologna; Università di Roma Tre Dip. di Studi Umanistici Università Ca’ Foscari – Palazzo Malcanton Marcorà Dorsoduro   – Venezia email: [email protected] Direttore: Sauro Gelichi Vicedirettore: Chris Wickham Consiglio direttivo: Giovanna Bianchi, Salvatore Cosentino, Stefano Gasparri, Sauro Gelichi, Maria Cristina La Rocca, Tiziana Lazzari, Vito Loré, Alessandra Molinari Assemblea: Giuseppe Albertoni, Paul Arthur, Claudio Azzara, Irene Barbiera, Maddalena Betti, Giovanna Bianchi, Francesco Borri, François Bougard, Gian Piero Brogiolo, Federico Cantini, Alessandra Cianciosi, Roberta Cimino, Simone Collavini, Maria Elena Cortese, Salvatore Cosentino, Gianmarco De Angelis, Flavia De Rubeis, Paolo Delogu, Margherita Ferri, Clemens Gantner, Sauro Gelichi, Stefano Gasparri, Antonella Ghignoli, Nicoletta Giovè, Cinzia Grifoni, Richard Hodges, Maria Cristina La Rocca, Tiziana Lazzari, Vito Lorè, Federico Marazzi, Cecilia Moine, Alessandra Molinari, Massimo Montanari, John Moreland, Claudio Negrelli, Ghislaine Noyé, Annamaria Pazienza, Walter Pohl, Chiara Provesi, Juan Antonio Quiros, Anna Rapetti, Alessia Rovelli, Fabio Saggioro, Igor Santos Salazar, Riccardo Santangeli Valenzani, Marco Stoffella, Marco Valenti, Francesco Veronese, Giacomo Vignodelli, Giuliano Volpe, Bryan Ward Perkins, Veronica West-Harling, Chris Wickham

© 2018, Brepols Publishers n.v., Turnhout, Belgium All rights reserved. No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system or transmitted, in any form or by any means, electronic, mechanical, photocopying, recording or otherwhise, without the prior permission of the publisher. ISBN: ---- e-ISBN ---- D/⁄⁄ ./M.SCISAM-EB.. ISSN: -X e-ISSN: -

Printed on acid-free paper © BREPOLS PUBLISHERS THIS DOCUMENT MAY BE PRINTED FOR PRIVATE USE ONLY. IT MAY NOT BE DISTRIBUTED WITHOUT PERMISSION OF THE PUBLISHER.

SOMMARIO

Sigle e abbreviazioni



Giovanna Bianchi, Cristina La Rocca, Tiziana Lazzari Introduzione



Sezione . Una nuova dimensione del pubblico e del privato? Janet Laughland Nelson Public Space and Private Space: some historical evidence



Carlos Machado The aristocratic domus of late antique Rome: public and private



Vito Loré Spazi e forme dei beni pubblici nell’alto medioevo. Il regno longobardo Stefano Gasparri Gli spazi del vescovo Vincenzo Fiocchi Nicolai Le chiese rurali di committenza privata e il loro uso pubblico (IV-V secolo)







Sezione . I luoghi del potere e gli spazi privati Andrea Augenti Architetture del potere: i palazzi urbani tra tarda Antichità e Medioevo



Régine Le Jan Lieux de pouvoir et espace public dans la Germanie du VIIIe siècle : Publice/publicus dans les actes diplomatiques  Riccardo Santangeli Valenzani Spazi privati e funzioni pubbliche nell’edilizia residenziale altomedievale



T L Gli spazi delle famiglie fra dimensione privata e rappresentazione pubblica



Sezione . Gestione e controllo delle risorse C L R Materiali pubblici e edilizia privata nell’Italia teodericiana



F C La gestione della produzione fra curtes fiscali e curtes private in età carolingia



G B Spazi pubblici, beni fiscali e sistemi economici rurali nella Tuscia post carolingia: un caso studio attraverso la prospettiva archeologica



I B Sudata marito fibula: oggetti di prestigio e identità di genere tra pubblico e privato in età tardo antica e altomedievale



S C Qualche considerazione conclusiva



Tavole a Colori



Indice dei nomi



© BREPOLS PUBLISHERS THIS DOCUMENT MAY BE PRINTED FOR PRIVATE USE ONLY. IT MAY NOT BE DISTRIBUTED WITHOUT PERMISSION OF THE PUBLISHER.

F C La gestione della produzione fra curtes fiscali e curtes private in età carolingia

Prima di iniziare ad aff rontare il tema della gestione della produzione fra curtes fi scali e private in età carolingia occorre fare alcune precisazioni sui termini e sull’oggetto delle riflessioni che faremo, oltre che sul modo in cui saranno articolate. Queste considerazioni riguardano innanzi tutto il rapporto tra fonti (scritte e archeologiche), modello curtense di gestione della proprietà terriera e più in generale della produzione, e concetti di pubblico e privato. Questi ultimi tendono infatti a sfumare l’uno nell’altro, se diamo un’accezione ampia al termine di pubblico: sono sicuramente pubbliche o fiscali le proprietà di re e, plausibilmente, dei marchesi nel IX secolo, ma probabilmente potrebbero essere considerate come tali anche quelle dei grandi monasteri regi, fino ad arrivare ai possedimenti dei vescovi, che spesso assumevano funzioni esplicitamente pubbliche, e forse dei membri delle grandi famiglie aristocratiche che acquisirono carica comitale. Del resto le fonti scritte più ricche di dettagli che abbiamo a disposizione per conoscere il funzionamento delle curtes carolinge si rifanno allo stesso modello, il polittico, indipendentemente che si tratti di proprietà regie, vescovili o di grandi monasteri. Relativamente alle fonti archeologiche i problemi che sorgono nell’affrontare il tema che ci siamo proposti sono due: il primo riguarda la possibilità di assegnare a molti dei siti scavati o individuati in ricognizione, che hanno restituito tracce di fasi di occupazione di seconda metà VIII-IX secolo, la definizione di centri curtensi in mancanza di

Desidero qui ringraziare Simone Collavini con il quale ho spesso avuto modo di confrontarmi sui temi affrontati in questo lavoro, sempre ricevendo spunti e suggerimenti preziosi. Un grazie anche a Paolo Tomei che, per la sua profonda conoscenza delle fonti scritte altomedievali toscane, è stato sempre un importante interlocutore nel corso della stesura di questo testo. 

Spazio pubblico e spazio private. Tra storia e archeologia (secoli VI-XI), a cura di G. Bianchi, C. La Rocca e T. Lazzari, Turnhout, Brepols 2018 (SCISAM, 7), p. 261-291 FHG 10.1484/M.SCISAM-EB.5.116188



La gestione della produzione fra curtes fiscali e curtes private

una loro attestazione come tali nelle fonti scritte; il secondo concerne il numero limitato di insediamenti legati alla gestione dei patrimoni, fiscali e non, indagati archeologicamente, che potrebbe portare a proporre modelli generali incentrati su casi invece particolari, cioè su quelle che potrebbero essere delle eccezioni. Possiamo però, a mio avviso, almeno mitigare questi limiti, essendo consapevoli di essi ed esplicitando in maniera precisa il significato che abbiamo attribuito alle definizioni che andremo a utilizzare nel nostro lavoro. Per curtes pubbliche abbiamo scelto di intendere solo quelle che rientravano nelle proprietà regie o dei marchesi; le altre sono state considerate come private. L’area che abbiamo preso in esame è quella dell’Italia centro settentrionale, ma in maniera più approfondita e con maggior dettaglio di analisi quella toscana, tra la seconda metà dell’VIII secolo e il IX secolo. L’obbiettivo che ci siamo proposti è verificare se vi siano delle differenze tra i vari tipi di curtes nei modi di produzione e gestione delle risorse economiche, utilizzando i modelli elaborati dagli storici delle fonti scritte, ma soffermandosi soprattutto sui dati che sta producendo la ricerca archeologica, per tentare almeno di evidenziare alcuni elementi utili a definire una possibile agenda della ricerca futura. Dopo i lavori di Andreolli, Toubert, Pasquali, Montanari e Fumagalli elaborati a partire dagli anni ˇ  del XX secolo, il tema delle forme

N. Mancassola, «Le forme del popolamento rurale nel territorio Decimano dalla caduta dell’Impero Romano all’anno Mille», in M. Ficara, V. Manzelli (a cura di), Orme nei Campi. Archeologia a sud di Ravenna, Firenze, , pp. -.  Per i lavori di Andreolli si cfr. ora la raccolta dei suoi saggi in B. Andreolli, Contadini su terre di signori: studi sulla contrattualistica agraria dell’Italia medievale, Bologna, .  P. Toubert, «Il sistema curtense: la produzione e lo scambio interno in Italia nei secoli VIII, IX e X», in R. Romano, U. Tucci (a cura di), Storia d’Italia. Annali, VI, Economia naturale, economia monetaria, Torino, , pp. -; P. Toubert, Dalla terra ai castelli. Paesaggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale, Torino,  (raccolta di saggi a cura di G. Sergi).  Per i contributi di Pasquali sul tema del sistema curtense si cfr. ora la raccolta dei suoi saggi in G. Pasquali, Sistemi di produzione agraria e aziende curtensi nell’Italia medievale, Bologna, .  B. Andreolli, V. Fumagalli, M. Montanari (a cura di), Le campagne italiane prima e dopo il Mille. Una società in trasformazione, Bologna, . 

© BREPOLS PUBLISHERS THIS DOCUMENT MAY BE PRINTED FOR PRIVATE USE ONLY. IT MAY NOT BE DISTRIBUTED WITHOUT PERMISSION OF THE PUBLISHER.

Federico Cantini



di gestione della proprietà fondiaria in Italia centro settentrionale (origini, caratteri, diffusione, sviluppi, coesistenza con altri tipi di gestione della terra) in età carolingia è stato recentemente riaffrontato da Settia e Vignodelli per le curtes regie, e ridiscusso, per l’Emilia Romagna, da Mancassola. Lo stesso uso e la valenza semantica del termine curtis in rapporto a quello di villa è stato oggetto nel  di un saggio di Negro, mentre per uno status quaestionis sul tema in ambito europeo si rimanda agli ultimi lavori (con relativa ampia bibliografia) editi da Pasquali, Verhulst, Wickham, Devroey e Wilkin, oltre che a quelli

A.A. Settia, «Nelle foreste del Re: le corti “Auriola”, “Gardina” e “Sulcia” dal IX al XII secolo», in Vercelli nel secolo XII, Atti del IV Congresso storico vercellese (Vercelli - ottobre ), Vercelli , pp. -.  G. Vignodelli, «Berta e Adelaide: la politica di consolidamento del potere regio di Ugo di Arles», Reti Medievali, /, , pp. -.  N. Mancassola, L’azienda curtense tra Langobardia e Romania. Rapporto di lavoro e patti colonici dall’età carolingia al Mille, Bologna, ; id., «L’azienda curtense», in B. Andreolli, P. Galetti, T. Lazzari, M. Montanari (a cura di), Il Medioevo di Vito Fumagalli, Spoleto, , pp. -.  F. Negro, «Villa e curtis nei diplomi imperiali del IX secolo», Studi Medievali, /, , pp. -.  Ora in Pasquali, Sistemi di produzione, pp. -.  A. Verhulst, L’economia carolingia, Roma,  (trad. it. di A. Verhulst, The Carolingian Economy, Cambridge, ), pp. -.  C. Wickham, Le società dell’alto medioevo. Europa e Mediterraneo. Secoli V-VIII, Roma,  (trad. it. di C. Wickham, Framing the Early Middle Ages. Europe and the Mediterranean, -, Oxford ), pp. -, -, con un approfondimento anche sull’Italia (pp. -); per una discussione sull’economia delle diverse regioni dell’Impero carolingio cfr. C. Wickham, «Rethinking the Structure of the Early Medieval economy», in J.R. Davis, M. McCormick (eds.), The Long Morning of Medieval Europe, Padstow, , pp. -.  Da ultimo J.P. Devroey, A. Wilkin, «Diversité des formes domaniales en Europe Occidentale», in J.P. Devroey, A. Wilkin (dir.), Autour de Yoshiki Morimoto. Les structures agricoles en dehors du monde carolingien: formes et genèse, Actes des journées d’études organisées à l’Université Libre de Bruxelles les ,  et  mai , Revue belge de Philologie et d’Histoire, /, , pp. -. 



La gestione della produzione fra curtes fiscali e curtes private

di alcuni archeologi come Henning e Hodges. In estrema sintesi è ribadito come, pur ammettendo la possibilità di diverse declinazioni del modello generale, gli elementi che caratterizzarono i modi di gestione della proprietà terriera nelle forme curtensi, diffuse soprattutto tra Loira e Reno e nell’Italia centro-settentrionale, furono la compresenza di dominico, massaricio e corvées, queste ultime spesso defi nite in base anche alla condizione sociale di chi le doveva prestare e molto diffuse perlomeno fino all’inizio del X secolo. Come ha efficacemente ribadito Petralia, all’origine di tale forma di strutturazione dell’azienda agraria vi fu un’iniziativa “regia ed aristocratica”, che aveva come obiettivo primario “un’autosufficienza complessa”, che prevedeva, oltre alla produzione e redistribuzione dei prodotti, anche la ricerca di “sbocchi esterni” per l’acquisto di ciò che non si riusciva ad ottenere dalle tenute. Proprio la possibilità di commercializzare le eccedenze prodotte è considerata da Wickham una precondizione indispensabile per l’incremento dello sfruttamento del lavoro degli affi ttuari sulle riserve domeniche, rivolto soprattutto alla produzione di vino e cereali. Questi ultimi avrebbero consentito di sfamare non solo le popolazioni urbane, ma anche gli eserciti, secondo modalità diverse rispetto a quelle del mondo romano: chi andava in guerra doveva provvedere al proprio sostentamento e quindi era costretto a procurarselo, anche acquistandolo sul mercato. La coincidenza tra sviluppo del sistema curtense e periodo di massima mobilitazione dell’esercito carolingio (non oltre il ) sembra dare credito a questa ipotesi.

J. Henning, «Slavery or freedom? The cause of early medieval Europe’s economic advancement», Early Medieval Europe, /, , pp. -; J. Henning, «Early European towns. The development of the economy in the Frankish realm between dynamism and deceleration AD -», in id. (ed.), Post-Roman Towns, Trade and Settlement in Europe and Byzantium, vol. , The Heirs of the Roman West, Berlin, , pp. -.  Da ultimo R. Hodges, Dark Age Economics. A new audit, London, .  Wickham, Le società dell’alto medioevo, p. .  Pasquali, Sistemi di produzione, p. . Per la Toscana Andreolli, Contadini, pp. -.  G. Petralia, «A proposito dell’immortalità di “Maometto e Carlo Magno” (o di Costantino)», Storica, , , pp. -, p. .  Wickham, Le società dell’alto medioevo, pp. -.  Ibid., pp. -. 

© BREPOLS PUBLISHERS THIS DOCUMENT MAY BE PRINTED FOR PRIVATE USE ONLY. IT MAY NOT BE DISTRIBUTED WITHOUT PERMISSION OF THE PUBLISHER.

Federico Cantini



Per l’Italia centro-settentrionale le fonti che gli storici hanno utilizzato sono soprattutto i contratti agrari e i polittici delle grandi proprietà ecclesiastiche, redatti tra  e  e disponibili per la Lombardia, il Veneto, l’Emilia occidentale e la Toscana. Quelli toscani, recentemente arricchiti grazie alla scoperta di un nuovo breve, denominato da Tomei de multis pensionibus, sono relativi alle proprietà del vescovo di Lucca e si datano alla fine del IX secolo. Entrando nel dettaglio, la lettura di questi documenti ha permesso di ricostruire forme di economia per le grandi proprietà ecclesiastiche che prevedono: • variabili all’interno dello stesso modello di gestione della proprietà, che possono dipendere dall’ambiente naturale in cui esse sono inserite, che influisce sulle specializzazioni produttive (si confrontino quelle delle corti lucchesi o del monastero di S. Giulia), dall’usus loci, dal tipo di ente proprietario e dalla vicinanza con città che precocemente (dalla fine del IX secolo) iniziano a commercializzare le produzioni delle campagne (per esempio Piacenza e Parma); • un’ampia dispersione delle proprietà, che determina specifiche forme di organizzazione delle curtes: per S. Giulia di Brescia si è calcolato che l’% delle terre coltivate erano a una distanza dalla stessa Brescia non superiore ai  km, mentre la distanza media tra le corti era di una decina di km, pari ad una giornata di cammino; • la presenza di intermediari tra il proprietario e la manodopera, che in particolari momenti dell’anno (per esempio in occasione della vendemmia) poteva essere integrata da squadre di braccianti salariati;

A. Castagnetti, M. Luzzati, P. Pasquali, A. Vasina (a cura di), Inventari altomedievali di terre, coloni e redditi, Roma, ; Verhulst, L’economia carolingia, pp. -, -; P. Tomei, «Un nuovo ‘polittico’ lucchese del IX secolo: il breve de multi pensionibus», Studi Medievali, /, , pp. -: -; Pasquali, Sistemi di produzione, pp. -.  Ibid., pp. -; Tomei, «Un nuovo ‘polittico’».  Andreolli, Contadini, p. .  Mancassola, «L’azienda curtense», pp. -; id., L’azienda curtense e in particolare pp. -, -; sulle variabili che influenzarono le diverse forme di gestione delle tenute di età carolingia in ambito franco cfr. Wickham, Le società dell’alto medioevo, p. .  Pasquali, Sistemi di produzione, p. .  Ibid., p. . 









La gestione della produzione fra curtes fiscali e curtes private

l’esistenza nei dominici di residenze destinate oltre che agli intermediari dei proprietari anche ai servi (casas de servis attestate nella corte di Cario a est di Bobbio); la concentrazione degli sforzi produttivi prevalentemente nell’agricoltura (cereali, vino, olio), che comunque manteneva rese basse (per i cereali da due a sei volte le sementi), anche per una permanenza della rotazione biennale, e secondariamente nell’allevamento, soprattutto di suini cresciuti nei boschi. Minoritarie, ma non ininfluenti, dovevano essere poi le produzioni artigianali di tessuti (lino, canapa, forse seta), realizzati all’interno dei genitia femminili, dove insieme alle schiave prebendarie lavoravano anche prestatrici d’opera, e di attrezzi in ferro, che compaiono anche nei censi, insieme al minerale grezzo, come prodotto dei mansi. Al monastero di S. Giulia, da cui dipendevano tra la fine del IX e l’inizio del X secolo  aziende curtensi,  dei  capifamiglia titolari di poderi fornivano oltre ai prodotti agricoli anche numerosi manufatti artigianali; relativamente ai processi di produzione, l’uso di strumenti e macchinari semplici, che ci sono noti soprattutto oltre che dai polittici anche dai contratti agrari: torchi a leva o a vite (questi ultimi già molto diffusi tra i contadini dell’Impero romano e citati nelle fonti romagnole dalla fine del IX in poi come presenti anche nelle aziende dei contadini dipendenti di ceto medio-alto) e tini di legno per il vino; mulini per la macinazione dei cereali (se ne contano  nell’inventario di S. Giulia, “quasi uno ogni due corti”, che dovevano macinare anche i cereali dei contadini non compresi nella signoria fondiaria del monastero); torchi per le olive posti negli oleifici signorili (due vengono registrati nelle cor-

Ibid., p. . V. Fumagalli, «Strutture materiali e funzioni nell’azienda curtense. Italia del Nord: sec. VIII-XII», Archeologia Medievale, , , pp. -: ; Pasquali, Sistemi di produzione, p. .  Per S. Giulia cfr. Pasquali, Sistemi di produzione, pp. -.  Ibid., pp. , -, ; Toubert, Dalla terra ai castelli, p. ...


Similar Free PDFs