12.1 William Shakespeare dodicesimo argomento del programma di lingue e traduzione inglese PDF

Title 12.1 William Shakespeare dodicesimo argomento del programma di lingue e traduzione inglese
Author Lucia Dong
Course Lingua E Traduzione Inglese Ii
Institution Università degli Studi della Tuscia
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12.1 William Shakespeare dodicesimo argomento del programma di lingue e traduzione inglese...


Description

WILLIAM SHAKESPEARE Il genio di William Shakespeare è di proporzioni tali che il suo modello di mondo o se si vuole, la sua filosofia, si può prestare a molte interpretazioni. Molte sono le strade che il drammaturgo riesce ad aprire davanti a noi. La sua mente, essendo quella di un genio ha il potere, di accogliere in sé in ogni istante più di quanto è dato all'uomo medio, cioè una comprensione delle cose che trascende la sua stessa soggettività e la sua stessa esperienza. Questa poderosa crea tività è il do no che proviene da lla potenza immaginativa, la quale consente all'artista di figurarsi uomini e donne viventi in idee ed emozioni che non gli appartengono direttamente, ma che egli sa percepire, ritrovare dentro se stesso. La modernità di Shakespeare è la modernità del Rinascimento, di cui le sue opere drammatiche e le poesie esprimono la forza dirompente rispetto al modello medievale che è rigido e limitante e non appartiene agli intellettuali inglesi della fine del 500 che conoscono montagne e sanno capire che la realtà non è affatto semplice, ordinata e lineare. drammi shakespeariani rappresentano la più ricca fonte pervenuta sino a noi della storia sociale dell'Inghilterra elisabettiana. Grazie alla sua intelligenza immaginativa tutta l'Inghilterra passa viva e palpitante nelle sue opere. Harold Bloom nel 1998 nelle oltre 700 pagine dedicate al drammaturgo “Dobbiamo tutto a Shakespeare ci ha insegnato a capire la natura umana” i titolo del libro è “Shakespeare, l'invenzione dell’umano", cioè il “Bardo”, ci ha insegnato a capire noi stessi, a dare all'essere umano quello che all'essere umano appartiene. Nel 2001 Bloom in un'altra monografia, dice “Shakespeare: Se non cambiò la natura umana, cambiò come minimo il nostro modo di presentare la natura umana”. con il ‘600, la grande catena dell'essere che andava da Dio, il clero, la nobilità e via scendendo in basso fino al popolo e gli esseri inferiori non ho più senso. Dall'Italia era giunto e si era diffuso come fondamentale esempio di concezione umanistica, il testo “Discorso sulla dignità dell'uomo” di Pico della Mirandola, che aveva aperto la strada a un nuovo ordine in cui l'uomo era collegato al centro, “ti ho posto a centro del mondo affinché tu possa guardarti intorno e vedere ciò che è” quindi Shakespeare scrive il suo modo di essere e di guardarsi intorno e vedere ciò che è in questa concezione della realtà. Thomas Carlyle, riteneva che Shakespeare, insieme a Dante, rappresentasse il vertice della letteratura intesa come espressione dell'umano sentire, [la capacità di configurare la dimensione umana nei suoi paradigmi oppositivi, (visibile e invisibile, male e bene, corpo e anima, buio e luce)]. Nel saggio “ il culto degli eroi e l'eroe nella storia”, Thomas Carlyle osserva “Dante e Shakespeare sono una coppia speciale, stanno appartati in una specie di regale solitudine, nessuno li eguaglia, nessuno ha essi secondo. Nel sentire delle genti, vengono entrambi ammantati da un certo trascendentalismo, da una gloria di raggiunta perfezione”, Dante e Shakespeare sono uniti dallo stesso valore supremo, la perfezione che i vittoriani praticamente riconoscevano solo a Dio. Dante è il sommo poeta, mentre Shakespeare è l'eterno modello, (i sui personaggi non muoiono nel giro di una stagione, ma sono fatti per resistere agli insulti del tempo, rimangono veri nell'Ottocento come nel ‘900 e ancor più in questo nuovo millennio dove le voci, di personaggi come Amleto e Ofelia, Otello e Desdemona, Iago e Cordelia, Antonio e Cleopatra, Macbeth e Lady Macbeth continuano a parlarci con un'attualità impressionante). Carlyle osserva “possiamo affermare senza irriverenza, che da Shakespeare si leva anche una specie di salmo universale, degno di farsi udire fra i salmi ancor più sacri che non discorda da quelli se li comprendiamo, ma è in armonia”, l’accento va posto sul termine “universale”, perché nelle opere, Shakespeare, non parla soltanto di un personaggio di un dato contesto storico, ma le sue parole assumono un carattere universale, esattamente perché l’azione del mondo che le ispira è capace di comprendere tutti gli esseri umani, di ogni luogo, di ogni epoca.

L A VITA La vita di Shakespeare è avvolta dal mistero. William Shakespeare, nacque a Stratford upon Avon il 23 Aprile del 1564. Si sa molto poco dei suoi primi decenni di vita, ma di questo non bisogna meravigliarsi perché verso la fine del ‘500, le vite degli scrittori, dei poeti e degli uomini di teatro non erano così importanti come le loro opere. Il mistero che avvolge la vita di Shakespeare è lo stesso per drammaturghi come Christopher Marlowe nato nel 1564, autore del “Dottor Faust” o la vita di Thomas Kids, l'inventore della cosiddetta la “tragedia di vendetta”, autore della “Tragedia Spagnola”. Intorno alla sua identità si è favoleggiato molto, tanto che si è detto che Shakespeare non fosse mai esistito, avanzando le ipotesi più strampalate sulla sua vera identità si è parlato addirittura di un'origine siciliana.

vera identità, si è parlato addirittura di un'origine siciliana. Quello che si sa è che il padre era commerciante di pellami e lana, si chiamava John Shakespeare e poteva essere considerato una persona benestante, anche se non ricchissima. Lui aveva delle cariche pubbliche, era un responsabile del mantenimento dell'ordine e successivamente fu nominato “Olderman" vale a dire “il consigliere comunale". Le origini di Shakespeare non erano proprio umilissime, il padre si occupava della legge e comunque aveva a che fare con la giustizia. La madre di William Shakespeare proveniva invece da una famiglia benestante che, secondo taluni biografi aveva simpatie cattoliche. Sposando John, Mary Arden (il nome della madre di Shakespeare) aveva portato in dote due proprietà nel vicino villaggio di Wayne. La famiglia di Shakespeare era molto stimata nel vicinato sebbene il padre in realtà provenisse da una famiglia di agricoltori. Nonostante questi inizi positivi, nel 1574 le cose cominciano andare male per John Shakespeare, William aveva 13 anni e cominciò a notare questo cambiamento, in casa mancava denaro per vivere, Il padre dovette vendere in parte le proprietà e in parte le ipotecò, in meno di un anno, tutte le proprietà della moglie furono vendute una dopo l'altra per avere del denaro liquido, quindi da un uomo di successo che aveva un blasone quasi a testimoniare un'origine nobile il padre di William Shakespeare divenne l'espressione dell'insuccesso sotto gli occhi del figlio che sin dalla giovane età, presa la relatività di ogni cosa che nulla può essere dato per scontato, che da una posizione di prestigio si può facilmente cadere nella povertà. Il vero mistero, avvolge la figura del padre di Shakespeare, non c'è una spiegazione sicura dell'improvviso cambiamento della situazione finanziaria di John Shakespeare dopo il 1576, e non sappiamo nulla degli anni formativi che sfociarono nella partenza di suo figlio per Londra dove poi li sarebbe divenuto un semplice attore e alla fine la figura che conosciamo attualmente....


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