2) Il 900 letterario italiano PDF

Title 2) Il 900 letterario italiano
Course Letteratura Italiana
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Il 900 letterario italiano – Paccagnini

REDONDI SABRINA

Capitolo 1 (pag 9)

Il 900 letterario italiano: Definizioni! Perché è importante la conoscenza della letteratura italiana del 900? È importante per almeno 2 ragioni: 1) Gli scrittori del 900 sono quelli più vicini agli attuali lettori. 2) La conoscenza della letteratura italiana del 900 è un’utile occasione sia per acquisire un modello di lingua scritta funzionale ma non piatta ed elementare, sia per approfondire la conoscenza dei problemi del nostro tempo.

Novecento: Con 900 s’intende convenzionalmente il XX secolo, tuttavia qualunque periodizzazione deve essere intesa in modo elastico e non rigido. Avrebbe poco senso cominciare lo studio della letteratura a partire dal 1° gennaio del 1900. Ci si deve occupare anche dei fenomeni culturali, artistici e sociali che hanno portato alla produzione letteraria del primo 900, partendo dal momento del reale rinnovamento del Paese!  Questo momento è individuato nel 1861 (anno dell’Unità nazionale!). Da questo anno si può legittimamente cominciare a ragionare di lingua italiana e quindi di letteratura italiana.

Letterario: Fa subito pensare all’insieme dei romanzi, delle novelle e delle poesie che gli studenti cominciano a conoscere sin dal primo anno di scuola. Bisogna però precisare alcuni concetti base. La letteratura comprende tutti e soli quei testi scritti non per soddisfare un’esigenza pratica, ma per esprimere la visione della vita dell’autore attraverso la sua creatività. Questa definizione tende a escludere tutti quei testi privi di una loro assoluta autonomia. La scrittura può avere una natura sia complementare, sia autonoma. È quest’ultima che noi consideriamo “letteratura”.

Italiano: Intuitivamente si lascia intendere come “scritto in italiano”, questa definizione è accettabile ma esclude la produzione dialettale. Non si vuole affermare che la letteratura in lingua è più importante di quella in dialetto, si vuole invece dire che quest’ultima è rivolta a un pubblico ridotto. Se però intendessimo per letteratura italiana solo quella scritta in lingua italiana: 1) Resterebbero escluse le opere dialettali e tutti quei testi che gli autori italiani non hanno scritto originariamente nella loro lingua per ragioni personali o storiche. 2) Vi è il caso inverso di scrittori stranieri che, trasferitisi in Italia, hanno imparato l’italiano tanto da servirsene per pubblicare i propri libri. Quindi s’intende come letteratura italiana non tanto quella scritta in lingua italiana, ma quella nata all’interno della cultura italiana che comprende così anche i nostri autori espatriati. ☺

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Capitolo 2 (pag 18)

Dall’unità nazionale al nuovo secolo, dalla tradizione al rinnovamento della poesia • La svolta culturale e letteraria conseguente a quella storica del 1861, aveva avuto le sue premesse nell’Europa centro-settentrionale. Ad essa seguì un mutamento economico e una prima rivolta contro la tradizione culturale. Prese forma una tradizione letteraria fondata su un linguaggio ben lontano da quello parlato e rivolta a un limitato pubblico di dotti. Una delle prove di questa duratura tradizione letteraria è rappresentata dal fenomeno del petrarchismo cioè da un modo di poetare che, a distanza di secoli dal modello originale del Canzoniere di Petrarca, continuava a ripeterne il vocabolario e i temi. Quella tradizione culturale occidentale si spezzò a seguito della rivoluzione industriale dopo la metà del 700, quando la borghesia reclamò un’arte che sapesse rappresentare con linguaggio attuale i sentimenti e gli ideali degli uomini contemporanei. • Nell’800 il tramonto della classicità fu rappresentato anche in Italia dal movimento romantico che cercò di allargare il suo pubblico smorzando i toni magniloquenti e avviare il suo avvicinamento alla prosa. Per raggiungere questi obiettivi occorreva intervenire sul linguaggio che cominciò ad avvicinarsi a quello parlato. Carducci → Classicheggiante! Definisce i Promessi Sposi come una “novella provinciale”. Leopardi, Manzoni → Avviarono il processo di rinnovamento della nostra letteratura in nome di una sua maggiore circolazione anche fra chi non aveva compiuto studi avanzati! • La poesia ispirata esclusivamente a ideali classici, e nella quale l’autore assumeva un ruolo di rivelatore di verità, cominciò ad attenuarsi in Italia dopo il 1860. Gradualmente cominciò a diffondersi la poesia anticonformista e antiborghese degli scapigliati (poesia fondata sulle cose e sui valori minimi). È con PASCOLI che si apre la nuova stagione della poesia italiana. È tuttavia errato ritenere conclusa, con Pascoli, la tradizione e la poesia classicheggiante; essa infatti, all’inizio del 900, rimaneva comunque la più diffusa e apprezzata in Italia e Carducci continuava ad essere considerato il poeta più popolare. Per Pascoli il poeta non necessita né di particolari abilità tecniche, né di argomenti insoliti da affrontare per stupire il lettore: il suo compito è scoprire significati nascosti nella realtà quotidiana. ☺ Carducci → Tradizione Pascoli → Modernità

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Capitolo 3 (pag 26)

I prosatori tra Otto e Novecento Il ROMANZO nacque nel 700 nell’Europa centro-settentrionale, esso era rivolto in particolare alle lettrici della borghesia e ciò spiega perché spesso ruotasse attorno a protagoniste femminili. Prima della metà dell’Ottocento il romanzo continuava a godere negli stati italiani di scarsa considerazione. Ruggero Bonghi ha cercato di comprendere le ragioni di questo fenomeno, individuandole nella prevalenza di una letteratura lontana dai problemi, dai sentimenti e dal linguaggio del popolo. Nonostante questa situazione, vi era la necessità di dar vita a una nuova produzione scritta al passo con i tempi e interprete delle contemporanee vicende sociali e politiche italiane, rappresentata appunto dal romanzo. Il romanzo sosteneva la destinazione popolare, però il 75% dei circa 30milioni di italiani era costituito da analfabeti. Quindi il potenziale pubblico dei lettori non andava al di là del 10%. Quanto alla LINGUA nazionale, nobiltà e borghesia erano accomunati dall’uso scritto dell’italiano solo per gli argomenti scientifici, giuridici, filosofici e letterari, mentre l’uso orale era limitato alle aule dei tribunali, scuole superiori ecc. In famiglia sia i nobili sia i borghesi, i colti come gli analfabeti continuavano a esprimersi nei dialetti. La questione della lingua consisteva nel rendere l’italiano una lingua viva: • Nel 1877 la legge Coppino rese obbligatoria la frequenza del primo biennio delle scuole elementari, e si aumentò così la produzione di libri per bambini. • Di qui la proposta del Manzoni di estendere a tutto il territorio nazionale la lingua parlata dai fiorentini colti, usando come veicolo i Promessi Sposi. Il progetto del Manzoni fu però contestato sia dai sostenitori del classicismo (capeggiati da Carducci), sia da coloro che non sapevano abbandonare il dialetto. Finì per prevalere il “liberalismo linguistico” con il rifiuto di modelli fissi e la funzionalità di un linguaggio limpido, con una sintassi agile, fondata su un lessico di base toscana, ma arricchito da dialettismi. Questa lingua divenne la lingua degli scrittori.

- Il romanzo entrò così con successo a far parte della produzione letteraria italiana. Grande merito fu della stampa che aveva avuto una notevole diffusione intorno alla metà del secolo, quando sempre più italiani avevano l’esigenza di apprendere e sapere. Quest’ultima però era anche ostacolata dalle forze conservatrici che consideravano il giornalismo come una piaga da sanare. I maggiori lettori andavano cercati non nel popolo, ma nella borghesia (il periodico aveva un prezzo elevato). - Aveva incontrato grande successo il feuilleton, l’appendice narrativa che riportava le successive puntate di romanzi (in Italia si diffuse in misura rilevante solo dopo l’Unità nazionale). I romanzi d’appendice erano scritti in modo da risultare quasi come una prosecuzione degli stessi quotidiani dai quali riprendevano gli argomenti della cronaca nera e della cronaca rosa. - Uno dei più fortunati sottogeneri del romanzo di appendice è quello dei “misteri”. I romanzi sui misteri erano spesso ambientati con intenti provocatori anche nella Roma pontificia. La proliferazione in Italia dei misteri è interpretabile come trasposizione sotto forma di romanzo degli avvenimenti della cronaca cittadina. ☺ Eugene Sue → Misteri di Parigi. Collodi → Misteri di Firenze. Anonimi → Misteri di Torino, Misteri di Roma contemporanea.

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CARLO COLLODI (1826-1890) Fu lo scrittore che per primo conobbe in Italia una notevole fortuna editoriale. Fu volontario. Fondò “Il Lampione” giornale di satira politica. Divenne un giornalista e si cimentò nel genere letterario (Un romanzo in vapore, I misteri di Firenze). Dopo una nuova esperienza militare lo scrittore cominciò a dedicarsi alla NARRATIVA PER BAMBINI: Collodi diede vita al personaggio di Giannettino, un ragazzo sveglio e spigliato protagonista di diversi libri che divulgavano di volta in volta nozioni di storia, geografia e grammatica. A partire dal 1881 iniziò a pubblicare a puntate la “Storia di un burattino” che nel 1883 fu pubblicata nel volume “Le avventure di Pinocchio”. Importanti caratteristiche per favorire il coinvolgimento del lettore sono: dialogo diretto con i piccoli lettori (Vi dirò ragazzi), parole di uso comune (legno, fuoco, bottega), modi di dire popolari (diventò rosso come un peperone), messaggi morali chiari e diretti (guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori)

ANTON GIULIO BARRILI Nella seconda metà dell’800 ebbe ampia diffusione il ROMANZO PER ADULTI. Barrili fu uno degli autori più popolari di questo tipo di narrativa, considerato uno dei più efficaci interpreti del romanzo ottocentesco intessuto di motivi patriottici e sentimentali che rinviano ai temi e ai toni del romanticismo (nella letteratura romantica ci si concentrava sugli stati d’animo suggeriti da storie nate dalla fantasia). Fu Garibaldino, raccontò la sua sfortunata spedizione romana nel libro “Con Garibaldi alle porte di Roma”. Avviò poi la sua attività di scrittore con la pubblicazione del romanzo d’appendice “Capitan Dodero” e i “Misteri di Genova”. Barrili incrementò l’attività letteraria e diede vita ad un genere storico-risorgimentale molto gradito ai lettori dell’Italia post-unitaria tanto che risultò addirittura l’autore italiano più venduto.

GIOVANNI VERGA (1840-1922) Con Giovanni Verga la narrativa italiana imboccava la strada del naturalismo. Il maggior esponente era stato Emile Zola in Francia, il quale aveva sostenuto la necessità di una narrativa fondata su basi scientifiche che si concentrava sullo studio oggettivo della realtà. Il suo primo romanzo fu “Amore e patria” seguito da “I carbonari della montagna”. Nel 1878 decise di realizzare un ciclo di romanzi con un’ottica naturalistica, che rappresentassero esempi di lotta per la vita, ma tutti guidati da appetiti meschini e bassi principi. Questa serie di romanzi è definita “Ciclo dei Vinti” (ispirato al Rougon-Macquart di Zola). Nel 1881 esce il primo di questi romanzi ovvero “I Malavoglia”. Verga assume il ruolo dell’osservatore esterno che non giudica, non fa commenti. Adotta una scrittura molto diretta e di facile comunicazione, vocabolario appena venato da dialettismi. Nel 1889 esce il secondo romanzo del Ciclo dei Vinti ovvero “Mastro-don Gesualdo”. Dopo l’uscita di questo romanzo il progettato ciclo verghiano dei vinti non venne però portato a compimento. Altre opere: Rosso Malpelo, Vita dei campi.

Zola → Naturalista.

Verga → Verista.

EDMONDO DE AMICIS (1846-1908) Fu interprete dei problemi e delle esigenze degli italiani già appena dopo l’Unità nazionale. Fu giornalista e aveva cercato di diffondere presso i connazionali un’immagine dell’esercito positiva e di tutela del popolo. Il suo libro di maggior successo fu “Cuore” alla cui base c’era un importante impegno civile e patriottico. Per favorire la facile lettura, il libro presentava la struttura di un diario scritto da Enrico (alunno di 3° elementare), e suo padre corresse quelle note senza alterare il pensiero. C’è quindi l’immagine iniziale del bambino e del padre che lo assiste rispettandolo. Al padre protettivo si accompagneranno la madre sollecita, il maestro sensibile ecc. L’opera ebbe un successo straordinario grazie all’attualità degli argomenti affrontati (sfruttamento, miseria, emigrazione...) e ai facili sentimenti (pianto, riso, invidia, pietà). ☺

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Il romanzo ... Proprio in ragione del suo prevalente pubblico femminile il romanzo aveva spesso presentato donne coraggiose nel ruolo di protagoniste; in seguito le donne cominciarono a esserne anche le autrici. In Italia la più affermata fu Matilde Serao. Il romanzo dell’800 rispecchiava la vita e i lettori vi si accostavano perché in esso potevano uscire dal proprio quotidiano e vivere storie verosimili attraverso la creatività dello scrittore. A partire dal XIX secolo ci furono una serie di mutamenti tanto che ogni rappresentazione artistica ne fu colpita e modificata. Si diffusero conflitti umani e politici, tensioni sociali. A questo quadro si aggiunsero problemi: - La questione sociale: il proletariato industriale cresceva e nei suoi riguardi le classi privilegiate cominciarono ad avvertire disprezzo e paura. Lo sfruttamento aveva portato. - La questione femminile: la partecipazione della donna al mondo del lavoro, dopo secoli di confinamento entro le mura di casa per dedicarsi alla procreazione e alle faccende domestiche. La donna prese coscienza di sé e ebbe un nuovo ruolo attivo. - Lo sviluppo del progresso tecnologico: in pochi decenni erano entrati a far parte della realtà moderna il treno, il telefono, il gas, la luce elettrica, le fotografie, il cinema ecc.

LUIGI PIRANDELLO (1867-1936) Fu il maggiore interprete della nuova realtà sociale e umana del primo 900, attraversata dal dubbio e dall’inquietudine, ma anche dall’affermazione degli ideali della borghesia. Il romanzo più importante è “Il fu Mattia Pascal”. Esso può essere visto come il romanzo che conferma l’impossibilità dell’uomo di indirizzare e di segnare il proprio destino, quest’ultimo infatti non conosce nessuna certezza. Il fu Mattia Pascal ebbe un’accoglienza tiepida perché si trattava di un’opera molto lontana dal romanzo ottocentesco. Il romanzo si rifaceva alle realtà sociali ed economiche di primo 900: famiglia in crisi, importanza centrale del denaro, motivo del viaggio... Il senso più forte e innovativo di questo romanzo è dato dal paradosso dei casi umani, dall’impossibilità dell’impossibile, dall’accertamento che anche la situazione più assurda può diventare realtà. La verità si maschera, le asserzioni si contraddicono e la realtà non è una e assoluta, bensì aperta, opinabile e sfuggente come la stessa identità umana. Tutto è all’insegna del paradosso. ☺

800

VS

Romanzo positivista, ottimista e propositivo

900 Romanzo inquieto e deluso

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Capitolo 4 (pag 50)

POETI DI PRIMO 900 GUIDO GOZZANO (1883-1916) Nella poesia di Gozzano (come in buona parte della poesia di primo 900) è protagonista la stessa società borghese priva di valori e inquieta rappresentata nei romanzi di Pirandello. Gozzano ha spesso ambientato i suoi versi nel piccolo mondo borghese tratteggiato con un’originale carica ironica che gli ha permesso di superare il naturalismo pascoliano. Il mondo provinciale e piccolo borghese rappresentato da Gozzano rivoluzionava la descrizione dell’ambiente centrata sulla bellezza dei luoghi e sull’esemplarità positiva dei personaggi. Poesia: La Signorina Felicita

MARINO MORETTI (1885-1979) Moretti aveva la volontà di uscire dalla poesia tradizionale. Egli è considerato come uno dei più rappresentativi poeti del crepuscolarismo, il movimento che da Pascoli aveva recuperato l’attenzione per il particolare quotidiano sfociato in un’espressività essenziale e antiletteraria. I versi non sono più organizzati in ampi periodi (vedi Carducci), ma procedono per impressioni spezzate e i periodi che li compongono sono sciolti in frasi brevi e in singole parole isolate. La lingua parlata, i dialettismi, i linguaggi settoriali entrano nella poesia in costrutti semplici e lineari. Nella poesia di Moretti è protagonista la rappresentazione del vuoto e della monotonia della vita borghese. Poesia: A Cesena

ALDO PALAZZESCHI (1885-1974) Palazzeschi, come Moretti, voleva uscire dalla poesia tradizionale. Egli era però più vicino alle posizioni del futurismo, del quale condivise lo spirito sperimentale, l’imprevedibilità irrazionale. Già nel suo primo manifesto dichiarava il suo totale rifiuto del passato, e la sua adesione totale ad ogni manifestazione del presente, alla civiltà delle macchine, al culto del dinamismo sfrenato che arriva ad esaltare la forza fisica e la guerra. Il futurismo porta all’affermazione del verso libero sulla metrica tradizionale, e quindi l’obbligo di distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono; l’uso del verbo all’infinito; l’abolizione dell’aggettivo, dell’avverbio, della punteggiatura; la necessità di ricorrere al sostantivo doppio. I versi sembrano vocalizzi infantili nella totale inosservanza delle regole della metrica. La sua poesia non intende proporsi per i suoi significati, ma come pura creatività e divertimento dell’autore. Quest’esperienza porta a un ulteriore e definitivo stacco dalla tradizione classicheggiante e da ogni forma che tentasse di ripeterla e di reinterpretarla.

DINO CAMPANA (1885-1932) Nella poesia di Campana è usato un vocabolario raffinato ed estetizzante (esemplato sul modello dannunziano). Questo è evidente nella poesia “La Chimera” dove è esclusa ogni struttura discorsiva o narrativa e si manifesta un rapido susseguirsi, con ripetizioni e riprese continue, d’immagini e particolari. Campana scrisse un solo libro: Canti orfici. È un’opera che ha rappresentato un fenomeno di straordinaria innovazione nel mondo letterario italiano. È composta di prose e di versi. Si richiama ad Orfeo, creatore di una religione misteriosa nell’antica Grecia, e poeta che con il suo canto commuoveva animali e piante. ☺

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Capitolo 5 (pag 68)

Umberto Saba Umberto Saba (1883-1957) fu un poeta attivo già nei primi anni del 900 che per i propri versi scelse di trarre ispirazione dalla quotidianità. Il riferimento letterario più immediato è quello pascoliano. Saba fu autodidatta nella città di Trieste. Quando all’inizio del nuovo secolo cominciò a dedicarsi alla poesia, risentì degli autori che godevano di maggiore notorietà ovvero Carducci (classicheggiante) e D’Annunzio (decadentismo). Saba non fu un letterato di professione, e diede così un importante contributo alla costruzione del nuovo statuto dello scrittore italiano, estraneo alle istituzioni culturali, e partecipe invece della quotidianità. La sua poesia è fortemente caratterizzata dalla quotidianità e questo motiva il suo frequente autobiografismo (il Canzoniere può essere letto come un lungo racconto della sua vita). Quest’attenzione autobiografica ha determinato scelte tematiche non molto ampie, tra le quali hanno un ruolo costante gli affetti e il paesaggio familiare. Utilizza un vocabolario essenziale e comune. Saba fu uno dei primi poeti italiani a scrivere versi ispirati dal gioco del calcio (La celebre lirica “Goal”). Questa singolare scelta tematica evitata da molti nostri poeti indica la condizione di unicità e di isolamento, ma anche di originalità. Poesie: Trieste, Città vecchia, A mia moglie, La capra, ...


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