Contesto storico 900 - Appunti 2 PDF

Title Contesto storico 900 - Appunti 2
Author Mattia Cicino
Course Letteratura spagnola III
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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Riassunto seconda lezione...


Description

Riassunti Letteratura Spagnola III – ‘900 Quadro storico e questione dell’identità nazionale (1900-1978) Le riforme attuate dal periodo della Restaurazione resiste fino al golpe del generale Miguel Primo de Rivera nel 1923. Nel 1898 la Spagna subisce un duro colpo politico in seguito alla perdita delle ultime colonie (Cuba, Portorico, le Filippine) dell’impero, in seguito alla sconfitta con gli Stati Uniti d’America. Il nuovo processo di colonizzazione attuato in Africa settentrionale, nel Marocco, non compensa la Spagna della perdita delle vecchie colonie, soprattutto perché vigeva lì un clima di forti resistenze e ribellioni. Nel 1916 avviene il primo sciopero generale, dovuto all’aumento della classe operaia, il forte incremento demografico e un massiccio esodo verso le città dalle zone rurali. Inoltre, l’unità nazionale veniva minacciata da movimenti separatisti in Catalogna e nei Paesi Baschi. La Spagna riesce a rimanere fuori dalla prima guerra mondiale, rafforzando, in questo modo, gli scambi commerciali e, di conseguenza, la propria economia. Ciò portò anche al decollo delle industrie. Il peggioramento della guerra in Marocco consente a Primo de Rivera di instaurare una dittatura attraverso un colpo di Stato, inizialmente tollerata dall’opposizione politica che vedeva nella sua figura il buon tiranno, colui che avrebbe risanato i problemi della nazione. Tuttavia, Primo de Rivera sospende la Costituzione, proibisce i partiti politici, annulla lo statuto speciale della Catalogna e instaura una censura generale. D’altra parte, però, riuscì a risolvere la guerra in Marocco e favorì di molto l’occupazione. Diverse proteste da parte di studenti ed intellettuali e la crisi economica mondiale nel 1930 facilitano la caduta della sua dittatura. Il 14 aprile 1931 viene proclamata la seconda Repubblica, mentre il re veniva esiliato. In questa seconda Repubblica vengono effettuate diverse riforme efficaci: la separazione tra Chiesa e Stato, abolizione dei privilegi dei soldati, avvio della riforma agraria, parità di diritti a entrambi i sessi, anche quello di divorzio, garanzia di una libertà di stampa. In seguito a tutti questi cambiamenti, la destra si coalizzo in posizioni estreme, di stampo fascista. Alle seguenti elezioni vinse la destra che, annulla le riforme precedenti del governo di sinistra. Inizia a delinearsi un clima di repressione e violenza. Con l’elezione della sinistra al governo e la crescita dei vari scontri politici sia all’esterno che all’interno della sinistra, venne scalfito il golpe insurrezionale da parte della destra estremista. È l’inizio della guerra civile, che parte nel 1936 e termina nel 1939, dopo quasi tre anni. Alla fine della guerra civile, la Spagna è priva di buona parte dei suoi intellettuali, emigrati all’estero. La dittatura entrante, con a capo il generale Francisco Franco, dura quasi 39 anni e comporta il ripristino delle condizioni preesistenti alla seconda repubblica. Inoltre, erano molto frequenti fenomeni di soppressione fisica, incarcerazione, isolamento e intimidazione nei confronti degli avversari del regime. La Spagna rimane neutrale anche durante la seconda guerra mondiale. Negli anni ’60 viene favorito un nuovo slancio economico grazie alla forte emigrazione degli spagnoli e la crescita del turismo straniero in Spagna, facendo uscire il paese dall’isolamento culturale voluto dal regine e favorendo il riattivarsi dell’opposizione. La dittatura di Franco viene appoggiata sempre meno, prima dalla Chiesa, poi dalle potenze internazionali, indignate per la condanna a morte nel 1970 di un gruppo di militanti baschi. Con la morte di Franco nel 1975 vennero attuate le riforme necessarie per il ritorno della democrazia e nel 1978 venne approvata la Costituzione che è attualmente in vigore in Spagna.

All’inizio del secolo la maggiore consapevolezza della crisi dà inizio a una lunga fase di dibattito critico incentrato sul ritardo culturale, scientifico e tecnico della Spagna rispetto alle altre potenze europee. L’educazione diventa, quindi, il problema più impellente. Insieme all’attivismo pubblico, importante è anche il compito che hanno gli intellettuali di trovare un soluzione per le profonde contraddizioni del paese. Questa si traduce nella ricerca dell’identità nazionale che ha come obiettivo quello di avviare il paese verso la modernità. Questo problema viene affrontato con la ricerca delle radici della crisi nel passato, attraverso la riflessione storica. Un aspetto della ricerca risiede nel paesaggio, in particolare quello della Castiglia, regione egemone della Spagna fin dal ‘500, ora riscoperta dagli artisti di questo periodo. La questione dell’identità nazionale viene sviluppata da diversi intellettuali, che vengono racchiusi all’interno della dicitura Generazione del ’98. Questa crea un nesso tra una periodizzazione di stampo positivista e caratterizzata da un drammatico evento storico per l’orgoglio nazionale (la perdita delle colonie), senza tenere conto del fatto che non sono gli eventi storici a influenzare la letteratura, ma l’interpretazione degli eventi che circola all’interno di un sistema culturale. La produzione dei novantottisti, ricca di contenuti e influenzata dalla tradizione nazionale, è stata contrapposta a quella modernista, più focalizzata sull’estetica e sulle scelte formali. Tuttavia, nonostante il termine “generazione”, pur con difficoltà, sia accettabile per indicare un gruppo di intellettuali coetanei e con esperienze storiche e culturali in comune, la precisazione “del ‘98” è totalmente fuorviante. La questione dell’identità nazione in Miguel de Unamuno risiede nell’analisi storica delle forze e delle istituzioni che hanno portato all’immobilismo della nazione. I suoi libri, infatti, proponevano due concetti fondamentali: quello dell’europeizzazione della Spagna, apertura verso la modernità, e quello di intrahistoria, ovvero la storia del popolo non ancora indagato, considerandole nel loro agire quotidiano, sottostanti agli eventi della storia ufficiale. È la storia del popolo, della gente comune che, per Unamuno, fa l’interesse della nazione. Inoltre per Unamuno l’anima nazionale risiede all’interno del paesaggio, che apre alle sollecitazioni spirituali, con la visione romanica del paesaggio come stato d’animo. Per quanto riguarda José Matínez Ruiz “Azorín”, egli assunse posizioni più conservatrici. Come Unamuno, Azorín vuole esplorare l’animo dei paesaggi nazionali e delle località minori, con l’intento di cogliere la grandezza delle piccole cose. Lo “spirito del ‘98” per Azorín risiede nel ritrovamento di un’essenza arcaica della tradizione, custodita nelle località meno frequentate. Per José Ortega y Gasset il problema dell’identità nazionale risiede nelle masse inerti e incapaci di esercitare il controllo razionale. Ortega presenta come soluzione la creazione di un gruppo di intellettuali, chiamati “generazione”, capaci di esercitare un influsso profondo sulla vita della nazione. Negli anni della prima guerra mondiale, infatti, la sua affermazione sembra avverarsi con l’avvento degli intellettuali nella vita politica. Soprattutto durante il periodo della repubblica viene affidato un ruolo determinante agli intellettuali nel rinnovamento culturale della nazione.

3. Modernismo “Il modernismo non è un movimento letterario, né una scuola, ma un epoca”. Così Jiménez descrive il modernismo, paragonandolo al Rinascimento. Questa comparazione, mentre da una parte amplia i limiti cronologici e stilistici del termine, dall’altra indica nel Rinascimento la diretta analogia per indicare un periodo di eccezionale fioritura per la letteratura ispanica e per tutte le arti. Volontà di rinnovamento, l’idea di gioventù sono le caratteristiche basilari che caratterizzano

le opere di questo periodo. Il Modernismo è una rinascita. Esso non nasce come reazione contro il naturalismo, bensì contro lo spirito materialistico dell’epoca: bisogna ravvivare i nostri spiriti tramite l’emozione artistica, restituire al sentimento ciò che gli è stato rubato dalla razionalità. Il nostro spirito, infatti, è stato soffocato da un progresso che ha dato maggiore attenzione all’istinto piuttosto che al sentimento, l’immaginazione si è assopita e la poesia è assente. Il termine “modernismo” indica perlopiù una rottura col passato, il desiderio di liberazione dai vecchi sistemi e dai vecchi pregiudizi. Viene rifiutata l’accettazione della società moderna ed è forte l’intenzione di ricostruire ciò che è vecchio, di renderlo nuovo. Questo passaggio da vecchio a nuovo deve nascere da una rottura dalle correnti culturali dell’800: il positivismo e il realismo. Viene, quindi, spezzata ogni dialettica col passato e segnata una discontinuità da esso. Il positivismo aveva tradito le aspettative di pace e benessere e di raggiungimento della felicità che aveva propugnato; il realismo, invece, in seguito alla perdita delle sicurezze, non sembra più in grado del compito di poter rappresentare il mondo. La perdita delle certezze si attua in vari ambiti. In ambito scientifico, si scopre che la realtà non è più solida e non si presta più a una rappresentazione diretta. Gli scrittori, quindi, cercano di riflettere sulla natura problematica di una realtà priva di parametri saldi. Nell’ambito della psicoanalisi, poi, vengono introdotte nuove prospettive nei confronti della coscienza umana, costringendo gli autori di romanzi a una modifica delle descrizioni del comportamento dei loro personaggi. In ambito antropologico, alcune scoperte fanno vacillare l’idea di una natura umana unica in seguito alle scoperte di culture lontane. Il modernismo è, dunque, un ampio movimento formatosi a cavallo tra i due secoli, sulla base della perdita di certezze e sul conseguente bisogno di una totale riformulazione nella consapevolezza umana. Da questo bisogno si origina la struttura in crisi della coscienza moderna. Il modernismo non è affatto un movimento unitario, ma vede al suo interno l’espressione di diversi linguaggi: romanticismo, decadentismo, impressionismo, parnassianesimo, simbolismo, estetismo, ecc. Questa componente eterogenea che caratterizza il modernismo è una conseguenza naturale, proprio perché esso è l’espressione dell’indeterminatezza della realtà. Il modernismo sarà, dunque, caratterizzato dall’intreccio di tendenze, correnti, movimenti che si possono sovrapporre anche nell’opera di uno stesso scrittore, producendo delle sperimentazioni del tutto originali ed estremamente diverse da quelle degli altri autori modernisti. Lo scrittor modernista può forgiare uno stile personale per poi mutarlo nel corso del tempo. Il risultato è una tendenza all’innovazione permanente.

3.1.

Rubén Darío

Félix Rubén García-Sarmiento, più noto con lo pseudonimo “Rubén Darío”, nasce in Nicaragua nel 1867. Il suo nome comincia a circolare in Spagna con la pubblicazione del libro Prosas profanas nel 1896 e di Azul nel 1888 e nel 1890. Il rinnovamento attuato dal poeta nicaraguense, ispirato dalla poetica parnassiana e da quella simbolista, riguarda la lingua poetica, ricca di immagini e di parole colte o rare, che sono scelte in ragione del loro valore sensoriale. Inoltre, singolari sono anche l’utilizzo della metrica, versi alessandrini, dodecasillabi e endecasillabi, e l’organizzazione delle strofe, con la possibilità di combinare metri diversi e di inventare nuovi schemi di rime. Il successo di Darío venne consolidato con la pubblicazione di Cantos de vida y esperanza nel 1905, nel quale la totalità viene espressa dalla forte sensualità e dall’evasione in altri luoghi e in altri tempi, rappresentando, però, anche una riflessione interiore, che dona maggior senso ai simboli.

All’interno dei Cantos troviamo l’aspirazione del poeta a voler ricercare una comune identità tra la terra spagnola e le ex colonie americane. Sul filone del dibattito sulla questione dell’identità nazionale spagnola, Darío partecipa all’elaborazione di un’identità nazione ispanoamericana. All’epoca, il termine “modernismo” veniva impiegato per alludere anche a un movimento religioso dissidente. Darío decide di assumere il termine con orgoglio, sottolineando, così, il senso di rottura con il passato. La presenza di Darío in Spagna è un fattore fondamentale per le iniziative militanti del modernismo. Il modello rubendariano presenta tutte le caratteristiche del modernismo: la tendenza all’evasione nel tempo e nello spazio, il sentimento di solitudine, l’esaltazione dell’irrazionale, del fantastico e dell’onirico, la predilezione per le tonalità autunnali e crepuscolari. Questi aspetti, tuttavia, richiamo anche alcuni aspetti della sensibilità romantica, evocati anche nella ripresa di alcune componenti ideologiche, come il rifiuto del razionalismo esasperato, del primato del materialismo (il capitalismo come monopolio, raffigurato emblematicamente dalla grande potenza degli Stati Uniti d’America). I modelli francesi, in particolare i poeti parnassiani e simbolisti, e quello del postromantico Bécquer sono comuni a Darío e ai poeti spagnoli di questo periodo. In particolare, i poeti modernisti sono caratterizzati da un’ampia adesione alle poetiche del simbolismo, portatrici di riferimenti essenziali. Un’altra sfumatura importante all’interno della poetica rubendariana e modernista in generale è quella del decadentismo, inteso come ricerca spirituale estenuante di un altrove e di un altro tempo, da contrapporre alla moderna società borghese. Questo altrove può stare ad indicare anche l’isolamento nella torre d’avorio, la vita anticonformista da bohémien, nei ricordi d’infanzia, nei paesi vecchi, nei paesaggi popolati di storia. Il modernismo è caratterizzato dalla consapevolezza di una élite spirituale che si innesta contro la tradizione borghese, associata ormai al materialismo capitalistico e degli interessi economici. La poesia diventa, ora, il più spirituale tra i generi letterari e viene preferita dai modernisti nella lotta dello spirito contro la materia. Inoltre la poesia deve essere considerata come il veicolo necessario per l’evoluzione spirituale dell’uomo verso una nuova vita. La poesia, espressione del sentimento che trascende tutti gli altri generi letterari, viene utilizzata dai modernisti per demistificare la cultura dell’800 dominata dalla scienza e dalla tecnica. Solo al singolo liberato dalle costrizioni sociali è permesso di realizzare una piena condizione umana, in quanto quest’individuo è l’unico capace di giudicare il mondo da una prospettiva più vasta di quella offerta dalla società. La realtà della coscienza individuale, interna, diventa più importante di quella esterna. Il poeta, dunque, diventa un iniziato (vate): colui capace di vedere ciò che agli altri sfugge. La parola si stacca dalla realtà esterna, per scoprire quella interna, voce profonda. La funzione principale non è più quella di riflettere l’esterno, bensì di determinare il modo in cui esso viene percepito. Poiché la realtà va reinterpretata, anche il linguaggio deve cambiare, in una rielaborazione linguistica basata sui suoi risvolti sensoriali. Le conseguenza della rapidità del fenomeno dell’alfabetizzazione nelle città divarica il pubblico virtuale del libro. Infatti, a differenza dello scrittore dell’800, lo scrittore del ‘900 si trova a non soddisfare un arco sufficientemente ampio di lettori. Lo scrittore si chiude all’interno dello spazio segreto della propria intimità, nello scavo autobiografico, che logora la struttura letteraria tradizionale, decompone il dialogo nell’uso soggettivo e simbolico delle cose, arriva a forzature della semantica nell’espressione di uno stile antinaturalistico. Viene proposta nelle opere moderniste l’immagine di una realtà irrazionale e contraddittoria. L’utilizzo di diverse ipotesi sperimentali corrisponde alla risposta critica della

percezione di una realtà disgregata: la scelta difensiva dello spazio privato come luogo separato dall’irrazionalità sociale, o il rifiuto di ogni funzione associata alla poesia, che dà luogo alla poesia pura, che esprime il distacco dalla società moderna.

3.2.

Juan Ramón Jiménez

Nato a Huelva nel 1881, studia presso i Gesuiti a Cadice. In seguito studia giurisprudenza e legge i grandi poeti romantici. Nel 1900 si trasferisce a Madrid dove entra in contatto con l’élite culturale del tempo. In particolare, conosce Rubén Darío, il quale influenzerà a lungo la sua poetica. La morte del padre aumenta la sua paura della morte e delle malattie. La depressione lo costringe a trascorrere lunghi periodi in clinica a Bordeaux, compiendo viaggi in Francia e in Italia. Si trasferisce, poi, definitivamente a Madrid, dove organizza riunioni culturali per gli intellettuali. In Francia, Jiménez aveva subito l’influsso della nuova poetica decadente: Mallarmé, Rimbaud, Baudelaire, allontanandosi da Darío e riscoprendo il fascino per Bécquer. Fonda la rivista Helios alla quale scrivono un grande numero di intellettuali. Viaggia a New York nel 1916 per sposarsi con Zenobra Camprubí Aymar, che aveva conosciuto a Madrid tre anni prima. Fino al 1920 decide di isolarsi dalle preoccupazioni della vita esterna. Poco dopo l’inizio della guerra civile, i coniugi Jiménez si trasferiscono negli Stati Uniti. Qui compiono molti viaggi, tra cui L’Avana, Miami, Washington, Maryland. Nel 1946 ha una forte crisi depressiva .Due anni dopo compie un viaggio in Argentina e in Uruguay, ritrovando, all’interno di quell’ambiente ispanico, la serenità perduta. Gli ultimi anni della sua vita li trascorre a Portorico, dove insegna all’università. Nel 1956 viene insignito del premio Nobel e tre giorni dopo muore Zenobia. Il poeta si lascia andare fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 1958. Il giovane Jiménez è un poeta fortemente influenzato dal decadentismo e dal modello becqueriano. Tuttavia, quella di Jiménez è una poetica meno intimista. Da Bécquer adotta la concezione della vita spirituale. L’influsso simbolista del periodo francese si esprime all’interno di Arias tristes (1903), in cui Jiménez elabora un lessico ristretto che crea un paradigma simbolistico attorno ad alcune immagini definite (la luna, la notte, il giardino). I paesaggi appaiono emanazione della malinconia e nella comunione spirituale con la natura si attua l’ideale della percezione magica dell’istante senza temporalità. Il tema della morte fa parte del senso di fugacità del vivente e rimane sempre la speranza di un ritorno di una nuova primavera. Lo smarrimento delle illusioni si ritrova nelle sue elegie, in cui il poeta diventa incarnazione del dolore che nasce dal senso di una mancanza indefinita. Ne La soledad sonora vengono ripresi i toni elegiaci, ma nello stesso tempo la solitudine acquista un valore positivo, ovvero come opportunità di una comunione più profonda con la natura e, quindi, con la poesia. All’interno di Estío il tema centrale è il sentimento amoroso che acquista stabilità attraverso l’appropriazione dell’essenza della donna amata, ricreata nell’anima del poeta. La svolta innovatrice si ha con Diario de un poeta recién casado, il cui titolo successivo diventerà Diario de poeta y mar. Qui viene effettuata una scelta lessicale diversa da quella dei libri precedenti. Fa riflettere qui la mancanza di aggettivi sensoriali, frequenti in precedenza. Viene utilizzato il verso libero, forma che Jiménez considera appropriata per il poeta che vuole controllare la poesia e non il contrario. Spicca l’alternanza dei versi con una prosa poetica agile e ricca di sfumature. Qui la novità è la riscoperta del proprio io, se pur in immagini ristrette. In quest’opera poetica, i simboli acquistano piena vita soltanto nello sviluppo complessivo del libro. L’intervallo a New York gli permette di effettuare una piena

accettazione dell’amore e del mare, riconosciuti, ora, non più come assoluti esterni al poeta, bensì interni ad esso. Una nuova sicurezza anima l’opera Eternidades, che consente all’autore di dichiarare il suo disaccordo con tutta la sua poetica precedente, in quanto soffocata da un eccesivo utilizzo di immagini. Il suo compito, ora, sarà quello di cogliere il nome esatto delle cose, l’essenza delle cose percepite riversata all’interno della parola che la rappresenta in maniera ottimale e senza bisogno di complementi. Viene, dunque, abbandonata la vaghezza. Non ci ...


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