2 - IL Funzionalismo - Riassunto La teoria sociologica contemporanea PDF

Title 2 - IL Funzionalismo - Riassunto La teoria sociologica contemporanea
Author Alessandro Bravi
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

Ottimi riassunti del libro di Wallace e Wolf. Riassunti del libro più nozioni dette a lezione....


Description

IL FUNZIONALISMO 

Questa corrente sociologica è spesso definita “Struttural-funzionalismo” perché pone l’accento: 1- Sui requisiti funzionali di un sistema sociale; 2- Sulle corrispondenti strutture che soddisfano tali bisogni;



Che cos’è il funzionalismo?  “Modern Dictionary of Sociology” definisce il funzionalismo: L’analisi di fenomeni culturali e sociali nei termini delle funzioni che essi svolgono in un sistema socioculturale. Nel funzionalismo la società è concepita come un sistema di parti interconnesse. Il funzionalismo adotta un approccio macrosociologico. Nell’analizzare il sistema sociale secondo l’approccio funzionalista, i funzionalisti sottolineano tre elementi: 1. La generale interrelazione tra le parti del sistema; 2. L’esistenza di uno stato di equilibrio, paragonabile alla sana condizione di un organismo; 3. La capacità di riorganizzazione, quando le parti del sistema riportano una situazione di squilibrio alla normalità;  Una delle affermazioni più importanti del funzionalismo è proprio quella secondo cui esiste sempre una tendenza al ripristino dell’equilibrio.





I funzionalisti utilizzano un concetto centrale nell’analisi della società: i valori condivisi. Condivisione dei valori significa che gli individui sono moralmente integrati nella società cui appartengono.  Il funzionalismo mette in rilievo la coesione della società e ciò che i suoi membri condividono.  La teoria del conflitto sottolinea le divisioni interne alla società e gli scontri che sorgono dal perseguimento degli interessi personali.

RADICI INTELLETTUALI: EMILE DURKHEIM E I SUOI PRECURSORI AUGUSTE COMTE  Interessato ai problemi della “statica” e della “dinamica” di una società. Ha enunciato il principio base del funzionalismo: Egli afferma che una perdita di armonia fra il tutto e le parti di un sistema sociale è “patologica”: da ciò emerge il concetto funzionalista di equilibrio. ( = Omeostasi) HERBERT SPENCER  Considerato precursore del funzionalismo per il concetto di differenziazione Con ciò intende la reciproca dipendenza tra parti diverse del sistema sociale La prospettiva evoluzionista spenceriana somiglia alla teoria elaborata più da Durkheim ne La divisione del lavoro sociale. Vi sono però due importanti differenze tra Durkheim e Spencer: 1 - Durkheim non insiste sulla necessità della differenzazione sociale; 2 - Durkheim iniste nell’indicare i fatti sociali; Spencer, che attribuiva al progresso sociale un’origine psicologica, considerava come fattore determinante la ricerca individuale della felicità. VILFREDO PARETO  Prende come modello un sistema fisiochimico. Secondo Pareto, gli individui sono le “molecole” del sistema sociale.  Primo a dargli una precisa defin.

EMILE DURKHEIM  Il più importane antesignano del funzionalismo contemporaneo. Alcune delle più importanti idee di Durkheim sono il frutto del suo costante interesse per il concetto di integrazione. 

Durkheim intendeva l’evoluzione sociale come passaggio dalla solidarietà meccanica (tribù) alla solidarietà organica (società industriali): Le società primitive sono caratterizzate da una forte coscienza collettiva; Con al crescita della divisione del lavoro cresce anche l’individualismo, così avviene il passaggio ad una solidarietà organica, caratterizzata dall’interdipendenza dei ruoli;



Colloca al centro della sociologia i fatti sociali come oggetto di studio: Definisce il fatto sociale “ciò che è caratteristico di un’intera società”. In seguito Durkheim ha rielaborato ulteriormente il significato utilizzando il termine istituzione, ovvero un insieme di credenze e modelli di comportamento stabiliti dalla collettività.



La riflessione di Durkheim sulla punizione è importante. La punizione è una reazione sociale al crimine. Svolge la funzione di preservazione dei sentimenti collettivi, ovvero dei valori condivisi. (funzionalisti)



Nello studio sul suicidio è centrale il concetto più famoso, quello di anomia. Ciò significa mancanza di norme, una situazione in cui sono assenti regole e leggi. Due tipi di anomia sono distinti: 1 - Una acuta  risultato di un brusco cambiamento; 2 - Una cronica  determinata da uno stato di costante cambiamento; L’anomia è uno stato patologico della società. Durkheim enfatizza il bisogno di norme sociali condivise e stabili. Considera il suicidio un problema sociale, infatti, non si limita a descrivere i tassi di suicidio, arriva ad affermare che un livello di coesione troppo basso o troppo alto possa risultare dannoso per la società.



In maniera tipicamente funzionalista, Durkheim fonda la propria teoria sulla coesione sociale, ovvero su due specifici bisogni sociali: integrazione e regolazione. La sua ipotesi principale è che le società in cui integrazione e regolazione sono eccessive o carenti si distinguono per un elevato tasso di suicidi. I tipi di suicidio corrispondenti sono: 1- Suicidio altruistico (eccesso di integrazione); 2- Suicidio egoistico (carenza di integrazione); 3- Suicidio fatalistico (eccesso di regolazione); 4- Suicidio anomico (carenza di regolazione);



Il più grande contributo di Durkheim al funzionalismo è costituito da Le forme elementari della vita religiosa, dove illustra che la religione in antichità era una potente forza d’integrazione che trasmetteva agli individui i valori comuni. Dedica grande attenzione alla religione in quanto fattore efficace di sviluppo dei valori condivisi.

TALCOTT PARSONS (1902-1979) 

Al centro della teoria parsonsiana si trova il concetto di sistema. La teoria generale dell’azione, prevede quattro sistemi: 1- Sistema culturale; 2- Sistema sociale; 3- Sistema della personalità; 4- Sistema dell’organismo comportamentale; 1 – SISTEMA CULTURALE: Ha come unità di base il significato o sistema simbolico. A questo livello egli focalizza la propria attenzione sui valori condivisi. Altro concetto centrale: socializzazione, processo mediante il quale i valori della società sono interiorizzati dai suoi membri. Questo concetto costituisce una potente forza d’integrazione, in quanto riproduce il controllo sociale e tiene insieme la società 2 – SISTEMA SOCIALE: Ha come unità di base l’interazione tra ruoli. Parsons ha dedicato all’argomento un intero volume dove definisce il sistema sociale come una pluralità di attori individuali interagenti tra loro in una situazione. Il rapporto con la situazione è definito e mediato da un sistema di simboli strutturati e condivisi. 3 – SISTEMA DELLA PERSONALITA’: Ha come unità di base la persona umana. Qui l’attenzione è puntata sui bisogni, motivazioni e atteggiamenti individuali. 4 – SISTEMA DELL’ORGANISMO COMPORTAMENTALE: L’unità di base è costituita dall’ individuo come essere biologico.  Il processo di socializzazione prevede un’interrelazione tra questi quattro sistemi.

LA TEORIA PARSONSIANA DELL’AZIONE  L’azione sociale (o atto) (1) Questa teoria prende le mosse da un attore motivato che può essere sia un individuo sia una collettività. (2) Parsons vede l’attore come motivato a raggiungere uno scopo. (3) L’azione si colloca in una situazione che comprende mezzi e vincoli. (4) Tutti gli elementi sono regolati dagli standard normativi del sistema sociale.  Le norme sono state interiorizzate dall’attore che è motivato ad agire in maniera appropriata. Ciò spiega perché le norme siano al centro della teoria di Parsons dell’azione e perché egli consideri primario il “sistema culturale” che le legittima. Primato all’aspetto normativo dell’azione sociale: - L’azione dell’uomo si forma nella continua tensione tra SITUAZIONE e NORMA, tra “essere” e “dover essere”, tra ciò che il mondo è e ciò che dovrebbe essere. - Gli uomini cercano di conformare le loro azioni a modelli ritenuti desiderabili dall’attore e da altri membri della collettività.

 Noi agiamo sulla base di un ORDINE NORMATIVO CONDIVISO, radicato in ogni cultura comune, riconosciuto dalla maggior parte dei partecipanti. LE VARIABILI STRUTTURALI 

Per dimostrare che la situazione degli attori motivati non è completamente incerta e non strutturata. Per questo elaborò le variabili strutturali, strumenti per classificare le aspettative e la struttura delle azioni.



Parsons è influenzato dalla teoria di Tonnies, il quale era interessato al contrasto tra comunità primitiva e società industriale moderna: 1 – La comunità è caratterizzata da strette relazioni personali (parentela); 2 – La società è caratterizzata da relazioni impersonali di tipo economico. Come Tonnies e Durkheim, Parsons, considera di importanza fondamentale la differenza tra i due tipi di società: - Parla di relazioni espressive nelle società tradizionali; (rapporti personali e stabili) - Parla di relazioni strumentali nelle società moderne; (rapporti impersonali e formali) All’interno delle società moderne coesistono entrambi i tipi di relazioni.



Il modello delle variabili strutturali va oltre la semplice dicotomia espressivo-strumentale. Costituisce un’elaborazione della tipologia tradizionale-moderno. Ogni variabile rappresenta un dilemma che l’attore deve risolvere prima di intraprendere l’azione: 1. Ascrizione / Acquisizione  (qualità / prestazione). Il dilemma sta tra comportarsi con gli altri in base alla loro identità oppure in base a ciò che hanno fatto o possono fare. 2. Diffusione / Specificità.  Qui il punto sta nel numero delle richieste all’interno di una relazione: 1. Se la gamma è ampia la relazione è diffusa; 2. Se la gamma è ristretta la relazione è specifica; Secondo Parsons, nella società moderna una scelta appropriata prevede un comportamento di tipo specifico. Nella società tradizionale la maggior parte dei rapporti era di tipo diffuso. 3. Affettività / Neutralità affettiva  Qui il punto sta nell’aspettativa o meno di una gratificazione emotiva. 4. Particolarismo / Universalismo  Scelta tra relazioni basate su norme generali o su relazioni personali, come l’appartenenza ad un determinato gruppo. 5. Collettività / Individuo  Scelta tra la soddisfazione di interessi privati oppure l’assolvimento di obblighi e doveri collettivi. Il modello delle variabili strutturali non è quindi così netto come appare a prima vista. Da sole, non dicono al sociologo come si comporterà una persona di fronte a un conflitto di ruoli.

PROBLEMI FUNZIONALI DEL SISTEMA: IL MODELLO AGIL -

Parsons per identificare i principali problemi che i sistemi di azione devono risolvere per sopravvivere e svilupparsi, elabora il paradigma delle quattro funzioni. Qui Parsons analizza nei dettagli le determinanti dell’equilibrio, ovvero lo stato di armonia di un sistema. Parsons deriva il suo interessa per il concetto di equilibrio dall’idea di stabilizzazione omeostatica: Egli sostiene che in una società alcune istituzioni mantengono o ristabiliscono l’equilibrio attraverso la soddisfazione di “bisogni”, come fa un organismo biologico nel rapporto con l’ambiente circostante. Nel modello di Parsons, dunque, tutti i sistemi di azione devono assolvere quattro funzioni fondamentali (ovvero hanno quattro bisogni fondamentali): 1- Adattamento; 2- Raggiungimento dello scopo; 3- Integrazione; 4- Mantenimento della struttura; Parsons solitamente descrive la società o il sistema sociale come un riquadro suddiviso in quattro settori uguali, che rappresentano le quattro funzioni del sistema, indicate dalle lettere AGIL: GOAL ATTAINMENT (raggiungimento dello scopo):  sottosistema politico Il sistema deve mobilitare le proprie risorse per ottenere gli scopi che si prefigge, stabilendo tra loro un ordine di priorità. FUNZIONE ESTERNA E FINE LATENT PATTERN INTEGRATION (integrazione): MAINTENANCE (mantenimento  sottosistema giuridico e della struttura latentereligioso gestione della tensione): Il sistema deve coordinare e regolare le relazioni tra le sue  Famiglia, scuola, istituzioni varie unità. che garantiscono la socializzazione FUNZIONE INTEGRATIVA, In primo luogo il sistema deve INTERNA E FINE mantenere il suo “modello” di valori; in secondo luogo deve fornire strumenti per le gestione delle tensioni interne. FUNZIONE INTERNA E MEZZO

ADAPTATION (adattamento):  sottosistema economico Il sistema deve ricavare sufficienti risorse dall’ambiente e distribuirle a ogni sua parte. FUNZIONE ADATTIVA, ESTERNA E MEZZO

Lo schema di Parsons individua funzioni universali ma non può, di per sé, predire il modo in cui esse verranno assolte.



Il continuo adempimento delle quattro funzioni sistemiche è assicurato da due meccanismi: 1- La Socializzazione; 2- Il Controllo Sociale; Se la Socializzazione funziona tutti i membri di una società si atterrano ai valori condivisi. Una socializzazione riuscita produce ciò che Parsons definisce Complementarità delle aspettative.  Entrambi gli attori di un’interazione condividono gli stessi valori culturali e le stesse aspettative, cosicchè ciascuno sa cosa l’altro si aspetta e le loro risposte saranno complementari. Parsons suppone che questa situazione di aspettative complementari che comportano un equilibrio siano effettive nella realtà. Però, affronta anche situazioni di “squilibrio” dove è richiesto l’intervento di forze che ristabiliscano l’equilibrio della società. A questo punto entra in gioco il controllo sociale e vengono imposte sanzioni negative per obbligare gli attori a conformarsi. Nella prospettiva di Parsons ogni società possiede meccanismi di controllo sociale che riportano i comportamenti in linea con le aspettative e ristabiliscono di nuovo l’equilibrio.  Questi due meccanismi, che assicurano un’appropriata interazione tra ruoli, mantengono l’equilibrio del sistema sociale.



Il sistema di Parsons è un sistema di equilibrio, in quanto ogni attore è moralmente impegnato a svolgere funzioni attese sul piano culturale e sociale. “Sono necessari molti complicati processi per mantenere il funzionamento di un sistema sociale; se i suoi membri non facessero mai nulla, una società cesserebbe di esistere molto presto”.

ROBERT MERTON (1910-2003) 

Fu uno dei primi e migliori studenti di Parsons ma venne influenzato anche da Sorokin, critico verso il lavoro di Parsons. A differenza di Parsons, Merton è stato un attivo ricercatore empirico a partire dal 1941. Merton, diversamente da Parsons, non si è fermato a teorie astratte, ha formulato ipotesi empiriche che spesso ha verificato in prima persona, raccogliendo dati e analizzandoli.



I suoi contributi alla corrente del Funzionalismo sono espressi tutti nella sua opera “Teoria e struttura sociale”, i quali sono: (1) la teoria a medio raggio, (2) la precisazione dell’analisi funzionale e (3) la teoria della devianza.

(1) LE TEORIE A MEDIO RAGGIO  Merton abbandona il tentativo di elaborare una teoria onnicomprensiva. Sceglie piuttosto di dedicarsi a quelle che ha definito teorie a medio raggio: - Teorie basate su un numero limitato di assunti, da cui si possano derivare ipotesi specifiche verificabili empiricamente. Queste teorie vanno oltre la semplice descrizione dei fenomeni sociali. Queste teorie dovrebbero poi gradualmente consolidarsi in un quadro teorico più generale

 Il suo intento era quello di “riempire i vuoti” tra l’empirismo grezzo e la Grand Theory proposta da Parsons. Ciò che Merton sostiene è la necessità che teorie di questo tipo siano sempre più numerose. (2) LA PRECISAZIONE DELL’ANALISI FUNZIONALE  Merton ha dedicato notevole attenzione a quella che definisce “codificazione dell’analisi funzionale in sociologia”. Sono evidenti altre differenze rispetto al funzionalismo di Parsons: Merton insiste meno sull’analisi specifica della struttura sociale e non si spinge troppo verso un conservatorismo e teleologia. La sua nozione di funzionalismo è più vicina ad un orientamento generale che alle teorie di Parsons.  I funzionalisti concepiscono generalmente la società come un sistema di parti interconnesse. Ciò vale anche per Merton. Inoltre, Merton è profondamente interessato all’equilibrio sociale. (integrazione, istituzioni, valori condivisi)  Il contributo originale di Merton sta nel precisare e ricalibrare alcuni aspetti fondamentali della teoria funzionalista: 1- Le disfunzioni; 2- Le funzioni manifeste e latenti; 3- Le alternative funzionali: 1 - Disfunzioni  Le funzioni non sono sempre correlate al mantenimento dell’ordine: Merton mette in rilievo l’esistenza di disfunzioni ed esorta i sociologi a identificarle. Questa concezione di disfunzione implica due idee complementari ma distinte: 1) Un dato elemento può avere effetti disfunzionali generali, producendo conseguenze che riducono l’adattamento o l’adeguamento del sistema; (burocrazia) 2) Un dato elemento non è del tutto funzionale o disfunzionale, ma può essere funzionale per alcuni individui e disfunzionale per altri. (avvicinamento alla teoria del conflitto, entrambi condividono l’attenzione per i vantaggi differenziali che i gruppi ottengono dall’ordine sociale)  La prospettiva di Merton resta chiaramente funzionalista poiché è convinto che istituzioni e valori possano essere funzionali o disfunzionali per la società nel suo insieme, non solo per particolari gruppi. 2 - Funzioni manifeste e latenti  Le funzioni manifeste sono quelle osservabili o attese; Le funzioni latenti non sono né riconosciute, né intenzionali. Merton presta particolare attenzione alle funzioni latenti. Afferma che l’analisi delle funzioni latenti “impedisce la sostituzione dell’analisi sociologica con giudizi morali ingenui”

3 - Alternative funzionali  Per Merton esistono dei Prerequisiti funzionali, necessari per il funzionamento di ogni società. Al tempo stesso, afferma che non bisogna supporre che particolari istituzioni siano le uniche capaci di soddisfare tali prerequisiti.  Merton, quindi, afferma che può esistere un’ampia gamma di quelle che definisce alternative funzionali, sostituti capaci di svolgere lo stesso compito. Una stessa esigenza della società può essere soddisfatta attraverso istituzioni diverse. (3) LA TEORIA DELLA DEVIANZA  Contributo alla sociologia più noto. Per sviluppare questa teoria, Merton, utilizza elementi tipici dell’analisi funzionalista, i concetti di mete culturali e mezzi istituzionalizzati. Riprende anche il concetto di anomia, intendendolo come quella discrepanza tra mete culturali e mezzi legittimi utilizzabili per raggiungerle.  L’anomia è disfunzionale per quei gruppi che non dispongono dei mezzi per raggiungere i propri traguardi, obbiettivi. Ne deriva una fonte di tensione per il sistema che porta a una notevole quota di devianza. Scaturiscono così cinque modalità di adattamento: 1- Conformità  L’individuo che si conforma alla società facendo proprie sia le mete, sia sia i mezzi proposti dalla società; 2- Innovazione  Ricorso a mezzi non istituzionalizzati, spesso illegittimi, per raggiungere la meta. 3- Ritualismo  Comportamento di chi continua a fare le cose per raggiungere quelle mete ormai rinunciate. 4- Rinuncia  Rifiuto sia della meta che dei mezzi per raggiungerla. 5- Ribellione  Rifiuto della meta e dei mezzi per sostituirli con altre mete e mezzi....


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