24.Motivazione ed emozione PDF

Title 24.Motivazione ed emozione
Course Psicologia generale
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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tema incrociato esd...


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MOTIVAZIONE E EMOZIONE Definizione  Motivazione ed emozione sono due costrutti complessi, che si influenzano reciprocamente. Le risposte emotive hanno dunque una componente motivazionale che ha a che fare con la predisposizione ad agire, ad elaborare piani per realizzare scopi e soddisfare bisogni. L’emozione può essere motivante (es. paura motiva all’evitamento di uno stimolo), quindi la motivazione è condizione dell’emozione. L’emozione ha espressione affettiva, nella motivazione prevale l’espressione diretta, attiva. Lo studio della motivazione consente di indagare perché un comportamento viene attivato per conseguire uno specifico obiettivo,

mentre lo studio

dell’emozione indaga come un organismo reagisce con cambiamenti nelle espressioni e nei vissuti a seconda del raggiungimento o meno, facilitato o ostacolato. Il collegamento sta nella potenzialità dell’emozione di modificare il rapporto tra individuo e ambiente. Questo tipo di impostazione si è affermata solo di recente. Tradizionalmente è possibile rintracciare anche nelle emozioni l’attivazione che si riscontra e sostanzia la motivazione con la differenza che, secondo alcuni autori, nelle emozioni la quota di energia attivata non è diretta verso uno scopo specifico e quindi manca di organizzazione. Se la motivazione è eccitazione organizzata, finalizzata a uno scopo e l’emotività come un’eccitazione disorganizzata, non strutturata in una strategia, si contribuisce però a connotare negativamente quest’ultima come irrazionale e come fonte di disturbo rispetto al conseguimento degli obiettivi. La relazione tra motivazione ed emozione viene riscontrata anche nella teorizzazione di Goleman; nel concetto di “intelligenza emotiva” viene individuata un’abilità emotiva, quella di riconoscere, regolare e controllare le proprie emozioni, che permetterebbe e si integrerebbe a sua volta, sia con la capacità di sapersi motivare in modo più chiaro e consapevole (pianificare, rimandare la frustrazione), sia con la capacità di gestire le relazioni sociali e i contatti con gli altri individui (riconoscere le emozioni altrui e condividerle).

A differenza del passato, si tende oggi ad esaminare in maniera congiunta la dimensione motivazionale e quella emozionale del comportamento umano. Si può dire che motivazione ed emozione rappresentano due processi fra loro indipendenti, due facce della stessa medaglia: lo studio della motivazione consente di indagare soprattutto le cause, il perché un dato comportamento venga attivato per il conseguimento di uno specifico obiettivo; lo studio delle emozioni permette un'analisi del come un organismo reagisce, adottando cambiamenti a livello

fisiologico, espressivo e del vissuto soggettivo a seconda che lo scopo delle sue azioni sia o meno raggiunto. Tradizionalmente i due concetti erano considerati come contrapposti: ad esempio la motivazione veniva considerata come una attivazione, una "eccitazione organizzata" dell'organismo finalizzata alla realizzazione di un determinato scopo, mentre l'emotività era considerata, a torto, come una "eccitazione disorganizzata", una attività cioè non funzionale ad una particolare strategia. Questa differenziazione tra motivazione ed emozione rifletteva la sostanziale "irrazionalità" per lungo tempo attribuita al comportamento emotivo. L'emozione è stata spesso vista nelle sue caratterizzazioni più intense e traumatiche. Ne è stato visto l’aspetto perturbatore del fenomeno (Stoici, emozioni come malattie dell’anima). L'emozione è stata considerata quindi come una sorta di corpo estraneo che irrompe nell'organismo e interferisce con la capacità di valutare con chiarezza gli eventi e di seguire un piano razionale per il conseguimento di determinati obiettivi. Noi sappiamo tuttavia che esistono emozioni, non così intense, che accompagnano ogni momento della vita quotidiana dell'individuo, lo aiutano a rispondere a tutte le sollecitazioni, le stimolazioni ricevute dall’ambiente: e che non solo esse non distolgono il soggetto dal perseguire gli obiettivi che intende realizzare, ma favoriscono la messa a punto di strategie più mirate e più adeguate (funzione adattiva delle emozioni). La tradizionale equiparazione tra motivazione e pensiero costruttivo da una parte e fra emozioni e irrazionalità dall'altra va profondamente rivista e corretta. In termini ingenui, non scientifici, la motivazione è la ragione che spinge un individuo ad un certo comportamento. Quando la psicologia studia la motivazione si chiede invece: che cosa fa sì che una persona avvii una determinata azione? Che cosa mantiene attivo quel determinato comportamento? (non tutti gli sforzi sono a breve termine, spesso ci orientiamo alla realizzazione di obiettivi a medio e lungo termine della nostra esperienza) Che cosa determina la direzione (verso dove) del comportamento stesso? (orientarsi verso un certo obiettivo piuttosto che un altro) In altre parole si può dire che un soggetto persegue un certo obiettivo (direzione) con una certa intensità, un certo impegno, cioè una certa forza e persistendo in esso per un tempo più o meno lungo (durata). Modelli teorici  Sono state elaborate delle teorie che inglobano entrambi i costrutti, evidenziandone la reciproca interazione. Una di queste teorie è stata formulata da Ricci Bitti e Caterina. Il loro modello non isola motivazione ed emozione, ma presuppone un unico sistema motivazionale-cognitivo-emotivo, che presiede alla valutazione cognitiva dell’antecedente situazionale, all’attivazione di un organismo per rispondere allo stimolo e alla modulazione della risposta in base alle caratteristiche personali del soggetto. Questo sistema presiede al comportamento, regolandone i vari aspetti: il

movente spinge ad una azione, la modulazione dell’intensità emotiva, la tipologia della risposta. Dunque i processi emotivi e motivazionali sono visti in modo molto interconnesso. Tale sistema agisce a tre livelli gerarchici: -

Livello Filogenetico: ogni specie è dotata di un repertorio di risposte costituite da elementi emotivi, comportamentali, sia essa una specie animale, oppure animali che vivono in gruppi o la specie umana;

-

Livello ontogenetico: ciascuno crescendo sviluppa dei pattern personali di reazione agli eventi, possiede istinti primitivi, motivazioni primarie ed infine motivazioni secondarie derivate dalla cultura, dall’esperienza e dalla socializzazione;

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Livello situazionale: di volta in volta vengono dosati i vari ingredienti dell’esperienza, a volte si reagisce in modo più istintivo, a volte esprimendo emozioni primarie, altre volte emozioni secondarie “sociali”.

Strumenti  I metodi dello studio si sono concentrati principalmente sulle espressioni facciali e possono essere ricondotti principalmente a due tipi: metodo delle componenti, il quale cerca di individuare in modo analitico i movimenti mimici che contribuiscono a determinare una certa espressione, e il metodo del giudizio(o riconoscimento), nel quale si sottopone alla valutazione di “giudici”una espressione emozionale per ottenere da essi l’interpretazione e il riconoscimento della emozione manifestata. Fra i metodi analitici, quello più noto è il FACS (Facial Action Coding System) realizzato da Ekman e Friesen (1978). Gli strumenti per valutare le motivazioni sono il Test di Appercezione Tematica di Murray, di ambito psicodinamico, che attraverso tavole raffiguranti soggetti fa emergere le motivazioni profonde; lo SDI (Storie da inventare) anch’esso proiettivo, utilizzato soprattutto con i bambini; i metodi statistici di Cattel, il quale si serve dell’analisi fattoriale per l’estrazione delle dimensioni in grado di spiegare la maggior quantità di varianza in un dato insieme di misurazioni. In ambito scolastico si utilizza il Questionario Metacognitivo sul Metodo di Studio di Cornoldi, che esplora la motivazione allo studio. Ambiti Applicativi  Tali costrutti sono compresenti in diversi ambiti. In ambito scolastico in quanto l’apprendimento è influenzato sia dalla motivazione, facilitato da obiettivi di competenza piuttosto che di prestazione,

che da componenti emotive, come la gestione dell’ansia, la quale se non controllata può interferire con la prestazione. In ambito lavorativo, nella scelta professionale o nello svolgimento delle mansioni produttive intervengono vari fattori motivazionali ed emotivi, come il desiderio di fare carriera, di acquisire identità e prestigio insieme però alla paura, alla rabbia, alla frustrazione e all’insicurezza che si possono sperimentare in contesti lavorativi, soprattutto se precari. In ambito clinico, per intraprendere un percorso psicoterapeutico di elaborazione delle proprie emozioni occorre una forte motivazione che aiuta a tollerare le possibili frustrazioni, a saper costruire pazientemente i risultati e modificare in modo stabile le proprie modalità disadattive....


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