3 sviluppo grammaticale del manuale di neuropsicologia Sabbadini PDF

Title 3 sviluppo grammaticale del manuale di neuropsicologia Sabbadini
Course Scienze mediche di interesse logopedico in età evolutiva
Institution Università degli Studi di Roma Tor Vergata
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riassunto dettagliato del terzo paragrafo del capitolo 5 del manuale...


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Capitolo 5 manuale Sabbadini

Lo sviluppo grammaticale Introduzione Sviluppo delle abilità grammaticali richiede competenze in diversi settori collegati tra loro: lessico (corrispondenze significante/significato), morfologia (permette di modificare la forma e il significato delle parole) e sintassi (specifica ruoli e funzioni grammaticali, ad es. oggetto, soggetto, predicato, dettando l’ordine in cui vanno posizionati i vari elementi nella frase). In questo capitolo verranno trattati lo sviluppo quantitativo e qualitativo degli enunciati e delle frasi e l’acquisizione della morfologia flessiva, nell’italiano come prima lingua. Nonostante i cambiamenti continuano ad aver luogo fino all’età adulta, verranno presi in considerazione quelli più rapidi e significativi: produzione spontanea fra i 18 e i 30-36 mesi e dopo i 5 anni in contesti sperimentali sia in comprensione che in produzione. Questioni teoriche e metodologiche Lo sviluppo morfosintattico è studiato da 2 diversi approcci: innatista e costruttivista. L’approccio innatista sostiene che la facoltà di usare il linguaggio è indipendente dalle altre abilità cognitive ed è costituita da un insieme di categorie linguistiche universali e di processi comuni a tutte le lingue (il bb poi in base alla lingua della sua comunità seleziona i valori appropriati tra una serie di possibilità pre-programmate). L’approccio costruttivista spiega lo sviluppo del linguaggio in termini di processi che sono, almeno in parte, condivisi con altri “domini” percettivi e cognitivi; le categorie linguistiche non devono essere considerate come abilità specifiche innate poiché si possono individuare abilità cognitive più generali che possono contribuire ai processi di acquisizione linguistica (l’input cui il bb è esposto può giocare un ruolo rilevante). Le diversità di questi 2 approcci hanno delle ricadute sulla descrizione e interpretazione dei fenomeni osservabili nello sviluppo linguistico. Ad esempio, cambiano i criteri per definire “acquisita” una determinata forma linguistica: per gli innatisti una forma linguistica è considerata acquisita alla sua prima comparsa, mentre per i costruttivisti è considerata tale quando viene usata dal bb in modo consistente e produttivo. Cambia in ruolo attribuito alle differenze interlinguistiche nell’apprendimento: gli innatisti sostengono che la variabilità interlinguistica sia riconducibile ad un insieme limitato di principi linguistici universali, i costruttivisti non escludono alcune predisposizioni universali per l’acquisizione del linguaggio ma mettono in evidenza la necessità di tener conto delle caratteristiche specifiche di ogni lingua. Alcune caratteristiche specifiche dell’italiano In italiano non è possibile distinguere lo sviluppo morfologico (soprattutto il flessivo) da quello sintattico per cui si parla di sviluppo morfosintattico. Poiché in italiano alcune info sintattiche sono trasmette attraverso alterazioni morfologiche (ad es. le flessioni del verbo esprimono le relazioni di tipo pragmatico e semantico di persona 1/2/3 o le categorie di numero singolare/plurale, ma anche l’info sintattica del soggetto della frase “il cane insegue i gatti, i gatti inseguono il cane”). È utile distinguere i morfemi in legati (non possono essere separati dagli elementi lessicali cui si accompagnano) e liberi (insieme di elementi “grammaticali” detti “funtori” che possono essere separati dagli elementi lessicali e che in grammatica vengono elencati separatamente: articoli, preposizioni, pronomi, congiunzioni e connettivi). L’italiano è molto ricco di morfologia legata, le parole compaiono sempre in forme flesse, a differenza dell’inglese che ne è molto povero (queste diverse tipologie morfologiche interlinguistiche possono influenzare lo sviluppo morfologico). Per concludere appare ovvio che in italiano poiché tutte le parole (tranne avverbi e

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interiezioni) si presentano sempre in forma flessa, quindi contengono sempre elementi morfologici, l’apprendimento del lessico e della morfologia legata sono per forza connessi, molto più che in altre lingue.

Lo sviluppo morfosintattico nella produzione spontanea Le info che verranno discusse sono ricavate da osservazioni longitudinali della produzione spontanea in casa di bb dai 14-16 mesi ai 36-39 mesi.

L’evolversi quantitativo e qualitativo degli enunciati In tutte le lingue le prime abilità grammaticali, molto connesse allo sviluppo lessicale, iniziano a manifestarsi tra i 18 e 24 mesi. Poi compaiono le prime combinazioni di carattere “telegrafico”, chiamati enunciati di “parole contenuto” (nomi e verbi principalmente) sono privi di elementi più grammaticali (pronomi, articoli, preposizioni, congiunzioni, copula, verbi ausiliare). Il ritmo al quale i bb espandono quantitativamente i loro enunciati può variare considerevolmente, un indice globale affidabile è dato dalla crescita della LME; per enunciato si intende qualunque sequenza di parole che, indipendentemente se possiede o no una struttura grammaticale, è preceduta e seguita da silenzio o da un cambio di turno conversazionale, da non confondere con la “frase” che invece è dotata di struttura grammaticale (un enunciato può contenere più di una frase e non viceversa). La LME viene calcolata dividendo il numero di morfemi o parole per il numero degli enunciati totali (oggi si ritiene più appropriato calcolarlo con le parole). È stata osservata la crescita della LME in 5 bb fra 16 e 36 mesi, si è osservato che aumenta sistematicamente in relazione all’età con un tracciato abbastanza simile ma non esente da variazioni individuali; inoltre, le info disponibili non forniscono delle indicazioni conclusive per accertare se o in che misura la crescita della LME sia influenzata dal livello socioculturale. La LME non ci dice nulla però sullo sviluppo qualitativo della frase. Parisi, Taeschner e Volterra (1977 e 1986) descrivono lo sviluppo frasale considerando come unità di analisi fondamentale il predicato, è la parola che attribuisce una proprietà ad un altro elemento della frase o stabilisce delle relazioni fra più elementi (ad es. “mettere” è un predicato a 3 argomenti: chi mette, cosa viene messo, dove viene messo). Partendo da queste unità di analisi dividono 4 tipi di unità frasali: 1. frase nucleare 1 predicato con i suoi argomenti (mamma prende la torta) 2. frase ampliata 1 o più elementi non previsti da significato del predicato, info aggiuntive definiti elementi modificatori e avverbiali (io guido la macchina rossa) 3. frase complessa comprende 2 strutture: • inserite divise in: o implicite: verbo nella forma infinitiva (mamma va a prendere la torta) o esplicite; verbo in forma finita (guarda io che faccio con la pappa) • relative: include una struttura frasale che funge da modificatore di un argomento 4. frase binucleare: formata da 2 strutture nucleari che possono essere coordinate o subordinate In tutti e 4 i bb osservati da Parisi si osserva la seguente progressione: 5. 6. 7. 8.

frasi nucleari frase ampliata frasi inserite implicite frasi inserite esplicite

In 10 bb fra 16 e 40 mesi osservati da Taeschner e Volterra emergono 3 periodi evolutivi: 1. frasi nucleari (in forma incompleta)

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2. frasi ampliate con modificatore del nome, frasi complesse e frasi binucleari (assenti i connettivi per esprimere coordinazione o subordinazione) 3. connettivi nelle strutture complesse Chilosi e Cipriari (1991 e 1993) studiano la struttura frasale tenendo conto della completezza degli enunciati dal punto di vista semantico e anche morfologico. Tentano di mettere in relazioni lo sviluppo di diversi tipi di enunciati con la crescita della LME. 6 bb osservati fra 19 e 36-39 mesi in cui sono state identificate 4 fasi di sviluppo: 1. presintattica (19-26 mesi, LME 1.2-1.6): parole singole in successione, enunciati telegrafici con una varietà di relazioni semantiche, pochi enunciati semplici nucleari; 2. sintattica primitiva (20-29 mesi, LME 1.6-2.8): aumento degli enunciati nucleari semplici ancora incompleti, frasi complesse incomplete in cui sono omessi connettivi interfrasali e morfemi liberi; 3. completamento della frase nucleare (24-33 mesi, LME 1.9-3.0): diminuiscono gli enunciati privi di verbo, le frasi semplici nucleari diventano complete e sono ampliate con espansioni del nucleo; le frasi complesse aumentano, presenti coordinate, subordinate e inserite implicite e esplicite; 4. fase di consolidamento e generalizzazione delle regole di strutture combinatorie complesse (2738 mesi, LME 2.9-5.1): le frasi complesse diventano complete morfologicamente, uso produttivo dei funtori, compaiono connetti vi interfrasali temporali e causali e vengono usati sistematicamente in coordinate e subordinate, compaiono in fine le frasi relative (es. ma io ho visto Laura che correva).

L’acquisizione degli elementi morfosintattici Lo sviluppo sulle strutture frasali fornisce info sulla comparsa graduale di molti morfemi liberi nel bb. In italiano molte info semantiche e grammaticali sono codificate al livello della morfologia legata, questo influenza i tempi e le modalità con cui il bb impara ad esprimere determinate categorie grammaticali (ad esempio i morfemi legati come le flessioni verbali sono obbligatori in italiano mentre il corrispondente pronome soggetto, morfema libero, è facoltativo). Pizzuto e Caselli (1992) hanno studiato longitudinalmente l’acquisizione delle flessioni verbali, dei pronomi e degli articoli determinativi in 3 bb dai 16 fino i 36 mesi. Hanno individuato l’età di comparsa e l’età di acquisizione (in base a produttività e appropriatezza d’uso) di ogni elemento morfologico. È emerso che a 16-18 mesi fanno la loro comparsa morfemi liberi e legati, dai 17 ai 25 compaiono diverse forme verbali flesse (ad eccezione del congiuntivo gli altri modi si manifestano più o meno tutti), compaiono i pronomi soggetto e oggetto e gli articoli determinativi; tuttavia, solo un numero molto limitato di questi elementi può definirsi acquisito. Tra la comparsa e l’uso produttivo si osserva un periodo di acquisizione che in media dura 4-6 mesi (può arrivare a 12). Si è notata una grande differenza nell’acquisizione dei morfemi legati rispetto ai liberi (vengono acquisiti prima e con più facilità i legati). Le produzioni di forme verbali semplici (morfemi legati) aumentano in relazione all’età più velocemente delle produzioni di morfemi liberi. Nell’uso della morfologia verbale (legati) vi è un numero limitato di errori (sostituzione io aggiusta o regolarizzazione), e nelle prime fasi di apprendimento i bb producono forme verbali indifferenziate (apa, ape, api per qualche forma del verbo aprire). Nei morfemi liberi vi sono pochi errori di sostituzione e quasi mai errori di concordanza nel genere (maschile/femminile), caratteristica la presenza di omissioni (soprattutto degli articoli), senza dimenticare le possibili differenze individuali.

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In uno studio Chini 1994 osserva che la concordanza nel genere tra nome e aggettivo viene usata precocemente (con qualche omissione o accordi che richiedono il plurale) e appresa senza errori entro i 3 anni. Pizzuto e Caselli 1994 sottolineano che la frequenza, la regolarità (anche fono articolatoria) e la salienza percettiva degli elementi svolgono un ruolo importante nel processo di acquisizione. Le forme singolari, nel linguaggio che l’adulto rivolge al bb, sono più frequenti delle plurali; le forme verbali semplici (presente indicativo e imperativo) sono più frequenti di forme composte o altri tempi e modi (passato/futuro o condizionale/congiuntivo). Questo spiegherebbe come mai vengono apprese per prime le forme singolari e verbi semplici del presente. Oltre la frequenza è importante la regolarità fono articolatoria, ad esempio LA e IL sono entrambi articoli ad alta frequenza ma LA ha una successione articolatoria più semplice poiché termina in vocale, e infatti LA è il primo articolo a comparire; la scarsa salienza percettiva dei pronomi clitici poiché non accettati ne ritarda l’acquisizione. La regolarità con cui il sistema italiano trasmette l’info persona/soggetto facilità l’apprendimento delle flessioni verbali, mentre i corrispettivi pronomi soggetto (che sono facoltativi e meno frequenti) vengono appresi successivamente. Probabilmente l’acquisizione dei pronomi è influenzata anche da fattori più profondi meno lingua-specifici di tipo semantico, pragmatico e testuale (oltre che strettamente morfologico). Ovviamente ogni bb segue un proprio sviluppo individuale, le differenze sembrano collegate alla crescita della LME (valida come indice di sviluppo morfosintattico). Lo sviluppo della morfologia libera è stato studiato da Chilosi e Cipriani (1991), Bottari e coll. (1993) Cipriani e coll (1993) nell’evoluzione dei pronomi clitici, articoli determinativi e preposizioni prestando attenzione ai fenomeni di transizione. Il criterio usato tiene conto di una soglia minima di produttività, almeno il 75% di dove richiesto: 1. fase pre-sintattica (19-24 mesi): comparsa sporadica di articoli, preposizioni e clitici 2. fase sintattica primitiva (18-29 mesi, LME 1.8-2.8): articoli, preposizioni e clitici più frequenti 3. fase del completamento della frase nucleare (25-33 mesi, LME 1.9-4.1): articoli, preposizioni e clitici diventano produttivi Cipriani e Pizzuto e Caselli, nonostante le diverse metodologie, concordano nei dati raccolti sulla morfologia libera: •





periodo di apprendimento fra comparsa dell’elemento e uso produttivo passano 3-4 mesi (fino a 11), in questo arco di tempo la proporzione degli errori rimane limitata e le omissioni sono il fenomeno più ricorrente; le forme singolari vengono usate più produttivamente delle plurali. segmenti fonetici indifferenziati fin dalla fase pre-sintattica vi è un fenomeno di transizione in cui i morfemi liberi vengono sostituiti da semivocali o vocali medio-basse, svolgendo il compito di segnaposto/protomorfemi; questa sostituzione scompare quando i morfemi liberi diventano produttivi. comparsa ed evoluzione delle forme verbali del participio passato, passato prossimo e remoto, imperfetto e futuro assieme ad avverbi e connettivi temporali aspetto e tempo sono poco frequenti fino ai 3 anni ma la sequenza e il modo in cui compaiono mostrano regolarità tra i vari bb. Il participio passato compare tra i 16 e i 24 mesi, inizialmente viene usato solo con una classe di verbi che rappresentano un cambiamento di stato con un chiaro risultato nel presente (caduto, rotto), spesso i bb accordano il participio passato con l’oggetto del verbo anche dove questo accordo non è richiesto (pesa a pappa del bambino, ho preso la pappa del bambino) poiché trattano il participio passato come un aggettivo che quindi concorda con il nome. A 25 mesi compaiono le prime forme dell’imperfetto, prima 4

per riferirsi ad eventi passati poi per indicare l’abitualità di un’azione nel passato, fino a 5 anni viene usato anche in contesti in cui è richiesto il passato prossimo; a questa età emergono le espressioni temporali. Le espressioni per il futuro compaiono a 28-34 mesi, preceduti da espressioni temporali usati con verbi al presente, a volte riscontrano dei problemi della coordinazione temporale tra frasi collegate. Tra i 3 e i 6 anni usano cambiamento di tempo e aspetto verbale anche in contesti n cui non sarebbero richiesti, evidenziando un controllo ancora inadeguato dei meccanismi sintattici di coordinazione e subordinazione necessari per le abilità narrative.

Lo sviluppo morfosintattico nelle ricerche sperimentali I dati illustrati nella sezione precedente sono stati raccolti osservando la produzione spontanea per un periodo di tempo, occorre però considerare che le prestazioni linguistiche possono essere influenzate oltre che dall'età e dalle differenze individuali anche dalle circostanze (interlocutore, argomento, attività richiesta di svolgere), questi fattori possono essere meglio studiati attraverso ricerche sperimentali effettuate utilizzando prove strutturate. Per analizzare la produzione linguistica sono state utilizzate due tecniche: la ripetizione e la produzione elicitata. La ripetizione consiste nel chiedere al bb di riprodurre un enunciato “modello” proposto dallo sperimentatore osservando i cambiamenti che opera il bambino su tale modello. Nella produzione elicitata il bambino viene invitato a rinominare o descrivere oggetti persone ho storie reali o rappresentati graficamente. Le ricerche condotte in età prescolare hanno confermato le conclusioni raggiunte con gli studi osservativi:

1. le prime combinazioni che compaiono sono telegrafiche, composte da parole-contenuto e sono assenti i funtori; hanno individuato due momenti dello sviluppo: tra i 2 e i 2 anni e mezzo si passa da 0 a 40 % degli items ripetuti in modo completo, frasi composte in prevalenza di nomi, modificatori, verbi e dai 3 anni ai 3 anni e mezzo le risposte corrette passano dal 62 al 92% la frase è caratterizzata dall'esplosione della morfologia libera (i funtori).

2. sono i modificatori ad ampliare le prime frasi nucleari 3. i bambini non hanno problemi col genere, ma le loro prestazioni si diversificano sul numero poiché usano maggiormente le forme singolari, hanno difficoltà nei nomi di terza classe (nomi maschili e femminili che terminano al singolare in -e al plurale in -i). Se si verificano errori di sostituzione di morfemi il numero viene sempre rispettato.

4. Tra i morfemi liberi il primo a comparire a 3 anni è LA, stimolando la produzione di LO e GLI di cui non si ha traccia nella produzione spontanea hanno ottenuto una bassa percentuale di produzioni corrette, più autori riscontrano errori di sostituzione in questo tipo di articoli (probabilmente per via della scarsa familiarità dei bambini con i contesti fonetici in cui questi articoli sono richiesti poiché in italiano sono a bassa frequenza d'uso)

5. confermano una grande variabilità individuale e hanno riscontrato un effetto sistematico del livello socioeconomico sia in comprensione che in produzione particolarmente evidente tra i 5 e i 6 anni (i bambini di livello socioeconomico alto non differiscono da quelli di livello basso nel numero è nella lunghezza delle frasi semplici prodotte però vi è un rapporto di 4 a 1 Nella quantità di frasi subordinate prodotte) influenza comunque molto la scolarità 5

Tutte queste ricerche portano nuovamente a chiederci quando si possa dire che un determinato aspetto morfosintattico sia stato acquisito poiché non solo aspetti morfosintattici diversi seguono percorsi evolutivi diversi (morfemi liberi vs legati) ma possono verificarsi dissociazioni anche tra elementi appartenenti ad uno stesso sistema Marco sintattico. Le ricerche sperimentali analizzato due problemi: La dissociazione nel padroneggiamento di diverse funzioni svolte dallo stesso aspetto morfologico e la dissociazione fra produzione e comprensione.

Dissociazione nel padroneggiamento di diverse funzioni svolte dallo stesso aspetto morfologico Il problema verrà esaminato relativamente all'acquisizione degli articoli e dei pronomi, i bambini sanno usarli come funtori grammaticali (Cioè come portatori di informazioni relative al genere al numero dei loro referenti), ma in una dimensione più ampia gli articoli svolgono anche altre funzioni nel discorso. Gli articoli determinativi vengono usati per introdurre nel discorso referenti già noti all'ascoltatore mentre referenti nuovi vengono introdotti dall'articolo indeterminativo (Carattere pragmatico, funzione deittica). La capacità di discriminare la funzione dell'articolo determinativo come indicatore di referente nuovo è stata studiata in bambini italiani a 3-4 anni e a 5 anni nel raccontare episodi raffigurati in serie di tre figure costruite in modo che ogni referente dovesse essere nominato due volte, la prima come nuovo e la seconda come noto. I risultati hanno mostrato che già a 3-4 anni i bambini sono sensibili alla diversità di funzione dei due articoli in quanto tendono a introdurre le prime menzioni con l'articolo indeterminativo e le seconde con quello determinativo. Ovviamente sono presenti degli errori e c’è una crescente difficoltà dei bambini a distinguere fra l'aspetto puramente grammatic...


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