A-Christmas-Carol - riassunto del libro obbligatorio da leggere PDF

Title A-Christmas-Carol - riassunto del libro obbligatorio da leggere
Author sergio pintus
Course LETTERATURA INGLESE
Institution Università degli Studi di Sassari
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Summary

riassunto del libro obbligatorio da leggere...


Description

A Christmas Carol Riassunto Il Canto di Natale è suddiviso in cinque parti con un protagonista aiutato da spiriti: nella prima parte si descrive il protagonista Ebenezer Scrooge, un ricco, avaro ed egoista vecchio finanziere della Londra del 1843, che non spende nulla nemmeno per sé e per il quale il Natale è una perdita di tempo (rimprovera Dio stesso per il riposo domenicale che intralcia il commercio e il guadagno). Talmente infastidito dalle festività, costringe il suo umile impiegato Bob Cratchit, al quale dà uno stipendio da fame, a presentarsi al lavoro anche il giorno della Vigilia di Natale. Per strada risponde male a tutti coloro che intonano un "Canto di Natale" o che gli fanno gli auguri, incluso l'affettuoso nipote Fred, figlio della defunta sorella Fanny, che invano lo prega di cenare con la sua famiglia. L'unica compagnia che conta per Scrooge è quella della sua cassaforte, per questo suo accanito interesse ai soldi é una persona poco amata da tutti i cittadini. La sera della vigilia di Natale, mentre sta rincasando, gli sembra di intravedere tra la neve, specchiato nel picchiotto del suo portone, il volto del defunto socio in affari Jacob Marley, morto sette Vigilie di Natale prima, visione che lo turba profondamente. Rinchiusosi in casa, comincia a percepire dei rumori strani: ora quello di un carro funebre che si trascina invisibile sulle scale avvolte nel buio, ora un rumore di catene nella cantina, infine vede oscillare da sola una campanella collegata alla deserta camera antistante, trascinando tutte le altre della casa in un suono assordante e spaventoso. A questo punto si apre una porta e compare il fantasma di Marley: una visione tremenda, tanto più terrificante in quanto, scoperte le bende per mostrare il volto, cade la mascella dal viso. Intorno alla vita, una catena forgiata di lucchetti, timbri, portamonete, assegni, e tutto quel materiale che, secondo l'ammissione di Marley, lo ha distolto dal fare del bene agli altri accumulando denaro tutto per sé: il rimpianto per aver vissuto chiuso nel proprio egoismo lontano dalle persone che amava e che lo amavano costituisce la sua pena eterna, una dannazione che lo costringe a vagare per il mondo senza poter vedere la luce di Dio. Il solo sollievo è ammonire Scrooge, perché la catena che si sta forgiando è ben più lunga e pesante della sua. Se andrà avanti così, anche lui subirà la stessa sorte: Marley gli annuncia allora la visita imminente di tre spiriti: uno che incarna il Natale passato, un altro quello presente, l'ultimo il Natale futuro. Scrooge non ne rimane troppo turbato e quando il fantasma del socio e degli usurai, peggiori persino degli avari, scompaiono, egli si corica. All'una di notte di Natale appare lo Spirito del Natale Passato. È un fantasma circondato da una corona di luce che si sprigiona dal capo, facendolo assomigliare ad una candela e con in mano un cappello a forma di spegnitoio ed un ramo di agrifoglio, che sveglia e riporta Scrooge indietro nel passato a rivisitare la propria infanzia dimenticata: in una scena è bambino sui banchi di scuola, mandato a studiare in collegio dal padre, che per distrarsi dal dolore familiare ed essere per un po' lasciato solo a riprendersi dallo sconforto, ha voluto allontanare il figlio maggiore dalla famiglia, disperata come lui ed Ebenezer stesso per la morte della moglie (madre di Scrooge); era solo, triste e senza amici, studiava in un'aula buia e fredda, ma amava ancora il Natale. In un'altra scena, qualche tempo più tardi arriva la sua sorellina Fanny, tornata per riportarlo a casa, dopo avere convinto il padre a riprenderlo in famiglia. È un momento felice, un abbraccio tra i due, stretti da un affetto immenso, con il giovane Scrooge che salta di gioia.

Il fantasma ricorda a Scrooge l'affetto che lo legava alla defunta madre ed alla defunta sorella e che il di lei figlio Fred rappresenta l'unico parente. Ricordando la freddezza con la quale lo ha trattato, Scrooge ne risulta turbato. Qualche anno dopo è apprendista contabile presso l'anziano e benevolo Fezziwig: anche qui è Natale, ma Fezziwig fa risistemare l'ufficio in modo da trasformarlo in una sala da ballo dove si terrà una festa sontuosa. Nelle piccole follie natalizie dell'allegra compagnia cadono le differenze di classe, si canta e gioca tutti quanti, bambini, giovani e anziani. Fezziwig e la moglie sono degli anfitrioni imbattibili, scherzano e fanno i pagliacci con tutti. Scrooge è messo di fronte con imbarazzo al ricordo di quanta gioia, con così poco sforzo da parte del buon Fezziwig, egli sia stato capace di provare, in contrasto con i suoi abituali comportamenti nei confronti del suo impiegato Cratchit. La scena cambia ancora e appare uno Scrooge adulto, ricco e trasferitosi con Marley come capo-finanziere nel suo nuovo studio omonimo dopo la morte del padre e di Fezziwig. Scrooge è di fronte a Bella, la fidanzata, una ragazza povera e senza dote dopo la morte dei genitori. Ella vuole lasciarlo libero, consapevole che la promessa che egli le fece, quando erano poveri entrambi, non può essere mantenuta ora che lui è cambiato. Scrooge si rivede accettare con malcelato sollievo l'offerta della ragazza. Da quel giorno lui sarà solo e gelido. Il passato non si può cambiare. Scrooge è disperato, implora il fantasma di non tormentarlo più. Molto più tardi, Scrooge assiste ad una cena di Natale: riconosce la sua ex ragazza ormai sposata da anni, con tanti figli, povera ma felice. Fa un sarcastico commento su Scrooge al marito. È appena arrivata la notizia che Marley è abbandonato sul letto di morte, neanche il suo vecchio amico è lì per confortarlo. Preso dal rimorso, Scrooge schiaccia il copricapo-spegnitoio sulla testa del fantasma-candela fino a farlo scomparire: ma la luce chiusa nel cappello inonda tutto il pavimento come un diluvio terrorizzando il vecchio. Scrooge si ritrova nella sua camera da letto a dormire e riposarsi, per poi affrontare lo Spirito del Natale Presente dopo essersi svegliato nel cuore della notte. Scrooge viene destato dal secondo spirito, quello del Natale Presente, molto simile alla figura di Father Christmas; appare come un gigante dell'aria gioviale e allegra, con un viso sorridente adornato da lunghi e ricci capelli e barba rosso-castani. Egli indossa una veste di colore verde, orlata di pelliccia bianca, e una corona di agrifogli sul capo ed una torcia-cornucopia nella mano, seduto sopra un trono di cibi e piatti natalizi ed avente oltre 1800 fratelli (i Natali presenti precedenti, facendo capire che il romanzo è ambientato, dunque, nel XIX secolo). Questo spettro conduce Scrooge a vedere come le persone trascorrano il Natale in pace e serenità, senza aver bisogno del denaro. Poi egli conduce Scrooge dalla famiglia di Bob Cratchit, che sta consumando la cena di Natale; sono tutti felici, anche il piccolo e storpio Tim, il più piccolo dei figli di Bob. Essi, sebbene vivano poveramente, dato il misero salario concesso da Scrooge, tanto da non poter comprare nemmeno le medicine per il piccolo Tim, trascorrono un felice Natale. Bob e sua moglie insieme ai loro figli (tra cui la primogenita Martha e il piccolo Tim), cenano augurandosi a vicenda un buon Natale e un buon anno nuovo. Scrooge invoca lo spirito di dirgli se il piccolo Tim vivrà. Egli risponde in questo modo, con voce severa e triste:"Io vedo un posto vuoto nel povero focolare, e, accanto al camino una gruccetta senza proprietario e gelosamente custodita". Infine dice che se le ombre non cambieranno in futuro Tim morirà. Scrooge è sconvolto e triste e lo spirito gli dice le stesse parole che Scrooge stesso aveva detto a due benefattori che stavano facendo una colletta per i poveri: "Così diminuisce la popolazione in eccesso".

Il fantasma poi mostra a Scrooge altre persone che passano il Natale: un gruppo di minatori che intonano tutti insieme un canto di Natale attorno ad un focolare, due guardiani di un faro che brindando e cantando si scambiano un Buon Natale e, infine, dei marinai su un bastimento in mezzo all'oceano che si scambiano gli auguri e che dedicano un pensiero ai loro cari. Scrooge è molto stupito da ciò che ha appena visto. Infine Scrooge e lo spettro raggiungono nuovamente Londra e la casa di Fred, nipote di Scrooge, che sta passando il Natale in allegria con i suoi amici e i suoi parenti. Fred sta ridendo coi suoi invitati delle grottesche manie dello zio, ma nonostante questo pronuncia parole di affetto per lui e brinda alla sua salute insieme a tutti, cosí come aveva fatto anche Cratchit. Prima di congedarsi, lo spettro porta Scrooge all'interno di una torre campanaria, annunciandogli la sua immininente morte a mezzanotte, poiché la sua vita dura solo una notte. Scrooge si accorge di qualcosa di bizzarro che sporge dalla veste dello spirito, i cui capelli stanno ingrigendo. Lo spirito dice che esso potrebbe essere un artiglio data la modesta quantità di carne da cui esso è ricoperto. Egli allora apre la sua veste e mostra due bambini, che stavano ai suoi piedi nascosti dalla veste. Laceri, aggressivi e miserabili, essi rappresentano l'Ignoranza e la Miseria alla quale i poveri sono condannati dalla classe della quale Scrooge fa parte. Egli ne è sconvolto. Allo scoccare delle campane della torre campanaria, che si rivela essere il campanile della Cattedrale di St. Paul, lo spirito del Natale Presente muore per via del suo cuore che si sta disintegrando man mano che le campane suonano la mezzanotte. Lo spirito, sfinito, cade a terra e la torcia che egli reggeva si spegne, segno della sua vita che si sta spegnendo; allo stesso tempo egli invecchia ulteriormente e assume un aspetto scheletrico. Scrooge gli domanda se i due bambini avessero un rifugio o del cibo o delle risorse, ma sono essi a rispondergli. Il bambino che rappresenta l'Ignoranza si trasforma in un adulto maleducato e pericoloso che finisce per essere arrestato e chiuso in una cella; la bambina che rappresenta la Miseria diventa una prostituta con problemi mentali che in seguito, quando invecchierà, sarà rinchiusa con una camicia di forza in un asilo mentale. Entrambi rispondono a Scrooge con le sue stesse parole ("Non ci sono le prigioni?" e "Non sono in funzione gli ospizi?"). Lo spirito muore lentamente ridendo con voce debole. L'Ignoranza e la Miseria si disintegrano in polvere. Al decimo rintocco della mezzanotte lo spirito si riduce ad uno scheletro che, al dodicesimo rintocco si tramuta in polvere. Scrooge si ritrova sperduto nella nebbia, all'arrivo del terzo e ultimo spirito. Il terzo spirito (quello del Natale Futuro) richiama la morte personificata e si presenta come una figura altissima, avvolta da un mantello e da un cappuccio neri da cui nulla traspare se non una mano scheletrica che sporge da una manica del mantello. Invano Scrooge chiede che parli: la figura, per rappresentare su di lui la paura del futuro (come il suo volto sospettoso quanto il futuro) e per fargli capire che deve essere gentile, è silenziosa per tutto il suo tempo e lo guida solo con il dito indice della mano, essendo dunque il più triste degli spiriti. Siamo ancora a Londra, ma nel Natale dopo, nel 1843. Lí Scrooge assiste a diverse scene, il cui argomento è la morte di un vecchio tirchio, deriso da tutti. Due banchieri della city parlano del suo ormai prossimo funerale: mentre uno afferma di andarvi per puro dovere, l'altro, schernendo la tirchieria del defunto, è interessato soltanto a rifarsi a sue spese con la cena del funerale. Un povero padre, che era debitore del vecchio uomo, non nasconde alla famiglia il sollievo per la sua morte, poiché a chiunque saranno trasferiti i debiti, il futuro creditore sarà sempre più buono di lui. In una sudicia baracca di rigattiere, Scrooge osserva disgustato come la sua anziana domestica, Mrs. Dillben, e altri suoi servi insieme ad un uomo misero e povero, il vecchio Joe, si spartiscano tutti i beni del defunto che hanno potuto rubare in casa sua, incluse le tende del baldacchino che ne proteggeva il corpo e la camicia sottratta dal suo abito funebre: l'ammontare totale è venduto al rigattiere tra le risate di tutti. Alla fine il povero Scrooge ha capito che se non cambierà, davanti a lui troverà soltanto la morte. Ed infatti lo spirito mostra all'uomo il suo letto di morte con sopra il

suo cadavere coperto dalle lenzuola. Poi a Scrooge viene mostrata anche la povera famiglia Cratchit, distrutta dalla morte del piccolo Tim; Ebenezer guarda il povero Bob mentre piange disperato insieme alla moglie la morte del figlio più piccolo. Infine lo Spirito mostra a Scrooge la sua tomba, con solo Fred a trovarlo ma felice per poter ereditare il suo patrimonio. Scrooge si pente di tutto ciò che ha fatto, anche quando vede nello stesso Natale la tomba del piccolo Tim Cratchit, ammalatosi purtroppo per le medicine che la famiglia non poteva permettersi per il basso stipendio del padre, sfruttato da Scrooge. Chiedendo perdono a Dio e allo spirito Scrooge viene però trascinato in una buca ai piedi della lapide della sua tomba, dove riesce ad aggrapparsi disperatamente ad una piccola radice. Scrooge vede inorridito una bara vuota da cui escono fuori le fiamme dell'inferno e i volti dei condannati. Giurando di cambiare Scrooge chiede perdono ma precipita giù per la profondissima buca finendo dentro la bara. Ebenezer Scrooge si ritrova nel suo letto e scopre che è la mattina del giorno di Natale e glielo conferma un ragazzo che passa sotto la sua finestra. Forte della lezione ricevuta la notte scorsa, manda il ragazzo a comprare il più grosso tacchino in vendita al negozio lì vicino e, premiandolo con generosità, glielo fa portare a casa di Bob Cratchit. Sbarbato e ripulito esce per strada, salutando tutti con calorosa affabilità. Incontra l'uomo che gli aveva chiesto un contributo per i più poveri, si scusa con lui per il suo comportamento e dona una grossa cifra di denaro. Trova poi la forza di presentarsi a casa di suo nipote che lo aveva invitato per Natale: accolto con calore, passa il più bel Natale della sua vita. La mattina dopo, nel suo ufficio, aspetta l'arrivo di Cratchit, ignaro del cambiamento del suo datore di lavoro. Egli arriva con affanno in ritardo e Scrooge lo affronta con il vecchio cupo cipiglio: non è disposto a tollerare ancor di più questi comportamenti, pertanto gli comunica, aprendosi in un sorriso mai visto prima, un generoso aumento di stipendio; successivamente lo invita a casa sua per parlare e per bere insieme un bicchiere di buon punch. Da allora Scrooge, buon amico di Cratchit ed un secondo padre per il piccolo Tim, diventa una persona molto amata e trova finalmente la pace nell'anima.

Analisi del testo Il contesto sociale Per capire al meglio Il canto di Natale bisogna tenere in considerazione il contesto sociale in cui l'autore era immerso. Questa favola gotica sul Natale, infatti, risente profondamente delle contraddizioni e dei problemi della società vittoriana, un periodo di grande sviluppo e, allo stesso momento, anche di grande povertà e di profonde ipocrisie. In questo periodo, infatti, le apparenze erano sempre e comunque al primo posto. Così, mentre si predicava l'importanza della carità e della beneficenza, dall'altra la piaga dello sfruttamento minorile era un problema all'ordine del giorno. Il progresso, la rivoluzione industriale e la conseguente ricchezza da essi derivante mostravano, quindi, forse per la prima così apertamente, il loro volto più distruttivo.

La critica alla società vittoriana Partendo da questi presupposti è facile capire come, in effetti, Il Canto di Natale sia una critica alla società vittoriana così come il resto delle opere di Dickens. L'apparizione dei tre fantasmi, come vedremo in seguito nel dettaglio, infatti, altro non è che un modo fiabesco e fantastico non solo per fare emergere e denunciare alcune piaghe sociali, ma anche per fare in modo che Dickens possa pronunciare il proprio giudizio su determinate situazioni dotando il racconto di una propria morale

ANALISI DEL TESTO Secondo una corrente di studi storiografici, è stato proprio A Christmas Carol a stimolare in epoca vittoriana un vero e proprio revival del Natale. Revival, certo, ma con caratteristiche peculiari. Perché il Natale di Dickens ignora i rituali liturgici e dottrinali, o quanto meno li mette da parte. Ciò che gli interessa non è indagare il rapporto tra l’uomo e Dio, quanto ridefinire quello tra l’uomo e l’uomo. Così Fred, nipote di Scrooge, spiega nella Prima Strofa cos’è per lui il Natale: un bel giorno, un giorno in cui ci si vuol bene, si fa la carità, si perdona e ci si spassa: il solo giorno del calendario, in cui uomini e donne per mutuo accordo pare che aprano il cuore e pensino alla povera gente come a compagni di viaggio verso la tomba e non già come ad un’altra razza di creature avviata per altri sentieri. È una limpida dichiarazione di umanesimo sociale, di aspirazione alla concordia e all’equità, alla cooperazione degli individui per una felicità collettiva. Scrooge, archetipo (positivistico, si potrebbe dire) dell’avaro e dell’arido di spirito, non riesce ancora a capirlo: ma lo scopo di Dickens è proprio dimostrare che anche l'archetipo non è una figura fissa, condannata per predestinazione. Anche per il più rigido dei razionali e per il più crudele degli «uomini della City» è possibile una redenzione. La componente soprannaturale del racconto – l’apparizione del fantasma di Marley, il vecchio socio di Scrooge, e dei tre Spiriti – non è che un artificio narrativo. Per un uomo che non conosce rimorso, l’intervento del meraviglioso incarna lo scavo memoriale che è necessario al pentimento e alla risoluzione del cambiamento. I tre viaggi di Scrooge – due nel tempo, uno nello spazio – altro non sono che l’oggettivazione narrativa di una proiezione di sé nel passato. Scrooge è crudele perché la sua esistenza è basata sulla rimozione dei contesti, del tempo e dello spazio intorno a sé. Basta porlo di fronte alla fatale esistenza di queste due coordinate per provocare il crollo del suo castello di carte (o meglio, di monete). È utile leggere tutto il Canto di Natale all’insegna dell’opposizione passato/presente (includendo il futuro come un “presente possibile”) e caldo/freddo. Ci sono altre polarità, è vero: proprio perché A Christmas Carol è un racconto esplicitamente allegorico. Vale la pena di ricordare che si innesta sulla tradizione inglese delle moralities, rappresentazioni teatrali di argomento morale o religioso a scopo didattico, caratterizzate spesso da componenti orrorifiche o scatologiche: il modello si applica soprattutto per l’apparizione del terzo spirito, quello del Natale futuro. Ma non dobbiamo dimenticare che, nonostante la fortissima carica di disperazione, povertà e crudeltà, si tratta sempre di un Canto. Non a caso Dickens ha chiamato i suoi capitoli «Strofe»: ogni viaggio e ogni apparizione suonano lo stesso tema – il percorso della redenzione – con uno strumento diverso – la memoria, la spazialità e l’altro, la paura della morte. Il risultato è la trasformazione di un uomo. Il messaggio più bello di Dickens è proprio che il segno di questa trasformazione è nel recupero della socialità: Scrooge, in partenza, è un gelido Io che fagocita l’altro imponendogli il proprio sistema di valori; alla fine del Canto di Natale, Scrooge ha capito che la felicità più autentica è quella che si realizza nell’altro per irradiare infine su di lui la propria luce. Diventando un secondo padre per il piccolo Tim («Tiny Tim») Cratchit, l’avaro di sempre si sottrae alla schiera dei suoi fratelli letterari – l’Euclione plautino, l’Arpagone di Molière, il Pantalone della Commedia dell’Arte – per tornare uomo tra gli uomini, realizzando quello che per di Dickens è lo spirito più autentico del Natale....


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