Analisi alcune novelle Pirandello PDF

Title Analisi alcune novelle Pirandello
Author Fiammetta Farnetani
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
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Summary

Analisi intera di alcune novelle di Luigi Pirandello....


Description

Analisi di alcune novelle di Pirandello Il treno ha fischiato…: Il protagonista della novella è Belluca, un uomo modesto senza particolari qualità, un contabile dedito al lavoro di ufficio, fatto di conti e calcoli, sottomesso e indifeso e per questo zimbello sia del capoufficio e dei colleghi, sia dei familiari. Il racconto procede a ritroso. Nella prima parte della novella, il lettore viene a conoscenza di quanto accaduto, attraverso i dialoghi tra i colleghi d’ufficio del protagonista, che narrano del ricovero di Belluca in un ospedale psichiatrico, preda di un’improvvisa alienazione mentale, dopo che si è scagliato contro il proprio capo ufficio. Belluca, lavoratore sempre sottomesso e mite, si è infine ribellato. Dopo anni di angherie in cui a testa bassa ha continuato a svolgere il proprio lavoro in maniera scrupolosa e irreprensibile, senza reagire minimamente ai richiami, alle battute e agli scherzi crudeli di colleghi e del capoufficio, una mattina si presenta in ufficio in ritardo, con un’aria stordita, e vi trascorre l’intera giornata in maniera inconcludente. Ripreso, per una volta giustamente, dal capoufficio, Belluca reagisce inveendo e farneticando contro di lui. Urlando racconta di un treno che ha fischiato nella notte e che lo ha portato lontano. Tutti credono che sia pazzo. Quindi, imbragato in una camicia di forza, viene portato all’ospizio dei matti mentre egli continua ad imitare il fischio del treno ed a raccontare di viaggi in posti lontani. A questo punto del racconto si inserisce la voce del narratore che spiega al lettore, in qualità di vicino di casa del Belluca, che tipo di vita questi conducesse, oppresso non solo da un’umiliante condizione lavorativa ma anche da una squallida vita familiare, dovendo provvedere a moglie, suocera e sorella della suocera, tutte affette da cecità, e alle 2 figlie vedove con i loro 7 bambini. Avendo tutte quelle bocche da sfamare egli si era procurato altro lavoro da svolgere a casa fino a notte tarda, tra le urla e gli strilli dei litigiosi componenti della sua famiglia. In questa squallida situazione, al limite della sopportazione, chiusa nella monotonia di giorni sempre uguali, in cui nulla sembrava potesse cambiare, una notte succede qualcosa che cambia tutto. E’ Belluca stesso a raccontarlo: il fischio di un treno, squarcia, all’improvviso la cappa opprimente sotto la quale vive da anni. Il fischio del treno lo scuote e gli apre una via di uscita, quando si rende conto che la vita è fatta anche di fantasia e immaginazione. Un evento banale come il fischio del treno consente a Belluca di trovare uno spazio di evasione, in cui immaginare viaggi in paesi sconosciuti, ciò gli permette di continuare la sua miserrima vita, dopo che egli, dimesso dall’ospedale e scusatosi con il suo Capoufficio, riprende la vita di sempre. Belluca esce da questa vicenda trasformato perché capisce che estraniandosi di tanto in tanto nel mondo del sogno egli si sente meno schiavo di una vita alienata, libero di viaggiare con la fantasia. Questa novelle venne pubblicata per la prima volta il 22 febbraio 1914 sul “Corriere della Sera” e poi inserita nel quarto libro della raccolta Novelle per un anno. Essa inizia in medias res, immettendo il lettore nel pieno dell’azione. Il narratore ricostruisce gradualmente la vicenda, ripercorrendo gli eventi per mostrare come la reazione apparentemente incomprensibile di Belluca sia in realtà il naturale risultato di una vita opprimente e insostenibile. Con una serie di flashback il lettore viene guidato alla ricerca della verità, come una sorta di inchiesta: dal presente risale alla sera prima, poi arretra ulteriormente per descrivere il suo nucleo familiare e infine risale all’origine della sua presunta follia. C’è un continuo alternarsi di punti di vista, poiché la vicenda viene vista

attraverso gli occhi dei colleghi di Belluca, che lo giudicano folle, ma si sovrappone quello del narratore-testimone, che sostiene che l’accaduto abbia una spiegazione razionale. Pirandello applica la poetica teorizzata nel saggio L’umorismo: bisogna andare oltre l’ “avvertimento del contrario” e ricercare le cause del comportamento dei soggetti, indagando attraverso l’analisi. L’apparente follia di Belluca è scatenata da un evento insignificante, il fischio del treno, che gli fa capire la sua profonda alienazione. Belluca è un uomo qualunque prigioniero degli obblighi morali e sociali. La trappola di queste consuetudini si manifesta attraverso un lavoro ripetitivo e una famiglia opprimente, enfatizzati in modi caricaturali e grotteschi. Il fischio del treno diventa il simbolo di un’improvvisa e inaspettata rivelazione, della scoperta che, al di là della routine delle “forme”, esiste una “vita” vera. L’autore suggerisce che la vera follia non è quella di Belluca, ma quella di chi accetta di lasciarsi imprigionare dalle convenzioni. Alla fine accetta di riprendere la sua vita grigia e monotona, può consolarsi solo con la fantasia. L’autore sceglie uno stile semplice e immediato, vicino al parlato, talvolta assume un andamento teatrale grazie alle battute dialogiche. La voce narrante, la cui identità si rivela gradualmente, alterna sequenze riflessive e narrative, con periodi brevi e appelli al lettore. Si ha la compresenza di due registri stilistici diversi: la descrizione del protagonista viene svolta in modi grotteschi; dopo che il fischio del treno apre a Belluca una nuova prospettiva esistenziale le sue parole diventano espressioni poetiche. Così l’autore esprime il contrato fra due dimensioni opposte: il grigiore delle “forme” e la liberatoria anarchia della “vita”.

La signora Frola e il signor Ponza, suo genero: La novella, scritta nel 1915, viene inserita nel volume Una giornata delle Novelle per un anno. Da essa Pirandello trae la commedia Così è (se vi pare). Nel paesino di Valdana arriva un nuovo segretario di prefettura, il signor Ponza, con la moglie e la suocera, la signora Frola. Però la suocera alloggia in un appartamento diverso da quello dove abitano i due giovani sposi. All’inizio la gente del paese crede che tra la suocera e il genero non ci siano buoni rapporti, ma la realtà è molto più complessa e inafferrabile. In una serie continua di colpi di scena, ognuno dei due protagonisti fornisce la propria versione ma, nella varietà inconciliabile dei punti di vista, la verità non viene mai rivelata. La novella si apre con un appello diretto al lettore, dove si prospetta una situazione in cui si presuppone la “pazzia” della signora Frola o del signor Ponza. Il narratore-testimone ricostruisce la vicenda in flashback , risalendo all’arrivo nel paesino di Valdana del signor Ponza, il nuovo segretario di prefettura, insieme alla moglie e alla suocera, che alloggia in un altro appartamento per tenerla lontano dalla figlia. Le ipotesi sui contrasti tra suocera e genero vengono smentite dalle visite alle donne del paese della signora Frola, che sostiene che egli agisce così perché spinto dalla possessività e da un eccesso di amore verso la moglie. Ma la visita del signor Ponza rovescia nuovamente le ipotesi: afferma che la suocera, impazzita di dolore per la morte della figlia, ha continuato a credere che lei sia viva, identificandola con quella che in realtà è la sua seconda moglie. Ma la signora Frola in un nuovo intervento afferma che in realtà è il genero a essere in preda della follia, che essa asseconda per affetto. In questo intreccio di versioni gli abitanti del

paese e il lettore stesso sono disorientati e incapaci di comprendere come stanno realmente le cose. Nel racconto Pirandello esprime uno dei concetti centrali della sua visione del mondo: il relativismo di ogni conoscenza e l’impossibilità di giungere a una verità certa e univoca. Il racconto s svolge come un’inchiesta, dando la parola prima a un personaggio e poi all’altro, ciascuno dei quali, in un continuo rovesciamento delle prospettive, sostiene la propria verità soggettiva, entrambe valide. Al narratore viene affidato il compito di commentare la situazione, riconoscendo l’impossibilità di stabilire la differenza tra realtà e apparenza. Il gioco di specchi è permeato da un profondo senso di compassione; invece di accusarsi a vicenda i due protagonisti comprendono le motivazioni dell’altro, si scusano e si assecondano. Pirandello sottolinea che l’unica salvezza di fronte all’assurdità della vita è la reciproca pietà, la capacità di comprendere a fondo il dramma altrui. Il racconto si apre con un incipit molto efficace, dove il narratore si rivolge al lettore per suscitarne la curiosità e innescare il meccanismo della suspense. Nelle sequenze centrali lascia la parola ai due personaggi, di cui riporta i discorsi nella forma del discorso indiretto libero, intercalati da nuovi appelli al lettore, per sollecitare la sua collaborazione nella ricerca della soluzione all’enigma. L’alternarsi dei due personaggi conferisce un’intrinseca vocazione teatrale, che spiega la scelta di Pirandello di trarne un unico atto teatrale. Inoltre utilizza l’imitazione del linguaggio parlato tanto nei protagonisti come anche nella voce narrante.

Una giornata: Questa novella è una sorta di testamento spirituale dell’autore, è la penultima pubblicata da Pirandello prima della sua morte e rientra nell’ultima fase della sua produzione, influenzata dal Surrealismo. Attraverso una narrazione in prima persona, l’autore ricostruisce una vicenda che ha i caratteri di un sogno inquietante e che a poco a poco si rivela come un’allegoria della vita umana. Il protagonista è lo stesso autore, sperduto, che si ritrova catapultato, in chissà che modo, in una città sconosciuta. L'autore non riesce ad identificare le persone che, contrariamente a lui, salutano il protagonista come se lo conoscessero da sempre. Disorientato, il protagonista, cerca di trovare rifugio in una taverna per mangiare e scopre, frugando tra le tasche, di avere una piccola borsa di cuoio in cui teneva una foto di una donna e una banconota di grosso taglio del vecchio conio ormai non più in vigore. una volta dentro la locanda chiama in disparte l'oste e gli fa vedere la banconota. Seguendo le indicazioni dell'oste, il protagonista si reca in banca, cambia la banconota e poi torna a mangiare, appena uscito si trova una macchina che lo accompagna dentro la sua casa, di tutto ciò, ovviamente, il protagonista non ha ricordo. Nella casa trova la ragazza della foto nel suo letto, dormono assieme, ma al risveglio ella era sparita e lui si senti più stanco. Alzandosi si rese conto, guardandosi alo specchio, di essere invecchiato notevolmente e nello stesso istante gli viene annunciato la visita dei suoi figli e dei suoi nipoti. I figli, vedendo il padre anziano alzato dal letto, lo

rimproverano di tornare li, lui obbedisce. Pochi secondi dopo vede, i figli con i capelli bianchi e i nipoti già cresciuti, e lui si sente ancor più vecchio e senza forze. Il protagonista e io-narrante delinea una vicenda che si colloca in una dimensione fantastica e surreale. Caduto di notte da un treno vicino ad una stazione, il protagonista si ritrova solo e disorientato, non ricorda chi è, da dove viene né dove fosse diretto, in una città che non conosce. Il significato della novella emerge gradualmente: la “giornata” che scorre rapida nel racconto è un’allegoria della vita. Il narratore traccia una sintesi della propria intera esistenza: dalla nascita (“buttato fuori dal treno in una stazione di passaggio”) all’ingresso nella società, dall’esperienza dell’amore e della famiglia fino alla vecchiaia, che giunge rapidissima (“già finita la mia vita?”). La vicenda narrata presenta fin dall’inizio caratteristiche surreali, sottolineate dall’uso del punto di vista del protagonista. Egli si trova improvvisamente in un luogo che non conosce, in una situazione di cui non capisce il senso e circondato da personaggi che sembrano a proprio agio. Fin dall’esordio la sensazione dominante è lo spaesamento, che coinvolge anche il lettore in un’atmosfera allucinata e onirica, che potrebbe essere un sogno o un incubo angoscioso. Colpisce l’assoluta inconsapevolezza del protagonista, incapace di riconoscere se stesso e di comprendere il senso della realtà in cui si trova, che appare naturale a tutti gli altri. L’innaturale accelerazione del ritmo narrativo, insieme al suo disorientamento, perché incapace di inserirsi nella società, sottolinea il messaggio centrale: la vita è un insensato carosello, che si vive senza rendersi conto né del suo senso né della sua finalità. I due concetti centrali della novella, ovvero la rapidità della vita e l’impossibilità di comprenderne il senso, vengono sottolineati con le scelte espressive. L’attacco, in medias res e marcato dalle frasi nominali proietta il lettore in un’atmosfera straniante e allucinata. L’io narrante rievoca la sua esperienza con uno stile rapido e concitato, in una sorta di ininterrotto monologo.

Il pipistrello: Il pipistrello fa parte della raccolta "Novelle per anno" ed è ambientato in un teatro, l' Arena Nazionale, dove una compagnia di attori sta per mettere in scena una commedia dello scrittore Faustino Perres. Da qualche tempo, durante le prove serali, un pipistrello entra in teatro e, attratto dalle luci, si mette a volare sopra il palcoscenico spaventando gli attori. Anche l'attrice protagonista, Gastina, è molto turbata dalla presenza dell'animale, soprattutto teme che questo possa restare invischiato fra i suoi bellissimi capelli. Dopo aver accertato che il pipistrello ha fatto il nido all'interno del teatro, Perres chiede all'impresario e al capocomico di chiamare degli operai che salgano sul tetto per scacciare l'animale, dichiarandosi disposto a pagare il lavoro di tasca propria pur di poter continuare in tranquillità le prove dello spettacolo. Il capocomico non accetta la richiesta dello scrittore, considerando ridicole le paure degli attori. Prima della prova generale, Gàstina suggerisce a Perres di cambiare un po’ la sua commedia e di far ripetere più volte la battuta, "Giuseppe, smorzate i lumi”, perché l’abbassamento delle luci sembra essere l’unico modo per mandare via il pipistrello. In questo modo, secondo la giovane, l’intrusione e il disturbo del pipistrello apparirebbero più naturali e "veri" agli spettatori e ne guadagnerebbe anche la

credibilità della commedia. Perres, però, non accetta alcun cambiamento e la sera della prima attende con trepidazione le reazioni del pubblico. Durante la rappresentazione, il pipistrello irrompe come sempre sulla scena e Gastina sviene per la paura. Perres è inizialmente così angosciato per quell'intoppo inaspettato da non accorgersi che tutto il pubblico sta applaudendo forsennatamente la scena. Il capocomico, visto il successo, pretende che lo scrittore inserisca un finto svenimento nella rappresentazione e Gastina, che nel frattempo si è ripresa dal malore, si dichiara disposta a recitare lo svenimento, ma si domanda che cosa succederebbe se poi il vero pipistrello si mettesse realmente a volare sopra il palcoscenico. Perres non trova una soluzione: non ammette che un elemento esterno possa far parte della sua opera e, in qualche modo, decretare il suo successo e per questo decide di ritirare la commedia dalle scene e non farla rappresentare mai più....


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