Riassunti Novelle Boccaccio PDF

Title Riassunti Novelle Boccaccio
Author Laura Macrì
Course Letteratura Italiana
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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PROEMIO Il proemio è la parte introduttiva del Decameron. Nel proemio Boccaccio fornisce una sintetica definizione dei contenuti, ne individua i destinatari privilegiati e la duplice finalità. Boccaccio si propone di fornire un’occasione di svago o consolazione ai lettori turbati da qualche dolorosa passione, destinatarie privilegiate dell’opera sono quindi le donne, dal momento che sono sensibili ai tormenti d’amore, e difficilmente riescono a sfuggire la malinconia che ne deriva. Le cento novelle del Decameron sono lo strumento più idoneo fornendo ai lettori diletto e ammaestramento. Il brano è articolato in quattro sequenze. La prima parte del brano è occupata da una minuziosa analisi dello stato d’animo da cui scaturisce l’ispirazione dell’opera. La genesi del Decameron coincide con la condizione psicologica in cui l’autore si trova, quando ai travagli della passione amorosa subentra la pacata tenerezza dei ricordi. Superate le sofferenze provocate da una forte passione per madonna Fiammetta, egli avverte un sentimento di gratitudine nei confronti degli amici che hanno cercato di aiutarlo con piacevoli ragionamento e laudevoli consolazioni. Dal desiderio di ricambiare tale benevolenza nasce il Decameron, egli si accinge a narrare cento novelle, a sostentamento e conforto di tutti quanti si trovano nella sua passata condizione. Il pubblico a cui esso si rivolge è costituito da donne innamorate. Gli uomini infatti trovano più facilmente, secondo Boccaccio, molti modi per allontanare la malinconia o gravezza di pensieri, mentre le donne per timore o vergogna sono più spesso costrette a rimanere chiuse nelle proprie stanze, senza alcuna possibilità di allontanare da sé quella malinconia. L’autore si rivolge a donne esperte dell’amore e delle sofferenze che da esse derivano. Egli comprende la sofferenza perché l’ha provata e può dedicarsi al piacere delle donne, cioè ai ragionamenti che le distrarranno dalla noia, proprio perché si è liberato dalla sofferenza d’amore. Nel Proemio Boccaccio definisce le novelle con tre vocaboli: favole, parabole, istorie. Il genere della novella è in grado di svolgere diverse funzioni, diversi contenuti e lunghezze. Esse perseguono un duplice scopo: consolare e aiutare, allontanare e scacciare dalla noia, ma anche ragionare sui diversi casi umani. Analizzandoli con argomentazioni logiche e convincenti, è possibile trarne una morale formativa poiché ragionare, secondo Boccaccio, da un lato distrae l’animo dalle preoccupazioni, dall’altro aiuta l’uomo a cogliere le leggi universali dell’esistenza. UNA LIETA BRIGATA AL TEMPO DELLA PESTE L’opera si apre con la descrizione della tragica situazione di Firenze oppressa dalla peste. I morti per le strade, i lamenti, le urla, l’aria pesante rendevano la vita in città una continua sofferenza. Nella chiesa fiorentino di Santa Maria Novella sette nobili ragazze (Pampinea, Neifile, Filomena, Fiammetta, Emilia, Lauretta ed Elissa) seguendo la proposta di Pampinea, decidono di fuggire dalla città e rifugiarsi in una villa in campagna dove pensano di trovare allegria e di scampare alla peste. Coinvolgono in questa impresa anche tre giovani nobili Filostrato, Panfilo e Dioneo. Così il giorno dopo giungono in questa bellissima casa con i loro servi. Abbandonata Firenze, dopo aver cantato e ballato, dopo aver passeggiato nella natura stabiliscono di raccontarsi delle novelle. Ogni giorno verrà eletto un re o una regina che gestirà a suo piacere la giornata. La prima regina è Pampinea che dopo aver dato disposizioni ai servi e agli amici decide che alla stessa ora per dieci giorni ognuno racconti una novella che dovrà seguire l’argomento proposto dal re o dalla regina della giornata. Il tema della prima è vario e li primo ad incominciare è Panfilo. SER CIAPPELLETTO La novella è narrata da Panfilo in apertura della prima giornata, in cui la regina Pampinea non ha assegnato un argomento specifico.

Musciatto Franzesi, mercanto fiorentino molto attivo anche in territorio francese, dopo essere diventato cavaliere del re di Francia, ha la necessità di chiudere gli affari che gli restano aperti al di là delle alpi. Perciò il mercante si mette alla ricerca di persone che si occupino di portare a termine tutte le transazioni che egli ha in atto. Alla fine di questa ricerca, a Musciatto resta il problema di trovare qualcuno che si faccia carico di riscuotere i crediti che egli ha concesso in Borgogna: il mercante conosce infatti i borgognoni come gente infida e sleale e sul momento non gli viene in mente nessuno sufficientemente malvagio e privo di scrupoli, da poter tenere testa alla perfidia di quei creditori. Il problema si rivolve quando Musciatto si ricorda di un suo “protetto”: Ser Cepparello che i francesi chiamano “Ciappelletto”, un notaio pratese attivo anche in Francia, uomo per natura malvagio e capace di ogni sorta di scelleratezza. Per permettere al lettore di farsi un’idea più precisa dell’indole di Ciappelletto, il narratore offre una rassegna delle sue attività più abituali, tra le quali compaiono la redazione di atti falsi, lo spergiuro, la disseminazione di litigi tra parenti e amici, l’omicidio, la bestemmia, lo scherno dei sacramenti, la gozzoviglia, la sodomia, il furto e la truffa di gioco. Perciò, Ciappelletto viene ingaggiato e mandato in Borgogna a riscuotere i crediti di Musciatto. Mentre svolge il suo incarico, Ciappelletto alloggia presso due fratelli fiorentini residenti nella regione e dediti all’usura, ma nella loro casa viene colpito da un malore e si riduce al punto di more. I due usurai, già di per sé malvisti dai francesi per la loro professione, entrano in crisi perché temono di restare vittime di una rappresaglia popolare sia nel caso in cui neghino l’estrema unzione a Ciappeltto, sia nel caso in cui lo facciano confessare permettendo così la divulgazione dei suoi orribili misfatti. Mentre i due fratelli si consultano sul da farsi, le loro parole giungono alle orecchie attente del moribondo Ciappelletto, il quale rassicura i suoi ospiti e ordina loro di far venire al suo capezzale un parroco, il più “santo” possibile. I due fratelli fanno arrivare “il più santo” tra i frati di un convento vicino. Durante la confessione, Ciappelletto fa credere al frate di essere un uomo timorato di Dio, un assiduo frequentatore di chiese, un cristiano costantemente dedito all’elemosino e al rimprovero dei peccatori, sempre attento a conformare con cura ogni sua piccola azione ed ogni più minuscolo pensiero, ai comandamenti del Signore. Così quando Ciappeltto muore, la sua recita ha impressionato a tal punto il frate, che questi raccoglie tutti i propri confratelli in riunione, tesse appassionatamente le più alte lodi del defunto e li convince ad accogliere all’interno del convento la sua salma. Quindi insignisce Ciappelletto di una straordinaria cerimonia funebre, preceduta da una non meno solenne veglia. E il popolo, persuaso del frate, ancora in massa, e venera la salma del manigoldo (uomo malvagio e privo di scrupoli) pratese come la salma di un santo. La celebre novella è una novella di beffa perché l’incallito peccatore viene celebrato e venerato come un uomo di esemplare virtù. Con un uso disinvolto della bugia l’uomo riesce ad aggirare il prossimo e a farsi premiare con il riconoscimento della santità, per il puro gusto della truffa. ANDREUCCIO DA PERUGIA Novella narrata da Fiammetta, omonima donna napoletana amata da Boccaccio Il giovane Andreuccio, commerciante di cavalli perugino, si reca a Napoli con 500 fiorini d’oro e l’intenzione di visitare il mercato della città per visionare i capi di bestiame in vendita. Durante la visita al mercato, Andreuccio per essere preso sul serio dai venditori, esibisce in più occasioni il proprio denaro e con questa ingenuità attira su di sé l’attenzione di una giovane prostituta del luogo. Costei si trova in compagnia di una donna anziana, conoscente del padre di Andreuccio, che riconosce il giovane perugino e lo saluta. La prostituta intuisce di poter sfruttare quella conoscenza per arrivare a prendersi il denaro di Andreuccio: perciò estorce all’anziana dettagliate informazioni sui membri della famiglia del giovane ed ordisce il piano di spacciarsi ad Andreuccio per una sorella della quale nessuno gli ha mai parlato: la figlia di una donna sedotta ed abbandonata dal padre di

Andreuccio. La prostituta invita Andreuccio nella propria casa e quando il giovane si presenta, gli racconta la storia che ha ideato. Andreuccio crede davvero che egli e la fanciulla siano figli dello stesso padre e confessa di essere stato sempre tenuto all’oscuro della faccenda. I due cenano assieme; poi la giovane, adducendo il pretesto che di notte le strade di Napoli non sono sicure, invita lo sprovveduto protagonista a pernottare nella sua casa. Una volta in camera Andreuccio si spoglia, pone i suoi vestiti e il suo denaro sul letto e chiede di poter andare al gabinetto. Malauguratamente però, appena Andreuccio entra nella latrina della casa, una tavola mal fissata del pavimento cede, ed egli precipita nella “bruttura”: un vicoletto fra due case utilizzato come luogo di raccolta degli escrementi. Appena ciò accade, la prostituta entra nella camera di Andreuccio e prende il suo denaro. Ricoperto di sudiciume e rimasto fuori dalla casa dove si trovano i suoi fiorini, Andreuccio chiama, piange e si lamenta, ma dalla casa della prostituta non gli viene aperto. Quando capisce di essere stato imbrogliato, il giovane comincia a gridare. Ma il protettore della prostituta, un uomo enorme, si affaccia e lo minaccia paurosamente. Così ad Andreuccio non resta che andare via sconsolato. Nauseato dal puzzo che lo avvolge, Andreuccio si dirige in direzione del mare, allo scopo di lavarsi. Lungo la via però entra in un casolare abbandonato e qui viene sorpreso da due ladri. Questi gli domandano come si sia ridotto in quello stato e ascoltata la sua storia, convengono che l’esser caduto gli abbia salvato la vita: se non fosse caduto, sicuramente sarebbe stato ucciso appena avesse preso sonno. Presa confidenza, i due malfattori espongono al giovane un piano criminale nel quale intendono coinvolgerlo: la spoliazione del cadavere dell’Arcivescovo Filippo Minutolo, seppellito quello stesso giorno nella Chiesa Maggiore con molti ornamenti preziosi. Andreuccio non avendo più nulla, acconsente a partecipare alla rapina. Lungo la via che conduce alla Chiesa Maggiore, disgustati dal puzzo emanato da Andreuccio, i due ladri propongono di calare il giovane in un pozzo, affinchè possa lavarsi. Perciò Andreuccio viene legato alla fune del pozzo e calato sul fondo. A questo punto però, l’arrivo di alcuni gendarmi (corpo di polizia militare) spinge i ladri alla fuga e Andreuccio resta intrappolato. Fortunatamente, i gendarmi stessi, avendo sete e pensando di tirar su il secchio con l’acqua, riportano Andreuccio in superficie, per poi fuggire spaventati quando si accorgono dell’inattesa presenza, che credono essere un fantasma. Riemerso dal pozzo, Andreuccio riesce a ricongiungersi con i due ladri e a raggiungere finalmente la Chiesa Maggiore, teatro della rapina architettata. Una volta scoperchiata la tomba del defunto, i due compagni, ricorrendo alle minacce, costringono Andreuccio a calarsi all’interno e a passare a loro il bottino; ma il giovane, cominciando a sospettare che i due malfattori vogliano ingannarlo, tiene nascosto per sé un anello. Appena sono certi di aver preso tutto il tesoro dell’Arcivescovo, i due ladri tirano via il puntello che mantiene aperta la tomba e lasciano Andreuccio chiuso all’interno. Il giovane piange e si dispera quando, sentendo il rumore di alcune persone che entrano in chiesa, e intuendo che anch’essi sono dei ladri, rimane paralizzato dalla paura. I nuovi ladri aprono l’arca, puntellano il coperchio e fanno entrare nella tomba un prete al quale Andreuccio afferra le gambe. I ladri, convinti che dei diavoli li stiano aggredendo, fuggono lasciando aperta dietro di sé la tomba. Andreuccio finalmente salvo, torna a Perugia col prezioso anello pastorale. La novella è caratterizzata da un ritmo rapido e dal succedersi incalzante degli eventi, nel corso di una sola notte e nei confini di un’unica città. Evidente è il tema del commercio e della capacità del protagonista di affrontare ostacoli sempre più difficili. Di Andreuccio non abbiamo una descrizione fisica, ma solo caratteriale. TANCREDI E GHISMONDA Ghismunda, figlia di Tancredi, principe di Salerno, dopo essere rimasta vedova ancora giovane, torna a vivere nel palazzo di suo padre; costui nutre un amore speciale per Ghismunda e non vuole separarsi da lei una seconda volta, non fa nulla per trovarle un nuovo marito. Incapace di

rassegnarsi alla solitudine, Ghismunda approda alla decisione di trovarsi un amante segreto ed avvia una relazione con Guiscardo, un giovane scudiero di Tancredi, di umilissime condizioni, ma di grande nobiltà d’animo e di costumi. I due amanti cominciano a frequentarsi segretamente, servendosi di una grotta nella montagna, che conduce fino alla camera di Ghismunda. Un giorno Tancredi va a far visita alla propria figlia, nella camera di lei, e non trovandola si mette a sedere su una cassetta ai piedi del letto; qui il principe si addormenta, coperto in maniera tale da risultare pressoché invisibile. Quello stesso giorno Ghismunda e Guiscardo hanno uno dei loro incontri amorosi, e Tancredi, senza essere visto assiste a tutto in prima persona. Profondamente ferito nei suoi sentimenti, Tancredi fa immediatamente catturare Guiscardo all’uscita della grotta. Poi affronta sua figlia e le svela di tenere prigioniero il suo amante. Tancredi rivolge a Ghismunda parole durissime, rimproverandola aspramente per aver avviato una relazione amorosa non legittima dal matrimonio e per aver scelto, per giunta, un amante di infima condizione sociale. Al termine del suo discorso il principe confessa a sua figlia di non sapere cosa fare di lei e le chiede cosa abbia da dire a sua discolpa. Ghismunda risponde a suo padre pronunciando un lungo discorso, pieno di fierezza ed orgoglio. Senza versare una lacrima e senza chiedere pietà né perdono, la fanciulla rivendica la piena legittimità dei propri impulsi sensuali, fa presente il valore personale di Guiscardo e proclama la priorità della nobiltà d’animo sulla nobiltà di sangue. Contemporaneamente, Ghismunda inchioda Tancredi alle sue responsabilità di padre (per non averle trovato un marito) e di principe (per non aver innalzato di rango il valoroso Guiscardo). Infine la giovane dichiara di essere determinata ad uccidersi, nel caso in cui Tancredi faccia del male a Guiscardo. Tancredi, pur impressionato dalla fierezza di sua figlia, non crede che Ghismunda sia coraggiosa al punto da fare quanto ha minacciato: per cui procede a far uccidere Guiscardo e poi le fa recapitare il cuore di lui. Ricevuto il cuore dell’amato all’interno di una coppa d’oro, Guismunda rivolge ad esso parole piene d’amore; quindi si uccide, bevendo un infuso velenoso versato nella stessa coppa contenente il cuore. Mentre la fanciulla è sul punto di morire, Tancredi arriva al suo capezzale; Ghismunda lo accusa di nuovo con durezza e pretende di essere sepolta al fianco di Guiscardo. Tancredi, pentito, esegue l’ultima richiesta di sua figlia. La novella è influenzata dai romanzi francesi e presenta una struttura teatrale tipica della tragedia. Personaggi, luoghi e situazioni sono presentati in una sorta di prologo. Natura e amore sono i principali motori che muovono la vicenda. LISABETTA DA MESSINA Novella narrata da Filomena Lisabetta è una giovane ragazza di Messina, anche se la famiglia era originaria di San Gimignano: orfana del padre, vive insieme ai suoi tre fratelli. La famiglia si è arricchita nel corso del tempo grazie al commercio. Lisabetta si innamora di Lorenzo, un ragazzo povero di Pisa che aiuta i fratelli nel lavoro. Il loro amore non è consentito per i dettami dell’epoca: c’è troppa differenza di ceto sociale fra i due. Lisabetta e Lorenzo pensano che il loro amore possa superare ogni cosa, perché è puro e onesto, ma non hanno considerato la rigidità mentale dei tre fratelli: una volta scoperto questo amore, decidono di impedire che proceda oltre. Questo perché Lisabetta è tecnicamente ancora nubile e questa tresca con Lorenzo rischia di infangare la sua reputazione e quindi quella di tutta la famiglia. Così i tre fratelli convincono Lorenzo ad accompagnarli fuori città, ma qui lo uccidono e ne nascondono il cadavere. Una volta tornati a casa convincono tutti, anche Lisabetta, che il ragazzo è via per affari. Vista però la lunga assenza, Lisabetta comincia a sospettare che ci sia qualcosa che non va. E infatti una notte il fantasma di Lorenzo parla in sogno a Lisabetta e gli dice di essere stato ucciso dai suoi fratelli, mostrandole anche in luogo dove il suo corpo è stato sepolto. Lisabetta, con la scusa di fare una gita in campagna, riesce a recuperare il corpo

dell’amato, grazie anche all’aiuto di una serva. Una volta disseppelito il cadavere, decide di tagliargli la testa e la nasconde in un vaso, ricoprendola poi con terriccio e una pianta di basilico: in questo modo avrà sempre vicino a sé il suo amato. Essendo ben concimato, questo basilico cresce notevolmente e Lisabetta tutti i giorni piange sulla pianta. I vicini trovano strano vedere tutti i giorni quella giovane donna struggersi per una pianta di basilico e avvisano i fratelli della cosa. I tre prendono il vaso e fanno la macabra scoperta: a questo punto cercano di far sparire tutto per evitare un’accusa di omicidio e vanno via da Messina, trasferendosi a Napoli insieme a Lisabetta. La ragazza, però, già malata a seguito del sequestro del vaso e della testa, finisce per morire dal dolore. Il tema principale è quello degli amori infelici velato da elementi macabri che rivelano la follia della protagonista. È probabile che Boccaccio si sia ispirato ad una canzone popolare che si riferisce appunto al furto di un vaso di basilico. Importanti sono la precisione e la concretezza dei particolari, come l’indicazione del numero dei fratelli, la loro professione, la loro condizione sociale. L’ambiente è quello mercantile, visto da un aspetto negativo, quello del guadagno dei soldi come obiettivo di vita. Non sono presenti discorsi diretti. Il conflitto tra amore e interessi si risolve con la vittoria del primo che per Boccaccio è forza imprescindibile. NASTALGIO DEGLI ONESTI Questa novella è l’Ottava della Quinta giornata del Decameron. La narratrice è Filomena. La novella, narrata da Fiammetta, racconta la vicenda di Nastagio degli Onesti, un giovane di Ravenna che, dopo la morte del padre e di uno zio, eredita una grande fortuna. Nastagio è innamorato di una nobile fanciulla, appartenente alla famiglia dei Traversari, che, però non lo ricambia, nonostante lui faccia di tutto per conquistarla e spenda molte delle sue ricchezze nell’organizzare banchetti e feste; la ragazza continua a mantenre un atteggiamento molto distaccato e, anzi, a volte, sembra quasi prenderlo in giro per la sua passione. Nastagio si fa ogni giorno più triste e, consigliato da amici e parenti, si reca qualche giorno fuori città per ristorare lo spirito. Proprio nella campagna intorno a Classe, cittadina vicina a Ravenna, Nastagio assiste ad una scena incredibile: vede una donna nuda correre inseguita da due cani e da un cavaliere con la spada. Cercando di difendere la poveretta, Nastagio parla col cavaliere il quale, oltre a rivelargli di essere Guido degli Anastagi, un suo antenato, gli racconta anche il perché di quel feroce inseguimento. La donna, anche lei morta, lo aveva ripetutamente respinto in vita, facendolo soffrire tanto da costringerlo al suicidio. Adesso, i due sono entrambi condannati a ripetere quella scena ogni venerdì: la donna scappa, i cani la inseguono e la mordono, poi il suo corpo smembrato viene ricomposto e la scena ricomincia. Nastagio pensa di sfruttare la situazione a suo favore e, il venerdì successivo, organizza un banchetto, proprio in quel luogo, a cui invita parenti, amici e la fanciulla da lui amata. Come previsto la scena si ripete e quando il cavaliere spiega la sua storia ai presenti, la fanciulla di cui è innamorato cambia atteggiamento e, per paura di subire la stessa sorte della poveretta, accetta di diventare sua moglie. I temi trattati sono: - tema della caccia infernale ripr...


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