Analisi del testo poetico \"A Zacinto\" di Foscolo PDF

Title Analisi del testo poetico \"A Zacinto\" di Foscolo
Course Problemi e itinerari di letteratura moderna
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Analisi del testo poetico a scelta, tra quelli proposti, da preparare per l'esame di letteratura. L'analisi è stata svolta sulla base di conoscenze personali e confronto di appunti del liceo....


Description

Corso: Problemi e itinerari di letteratura moderna

L'ANALISI DI UN TESTO POETICO A ZACINTO di Ugo Foscolo Il lavoro critico su un testo poetico può essere diviso in tre parti: 1) Presentazione del testo; 2) Analisi del testo; 3) Interpretazione.

Presentazione del testo Autore  Ugo Foscolo Titolo A Zacinto Quando 1802 - 1803 Caratteristiche  Sonetto di 14 versi, tutti endecasillabi, ripartiti in 4 strofe (poesia lirica perché esprime i sentimenti del poeta) Movimento letterario  Neoclassicismo Forma metrica  Sonetto di endecasillabi, con schema di rime ABAB ABAB CDE CED Questo sonetto composto tra la fine del 1802 e gli inizi del 1803, ha come tema centrale il dolore dell’esilio, che potrebbe essere appunto definito tema foscoliano per eccellenza. Proprio del 1803 è l’edizione definitiva delle sue poesie: è il canzoniere più breve della letteratura italiana, poiché conta appena 12 sonetti e 2 odi. Solo quattro di questi dodici sonetti, quelli cioè definiti “sepolcrali” (ossia «In morte del fratello Giovanni», «Alla sera», «A Zacinto», «Alla Musa»), raggiungono complessità tematica e piena maturità espressiva. Questo perché Foscolo era spesso sopraffatto dalla tensione di voler dire e da una volontà espressiva talmente forte che rischiava di soffocare il suo canto  questo spiega i tanti progetti lasciati incompiuti. -

Raccogliamo in questa fase le informazioni necessarie a fare una breve presentazione del testo: dove è stato pubblicato, quando, quale posizione occupa nel macrotesto. Il risultato del lavoro sarà uno o più paragrafi di presentazione del testo.

Analisi del testo Né più mai toccherò le sacre sponde Ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde Del greco mar, da cui vergine nacque

A B A B

Non toccherò mai più le rive sacre dove sono stato da bambino, Zacinto mia, tu che ti rifletti sulle onde del mare greco (Ionio), da cui purissima nacque

Venere, e fea quelle isole feconde A Col suo primo sorriso, onde non tacque B Le tue limpide nubi e le tue fronde A L’inclito verso di colui che l’acque B

Venere, che con il suo primo sorriso rese quelle isole feconde/prosperose, per cui glorificò le tue chiare nubi e i tuoi boschi (anche) l’opera gloriosa del poeta (Omero)

Cantò fatali, ed il diverso esiglio Per cui bello di fama e di sventura Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

che cantò il fatale naufragio, e le peregrinazioni, tramite cui, bello di fama e sfortuna, Ulisse infine baciò la sua pietrosa Itaca.

C D E

Tu non altro che il canto avrai del figlio, C O materna mia terra; a noi prescrisse E Il fato illacrimata sepoltura. D

Tu solo la poesia avrai del figlio, mia terra materna: per noi il fato stabilì/prescrisse una sepoltura senza lacrime

(senza il pianto delle persone care). Parafrasi discorsiva Io non toccherò mai più le sacre rive del mare, dove trascorsi la mia fanciullezza, o mia Zacinto, che ti specchi nelle onde del mare greco, da cui, fanciulla, nacque Venere e rendeva quelle isole fertili con il suo primo sorriso, per cui non passò sotto silenzio le tue nubi limpide e la tua vegetazione l’illustre poesia di colui (Omero) che cantò le peregrinazioni volute dal destino e l’esilio in terre lontane, in seguito ai quali Ulisse, illustre per la gloria e le sventure, baciò la sua rocciosa Itaca. O mia terra natale, tu non avrai null’altro che il canto del tuo figlio: a noi, infatti, il destino ha riservato una tomba su cui nessuno verrà a piangere. Analisi tematica I Sonetti di Foscolo risalgono al 1803 e sono caratterizzati da una forte soggettività, analoga a quella del romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis. Anche qui il poeta si rispecchia in una figura eroica sventurata e tormentata, si sente in conflitto con il proprio tempo e vive l’esilio come una condizione politica ed esistenziale insieme. Sono fitte le reminiscenze di altri poeti e compaiono temi fondamentali della poetica foscoliana, quali la terra come madre, il valore eternatrice della poesia, il parallelo con il mito antico. In particolare, in A Zacinto, il tema principale è l’amore per la patria lontana. Il titolo della poesia è chiaramente una dedica: A Zacinto identifica subito il fatto che il poeta scrive una poesia dedicata a Zacinto, appunto. Zacinto, detta anche Zante, è un'isola greca del Mar Ionio, vicina al Peloponneso. Oltre a essere l'isola in cui Ugo Foscolo nacque nel 1778, è importante a livello letterario perché è stata citata da Omero sia nell'Iliade che nell'Odissea e la tradizione dice che fu conquistata da Ulisse, re di Itaca: tutti elementi che vengono poi ripresi nella poesia. Emerge il confronto tra l’eroe antico Ulisse e il poeta: l’idea parte dal fatto che sia Foscolo che Ulisse nascono in un'isola greca dalla quale vengono allontanati e desiderano ritornare, ma mentre Ulisse, seppure dopo molte avventure, raggiunge nuovamente Itaca, Foscolo si rammarica di non poter più tornare a Zacinto. Inoltre i posteri si ricordano di Ulisse perché le sue gesta sono cantate da Omero, mentre il poeta teme che dopo la sua morte nessuno si ricorderà di lui. Proprio il diverso esilio tra i due permette di ribadire a Foscolo il suo pessimismo e il dolore che si accentuerà, ancor di più, nell’altro sonetto gemello “In morte del fratello Giovanni”.  Alla fine anche Foscolo, grazie alla forza eternatrice della poesia, potrà rendere imperitura la fama della sua Zacinto. Altre tematiche affrontate sono:  

Il mito classico La bellezza: tramite l’immagine di Venere e l’acqua. L'acqua, a livello tematico, è un elemento di continuità, da cui nasce la bellezza, Venere, che con il solo sguardo infonde bellezza a tutto il creato. Bellezza a cui il poeta, per nascita, avverte di essere legato intimamente; Foscolo si sente biograficamente il tramite tra 2 tradizioni. Questo aspetto è presente anche nell'ode “All'amica risanata”, composta in quel periodo, ma in questo caso centrale è l'elemento dell'aria. Si può comprendere, quindi, che il tema della nostalgia, vista attraverso il mito, corrisponde a una profonda esigenza del sentire foscoliano.



La natura: gli elementi naturali sono numerosi in questa poesia, ma ciò che è particolare è che ognuno è "rivestito" dal poeta da un aggettivo che lo contraddistingue, come se il poeta volesse caratterizzare ognuno di loro con un giudizio autorevole. Troviamo così le sponde sacre, il mare greco, le isole feconde, le nubi limpide, Itaca petrosa, e infine, la terra materna. La contrapposizione morte/vita: da un lato abbiamo il poeta che, col suo corpo che fanciulletto giacque, dà l'idea di un corpo molle e abbandonato, privo di vita: un elemento



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che introduce quello finale della sepoltura, che richiama ancora più forte l'idea della morte cui sembra destinato il poeta. Ai versi 8-9 troviamo le acque fatali. D'altro canto, abbiamo anche tutta una serie di elementi che richiamano la vita: la vergine che nacque, le isole feconde, le fronde (che richiamano la vita vegetale), l'idea della terra materna. Il valore della poesia eternatrice L’importanza del sepolcro

Dopo aver affrontato i temi principali, il sonetto si chiude ritornando al tema iniziale, quello dell’esilio, determinando la circolarità della poesia e collegando l’inizio alla fine. La tesi finale della poesia è l’idea che il poeta dona il sonetto alla sua patria ed è il regalo più bello che un figlio/poeta possa dare alla madre-terra; cioè un canto che la renderà celebre ed immortale. Come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e la sua Itaca, così il Foscolo rende immortale sé stesso e la sua Zacinto, e questa tesi è così importante e affascinate che diventerà le tesi finale del carme “Dei Sepolcri”. Come detto precedentemente, questo sonetto è il gemello dell’altro sonetto “In morte del fratello Giovanni”. “A Zacinto” è il nono e “In morte del fratello Giovanni” è il decimo dei dodici sonetti del Foscolo. Entrambi i sonetti presentano temi affini, un linguaggio poetico corrispondente, e sono stati scritti negli stessi anni (o mesi). Il secondo sonetto è nato dopo e completa il primo. Se il primo sonetto guarda al passato, il secondo guarda al futuro; se il motivo ispiratore del primo sonetto è la condizione esistenziale di esule del Foscolo ed il senso del presagio di avere una tomba senza pianto, il secondo sonetto, ispirato dal suicidio del fratello Giovanni, constatata la disperazione del tempo presente, conferma il presagio sul futuro e cioè di morire in terra straniera. La struttura del testo Il sonetto rappresenta una perfetta sintesi della dominante tradizione neoclassica (tono/linguaggio petrarchesco) e degli innovativi orientamenti romantici dell’autore. Richiama il mondo della Grecia arcaica e manifesta i sentimenti tipici delle tendenze dello Sturm und Drang: l’amor di patria, l’ossessione della morte, la precarietà del tempo, la poesia, che celebra eroismo e sventura. La vita è avversa e va affrontata secondo una concezione materialistica, che esclude un possibile rifugio nella religione. Tra le due componenti, è l’anima romantica a prevalere. Infatti, l’errare senza meta che si conclude con la morte dell’eroe in terre lontane è un tema tipicamente romantico e coincide con l’impossibilità di identificarsi con i valori della società in cui vive il poeta. Proprio perché si sente estraneo, smarrito e ribelle, l’eroe romantico ama rappresentarsi come un esule, costretto ad un perenne vagabondaggio, destinato a concludersi tragicamente. Questa condizione porta inevitabilmente alla disperata ricerca di una sicurezza, che, nel sonetto analizzato, è rappresentata dall’isola, che entra in stretta relazione con l’immagine di Venere. Infatti, se Venere evoca la fecondità, Zacinto è legata all’idea di maternità. Sono molto significative in questo senso le parole in rima tra loro: “sponde-onde-feconde- acque-giacque-nacque-tacque”: l’acqua è l’elemento centrale, da cui nasce la vita, ma è anche l’elemento in cui essa si dissolve, per rinascere sotto altre forme, in un ciclo incessante in cui la morte coincide con la vita e la vita con la morte. L’idea dell’acqua è dunque centrale nel sonetto e sottintende una sorta di “regressione al grembo materno” per rinascere a nuova vita. Al contrario, la perdita del grembo materno fa scaturire angoscia e smarrimento, perdita di sé ed estraneità al mondo. L’aggettivo “illacrimata” (v.14) nel secondo blocco sintattico di tre versi, rimanda ancora all’immagine dell’acqua che è però “negata”, viene a mancare nel suo apporto vitale. La poesia è composta da 2 quartine + 2 terzine (sonetto), di endecasillabi, il verso classico per eccellenza. Lo schema è quello classico che però dissolve la ritmica tradizionale dei sonetti che volevano la coincidenza di periodi sintattici e strofe. Il lessico della poesia è altamente letterario, aulico, pregiato, selezionato e connotativo. La coesione della poesia si sviluppa su una serie di richiami interni che danno alla poesia una perfezione formale. A livello sintattico è interessante notare che la poesia si compone di 2 periodi soltanto:  il primo, lunghissimo, che va dal verso 1 fino al verso 11, si compone di numerose frasi principali, secondarie e complementari e si svolge tramite coordinanti come ove, che, da cui, e, onde, che, ecc;

 il secondo, di soli 3 versi, che conclude la poesia e forma una specie di brusca conclusione a tutto quanto espresso nel periodo precedente. L’analisi stilistica Nel testo di Foscolo sono inoltre presenti molti enjambement (quasi tutti i versi son legati da questi); solo dopo 11 versi troviamo infatti una pausa forte col punto. L’enjambement serve a porre in risalto le parole che vengono separate in modo innaturale; in questo modo la parola, rimanendo isolata, si carica di significato e spesso assume l’importanza di un termine chiave. Eccone qualche esempio: «nacque / Venere» (vv. 4-5); «onde / del greco mar» (vv. 3-4); «tacque /le tue limpide nubi» (vv. 6-7); «l’acque / cantò» (vv. 89). Un altro enjambement con diverso effetto è nella terzina finale (quindi nel secondo periodo): «prescrisse / il fato» (vv. 13-14), che dà risalto al secondo termine, il soggetto, tra l’altro posposto al verbo, che sottolinea in modo solenne l’ineluttabilità del destino («il fato»). A questo andamento ritmico si unisce un ricco uso delle sonorità; molte sono le allitterazioni, alcune più dolci, «sacre sponde» (v. 1); «fea… feconde» (v. 5); «vergine… / Venere» (vv. 4-5) «o materna mia terra» (v. 13); «ed il diverso esiglio» (v. 11); altre più dure: «L’inclito verso di colui che l’acque / cantò fatali» (vv. 8-9); corpo…giacque. Lo schema metrico delle rime è ABAB, ABAB, CDE, CED, quindi di tipo alternato/invertito. Difatti il testo risulta ricco di figure retoriche tra cui: climax, anastrofe, apostrofe, sineddoche, ossimoro, litote, personificazione, iperbati, metafora, metonimia, perifrasi ed un neologismo (illacrimata). All’interno del testo troviamo 3 climax caratterizzati dalla negazione:  «Né più mai» (v. 1), che apre il primo dei due periodi che compongono il sonetto,  il secondo periodo parte dalla negazione, al v. 12, «Tu non altro» e termina con il sonetto stesso. Ci sono poi le anastrof «vergine nacque / Venere» (vv. 4-5); «l’acque / cantò fatali» (vv. 8-9); «il canto avrai del figlio» (v. 12) Gli enjambements insieme alla catena di congiungimenti sintattici («ove», «che», «da cui», «e», «di colui che», «per cui») e alle anastrofi servono per creare un unico e tortuoso discorso lirico che si modelli sull’irrequietezza della passione soggettiva e che ricordi l’errare tortuoso di Ulisse e del poeta, oltre che le frastagliate coste della Grecia. Alla propria patria Foscolo si rivolge usando 2 apostrof, una per ogni periodo: «Zacinto mia» (v. 3); «o materna mia terra» (v. 13). Molto elegante è la perifrasi per indicare il poeta Omero, «colui che l’acque / cantò fatali» (vv. 8-9), “bello di fama e di sventura” v.10, delinea la figura dell’eroe greco Ulisse. Si può inoltre rilevare l’uso frequente della sineddoche: «sponde» per indicare le coste (v. 1); «limpide nubi», che è anche ossimoro, per indicare il clima altalenante della Grecia (v. 7); «fronde» per indicare i boschi (v. 7); «inclito verso» per indicare tutta l’opera di Omero (v. 8). È presente una litote: «non tacque» (v. 6), per affermare il contrario: ossia ‘celebrò’, ‘glorificò’. Personifcazione: all'isola di Zacinto vengono attribuite caratteristiche tipiche dell'essere umano: il poeta le parla come fosse un essere vivente, poi dice che l'isola si specchia nel mare, come fosse una donna, infine la assimila ad una madre di cui è figlio. Ossimoro: limpide nubi v. 7 Iperbati: il canto avrai del figlio, v.12; a noi prescrisse / il fato illacrimata sepoltura, vv.13/14. Metafora: il mio corpo fanciulletto giacque, v.2 - nel senso che Zacinto fu la culla di Foscolo, l’utilizzo del verbo giacque presuppone lo stare su un giaciglio, un letto. Metonimia: l'inclito verso di colui, v.8 – con verso vuole indicare la poesia; che l’acque cantò fatali, vv.9-10 – con acque vuole indicare le navigazioni, i viaggi per mare.

Osservazioni conclusive: In questa poesia sono evidentissimi gli elementi della poesia neoclassica, che fanno del Foscolo uno dei principali esponenti italiani del neoclassicismo in voga tra la fine de Settecento e i primi dell'Ottocento: il richiamo agli antichi (Omero, Ulisse), alle divinità greche (Venere), alla Grecia (Zacinto). Anche l'uso di una metrica classica nel sistema metrico italiano, il sonetto, risponde all'esigenza di rientrare nella tradizione poetica affermata da secoli. Come detto prima, il poeta costruisce tutta la poesia sulla contrapposizione tra il destino di Ulisse e il suo: Ulisse: - Le sue gesta furono cantate da Omero - Fu bello (pieno) di fama/sventura - Ritornò nella sua isola natale

VS

L'Io poeta (Foscolo): - Non verrà cantato (celebrato) da nessuno - Non sarà ricordato da nessuno (illacrimata sepoltura) - Non ritornerà mai a Zacinto

Vi è dunque analogia, ma anche contrapposizione tra le figure di Ulisse e di Foscolo che rappresentano due diverse tipologie di eroe:  Ulisse è l’eroe classico, eroe positivo che conclude felicemente le peregrinazioni con il rientro nell’amata Itaca;  Foscolo è l’eroe romantico, eroe infelice che non riesce a realizzare positivamente il suo peregrinare e non rientrerà nell’amata Zacinto. Questa contrapposizione è molto importante perché permette al poeta di collegare direttamente la propria vita a quell'ideale classico da lui inseguito, e a presentarsi in qualche modo al lettore come l'ultimo erede di una lunga tradizione poetica che risale fino agli antichi greci. Ulisse è l'eroe greco per eccellenza, il viaggiatore sfortunato dall'esilio lunghissimo, che però alla fine si riscatta per perché riesce a ritornare a Itaca e le sue gesta furono cantate dal poeta Omero. Foscolo invece, nonostante la vita agitata e passionale, ricca di viaggi e fughe, non potrà mai ritornare alla sua terra natale (metafora della sua infanzia), né sarà ricordato da nessuno dopo la morte. Questo tema ci introduce al pessimismo foscoliano, e quindi ai primi elementi romantici che in essa si possono già trovare: il tema dell'inquietudine, dell'esilio dalla propria Patria, e quelli, importantissimi, della morte e della memoria. Per Foscolo infatti la vita è degna di essere vissuta appieno, con grande vitalità e impegno civile e politico, ma risulta svuotata di senso se non c'è nessuno che, a posteriori, possa ricordare quello che è stato fatto dai grandi uomini. In questo senso la sepoltura ha il grande valore di essere un monumento importante, non tanto per i morti ai quali non serve, ma per il ricordo degli uomini e gli eventi del passato che suscita nei vivi. Allo stesso modo la letteratura può portare alla memoria dei posteri le gesta dei grandi uomini, proprio come Omero ha fatto con Ulisse.

Il messaggio della poesia è la disperazione del poeta che si sente un esule e lancia il suo grido di dolore contro il fato avverso. Ma Foscolo sviluppa questo messaggio in un crescendo di confronti tra lui ed Omero e tra lui e Ulisse. Foscolo scrive le proprie sventure, mentre Omero celebrò i viaggi di Ulisse; Foscolo sa che Ulisse riuscì a ritornare a baciare la sua petrosa Itaca, mentre per sé sente che non riuscirà mai più a ritornare nella sua isola. Ma come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e Itaca, così la poesia di Foscolo renderà immortale sé stesso e Zacinto. L’ultima terzina chiude il tema iniziale del fato avverso che costringe il poeta a peregrinare continuamente e Foscolo sente che il fato ha stabilito per lui una tomba senza pianto lontano dai familiari....


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