A Zacinto - analisi di un testo a scelta per la preparazione del II modulo del corso di PDF

Title A Zacinto - analisi di un testo a scelta per la preparazione del II modulo del corso di
Author Giada Semenzato
Course Letteratura Italiana II
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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analisi di un testo a scelta per la preparazione del II modulo del corso di Letteratura italiana...


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A ZACINTO (UGO FOSCOLO) → Zacinto è il nome classico di Zante,un’isola dello Ionio che,secondo il mito, sarebbe stata fondata da Dardano,primo re di Troia. Dal 1485è inclusa nei domini della Repubblica di Venezia e conosce un notevole sviluppo culturale e artistico. Con la cessione di Venezia all’Austria nel1797, Zante passa sotto il dominio francese, poi sotto quello inglese. Dal1864 appartiene alla Grecia. Né più mai toccherò le sacre sponde → “né più mai” = triplice negazione per sottolineare l'impossibilità di far ritorno alla sua Zacinto ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde l’inclito verso di colui che l’acque cantò fatali, ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura → Foscolo si identifica conUlisse, che è presentatocome un tipico eroeromantico: il suo fascinoderiva soprattutto dallesventure subite e dallasofferenza

baciò la sua petrosa Itaca Ulisse. → la figura di Ulisse viene già citata da Dante nell'Inferno Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra; a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura. ANALISI RETORICA : Enjambements alliterazioni perifrasi litote anastrofi → “vergine nacque/Venere” + “l'acque/ cantò fatali” + “il canto avrai del figlio” sineddoche → “sponde” + “greco mar” + “limpide nubi” + “fronde” + “inclito verso” ANALISI DEL SONETTO : In questo sonetto Foscolo si rivolge alla sua terra d’origine – l’isola di Zante, un tempo chiamata Zacinto – per cantarne la bellezza e per esprimere l’amore e la nostalgia per la sua patria, a cui non potrà più ritornare. Il poeta ricorda che dalle acque del mare Ionio nacque Venere,dea della bellezza e dell’amore, e loda il clima mite e la rigogliosa vegetazione dell’isola, celebrati anche da Omero, che narrò le gesta di Ulisse. Foscolo si paragona quindi all’eroe omerico, sottolineando però che, mentre Ulisse infine fece ritorno alla sua amata Itaca, egli è invece certo che verrà sepolto in una terra lontana. Il tema centrale del sonetto è la lontananza dalla terra natale, intesa non solo come patria del poeta ma anche come terra del mito e degli eroi classici, simbolo di un mondo di valori e di bellezza da cui l’uomo moderno è per sempre escluso.

I Sonetti di Foscolo risalgono al 1803 e sono caratterizzati da una forte soggettività, analoga a quella del romanzo Ultime lettere di Jacopo Ortis. Anche qui il poeta si rispecchia in una figura eroica sventurata e tormentata, si sente in conflitto con il proprio tempo e vive l’esilio come una condizione politica ed esistenziale insieme. Sono fitte le reminiscenze di altri poeti e compaiono temi fondamentali della poetica foscoliana, quali la terra come madre, il valore eternatrice della poesia, il parallelo con il mito antico. Il sonetto costituisce una perfetta sintesi della dominante tradizione neoclassica e degli innovativi orientamenti romantici dell’autore. Richiama il mondo della Grecia arcaica e manifesta i sentimenti tipici delle tendenze dello Sturm und Drang: l’amor di patria, l’ossessione della morte, la precarietà del tempo, la poesia, che celebra eroismo e sventura. La vita è avversa e va affrontata secondo una concezione materialistica, che esclude un possibile rifugio nella religione. Tra le due

componenti, è l’anima romantica a prevalere. Infatti, l’errare senza meta che si conclude con la morte dell’eroe in terre lontane è un tema tipicamente romantico e coincide con l’impossibilità di identificarsi con i valori della società in cui il poeta vive. Proprio perché si sente estraneo, smarrito e ribelle, l’eroe romantico ama rappresentarsi come un esule, costretto ad un perenne vagabondaggio, destinato a concludersi tragicamente. Questa condizione porta inevitabilmente alla disperata ricerca di una sicurezza, che, nel sonetto analizzato, è rappresentata dall’isola, che entra in stretta relazione con l’immagine di Venere. Infatti, se Venere evoca la fecondità, Zacinto è legata all’idea di maternità. Sono molto significative in questo senso le parole in rima tra loro: “sponde-onde-feconde- acque-giacque-nacque-tacque”: l’acqua è l’elemento centrale, da cui nasce la vita, ma è anche l’elemento in cui essa si dissolve, per rinascere sotto altre forme, in un ciclo incessante in cui la morte coincide con la vita e la vita con la morte. L’idea dell’acqua è dunque centrale nel sonetto e sottintende una sorta di “regressione al grembo materno” per rinascere a nuova vita. Al contrario, la perdita del grembo materno fa scaturire angoscia e smarrimento, perdita di sé ed estraneità al mondo. L’aggettivo “illacrimata” (v.14) nel secondo blocco sintattico di tre versi, rimanda ancora all’immagine dell’acqua che è però “negata”, viene a mancare nel suo apporto vitale. È anche interessante la struttura sintattica del componimento: esso, infatti, presenta un unico, lunghissimo, periodo che comprende le due quartine e la prima terzina, con sei proposizioni relative concatenate che collegano tra loro, come in un continuum inesauribile, le immagini scaturite dal ricordo infantile del poeta, a cui segue un breve enunciato che comprende solo l’ultima terzina. Il periodo si snoda in maniera articolata, in una serie di subordinate e coordinate,che sembrano obbedire non tanto ad uno schema prefissato quanto alla logica dei sentimenti. La sintassi appare particolarmente tortuosa e numerose sono le pause di fine verso e gli enjambements, che mettono in risalto concetti chiave come “Zacinto“, “greco mar”, “illacrimata sepoltura”. Le apostrofi posposte, “Zacinto mia” e “materna mia terra”, danno il senso della sospensione e creano attesa nel lettore. L’incipit è molto forte: infatti, presenta tre monosillabici accentati (il né, una negazione forte, in contrapposizione al non, una negazione più leggera) che servono a ribadire che l’esilio è destinato a durare. Il linguaggio è quello tipico della tradizione aulica, con numerosi arcaismi e latinismi (feconde, inclito, fatali, diverso…). SCHEMA METRICO SINTETIZZATO : La poesia è composta da 2 quartine + 2 terzine, (cioè da 2 strofe di 4 versi + 2 strofe di 3 versi) di endecasillabi, il verso classico per eccellenza: questo schema strofico è quello del sonetto. Lo schema metrico delle rime è ABAB, ABAB, CDE, CED, quindi di tipo alternato. A livello sintattico è interessante notare che la poesia si compone di due periodi soltanto: • il primo, lunghissimo, che va dal verso 1 fino al verso 11, si compone di numerose frasi principali, secondarie e complementari e si svolge tramite coordinanti come ove, che, da cui, e, onde, che, ecc; • il secondo, di soli 3 versi, che conclude la poesia e forma una specie di brusca conclusione a tutto quanto espresso nel periodo precedente. SINTESI DEI CAMPI SEMANTICI PRESI IN CONSIDERAZIONE : • Le isole: innanzitutto, Zacinto, cui è dedicata la poesia. Poi si parla di Itaca, cioè l'isola dov'è nato Ulisse e dove tornerà dopo le sue innumerevoli avventure vissute in mare e raccontate da Omero; inoltre, di sacre sponde e isole feconde. Da notare che entrambe le isole sono greche. • La natura: gli elementi naturali sono numerosi in questa poesia, ma ognuno è "rivestito" dal poeta da un aggettivo che lo contraddistingue, come se il poeta volesse caratterizzare ognuno di loro con un giudizio autorevole. Troviamo così le sponde sacre, il mare greco, le isole feconde, le nubi limpide, Itaca petrosa, e infine, la terra materna.

• La contrapposizione morte/vita: da un lato abbiamo il poeta che, col suo corpo che fanciulletto giacque, dà l'idea di un corpo molle e abbandonato, privo di vita: un elemento che introduce quello finale della sepoltura, che richiama ancora più forte l'idea della morte cui sembra destinato il poeta. Ai versi 8-9 troviamo le acque fatali. D'altro canto, abbiamo anche tutta una serie di elementi che richiamano la vita: la vergine che nacque, le isole feconde, le fronde (che richiamano la vita vegetale), l'idea della terra materna. • La contrapposizione io/Ulisse: i riferimenti classici in questa poesia sono importanti e si evidenziano sia nelle scelte formali che in quelle di significato. In particolare, tutta la poesia si costruisce su una contrapposizione tra : Itaca-Ulisse-Omero VS Zacinto-io-Foscolo FOSCOLO E IL NEOCLASSICISMO : sono evidentissimi gli elementi della poesia neoclassica, che fanno del Foscolo uno dei principali esponenti italiani del neoclassicismo in voga tra la fine de Settecento e i primi dell'Ottocento: il richiamo agli antichi (Omero, Ulisse), alle divinità greche (Venere), alla Grecia (Zacinto). Anche l'uso di una metrica classica nel sistema metrico italiano, il sonetto, risponde all'esigenza di rientrare nella tradizione poetica affermata da secoli. Come detto prima, il poeta costruisce tutta la poesia sulla contrapposizione tra il destino di Ulisse e il suo:

Questa contrapposizione è importante perché permette al poeta di collegare direttamente la propria vita a quell'ideale classico da lui inseguito, e a presentarsi in qualche modo al lettore come l'ultimo erede di una lunga tradizione poetica che risale fino agli antichi greci. Ulisse è l'eroe greco per eccellenza, il viaggiatore sfortunato dall'esilio lunghissimo, che però alla fine si riscatta per perché riesce a ritornare a Itaca e le sue gesta furono cantate dal sommo poeta Omero. Foscolo invece, nonostante la vita agitata e passionale, ricca di viaggi e fughe, non potrà mai ritornare alla sua terra natale (metafora della sua infanzia), né sarà ricordato da nessuno dopo la morte. Questo tema ci introduce al pessimismo foscoliano, e quindi ai primi elementi romantici che in essa si possono già trovare: il tema dell'inquietudine, dell'esilio dalla propria Patria, e quelli della morte e della memoria. Per Foscolo infatti la vita è degna di essere vissuta appieno, con grande vitalità e impegno civile e politico, ma risulta svuotata di senso se non c'è nessuno che, a posteriori, possa ricordare quello che è stato fatto dai grandi uomini. In questo senso la sepoltura ha il grande valore di essere un monumento importante, non tanto per i morti ai quali non serve, ma per il ricordo degli uomini e gli eventi del passato che suscita nei vivi. Allo stesso modo la letteratura può portare alla memoria dei posteri le gesta dei grandi uomini, proprio come Omero ha fatto con Ulisse. COMPOSIZIONE DEL SONETTO : fu composto tra l'ottobre del 1802 e l'aprile del 1803 per poi essere stampato a Milano presso l'editore Destefanis insieme a diversi altri componimenti in una raccolta intitolata Poesie di Ugo Foscolo. Finché il Foscolo visse, il sonetto non ebbe mai il titolo divenuto canonico, ma era conosciuto con l'intera locuzione del primo verso, senza un titolo specifico. Fu Francesco Silvio Orlandini, nell'edizione postuma curata per Le Monnier nel 1848, ad assegnare un nome alla poesia, da cui il titolo vulgato, non d'autore, A Zacinto....


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