Antiseri santambrogio riassunto Copia PDF

Title Antiseri santambrogio riassunto Copia
Author Youssef Siher
Course Scienze umanistiche per la comunicazione
Institution Università degli Studi di Milano
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Giornali – L’informazione dov’è? A cura di Dario Antiseri e Giovanni Santambrogio Prefazione In questi ultimi anni sono state sviluppate, all’interno del Centro di Metodologia delle Scienze Sociali della Luiss “Guido Carli”, una serie di ricerche teoriche riguardanti natura, presupposti e conseguenze dell’individualismo metodologico. Ci si è imbattuti nella questione dell’oggettività dell’informazione giornalistica. Il problema è stato trattato dagli autori di questo libro nei suoi aspetti epistemologici e nei suoi risvolti professionali, politici ed economici. 1. Questioni di Metodo Giovanni Santambrogio – Domanda d’informazione, risposte del giornalismo Il mondo dell’informazione vive in una continua e quotidiana autoanalisi. Il giornalista insegue tutti i particolari che possano rendere più comprensibile la realtà in movimento. È un lavoro di ricerca, di ricostruzione e di comunicazione. I giornali da un lato sono strumenti che spiegano il mondo che cambia e dall’altro interpretano, allo stesso tempo, il ruolo di strutture e organizzazioni tanto conservatrici da non adeguarsi alle innovazioni. Ezio Mauro, successore di Scalfari a La Repubblica, ha rilanciato l’immagine dei quotidiani come “specchio dove noi guardiamo dentro” e come “finestra dove noi guardiamo fuori”. Non esiste né la neutralità né l’oggettività della notizia. Ci sono due questioni: la prima è la qualificazione dell’oggetto-informazione, ovvero la notizia, la seconda riguarda la struttura e l’ambiente dell’editoria italiana attraversata da una lunga crisi. La notizia è un fatto che diventa informazione perché il giornalista la racconta, avendo in mente il lettore. La notizia offre nuove conoscenze, produce azioni e comportamenti. Se pensiamo alla Borsa, la notizia entra addirittura nelle strategie di una società. Ogni notizia consente un elevato grado d’influenza sulla conoscenza e sull’operatività degli individui. La tempestività, la correttezza, la completezza, l’affidabilità diventano requisiti indispensabili per il lettore. L’oggettività riguarda proprio il grado di comunicazione della notizia, la selezione, la presentazione, l’omissione, la documentazione e le fonti che la sorreggono. Dal 1986 al 1996 il settore dei quotidiani ha chiuso in perdita. Il primo segnale positivo arriva nel 1996, che ha chiuso con un utile di 50 miliardi. Le copie vendute sono state di 5 milioni e 904 mila. Le stime sul 1997 indicano una ripresa dei quotidiani dello 0,3%. Fatto positivo è la crescita della pubblicità sulla carta stampata. L’autorevole direttore del Corriere della Sera, Mario Missiroli, diceva che un giornale non necessariamente deve garantire un utile economico, basta che offra un utile politico. A metà degli anni ’80 sono state pensate iniziative come i giochi a premi (Bingo), il Portfolio legato alle quotazioni di Borsa, Replay (lotteria). Inizia così a manifestarsi il pendolarismo dei lettori, che si spostano da una testata all’altra per i giochi. La consolidata fedeltà ad una testata, quindi, vacilla. E si accentuerà ancora di più, pochi anni dopo, con l’introduzione dei gadget (quello che riscuote maggior successo è la videocassetta). Inizia la campagna delle enciclopedie e delle guide turistiche a fascicoli. La crescita dei lettori significa maggiori introiti pubblicitari. Promozioni e gadget richiedono risorse economiche consistenti. Con le promozioni, la stampa si pone sullo stesso piano della tv. Nel 1998 il gruppo Mondadori sospende l’abbinamento dei settimanali a qualsiasi regalo.

Montresor (direttore de La Stampa): il giornale ha delle sue peculiarità specifiche: la deperibilità, la quotidianità, l’essere un prodotto di prima necessità per i suoi consumatori più assidui. L’abbinamento redattore-manager viene adottato da molte testate. Per contrastare la crisi della stampa negli anni ’80 non è sceso in campo solo il marketing. È cambiata anche la filosofia dell’informazione scritta. Entra in gioco la spettacolarizzazione: la notizia deve essere rappresentata in modo che colpisca il lettore. Ciò ruoto intorno a due capisaldi: l’imitazione della televisione e la teorizzazione del conflitto. Il giornale ha il dovere civile di riferire la versione esatta dei fatti che si susseguono di giorno in giorno. Eco: “il giornalismo in Italia si è assunto il compito di educare il pubblico”. Furio Colombo: “c’è il dovere sempre più stretto e rigoroso di due verifiche: quella del fatto e quella della fonte”. Il dibattito sull’obiettività – ovvero sulla capacità di presentare un fatto senza indulgere a considerazioni e registrando il ventaglio più ampio possibile di opinioni e testimonianze – si trasforma in una questione di oggettività dell’informazione. L’oggettività diventa un traguardo e una tensione permanente verso la verità. Il giornalismo ha acquisito la fisionomia di un’attività che presuppone il sapere. Risultano banditi il sensazionalismo e la spettacolarizzazione. Giampaolo Pansa ha coniato per gli anni ’70 lo slogan “comprati e venduti” e per gli anni ’80 quello di “giornalisti dimezzati” per descrivere la rinnovata e forte dipendenza dal potere politico-partitico. La notizia presuppone una fonte che possiamo definire come il soggetto che possiede particolari su un evento e li mette a disposizione dei media. Una fonte non è mai imparziale, ma esprime un punto di vista. Nella notizia si infiltra, mimetizzandosi, la disinformazione. I casi eclatanti sono chiamati “notizie del diavolo”. Giorgio Bocca: “la vendita di facili scoop è così istituzionalizzata che gran parte del giornalismo non va più in cerca di notizie”. Esiste una precisa morfologia della disinformazione. L’informazione è un potere e al tempo stesso uno strumento di potere. Le notizie non hanno nulla di misterioso, si presentano accompagnate da documentazione, supporti statistici, testimonianze. La fonte appare sempre a certificare la paternità. La regola delle cinque “w” inglesi è rispettata, eppure nella notizia agisce ugualmente la disinformazione. Furio Colombo ha studiato un’ampia casistica che porta a delineare una tipologia: la notizia inventata ma resa credibile con la documentazione che la giustifica, la notizia che ha un fondamento con un interlocutore sicuro ma parziale, il dosaggio di informazioni offerte con regolarità, magari accompagnate da giudizi disinteressati su di un avvenimento (tecnica utilizzata per sollevare scandali politici o per costringere un personaggio alle dimissioni), ipotesi di lavoro con un particolare interesse strategico vendute all’opinione pubblica come certezze, cronaca nera e scandali (quando assumono la dimensione della popolarità, rischiano di favorire la disinformazione), le notizie promozione degli uffici stampa che offrono materiale che talvolta non ha contenuto di notizia, la sospensione delle informazioni dopo aver diffuso la notizia. È opportuno accennare ad internet: una miniera inesauribile di dati, di opinioni e una raccolta di fatti. La fabbrica dei falsi trova nelle reti un moltiplicatore eccezionale. Basta che esista una fonte perché la notizia vada in onda o entri in pagina. Cresce la responsabilità e aumenta l’autorevolezza del giornalista. La condizione professionale subisce profonde modifiche. Oltre alla verifica del fatto, non potrà più essere trascurata l’attenta disamina delle fonti. L’attività giornalistica assume l’onere di un attento e minuzioso lavoro di controllo, perché proprio nella controllabilità delle informazioni si persegue l’oggettività, l’avvicinamento al vero. La differenza tra obiettività e oggettività è che a seconda acquista una rilevanza maggiore e decisiva ai fini della verità e dei lettori. L’oggettività non equivale alla definitività della notizia, né alla sua incontrovertibilità né tantomeno alla sua incontestabilità. Il giornalismo attuale vive in un paradosso: la moltiplicazione dei mezzi per seguire un evento, le tecnologie e le quantità di dati anziché generare una pluralità di versioni rischiano di produrre uniformità: prende il sopravvento l’effetto fotocopia. La responsabilità individuale del giornalista

viene a coniugarsi con la forza economica. La salute dei bilanci è prerogativa essenziale della qualità dell’informazione. Negli USA è nato il termine watch-dog, cane da guardia che vigila sulle irregolarità e le denuncia. I giornalisti devono essere guardiani non soltanto delle irregolarità ma anche della quotidiana normalità che nasconde sempre sorprese. L’informazione acquista il ruolo di strumento in grado di favorire una corretta dinamica democratica. L’oggettività non va intesa come il ristabilimento di una verità censurata o nascosta dai poteri. Il giornalismo non è tutto denuncia, esiste un modo di informare che si qualifica come servizio al lettore. Si è soliti considerare il giornalismo di servizio come un genere di informazione tipico dei quotidiani specializzati che si rivolgono agli operatori. Oggi il Sole 24 Ore è diventato il terzo giornale italiano: l’economia ha conquistato la centralità che le spetta e chi la trascura compie un danno al lettore. L’economia è il volto di un Paese e ciascuno è coinvolto. L’informazione economica costringe a seguire i criteri dell’oggettività. Se il giornalista sbaglia, il lettore può ricavarne un danno. Il lettore chiede il massimo dell’attendibilità. La domanda crescente di informazione economica capovolge i criteri giornalistici diffusi: bando al sensazionalismo, ai titoli strillati, alle notizie ingigantite. Il caso della stampa economica rilancia il concetto dell’informazione come servizio. Da essa nessun ambito viene escluso: politica interna, politica estera, cronaca, cultura e sport. Il lettore è il destinatario del prodotto giornale. La domanda del lettore cambia in stretta relazione con gli interessi personali, con le variazioni della condizione economica e lavorativa. Il lettore è più informato di prima attraverso la molteplicità dei canali (televisione, computer, formazione professionale, viaggi). Il concetto di servizio fornisce la possibile via d’uscita allo stallo della carta stampata italiana. L’informazione come servizio è una cultura che ha i propri capisaldi nella cura della notizia attenta a tutte le implicazioni pratiche e nel rispetto del lettore. Dario Antiseri – Oggettività: mito, ideale o compito possibile? La notizia offre nuove conoscenze che permettono di compiere scelte, produce azioni (esempio della Borsa). Santambrogio: “l’informazione è potere e dà potere, la tempestività, la correttezza, la completezza, l’affidabilità diventano requisiti indispensabili per il lettore”. La questione dell’oggettività dell’informazione consente di distinguere l’obiettività, intesa quale onestà intellettuale del giornalista, dall’oggettività, vista come armamentario culturale e professionale del giornalista. L’oggettività diventa un traguardo, una tensione permanente verso la verità. Un’informazione science-oriented è ispirata a criteri scientifici, richiede al giornalista una valida preparazione culturale. Nel problema dell’oggettività si innerva il problema delle fonti di informazione. Il giornalista dialoga con le fonti. Qui entrano in gioco professionalità e senso critico: il dialogo dovrà esercitare una rigorosa decodificazione di quanto si apprende perché nella notizia s’infiltra, minimizzandosi, la disinformazione. Il giornalista non ha da essere né il postino, né succube dei fornitori di notizie avvelenate. Non è lecito identificare l’oggettività con la completezza dell’informazione. Popper: “noi non possiamo conoscere nella sua totalità neppure il più piccolo pezzo di mondo”. Verità di una informazione e totalità di una informazione sono ideali regolativi. Se il giornalista sbaglia, il lettore ne può ricavare un danno. L’oggettività è il perno della credibilità del giornale. Il repertorio di temi connessi al problema dell’oggettività dell’informazione è ampio. Il costruttivismo è una teoria presa d’assalto da Menger, von Hayek e Popper. Il costruttivista pensa che tutti gli eventi sociali e tutte le istituzioni sono esiti di piani intenzionali, realizzazioni di progetti esplicitamente elaborati da singoli o gruppi, risultato di consapevoli piani umani. Una versione diffusa del costruttivismo è la teoria cospiratorio della società (dietrologia): se dietro ad

ogni evento sociale c’è sempre qualcuno che lo ha voluto, progettato e realizzato, allora è chiaro che dietro ad ogni evento sociale negativo c’è sicuramente qualcuno che ha cospirato. Il costruttivismo è una teoria sbagliata, a motivo della inevitabile insorgenza delle conseguenze inintenzionali delle azioni umane inintenzionali. Non tutte le istituzioni e non tutti gli eventi sociali sono esiti di piani intenzionali. Non tutti gli eventi sociali negativi sono frutto di piani architettati da una mente malvagia. Il costruttivismo, sostiene Hayek, è una malattia del pensiero. L’iniezione di ipotesi ad hoc in una teoria che sta traballando sotto il peso dei fatti contrari è un vizio metodologico. Tanti giornalisti ostentano come virtù quella che è in realtà un vizio. Mario Zoppelli, corrispondente da Mosca per il Giorno, simpatizzante comunista, non credeva alle calunnie antisovietiche, e ha protetto finché ha potuto la sua teoria filosovietica, iniettando all’interno dell’apparato teorico ipotesi ad hoc. Questo è un vizio difficile da estirpare, e bisognerebbe chiedersi quanti lettori siano capaci di riconoscere delle notizie costruite ad hoc. Esempio: Tiziano Terzani, sulla Repubblica, il 21 marzo 1985 racconta della sua cecità di fronte ai fatti atroci raccontati da altri e dai profughi, di fronte ai fatti visti e vissuti da lui stesso, che fu catturato dai Khmer rossi in un villaggio pieno di cadaveri. È stato quindi indotto a cambiare la sua considerazione dei Khmer rossi. Antiseri si chiede se fosse davvero così impossibile pensare ai Khmer rossi come brutali assassini. Per Popper, il marxismo era nato come scienza, in quanto faceva predizioni controllabili. Poi vennero le dure repliche della storia. Molti marxisti, invece di cambiare teoria, introdussero nel marxismo una serie di ipotesi ad hoc. Lo scienziato – il ricercatore teso alla costruzione di discorsi oggettivi – sottopone le proprie ipotesi alla dura prova dei fatti, cerca di salvare (spiegare) i fatti. L’ideologo cerca di salvare la teoria nonostante i fatti contrari, si comporta come quel medico che, piuttosto di salvare il paziente, tenta di salvare le proprie diagnosi a scapito della salute e della vita del paziente. Per l’ideologo la verità potrà essere un sottoprodotto non troppo importante, il suo scopo è il dominio sugli altri. Pansa: “una parte di noi (giornalisti), in epoche diverse, ha mentito. Abbiamo mentito per conto del padrone del giornale, per riguardo al potere politico dominante, per favorire l’opposizione, quando ce lo chiedeva qualche club segreto, come la Loggia P2, per favorire o contrastare la politica e la magistratura, per tornaconto personale, per quelle che apparivano nobili ragioni, ragioni alte e forti, per spinta ideologica, per scelta di campo”. Talvolta, però, i giornalisti hanno il coraggio di testimoniare l’errore: non esistono solo giornalisti asini, venduti e opportunisti, ma anche giornalisti onesti e perbene. Ciò non vuol dire comunque che i giornalisti perbene siano infallibili. C’è da distinguere tra obiettività e oggettività. L’obiettività è un predicato delle persone oneste e in buona fede, l’oggettività è un predicato di proposizioni, teorie e argomentazioni. L’obiettività è una virtù personale, l’oggettività è una questione pubblica, di pubblico controllo. Un’informazione o argomentazione che presume di descrivere e spiegare qualche fatto è oggettiva quando è pubblicamente, cioè interrogativamente, controllabile, quindi falsificabile. Popper ha sostenuto che il metodo scientifico si riduce in tre parole: problemi, teorie, critiche. Inciampiamo in qualche problema, inventiamo ipotesi quali tentativi di soluzione di questo problema, sottoponiamo al controllo queste ipotesi e, se i fatti smentiscono la teoria, questa va considerata come falsificata. Nelle scienze fisico-naturalistiche e nelle discipline umanistiche il metodo della ricerca è lo stesso: i problemi si tenta di risolver creando ipotesi da sottoporre alla prova dei fatti. Tutte le ipotesi e tutte le interpretazioni che costituiscono il nostro sapere sono e restano smentibili. Secondo Popper, la ricerca è senza fine. Popper e Gadamer sostengono che non possiamo mai essere certi di aver raggiunto una teoria o una interpretazione vera, più idee sono una ricchezza, l’ipotesi o interpretazione migliore è quella che risolve più problemi e che riesce a resistere ai controlli più severi, la verità non è un possesso. Per Mill l’uomo può rettificare i suoi errori per mezzo della discussione e dell’esperienza.

Se non esistono fonti privilegiate di verità, nemmeno questo o quel giornale può pretendere i può venir visto come una fonte privilegiata di verità. E non esistono giornalisti immuni da errori. Non dovrebbe esistere un giornalismo fiduciario, dovrebbe esistere un giornalismo responsabile e controllabile: disposto a correggere gli errori e ad accogliere interpretazioni contrapposte. Le lettere di smentita dovrebbero diventare una pagina importantissima del giornale. L’interrogativo di fondo che ritorna riguarda la natura e le condizioni (psicologiche, istituzionali, politiche ed economiche) dell’informazione giornalistica. La presunzione del sostenitore della teoria cospiratoria della società (secondo cui tutti gli eventi negativi sono frutto di malvagi cospiratori), l’iniezione di ipotesi ad hoc per salvare una teoria in pericolo, la presunta onniscienza dell’ideologo sono tutti fattori che proibiscono il conseguimento dell’oggettività dell’informazione che, dal punto di vista epistemologico, equivale alla loro controllabilità. Alcune considerazioni conclusive di natura epistemologica: -

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È opportuno distinguere tra l’obiettività di una persona e l’oggettività di un’informazione o una proposizione. Una persona obiettiva è una persona onesta. L’oggettività di una proposizione equivale alla sua controllabilità fattuale. L’obiettività non è garanzia di oggettività. Una descrizione di qualche fatto o evento è sempre parziale, prospettica, operata dal punto di vista di una teoria. Un’informazione, quindi, è sempre parziale. La parzialità non è da confondersi con la faziosità. Ogni informazione science oriented è sempre parziale e controllabile tramite il ricorso a fatti. Siffatta controllabilità delle informazioni implica la smentibilità. Qualsiasi giornalista può e deve proporre la propria ipotesi. Nel confronto con le altre idee e con i fatti, deve essere altrettanto pronto ad abbandonare la propria verità se questa si rivela falsità. Il giornalista nel suo lavoro procede nello stesso modo dello scienziato: affronta i suoi problemi avanzando congetture controllabili sui fatti. Nella controllabilità e nella falsificabilità delle informazioni consiste la loro oggettività. L’oggettività di un’informazione non equivale alla sua definitività o incontestabilità. Né l’oggettività di un’informazione può essere confusa con la comprensione totale dell’oggetto o dell’avvenimento indagato. Informazioni su aspetti diversi di qualche fatto o evento sono compatibili, necessarie per sapere di più. Qualsiasi giornalista è fallibile, anche il più preparato, cauto o responsabile. È nella continua discussione che si costruisce l’informazione o nel continuo contrasto tra ipotesi ed ipotesi. È dagli errori individuati e corretti che si impara. Il comportamento più tipicamente umano è quello di apprendere dai nostri errori. Il giornale ha canali preziosi per correggere i propri errori – uno di questi è costituito dalle opinioni degli altri giornali. Un altro canale sono le lettere di smentita. Le lettere di smentita possono rappresentare utili strumenti per una critica, per l’avvio o l’ampliamento di una discussione. Murri osservava che tra i trattati che studiano nella Facoltà di medicina mancava il manuale degli errori, cosa che probabilmente servirebbe anche ai giornalisti.

Jader Jacobelli – Due giornalismi Il tema dell’obiettività e dell’oggettività giornalistica è un sottotema, il vero tema è quello della conoscenza del reale. L’oggettivismo è insostenibile...


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