Appunti Conrad - Cuore di tenebra Conrad-cuore di tenebra PDF

Title Appunti Conrad - Cuore di tenebra Conrad-cuore di tenebra
Course Lingua e letteratura inglese
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Joseph Conrad – Cuore di tenebra Cuore di tenebra (Heart of Darkness - Il cuore dell'oscurità) è un racconto di Joseph Conrad. Fu pubblicato dapprima in tre puntate, sui numeri di febbraio, marzo e aprile 1899, Vol. 165, del Blackwood's Magazine e nel 1902 in volume, nella raccolta Gioventù e altri due racconti (Youth, a Narrative and Two Other Stories). Trama All'inizio del racconto, a bordo di uno yacht di nome Nellie ancorato in un porto lungo il Tamigi, cinque membri dell'equipaggio attendono la marea favorevole per poter prendere il largo. È sera, uno di loro, un vecchio marinaio di nome Marlow, prende la parola e comincia a raccontare di un viaggio che molti anni prima aveva fortemente voluto per entrare in contatto con un continente per quell'epoca ancora misterioso e pieno di fascino: l'Africa nera (i nomi dei luoghi, del fiume e della foresta, coprotagonisti del romanzo, non sono mai esplicitati). Addentratosi nel continente dopo un lungo viaggio, giunge alla sede della Compagnia che lo aveva assunto e i cui interessi erano basati sulla razzia di avorio, materiale molto ricercato in Europa a fine Ottocento. La base principale della Compagnia, se così si può chiamare il cumulo di baracche che lo accoglie, è inospitale ed inefficiente, gestita da equivoci personaggi tutti invidiosi di un misterioso Kurtz il quale sembra essere l'unico in grado di procurare ingenti e costanti quantitativi del prezioso materiale. Di Kurtz però non si hanno notizie certe da tempo e la sua base, vera destinazione di Marlow, è molto all'interno della inestricabile e malsana foresta ed è raggiungibile solo via fiume. Marlow parte quindi, a bordo di un rattoppato battello a vapore con altri coloni e indigeni cannibali assunti e pagati con un sottile filo d'ottone lungo non più di trenta centimetri. Risalendo faticosamente il fiume, Marlow ha l'impressione di ripercorrere il tempo e lo spazio risalendo ad epoche remote e selvagge. Arrivato finalmente a destinazione, la base di Kurtz sembra essere un luogo di inenarrabili e truculenti fatti. Gli occupanti del battello si scontrano con la primordiale ostilità degli indigeni, che hanno fatto di Kurtz una specie di divinità, ammaliati dal suo aspetto, dalla sua determinazione feroce e priva di scrupoli e soprattutto dalla sua voce, anche se ormai Kurtz è molto malato, quasi in fin di vita e forse in preda alla follia. Marlow rimane affascinato dal personaggio senza essere in grado di darsi una vera spiegazione. L'unica cosa da fare in quel frangente è caricare Kurtz per riportarlo a casa. Cosa che avviene non senza difficoltà. Nel viaggio di ritorno Kurtz muore, ma prima di morire pronuncia la celebre frase «L'Orrore! L'Orrore!», e consegna a Marlow un pacco contenente delle lettere e la foto di una giovane donna. Marlow, ritornato a Londra, va a incontrare la vedova (lei si ritiene tale, pur essendo solo la fidanzata di Kurtz). Ma non ha il coraggio di rivelarle la vera natura dell'uomo che lei crede un modello di perfezione e quindi le mente, dicendole che le ultime parole di Kurtz sono state per lei. Origine del racconto Quest'opera di Conrad va considerata più come un romanzo che un lungo racconto. Essa, in ogni caso, è fortemente rappresentativa dello stile dell'autore e delle sue suggestioni. La giungla selvaggia pare animarsi intorno al lettore, con i suoi fruscii e il suo tenebroso mistero. La figura di Kurtz, in particolare, ha un potere ipnotico e magico, che talvolta si stempera in un senso tragico di pietà. Le storie che si incontrano in Cuore di tenebra si rifanno al viaggio compiuto nel 1890 da

Conrad a bordo del vaporetto Roi des Belges lungo il fiume Congo, nel cuore dell'Africa. Anche i personaggi che popolano questo libro sono ritratti di figure realmente esistite e incontrate dall'autore in tale occasione. È probabile che lo stesso Kurtz si ispiri a un agente della Compagnia di nome Klein, morto sul vaporetto. Sicuramente, però, molti altri avventurieri sono confluiti nel personaggio rendendolo, nella mente di Conrad, più complesso, inquietante e geniale dell'originale. Analisi del romanzo Ci sono diversi livelli di analisi: la più superficiale di queste è la critica al colonialismo attuata da Conrad attraverso la descrizione delle barbarie e delle razzie compiute dalle potenze occidentali di fine XIX secolo nei confronti del continente africano. La critica al colonialismo non si limita solo alla storia contemporanea (1899), ma anche al passato, sono infatti frequenti le analogie con l'Impero romano. Conrad critica, inoltre, tutti gli Stati Europei, non solo il Belgio (principale colonizzatore del Congo), attribuendo una diversa nazionalità (sempre però europea) ai diversi personaggi che Marlow incontrerà nel suo viaggio: per esempio, Kurtz è tedesco, di madre inglese e padre francese, ha una mentalità inglese ed è al servizio dei Belgi; il suo aiutante è russo, il capitano del battello è svedese e così via. Questo sta a simboleggiare che tutta l'Europa è colpevole del colonialismo in Africa. Un ulteriore e più profondo livello di critica si ha analizzando il significato del male, della darkness che la società occidentale non accetta come propria e proietta sulle culture "altre". Infatti Marlow parte da Londra per raggiungere il cuore della darkness, dell'oscurità, del male, che non è il Congo, ma è Londra stessa, quindi la società occidentale; per questo, il viaggio di Marlow è un viaggio circolare: andrà in Africa per cercare il male, ma capirà che il male è all'interno della società occidentale. Il male per Marlow è la sete di potere economico-politico, che Kurtz esplicita con la sua brama di avorio, ma dietro la sete di potere economico-politico, dietro l'avorio di Kurtz c'è il fascino dell'abominio, che sia il cannibalismo, fenomeno frequente nelle spedizioni avventurose dell'epoca (Franklin al Polo Nord) e probabilmente praticato da Kurtz o il sesso, grande tabù dell'epoca vittoriana. Marlow, venuto a conoscenza di ciò, torna in Europa per rivelare quello che ha scoperto, ma non ci riuscirà e mentirà alla fidanzata di Kurtz dicendo che, in punto di morte, egli aveva pronunciato il nome della ragazza, mentre invece disse: The horror, the horror, ossia L'orrore, probabilmente riferito alle barbarie compiute in nome della "civilizzazione". Marlow non ha la forza di rivelare che la vera darkness appartiene all'Occidente del mondo, che sfrutta e distrugge le altre culture, mascherando il tutto come un portare la luce e il progresso. Molto affascinante, inoltre, la retorica dell'eloquenza che Kurtz utilizza per difendere il suo operato di morte in Congo: egli sostiene che è dovere delle società più avanzate (l'Europa) portare la luce, la cultura, il progresso nei territori ancora sottosviluppati (l'Africa). Inutile dire che, dietro queste belle parole, dietro il fascino dell'eloquenza, si nasconde solo il desiderio di ottenere più ricchezza e potere. Infatti, alla fine Kurtz dirà "ucciderli tutti" riferendosi agli indigeni, rivelando le vere intenzioni sue e dei governi occidentali. Esiste tuttavia una chiave di lettura ancora più profonda dell'opera in questione: Kurtz viene descritto come un uomo intelligente e dotato, in parte mosso all'inizio da ideali sinceri, ma che alla fine non è in grado di resistere alla tentazione di un potere assoluto che gli indigeni gli hanno attribuito proprio in ragione delle sue indubbie capacità personali. Per Conrad dunque potrebbe essere l'onnipotenza la vera "prova ordalica" dell'uomo occidentale, ossia ciò che rivela il suo "cuore di tenebra" e lo spinge a giudicarsi con "orrore". Kurtz è la dimostrazione del fatto che

l'uomo occidentale moderno si muta in un mostro quando nessuna regola o convenzione esterna impedisce che la sua libertà si spinga oltre ogni limite, coronando il grande sogno (inconfessato, ma coltivato appunto dalla cultura occidentale) di onnipotenza. Conrad ci offre dunque una visione - assolutamente pessimistica e misantropica ma molto attuale in cui, se l'uomo occidentale "moralizzato e giuridicizzato" è forse un tiranno ipocrita che soggioga e sottomette gli altri in vista dei suoi interessi materiali, l'uomo occidentale "libero di essere dio" diventa qualcosa di peggio: un demone distruttore capace di trascinare sé stesso e gli altri nell'insensata e vuota metafisica del "voler dominare tutto". La critica di Conrad colpisce dunque al cuore la cultura occidentale moderna nella sua pretesa di voler dapprima trasformare l'uomo in dio per poi fingere di incatenarlo (ovviamente con scarsi risultati) in regole e principi etici o giuridici. L'orrore di Kurtz in punto di morte deriva dunque dalla presa di coscienza del vuoto di una esistenza che - una volta "saltati" i fragili lacci della società o del diritto - si è mostrata per quello che era in realtà: la sterile ed insensata pretesa di onnipotenza che sta nascosta nell'animo di ogni occidentale moderno. Per questo il romanzo lascia quasi sempre anche al lettore di oggi un inafferrabile senso di "inquietudine" o di "disturbo": con questa opera Conrad suggerisce infatti che tutti noi - per quanto anestetizzati da una società fondata sul politically correct o, meglio, sulla political correctness - siamo dei potenziali Kurtz, ai quali manca in fondo solo l'occasione e/o le capacità per poterlo diventare davvero. L'eredità dell'opera Al racconto di Conrad è liberamente ispirato il film Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, ambientato però in Vietnam al tempo della guerra. I parallelismi con il romanzo introdotti nel film sono numerosi. La storia vede, in entrambi i casi, la risalita di un fiume alla ricerca di un personaggio di nome Kurtz, che in Apocalypse Now è però un ex-colonnello che il protagonista ha l'incarico di uccidere. È anche presente l'attacco con le frecce alla barca, prima di giungere alla destinazione della spedizione. Kurtz mantiene inoltre le altre caratteristiche del Kurtz di Conrad, tra cui l'assoggettamento degli indigeni alla propria persona. Anche il Kurtz di Coppola, nel suo monologo finale, mostra peraltro di aver commesso l'errore fondamentale del Kurtz di Conrad: il colonnello impazzito non si interroga ormai più sui fini del suo agire (e quindi coerentemente non ammette di poter essere giudicato), ma si limita ad usare la sua onnipotenza per perseguire con qualunque mezzo i fini che ha deciso di perseguire. Anche qui emerge dunque - come in Conrad - la critica al nocciolo della cultura occidentale, che - a prescindere dal fine che dice di volta in volta di voler perseguire - in realtà si fonda sulla pura volontà di potenza che trascina l'occidente a voler dominare tutto senza neppure sapere perché. La differenza principale tra i due protagonisti è che il Kurtz di Conrad accetta di fuggire e muore di morte naturale rendendosi conto forse davvero solo all'ultimo momento dell'orrore della sua vita. Il colonnello di Coppola si era invece già reso conto dell'orrore che si cela nella volontà di potenza (l'illuminazione di cui parla nel suo monologo dopo la vicenda dell'amputazione da parte dei Vietcong delle braccia dei bambini vaccinati dagli americani) e dunque - avendo aderito consapevolmente a quell'orrore - si lascia uccidere. Ma che senso ha il lasciarsi uccidere se non si accetta di essere giudicati? Forse il colonnello ha compreso che la morte è l'unica conseguenza inevitabile e certa, l'unico destino possibile e pertanto inevitabile, del nulla rappresentato dalla volontà di potenza, qualunque sia l'ideale con cui si pretende di riempirla. Di qui "l'orrore". Ma c'è di più: forse Coppola, rispetto a Conrad, suggerisce anche che la cultura della volontà di potenza,

oltre che "necessariamente eterodistruttiva", è in fin dei conti anche "intrinsecamente autodistruttiva". In questa lettura, il finale del film in cui l'assassino di Kurtz diventa il nuovo Kurtz, si presta bene ad un'altra metafora filosofica: la volontà di potenza dell'occidente, per continuare a sopravvivere ai mutati contesti storici, deve lasciare indietro un fine vecchio, giudicandolo sbagliato ed eliminandolo essa stessa, ma solo per potervi sostituire un fine nuovo ritenuto "più giusto": mentre in realtà si tratta di un gioco delle apparenze che serve solo a perpetuare la volontà di potenza, unico vero tratto distintivo della cultura occidentale moderna a prescindere dalle diverse "maschere ideologiche" di cui si veste. Un film che invece si avvicina di più agli eventi trattati nel libro è Heart of Darkness di Nicolas Roeg del 1994, con Tim Roth e John Malkovich, rispettivamente protagonisti come Marlow e Kurtz....


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