Appunti di italiano PDF

Title Appunti di italiano
Author Meryem Salem
Course Lingue e culture per il turismo
Institution Università degli Studi di Torino
Pages 3
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appunti di italiano...


Description

ERMETISMO – GIUSEPPE UNGARETTI La poesia ermetica è tesa all’approfondimento dell’interiorità espressa attraverso una forma analogica. Rifiuta in modo diretto ogni impegno politico e sociale e si isola in uno spazio interiore a difesa dalla retorica fascista.! La censura, la chiusura propria dell’ermetismo è una presa di posizione contro la facilità comunicativa della nascente società di massa, che si manifesta nella propaganda dei regimi dittatoriali sorti dopo la Grande Guerra. In un mondo privo di illusioni, sconvolto dalle guerre e offeso dalle dittature, la poesia si assume il compito di ridare un senso alla parola, di usarla soltanto quando è necessario.! La poesia pura è essenziale, libera da ogni finalità pratica: è espressione di stati d’animo, di ripiegamento interiore, si manifesta in un tono raccolto e sommesso, con un linguaggio fortemente elusivo di grammatica e sintassi, raffinato ed evocativo, che sfuma ogni riferimento diretto all’esperienza in un gioco di allusioni.! Tra i poeti ermetici emerge come primo emblematico esponente Ungaretti.! Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto il 10 febbraio 1888 da genitori lucchesi.! Suo padre, operaio allo scavo del Canale di Suez, muore quando Giuseppe ha appena due anni, ma la madre riesce a iscrivere il figlio presso una delle scuole più prestigiose della città egiziana. A lei, quattro anni dopo la sua morte, dedicherà una poesia, La Madre.! La Madre! E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra! per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano.! In ginocchio, decisa,! Sarai una statua davanti all'eterno, come già ti vedeva! quando eri ancora in vita.! Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti! dicendo: Mio Dio, eccomi.! E solo quando m'avrà perdonato,! ti verrà desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto,! e avrai negli occhi un rapido sospiro.! La madre assurge ad emblema di un amore che vince la morte. Quando il cuore del poeta con il suo ultimo battito avrà fatto cadere il muro d’ombra – il limite labile come un’ombra che separa la nostra vita da Dio e dall’eternità – la madre gli darà la mano, come quando era bambino.! Umile e risoluta, rimarrà in ginocchio di fronte a Dio aspettando il Suo giudizio – nello stesso atteggiamento in cui, quando era in vita, si raccoglieva in preghiera. Alzerà tremante le braccia come quando, morendo, disse “Mio Dio, eccomi”: la madre ha per il figlio la stessa ansia di salvezza provata per sé in punto di morte. E soltanto quando Dio lo avrà perdonato, lei desidererà guardare il figlio. Ricorderà di averlo atteso a lungo e finalmente avrà un sospiro di tenerezza e di sollievo.! La forza emotiva della parola articolata in analogie e similitudini, il suono intimo del ritmo e la profonda forza essenziale dell’idea lirica costituiscono una cosa sola: vera poesia.! L’amore per la poesia nasce proprio nell’ambiente scolastico, in una città ricca di tradizioni antiche e a contatto con persone provenienti da tanti paesi del mondo. Ungaretti stesso ha una balia originaria del Sudan, una domestica croata e una badante argentina.! Si avvicina alla letteratura europea: è abbonato alle riviste La Voce e Mercure de France, legge Leopardi, Mallarmé, Rimbaud. Baudelaire, Nietzsche. Nel 1912 si reca a Parigi, per seguire gli studi letterari alla Sorbona. Entra in contatto con l’ambiente artistico internazionale: Apollinaire, Picasso, Papini, Soffici, De Chirico, Modigliani. Rielabora in modo originale il messaggio dei simbolisti.! Il Porto Sepolto! È una lirica che nasce da un lontano ricordo del poeta fanciullo: vicino ad Alessandria fu scoperto un porto sommerso dalla sabbia del deserto, di epoca precedente alla fondazione della città. Il dato reale diventa il simbolo di una verità universale: il mistero dell’esistenza, di ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile.! Nel 1914, tornato in Italia, è tra i nostri interventisti e parte volontario per la Grande Guerra.! L’Allegria! È una raccolta di liriche ispirate proprio dall’esperienza personale della guerra.!

Vive la guerra nell’atrocità del male e della morte, ma anche come scoperta dei valori autentici di fratellanza e di umanità. Il titolo porta all’idea di un’esultanza che si presenta nei momenti più tragici del conflitto contro la morte: incitano il poeta a continuare il percorso esistenziale con quello slancio vitale che nasce dalla consapevolezza dell’assoluta precarietà della vita, quale è espressa nella poesia Soldati.! È stupenda nella sua profonda essenzialità, musicalità e folgorante nuovo linguaggio analogico. È anche un quadro, dove la disposizione stessa dei versi ha un suo significato. In origine il primo verso recitava “Si sta”: una frase finita, completa, sicura, in contrasto con il senso di insicurezza che pervade la poesia. Nella versione finale il “come” è spostato al primo verso: rende così la frase sospesa, tronca, come sono troncate le vite dei giovani soldati in trincea.! Soldati! Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie! Al bisogno di fraternità nel dolore si unisce la volontà di ricercare una nuova armonia con il cosmo.! Veglia! Un'intera nottata buttato vicino! a un compagno massacrato! con la sua bocca digrignata! volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata! nel mio silenzio! ho scritto! lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto! attaccato alla vita! “Non amo la guerra. Neppure allora l’amavo, ma ci sembrava che quella guerra fosse necessaria”. Non giusta, ma necessaria, anche se è un’idea assurda.! Il primo conflitto mondiale è stato disastroso: si usciva dalle trincee e si andava al massacro.! Il poeta è buttato a fianco di un compagno massacrato, e trascorre la notte a vegliarlo.! La luna piena, bella e indifferente, rischiara la trincea: forse è l’ultima immagine che il soldato ha contemplato durante la sua agonia. Sembra di risentire l’interrogativo che Leopardi affida al pastore errante per l’Asia “Che fai tu luna in ciel?”.! Forse una domanda è rimasta serrata nella bocca digrignata: perché tanta sofferenza, la mostruosità della morte? La domanda, però, non è soltanto del soldato morto, poiché è in comunione con il poeta che lo veglia.! Il tentativo di parlare è naufragato nel silenzio, ma Ungaretti ne è testimone: è l’esperienza della morte che chiede di essere ascoltata e accolta. Sono le mani gonfie del compagno a penetrare nel silenzio del poeta: ora il poeta deve dare voce a quel che non ha voce e scrive lettere piene d’amore. È il silenzio lo spazio comune in cui le due esperienze, la morte del soldato e la vita riamata dal poeta, trovano il passaggio l’una nell’altra.! Ora la pausa tra le due strofe è significativa: permette all’emozione di trovare forma per concludere “non sono mai stato/ tanto/ attaccato alla vita”.! Il potente slancio positivo risponde all’esigenza di armonia affidata alla forza dell’allegria vitale di Ungaretti. Il poeta scende negli inferi e nell’orrore, nel dubbio che la morte istilla impietosamente; poi, risale attraverso l’amore in una dimensione che non esclude la morte ma la comprende come parte dell’armonia. La vera vittoria sulla morte, sull’odio, sul tempo è nel mistero del nostro cuore e della nostra umanità. L’amore per l’uomo, per quanto di buono è nell’uomo, è ciò per cui occorre lottare, così da sentire l’attaccamento alla vita, alla speranza, alla bellezza: è la! 14! conclusione di questa straordinaria poesia, dove il ritmo spezzato delle parole e l’insistenza sui suoni duri diventano l’elemento portante delle immagini.! Sentimento del Tempo! Ungaretti è alla ricerca di Dio e questo cammino lo porta, nel 1928, alla conversione al cattolicesimo, testimoniata da questa raccolta di poesie.! Il tema centrale è la percezione dello scorrere del tempo, tra il passato, il presente, l’eterno e del rapporto tra la finitezza dell’uomo e il senso dell’assoluto. È questa l’opera in cui i poeti dell’ermetismo salutano il fondatore del codice della “poesia pura”, la poesia ermetica, che Flora definisce oscura, impenetrabile. In realtà Ungaretti fonda l’alfabeto dell’assoluto, dove la

concentrazione semantica del linguaggio si attua nei collegamenti non razionali, né realistici, né causali o temporali, bensì intuitivi, analogici, sinestetici (negli occhi un rapido sospiro).! È poesia pura, perché non ha nulla più del necessario, vive un rapporto diretto e naturale tra parola, ritmo e idea lirica: questo proprio perché nascono spogliati di tutto tranne che della loro forza emotiva, del suono interno e dell’essenziale poetico.! Ungaretti fonda la poesia stilisticamente e profondamente più bella del Novecento, chiusa in un ordine rigoroso, che è recupero della misura e dello stile classico.! Grande appassionato innovatore, Accademico d’Italia e, per chiara fama, professore di Letteratura moderna e contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, ottiene significativi premi, tranne il Premio Nobel a causa del suo compromesso con il fascismo – nel 1925 firma il Manifesto degli Intellettuali Fascisti.! Vita di un uomo! È l’opera omnia, un diario, come lo definisce il poeta. È un’autobiografia poetica, in cui Ungaretti si svela nel suo cammino di uomo e di poeta.! Vuole “cercare ragioni di una possibile speranza nel cuore della storia ... ... cercarla nel valore della parola” (Vita di un uomo, p. LXXIII).! “Il poeta d’oggi cercherà di mettere a contatto immagini lontane, senza fili ... ... sarà anche perché, in un paese che ha trovato tanta emigrazione, egli, nato altrove, può avere nostalgia di climi assenti. Quando dal contatto di immagini, gli nascerà luce, ci sarà poesia e tanto maggiore poesia, per quest’uomo che vuole salire dall’inferno a Dio, quanto maggiore sarà la distanza messa a contatto” (Vita di un uomo p. LXXX).! “Oggi il poeta sa e risolutamente afferma che la poesia è testimonianza d’Iddio”. Oggi il poeta ha gli occhi per vedere “vede e vuole vedere l’invisibile nel visibile. Egli sa che spetta solo a Dio leggere infallibilmente nell’abisso dei singoli e conoscere veramente il passato, il presente e l’avvenire. Egli sa che anche il cuore umano non è quella buca che credono i libertini piena di lordura” (Vita di un uomo p. LXXXI).! Ungaretti ha trovato Dio, quel Padre che ha cercato da quando, rimasto orfano, aveva due anni: lo rende capace di capire il senso più profondo dell’esistenza e del Creato, nella consapevolezza che la poesia è la possibilità per l’uomo di salvarsi dall’universale naufragio. Per lui resterà l’ancora di salvezza di fronte al suo “pianto dentro”, al suo acuto dolore per la morte del figlio Antonietto...


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