Appunti Libro Pedagogia Dello Sport PDF

Title Appunti Libro Pedagogia Dello Sport
Course Pedagogia della persona
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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APPUNTI LIBRO PEDAGOGIA DELLO SPORT

La pedagogia dello sport è pertanto il risultato dell’applicazione del punto di vista pedagogico all’attività fisica e motoria umana in quanto spazio e modalità nella quale si realizzano, o hanno la possibilità di realizzarsi, azioni- relazioni educative che acquistano significato in una quadro di valori pienamente umani. La pedagogia dello sport studia lo sport nei vari contesti dell’educazione (formale, non formale o informale) e si occupa anche di ciò che dovrebbero fare ( o talvolta non fanno )i principali agenti educativi (scuola, famiglia, enti sportivi) per favorire l’educazione motoria e sportiva. In questo senso la pedagogia dello sport può essere declinata come una specifica pedagogia sociale dello sport, come una scienza pedagogicoprogettuale che mira ad elaborare strategie per la promozione di valori umani attraverso lo sport in tutti i contesti dell’esistenza. La pedagogia dello sport si configura come una scienza che si occupa dei valori, dell’etica e dei problemi morali dello sport e dell’educazione sportiva in relazione ai condizionamenti economici e culturali legati ai processi di globalizzazione in atto sul pianeta.

Si tratta di un osservatorio che opera un monitoraggio continuo dei fini, degli obiettivi e dei metodi che vengono utilizzati nello sport in vista dell’elaborazione di orientamenti che valorizzino o portino a pieno compimento, nella correttezza di un modello pedagogico, la dimensione umana, etica e morale dell’attività motoria e sportiva. La pedagogia dello sport si presenta dunque come una scienza omni-comprensiva e generale che studia l’uomo in quanto educando e lo sport in quanto strumento di educazione, realizzando una continua sintesi dei contenuti provenienti dalle varie scienze analitiche ( Rodrìguez Lòpez, 1995).

Ad essi sono aggiunti nel corso del tempo quelli relativi alla formazione degli allenatori e dei tecnici sportivi e ai metodi di insegnamento dei vari sport. Questo nucleo originario di problemi oggetto di studio si è andato progressivamente ampliando fino a toccare tutti i principali temi prospettati dall’educabilità umana in relazione alla pratica motoria e sportiva nei diversi contesti. Va detto che lo sport, inteso come attività motoria finalizzata al benessere e alla salute della persona, come gioco competitivo cha ha la sua radice nella spina originaria della specie umana al miglioramento di sé stessa, e in quanto pratica culturale dell’uomo, può svolgere o non svolgere la funzione di strumento promotore di valori. I valori dello sport e dell’attività motoria finalizzata al benessere e alla salute della persona, come gioco competitivo che ha la sua radice nella spinta originaria della specie umana al miglioramento di sé stessa, e in quanto pratica culturale dell’uomo, può svolgere o non svolgere la funzione di strumento promotore di valori.

I valori dello sport e dell’attività motoria implicano l’unità indissolubile dell’essere umano e hanno la loro origine nel corpo che si muove e gioca; azioni queste ultime da non intendersi mai separatamente ma sempre unite. Si tratta di un corpo che implica comportamenti, apprendimento di significato e di senso, quindi di una realtà biofisiologica che comprende una dimensione culturale, sociale, politica e ha sempre ripercussioni sul piano educativo e formativo. L’azione dell’educazione studiata dalla pedagogia dello sport è sempre un’azione morale, implica pertanto valori che vengono trasmessi ( o non trasmessi) e che dovrebbero essere assimilati attraverso l’intervento dell’educatore o del sistema educativo. Si può affermare pertanto che l’atto motorio e sportivo è sempre una manifestazione della cultura umana, implica una dimensione corporea ed è accompagnato da implicazioni estetiche e morali che gli attribuiscono un determinato valore sociale. La pratica motoria e sportiva, quindi, non è mai qualcosa di socialmente e culturalmente asettico o di puramente tecnico. Praticare e insegnare lo sport presuppone sempre una responsabilità per sé e per gli altri. L’educazione è sempre connessa con i valori, che rappresentano il punto di partenza, il contenuto e il fine dell’educazione (Brezinka,2002). I valori sono collegati agli atteggiamenti e ai comportamenti della persona. Questi ultimi, oltre ad essere considerati come predisposizione e tendenze che si concretizzano in azioni che possono essere regolate, hanno come caratteristiche salienti il fatto di avere un carattere relativamente stabile, possedere componenti affettive e cognitive, rappresentare un oggetto di apprendimento ed essere educabili. Per questo l’educazione ai valori attuata attraverso lo sport deve intervenire sui tali atteggiamenti e comportamenti, utilizzando il gioco e la motricità per far assumere all’educando i valori ritenuti indispensabili per permettergli la fruizione di un corretto stile di vita e di una soddisfacente relazione con gli altri. L’educazione sportiva ha quindi il compito di agire sui comportamenti ritenuti devianti o fuori della norma, prevenendo o intervenendo concretamente, e mai in modo astratto, sugli atteggiamenti e i comportamenti delle persone che praticano l’attività motoria e sportiva. Lo sport è educativo quando permette lo sviluppo delle attitudini motorie della persona in relazione ai suoi aspetti affettivi, cognitivi e sociali (Le Boulch, 1979). Nello sport esisto tre tipi di valori ( Isidori, Fraile,2008):   

Valori puri Controvalori o disvalori Valori misti

I valori puri dello sport sono quei valori positivi che, se assunti, garantiscono il rispetto della dignità della persona, contribuiscono al suo sviluppo individuale e a quello della convivenza umana. Questi sono i valori educativi per eccellenza che la pratica motoria e sportiva può incarnare. Rappresentano il punto di partenza, il mezzo e il fine dell’educazione motoria e sportiva. Valori puri nello sport sono: salute e benessere, lucidità, pace, socializzazione e integrazione sociale, amicizia nel gruppo, lealtà, creatività motoria, miglioramento di sé stessi, partecipazione attiva, autocontrollo.

I controvalori ( o disvalori) dello sport derivano dalla natura bipolare che caratterizza la struttura dei valori sportivi, che caratterizza la struttura dei valori sportivi, che fa si che ad ogni valore individuato e definito corrisponda un concetto opposto, identificabile con un ideale del tutto antitetico o in contraddizione con il precedente.

Questi controvalori rappresentano l’insieme dei contenuti negativi che le attività motorie e sportive possono implicare, non contribuendo né allo sviluppo della persona né alla sua convivenza pacifica nella comunità umana. Alcuni disvalori che lo sport può generare sono: violenza, manipolazione, narcisismo, edonismo, consumismo, sessismo e razzismo. I valori misti sono invece quei valori neutri che possono essere valori puri o controvalori, a seconda del modo in cui vengono presentati e fatti evolvere dagli agenti sociali ed educativi. Tali valori possono essere la vittoria, il premio e la competizione, il rendimento, la salute e il benessere, l’identificazione con i grandi atleti. La vittoria, il premio e la competizione rappresentano valori misti, che si trasformano in disvalori quando assumono l’aspetto del vincitore e del guadagno ad ogni costo, anche a rischio della propria salute, quando hanno come scopo la sopraffazione e la distruzione dell’avversario. Si evolvono invece verso valori puri quando rappresentano mete a cui tendere, che impegnano la persona e le richiedono impegno e costanza per il perseguimento del risultato, sprigionando e incanalando le energie interne che essa possiede. Anche i grandi atleti degli sport più è popolari, che incarnano il successo professionale, assumono un ruolo positivo se sono in grado di presentare lo sport come fine e valore in sé stesso, come occasione di crescita e di conoscenza, e non solo come mezzo per il perseguimento del successo sociale o economico. Questi atleti possono offrire un esempio significativo ai giovani, fungere da modello culturale e riferimento morale, e invogliarli a praticare lo sport e le attività motoria in modo corretto e sano, nel rispetto della dignità propria e altrui. Lo sport ha sempre come fine il miglioramento della vita materiale dell’uomo. I valori dello sport, quindi, trovano la loro sintesi nel concetto di persona umana. Se non si tiene conto della persona, unità corporea votata alla trascendenza, lo sport porta allo sviluppo di processi di spersonalizzazione e disumanizzazione.

Senza l’educazione, ossia la trasmissione di conoscenze, competenze e valori propriamente umani, il corpo umano non realizzerebbe il proprio processo di umanizzazione ma soltanto quello di ominizzazione, assumendo un aspetto solo apparentemente umano, come per i bambini selvaggi, le cui storie sono da sempre presenti nella letteratura pedagogica. La pedagogia dello sport, invece, ha come punto di partenza una concezione del corpo umano come “ qualcosa” o meglio “ qualcuno” che deve essere educato, come un’entità o un sistema che presenta molti piani e livelli di complessità ( biologica, psichica, sociale, politica). Nella pedagogia dello sport il corpo è visto come un “vissuto”, come qualcosa di non separabile dall’esperienza stessa della persona, come un’entità “integrale” e “ integrata”, non frazionabile in parti, comprensibile solo attraverso un approccio globale.

Rispetto al corpo, inoltre, la stessa educazione si può definire come una pratica corporea intenzionale ( perché consapevole rispetto alle scelte, ai valori e alle strategie messe in atto per il miglioramento del soggetto) che ha lo scopo di guidare i movimenti del corpo- soggetto dell’educando (basti solo pensare che dalla motricità dipende la stessa attività neurologica del pensiero) con lo scopo di portare a compimento, agendo in base alle norme stabilite dalla comunità nella quale vive e nella prospettiva di un quadro di valori e di finalità metafisiche e trascendenti, il suo processo di antropogenesi e di umanizzazione ( Isidori2020). Il corpo, dunque, funge da mezzo di acquisizione della cultura per l’uomo. L’essere umano è naturalmente e fondamentalmente un’ entità corporea che deve e può essere sviluppata. L’educazione, che ha come scopo l’umanizzazione dell’uomo e la sua trasformazione da essere meramente biologico ad essere culturale, è data appunto dalla relazione dinamica creata dal corpo di un educatore che interagisce con il corpo di un educando . L’ educazione, quindi, è sempre un’educazione del corpo; è sempre agitata da corpi- soggetto, avviene per mezzo del corpo e ha come finalità la cura di altri corpi. Il movimento è pertanto una caratteristica sostanziale della dimensione umana. L’uomo si muove dunque perché esiste; per mezzo del movimento egli si situa nel mondo, diventa più capace di strutturarsi nel e con il mondo prendendo coscienza di ciò che è come essere attivo. Infatti l’essere umano è e vive con il proprio movimento corporeo si evolve di pari passo con il movimento del mondo, in cui i desideri e le intuizioni originarie danno luogo alla genesi del pensiero da cui scaturisce progressivamente la dimensione intellettiva con il mondo che gli sta intorno. Attraverso i movimenti e le azioni del suo corpo, l’essere umano manifesta la propria esistenza, la necessità e il desiderio di vivere. Partendo da un modo interiore egli si apre efficacemente ad un mondo esteriore. Il movimento acquisisce cosi il senso di un messaggio e l’espressione di trasforma in comunicazione umana. La motricità implica nell’uomo la consapevolezza dei proprio movimenti corporei e si sé stesso come essere che si muove. La motricità può essere meglio definita come la capacità di compiere movimenti corporei considerando il valore e il significato che assumono nel loro manifestarsi esteriore e nel oro rivelarsi interiore in relazione con le diverse forme di attività psichica e i modi di essere della personalità del soggetto. Il movimento, attraverso il gesto personale dà all’uomo la possibilità di scoprire la propria vitalità e di essere migliore. Attraverso la motricità il corpo umano esprime la propria intenzionalità di stare nel mondo e con il mondo per una finalità, un progetto di vita e di impegno per sé stesso e per gli altri. La motricità presuppone la vocazione di aprirsi al mondo e libera l’uomo dalla solitudine per inserirlo nella comunità umana. La motricità è infatti nell’uomo l’espressione della sua naturale necessità di conoscere ed esprimere comunicando sentimenti, idee, emozioni; essa è la corporeità vissuta che esprime le azioni che implicano lo sviluppo dell’essere umano. La motricità, in quanto esperienza fisica, estetica ad etica, trasforma l’uomo. Per mezzo della motricità esplorativa, inventiva e costruttiva, egli umanizza e socializza il movimento creando la propria conoscenza e

il mondo circostante. La motricità è la rivelazione della corporeità dell’uomo, della sua integralità e della sua capacità di percepirsi come essere capace di azioni libere e coscienti. Dalla corporeità nasce nell’uomo il movimento, compare la motricità che alimenta la creatività in forme ludiche, espressive e creative. Il gioco appare dunque come la rivelazione della motricità umana, il mezzo attraverso il quale essa crea e comunica. Il gioco in realtà dovrebbe essere sviluppato e favorito in tutte le età della vita, in modo da promuovere l’attitudine all’ apprendimento permanente e all’acquisizione di nuove conoscenze. Il gioco rappresenta per l’uomo un ‘occasione di apprendimento di nuovi comportamenti e di trascendimento/ superamento delle regole costituite. Andando oltre le regole del gioco e mostrandone le applicazioni originali, l’uomo esprime la propria creatività. Il gioco è una forma di interazione e di comunicazione tra le persone che in esso esprimono i propri bisogni fondamentali ( sfogo degli istinti e scarico dell’energia accumulata, desiderio di liberazione e manifestazione della propria creatività, voglia di libertà). Questa forma di interazione ha bisogno di essere regolata attraverso il rispetto di uno specifico sistema di regole, di un codice continuamente interpretato e creativamente modificato da coloro che giocano, in un’incessante attività ermeneutica e interpretativa di costruzioni o ricostruzioni delle regole. Il significato, lo sviluppo e l’organizzazione del processo di gioco sono essenzialmente determinati dal modo in cui i giocatori sperimentano sé stessi di fronte alla realtà e all’ambiente in cui giocano. Lo sport ( come performance personale e gioco e sportivo caratterizzato da specifiche regole) è un’attività di gioco particolare, che coinvolge il corpo nella sua interezza, dal momento che è al tempo stesso play, performance ed espressione di una creatività personale e di una libera scelta di comportamenti, e game, rispetto di regole codificate e competizione in vista del raggiungimento di uno specifico obiettivo. Nel caso dello sport vero e proprio, sia esso scolastico, sia scolastico, ricreativo o di competizione, esistono varie tipologie di classificazione del gioco. Tradizionalmente questi giochi possono essere raggruppati in:     

Individuali o di autosuperamento, caratterizzati dalla presenza di una forte partecipazione individuale nel contesto di gioco ( giochi di fantasia, corsa, giochi di lancio e precisione); Di opposizione, caratterizzati dalla partecipazione individuale al gioco in opposizione diretta ad un avversario che deve essere superato ( la lotta e il pugilato, ad esempio); Di collaborazione, nei quali si produce una comunicazione motoria tra i partecipanti che cercano di perseguire insieme un obiettivo comune Di collaborazione- opposizione, caratterizzati dall’esistenza di una collaborazione tra i membri di una squadra che sono in competizione con un’altra per conseguire lo stesso obiettivo. Ogni tipo di gioco sviluppa e favorisce specifici aspetti della personalità umana, che vanno dall’autosuperamento individuale e dallo sforzo, nel caso di quelli individuali, siano a quelli legati alla comunicazione e all’interazione sociale, nel caso di quelli collaborativi di opposizione.

Il significato stesso dello sport e del valore pedagogico risiedono nel fatto che esso, in quanto pratica umana, deve essere sempre favorire a tutti i livelli l’attivazione delle energie, l’espansione dell’esperienza, la dinamizzazione della persona e permettere lo sviluppo delle opportunità di azioni e comportamenti eticamente responsabili e sempre intenzionalmente volti al bene di sé stessi e degli altri. Per questo motivo, lo sport deve essere visto non come una semplice attività di rendimento che viene praticata nel rispetto di determinate regole, ma come parte integrante della cultura del gioco e come un’espressione della vita umana. Le esperienze ludiche sviluppate nello sport rivestono un’importanza fondamentale per lo sviluppo della cultura, della società e della felicità e soddisfazione dell’essere umano. La ricerca in pedagogia dello sport tratta sia le questioni del significato e degli obiettivi dell’azione motoria e sportiva ( educazione e formazione orientata allo sport)sia i problemi relativi alle strategie, ai mezzi e agli ostacoli per comprendere il senso e la finalità. Non basta, infatti, riflettere sugli obiettivi legati alla formazione, è importante anche conoscere i mezzi, le strategie e gli ostacoli che si frappongono alla loro attuazione nella realtà educativa. La ricerca in pedagogia dello sport è sempre ricerca sull’ educazione e per l’ educazione; coniuga, cioè, e trova sempre la giusta proporzione, tra la teoria e la pratica, tra il normativo e l’empirico. Il suo compito è la riflessione sull’educazione per arrivare, attraverso di essa, al miglioramento della realtà educativa e quindi della società, rimuovendo gli ostacoli che impediscono una vita sana e significativamente valida e soddisfacente. L’allenatore, di fatto, è un educatore in quanto interviene su un gruppo umano che presenta caratteristiche specifiche e concrete, agendo all’interno di un determinato quadro di valori nel quale le relazioni interpersonali giocano un ruolo fondamentale. L’allenatore svolge una funzione pedagogica e diventa un educatore nel vero senso del termine quando è capace di “tirare fuori”, nel significato etimologico della parola “educazione”, il massimo rendimento in termini di gioco e di espressione dei valori nel quale le relazioni in termini di gioco e di espressione dei valori personali dai suoi giocatori, indipendentemente dalle caratteristiche del gruppo, e sa strutturare un sistema che li responsabilizzi verso gli obiettivi che intende perseguire. L’allenatore come educatore deve essere in grado di mettere in ciascun giocatore nelle condizioni di contribuire allo sviluppo della squadra in misura proporzionale alle capacità personali di perseguire gli obiettivi che intende perseguire. L’allenatore come educatore deve essere in grado di mettere ciascun giocatore nelle condizioni di contribuire allo sviluppo della squadra in misura proporzionale alle capacità personali di perseguire gli obiettivi richiesti. L’assegnazione dei ruoli, ad esempio, è vitale per una squadra; non tutti possono essere decisivi per vincere una partita. Ogni giocatore deve essere pertanto aiutato a capire quali siano le proprie caratteristiche e abilità, e quanto può dare in relazione al ruolo che ricopre. Infatti se tutti i giocatori, grazie al monitoraggio dell’allenatore, fossero in grado di comprendere e di realizzare con cognizione critica il proprio compito, è possibile che i risultati raggiunti non risultino mai in contrasto con i valori fondamentali dello sport. Nello sviluppo dei valori l’allenatore ha una responsabilità indiscutibile. Infatti, affinchè una squadra funzioni, è necessario che egli metta in atto una metodologia di sviluppo dei valori personali e sociali,

partendo dal presupposto che la vittoria di una partita non rappresenta la finalità ultima del gioco di squadra. L’allenatore deve aiutare i suoi giocatori a concepire la pratica sportiva come un’attività ludica e umanizzante, in opposizione ai valori dominanti nella società e nella cultura contemporanea. Egli deve inoltre assumere un ruolo autorevole ( non autoritario) nei confr...


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