Arboricoltura DA Frutto PDF

Title Arboricoltura DA Frutto
Author Alessandro Semeraro
Course Genetica agraria e miglioramento genetico vegetale
Institution Università degli Studi di Perugia
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Description

ARBORICOLTURA DA FRUTTO La coltivazione dell’olivo ha, probabilmente, preso origine circa 5.000 anni fa in asia minore per poi diffondersi nel bacino del mar Mediterraneo. Dove ancora oggi si concentra oltre il 95% della produzione mondiale di olive. Inizialmente era coltivato per ottenere olio. Non si conosce il momento in cui si è iniziato a consumare le olive, tuttavia è certo che i Romani nel I secolo a.C. conoscevano la concia delle olive, che poi erano usate prima e dopo i pasti per stimolare l’appetito o come digestivo. In uno scenario mondiale, Il consumo pro capite di olio di oliva incide fino al 40-60% sul totale di oli vegetali consumati nei paesi tradizionalmente produttori e dal 7% allo 0,8% negli altri paesi per un valore medio mondiale intorno al 4%. Prezzo all’ingrosso dell’olio extravergine sul mercato internazionale: 2-3,5 €/kg. L’Italia è il paese che ha aumentato meno le proprie produzioni, mentre la Spagna è quello che le ha aumentate di più. Negli ultimi 20 anni la coltivazione dell’olivo si sta estendendo in paesi non tradizionalmente produttori, quali Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Argentina, Cile, Cina, ecc.. in Italia i consumi sono maggiori della produzione e quindi si dovrà importare l’olio. Pertanto, il problema non è rappresentato dal livello della produzione nazionale, ma dai costi. OLIVICOLTURA TRADIZIONALE Si ha un sesto di impianto regolare o irregolare a seconda delle situazioni, si possono trovare sia in terreni pianeggianti che collinari ma anche in pendenza ed in qualche caso anche in quelli terrazzati, in terreni fertili ma anche poveri/poco profondi. Si usano cultivar tradizionali, si ha una densità di impianto variabile a seconda delle situazioni che vanno dalle 100/ha alle 300/ha. Spesso sono piante medie o di grandi dimensioni ed a volte policauli ed infine si hanno difficoltà nella meccanizzazione della raccolta ma anche nell’irrigazione. SCENARIO NAZIONALE In Italia la coltura: • si estende su circa 1,14 milioni di ha (pari a circa il 7,5% della superficie coltivabile) • presenta circa 180 milioni di piante • produce circa 2-3 milioni di t di olive di cui solo 50-80 mila t sono rappresentate da olive da tavola, mentre la restante parte è rappresentata da olive per la produzione di olio, che si attesta su valori di 400-600 mila t • è concentrata nelle regioni del centro-sud Italia. E’ anche presente in limitati areali favorevoli del nord come la riviera ligure, le colline del lago di Garda, il Friuli Venezia

Giulia alcune zone collinari dell’Emilia Romagna. In Italia si ha elevata eterogeneità in quanto sono presenti 538 varietà ed un alto numero di cultivar coltivate. La presenza nel nostro territorio di un gran numero di cultivar in italia è data anche dalla possibilità di differenziazione della produzione. Da noi abbiamo anche elevata frammentazione con superficie media olivetata/azienda che è minore di un ettaro mentre in Spagna si attesta verso i 5 ettari. Ciò è dovuto ad impianti in zone difficili per pendenza e fertilità. Il livello qualitativo dell’olio è generalmente elevato e si hanno differenze qualitative (differenziazione del prodotto) nelle diverse aree olivicole, come testimoniato anche dalle numerose DOP/IGP. OLIVICOLTURA BIOLOGICA La coltivazione biologica dell’olivo rappresenta una delle più importanti realtà dell’agricoltura biologica in Italia (circa 17% delle superfici olivate). La Calabria, la Puglia e la Sicilia sono le regioni dove si ha la maggiore produzione di olio biologico. La coltura biologica dell’olivo si è diffusa soprattutto in impianti poco intensivi ed in aree collinari. L’olivicoltura per essere vantaggiosa, oltre ad essere condotta cercando di ridurre al minimo i costi, deve valorizzare sempre più la qualità, la tipicità e la genuinità del prodotto. L’olio biologico alle caratteristiche qualitative tipiche dell’olio associa l’assenza di residui dovuti all’uso di sostanze di sintesi. Come si può sostenere/rilanciare l’olivicoltura in Italia? Nel contesto descritto, occore operare in maniera da valorizzare il prodotto, massimizzare la produzione e ridurre i costi. A tal fine sono importanti:  La produzione di oli di elevata qualità e la differenziazione e certificazione della produzione: quindi aggiungere la certificazione come DOP o IGP che implica un attività di marketing.  Il rinnovamento degli impianti (nuovi) e la realizzazione ed ottimizzazione della gestione (meccanizzazione, soprattutto di potatura e raccolta) il tutto nel quadro di un agricoltura sostenibile  Una efficiente gestione della trasformazione  La promozione e lo sviluppo di una commercializzazione efficiente, in termini di dimensioni e struttura in funzione del tipo di prodotto da commercializzare.

INQUADRAMENTO BOTANICO FAMIGLIA: OLEACEAE GENERE: OLEA SPECIE: EUROPAEA SOTTOSPECIE: SATIVA-OLIVO COLTIVATO SOTTOSPECIE: OLEASTER- oleastro, che si caratterizza per avere taglia piccola, rami spinescenti e piccoli frutti con poca polpa. Quindi le cultivar che noi tratteremo si trattano di olea europaea sativa. CARATTERISTICHE BOTANICHE L’olivo è una specie sempreverde con alberi di dimensioni medio-grandi, che possono raggiungere 15 m di altezza. E’ un albero in grado di rigenerarsi prontamente se danneggiato nella parte aerea, in quanto gemme avventizie presenti nella ceppaia, nel tronco e nelle branche sono in grado di produrre nuovi germogli. Per questo è caratterizzato da una notevole longevità, potendo vivere per secoli, mantenendo anche la capacità produttiva. L’olivo ha un habitus vegetativo basitono. Se lasciato sviluppare liberamente, nei primi anni assume una forma cespugliosa. L’apparato radicale è di tipo fascicolato ed è relativamente superficiale concentrandosi nei primi 60-80 cm di profondità. Solo alcune radici vanno a profondità maggiori (fino a oltre 6 m) per cercare acqua nei strati profondi (soprattutto in terreni sciolti ed aridi). L’apparato radicale è molto espanso e si estende ben oltre la proiezione della chioma, specialmente in suoli poveri, ricchi di scheletro e/o aridi. Il tronco/fusto di piante giovani ha sezione circolare ed ha una corteccia grigia e liscia. In alberi vecchi il tronco/fusto diventa irregolare con gibbosità e costolature (“corde” o “costoloni” - fasci conduttori di collegamento tra apparato radicale e branche) derivanti dalla non uniforme attività del cambio. Il legno di olivo è molto duro e pesante e si presta bene per lavori di ebanisteria. Soprattutto nella zona del colletto, ma nache nel tronco, ci sono delle iperplasie chiamate “ovoli”, “mammelloni” o “puppole”, che sono ricche di gemme avventizie e di iniziali radicali che rappresentano un ottimo mezzo di propagazione agamica (in passato venivano staccate e messe nel suolo per ottenere nuove piante). Negli olivi più vecchi l’ammasso di ovoli è tale da formare un voluminoso ingrossamento alla base del fusto “pedale”, “ciocco” o “ceppo”.

Le foglie, opposte con indice fillotassico ½, sono coriacee, semplici, intere, ellittico/lanceolate, con picciolo corto e lembo con pagina inferiore di colore più chiaro per la presenza di peli stellati pluricellulari che, unitamente alla spessa cuticola che copre la pagina superiore, contribuiscono a migliorare le condizioni idriche. Nell’olivo le gemme sono a legno (producono un germoglio) o a fiore (producono un’infiorescenza). Solo in casi rari sono presenti gemme miste che producono un germoglio che produce infiorescenze. Le infiorescenze sono dei grappoli denominati mignole con 10-30 fiori. Il fiore è ermafrodito, con calice di 4 sepali, corolla gamopetala formata da 4 petali, l’ovario biloculare è supero ed ha 2 ovuli per ogni loculo, il pistillo ha un breve stilo ed uno stigma bifido, gli stami sono 2, con filamenti saldati alla corolla. Rami a legno: sono vigorosi ed hanno solo gemme a legno. Sono chiamati succhioni Rami a frutto  sono rami di 1 anno di età caratterizzati da medio-basso vigore: • le infiorescenze si sviluppano dalle gemme a fiore presenti nei nodi del ramo; • tutte le gemme possono essere a fiore (a) o solo le laterali sono a fiore e le apicali sono a legno (b); in quest’ultimo caso i rami sono anche definiti “rami misti. Il frutto è una drupa con endocarpo legnoso. Il suo peso può variare da 0,5 a 17 g. La polpa (mesocarpo) rappresenta dal 65 al 90% del peso del frutto, la buccia (epicarpo) l’1-2% ed il nocciolo (endocarpo) la restante parte. Il seme è contenuto nell’endocarpo. Il contenuto in olio delle drupe varia, in dipendenza della cultivar e delle condizioni colturali, dal 10 al 30% L’impollinazione è anemofila, ovvero avviene ad opera di insetti. ESIGENZE PEDO-CLIMATICHE L’olivo presenta una grande adattabilità a diverse condizioni ambientali (anche estreme), quali aridità, alte temperature, relativamente basse temperature, salinità, ecc. I valori ottimali dei parametri pedologici per la coltivazione dell’olivo sono:      

Profondità terreno-> 80-100cm Drenaggio-> buono Tessitura-> media, moderatamente fine, moderatamente grossolana Ph-> varia dai 6,5 ai 8,5 Calcare attivo-> varia dai 10 ai 15 Salinità-> minore di 5

Tuttavia, l’olivo può adattarsi anche a terreni ricchi di scheletro, molto calcarei (fino al 50-60% di calcare totale), poveri in acqua e nutrienti, salini (fino a 1-2 g di NaCl/kg di terreno), acidi e alcalini (pH da 5.5 a 8.5). Il contenuto in argilla non dovrebbe essere superiore al 40-45%, specialmente in terreni in pianura. L’olivo non sopporta i ristagni idrici. La pendenza del terreno, per permettere la meccanizzazione delle pratiche colturali, non dovrebbe essere superiore al 20-25% ACQUA-> In ambienti con 800-1000 mm di piogge/anno, la coltivazione senza irrigazione dell’olivo permette un buon sviluppo vegetativo e delle buone produzioni. Risultati accettabili si ottengono con 500-600 mm/anno. Con 200 mm/anno l’olivo può sopravvivere e dare un pò di produzione. La bassa disponibilità di acqua rappresenta il principale fattore limitante la crescita e la produttività delle piante nel bacino del Mediterraneo. Gli effetti dello stress-idrico sull’attività vegeto-produttiva delle piante sono:  Febbraio-aprile: comincia la differenzazione di gemme da fiore, sviluppo di quest’ultime, germinazione gemme legnose e inizio crescita di germogli. Un deficit di acqua crea riduzione di numero infiorescenze, aumento della proporzione di fiori incompleti, aborto ovario e riduzione della crescita dei germogli.  Maggio-giugno: fioritura, allegagione dei frutti, crescita dei frutti (aumenta il numero delle cellule), crescita dei germogli. Un deficit di acqua riduzione del numero di frutti allegati, riduzione della crescita dei frutti, riduzione crescita germogli e aumento dell’alternanza della produzione.  Luglio-agosto: crescita dei frutti (aumento numero di cellule) induzione fiorale. Un deficit causa riduzione della crescita dei frutti, caduta dei frutti e riduzione permanente delle dimensioni dei frutti.  Settembre-raccolta: crescita dei frutti, formazione di olio. Crescita germogli (alberi in scarica) ed accumulazione delle riserve. Un deficit crea frutti di piccole dimensioni, basso rapporto polpa/nocciolo, riduzione resa grassa, riduzione crescita germogli, minor qualità del fiore nella campagna seguente

In ambienti caldi, la carenza di acqua nella tarda estate e nell'autunno può avere effetti anche sulla biologia fiorale, dando luogo, nell’anno successivo, a ritardi della fioritura, aumenti dei fiori aventi anomalie, diminuzione dell'entità della fioritura e dell'allegagione. LA TEMPERATURA

Le esigenze termiche dell’olivo variano in funzione della fase fenologica, ovvero:     

Dalla miglolatura alla fioritura, temperatura minima di 10 gradi. Inizio fioritura- allegagione, temperatura minima di 15 gradi. Allegagione- invaiatura, temperatura minima di 20 gradi. Maturazione- fine raccolto, temperatura minima di 5 gradi. Fine raccolto- mignolatura, temperatura minima di meno 5.

Le temperature ottimali per la fioritura, impollinazione e fecondazione sono di 18-22 °C. Temperature superiori a 33 °C possono danneggiare gli organi fiorali. L’allegagione è ridotta da alte temperature (36-41 °C) dopo la fioritura. In generale, durante la stagione vegetativa I valori ottimali di temperatura sono quelli compresi tra 20 e 30 °C: sotto 4-5 °C e sopra 40 °C l’attività delle piante è molto ridotta o azzerata. Il primo effetto dell’alta temperatura è rappresentato da una riduzione della fotosintesi. Le alte temperature possono determinare danni sia direttamente, causando un eccessivo riscaldamento dei tessuti, sia indirettamente, causando l’insorgenza di uno stress idrico come conseguenza dell’aumento dell’evapotraspirazione. L’olivo ha un’alta tolleranza alle alte temperature. Resiste fino a valori di 45-50 °C ed oltre. A temperature superiori a 48-50 °C, se persistenti, si possono osservare clorosi e necrosi nelle foglie. Durante I periodi caldi, le temperature degli organi delle piante possono raggiungere temperature di 4-8 °C superiori a quelle dell’aria. Resistenza alle alte temperature di foglie e rami Ci sono differenze nella tolleranza alle alte temperature tra le cultivar e, nella stessa pianta, tra i diversi organi. La forte irradiazione solare può causare delle scottature a tronco e branche. Danni si possono più facilmente osservare quando le alte temperature sono abbinate a deficit idrici. Infatti si usa imbiancare i tronchi con la calce per evitare scottature. Temperature relativamente basse in inverno sono utili per soddisfare il fabbisogno in freddo delle gemme per la formazione dei fiori. A riguardo, temperature di 5-7 °C come parte delle T giornaliere sono le più efficaci. Anche temperature costanti di 12 °C sono in grado di migliorare la fioritura. Gelate primaverili (tardive) o autunnali (precoci) di - 4-5 °C possono causare danni importanti, alle gemme/infiorescenze ed ai frutti, rispettivamente. Le condizioni climatiche, in modo particolare l’andamento delle temperature minime invernali, rappresentano il fattore limitante più importante per la diffusione della Coltura. Infatti, Le ferite provocate dal freddo possono favorire la diffusione della rogna. I primi danni da freddo si verificano quando le temperature minime scendono al di sotto dei -7, -8 °C e tale abbassamento ha una certa durata, mentre temperature inferiori a -10, -12 °C possono causare gravissimi danni anche in poche ore.

Sensibilità alle basse temperature frutti, radici, foglie, rami, gemme, branche e tronco/fusto. Eventi fisiologici relativi ai processi di de-acclimatamento e di acclimatamento alle basse temperature, ciò che significa che in estate abbiamo un deposito di carboidrati solubili ed amido. LUCE La specie è molto esigente in fatto di luce e, quindi, in caso di coltura in collina è consigliabile adottare esposizioni a Sud, Sud-Ovest, Sud-Est, Ovest e Est con forme di allevamento e interventi di potatura tali da consentire una buona intercettazione dell’energia radiante. Le esposizioni Est e Sud-Est sono meno favorevoli delle altre in caso di rischio di gelate, in quanto essendo subito illuminate dal sole al mattino presentano le escursioni termiche maggiori tra la notte, in cui si ha solitamente la gelata, e la mattina. Il rapido incremento della temperatura dopo la gelata aumenta il danneggiamento. In centro Italia, le zone collinari tra 250 e 500 m. s.l.m., esposte bene sono le migliori poiché, rispetto alla pianura o all’alta collina: • le temperature invernali sono meno rigide; • è ridotto il rischio di gelate tardive; • la luminosità è elevata; • l’umidità atmosferica è bassa; • praticamente assenti sono le nebbie persistenti. Per avere la formazione dei fiori occorre un’illuminazione pari ad almeno il 30% della luce incidente. Le porzioni di chioma che sono ben illuminate producono frutti di maggiori dimensioni, con più alto contenuto di olio che è anche di maggiore qualità. NEBBIA Ambienti con nebbie persistenti presentano problemi per la coltivazione dell’olivo (favoriscono l’attacco di parassiti, in particolare dell’occhio di pavone, i danni da gelate, ecc.). GRANDINE Gli ambienti dove ci sono frequenti grandinate, gli alberi possono essere seriamente danneggiati e le ferite provocate possono favorire l’attacco della rogna (Pseudomonas savastanoi Smith). VENTO

Il vento negli anni soprattutto in quelli secolari e millenari ha addirittura una forma allettata. AMBIENTE E QUALITA’ DELL’OLIO In annate e/o ambienti caldi si ha diminuzione acido oleico, aumento acido palmitico e/o linoleico, diminuzione rapporto acidi grassi insaturi/saturi. In annate particolarmente calde si può avere anche un aumento dell’acido linolenico. Quando cultivar di olivo sono trasferite da un ambiente ad un altro si possono avere significative variazioni della composizione acidica dell’olio. Per quanto riguarda la cultivar canino e carolea è risultata piuttosto stabile. NON E’ CHIARO l’effetto della temperatura sul contenuto in sostanze fenoliche Sommatorie termiche elevate tendono a ridurre il contenuto in polifenoli totali. Al crescere delle precipitazioni si ha una riduzione del contenuto in sostanze fenoliche dell’olio L’effetto della temperatura e delle precipitazioni su sostanze aromatiche dell’olio: In realtà le temperature sono ancore limitate e non costanti le informazioni disponibili. È stata rilevata un correlazione positiva tra entità delle precipitazioni ed assetto aromatico (composti dello spazio di testa) dell’olio. AI FINI DELLA QUALITA’ PARTICOLARMENTE DANNOSE RISULTANO EVENTUALI GELATE PRECOCI, che possono verificarsi nelle zone più a nord di coltivazione Danno provocato ai frutti da una gelata precoce Ambiente e qualità dell’olio - Influenza della temperatura Su olio ottenuto da olive raccolte subito dopo la gelata (Morelló et al., 2003): -no effetti su acidità, numero di perossidi, K270, composizione acidica e -tocoferolo -riduzione contenuto in clorofille e carotenoidi, quantità polifenoli totali, stabilità ossidazione e indice di “amaro” (K225)  -modifica composizione sostanze fenoliche - riduzione sensazioni di amaro e piccante e aumento di quella di dolce; insorgenza di difetti sensoriali (“legno umido”). Le temperature e le precipitazioni possono avere anche effetti indiretti sulla qualità dell’olio perché possono: -influenzare il decorso della maturazione: anticipi sono stati evidenziati in annate caratterizzate da limitate precipitazioni e con andamenti stagionali caldi (Pannelli et al., 1996; Di Vaio et al., 2006); - determinare condizioni che favoriscono l’attacco di patogeni e/o fitofagi con effetti negativi anche sulla qualità dell’olio (es. lebbra, mosca, ecc.).

Zone calde e umide possono determinare effetti negativi sull’olio perché favoriscono l’attacco di patogeni e parassiti, con negative conseguenze sulla quantità e sulla qualità. Zone calde e umide possono determinare effetti negativi sull’olio perché favoriscono l’attacco di patogeni e parassiti, con negative conseguenze sulla quantità e sulla qualità. In caso di grandinate durante la maturazione, siccome le ammaccature e le ferite causate ai frutti possono determinare dei danni anche alla qualità dell’olio è consigliabile anticipare la raccolta e tenere separate le olive di appezzamenti colpiti da quelle di appezzamenti non danneggiati. Una buona disponibilità di luce ha positivi effetti sia sulla quantità (numero e grandezza dei frutti e contenuto in olio) sia sulla qualità della produzione: migliora il contenuto in polifenoli, pigmenti ed aromi. In collina, le migliori esposizioni quali quelle a Sud, Sud-Ovest, Sud-Est sono favorevoli all’ottenimento di un olio di elevata qualità. Significative presenze di alberi ad alto fusto nei bordi degli oliveti possono creare condizioni di forte ombreggiamento con negative conseguenze sulla quantità e sulla qualità della produzione. Altri fattori importanti: - Evitare distanze di piantagione troppo ridotte. Le influenze delle caratteristiche del terreno sulla qualità dell’olio si hanno ancora poche informazioni disponibili. Difficile, sulla base delle evidenze sperimentali disponibili, evidenziare generalizzabili relazioni tra le caratteristiche dell’olio e quelle del terreno su cui la pianta vegeta. Confronto tra terreno ricco di scheletro e argilloso:  No differenze su acidità, numero ...


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