Arte settentrionale - Riassunti appunti di lezione, manuale (I luoghi dell\'arte) e testi esame (Kitzinger PDF

Title Arte settentrionale - Riassunti appunti di lezione, manuale (I luoghi dell\'arte) e testi esame (Kitzinger
Author Federica Tarasco
Course Storia dell'arte medievale
Institution Università degli Studi di Torino
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Riassunti appunti di lezione, manuale (I luoghi dell'arte) e testi esame (Kitzinger e Castelnuovo)...


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Arte settentrionale (arte insulare, carolingia, longobarda) Dal IV al V secolo le popolazioni germaniche venivano inglobate all’interno dei confini. Un processo di osmosi che aveva fatto si che l’arte tradizionale si manifestasse con caratteristiche ibride, eterogenee. L’arte di queste popolazioni si era sviluppata su materiali diversi e poco utilizzati in ambito mediterraneo, ad esempio il metallo. In questo sistema non c’è occasione per lo sviluppo dell’arte monumentale, la stanzialità ha dato vita a questo tipo di arte. L’arte è mobile e segue la persona diventando ornamento personale. L’ambito mediterraneo aveva prediletto, al centro dei suoi interessi, la rappresentazione della figura umana, invece le popolazioni nordiche avevano inteso l’arte puramente in maniera ornamentale. • Fibula germanica, VI secolo, esempio di stile animalistico, più raffinato rispetto al primo stile. Fibula realizzata a cloisonné. Il tesoro di Sutton Hoo veniamo a conoscenza di diversi oggetti con particolari ornamenti e da qui possiamo riconoscere due tipi di ornati: il primo stile ha come caratteristica la scomposizione di forme animali, invece il secondo sottopone le forme animali a delle vere allungature, quasi come se fossero strisce. L’ambito germanco-celtico ha un repertorio ornamentale diverso, con forme sinuose e curve, che hanno tra i loro motivi tipici la spirale e la falce. Sono esempio del VIVII secolo. • Motivi a spirale di tradizione celtica • Evangeliario di Durrow, VII secolo, 670-680, tradizione germanica e celtica calata in contesto librario: motivi a spirale, stili animalistici del secondo tipo. Predilezione per ornato astratto. Nascita dell’iniziale decorata. Le pagine sembrano dei tappeti decorati con il secondo stile animalistico che diventa una vera forma di decorazione pittorica. • Pagina dell’evangeliario di Durrow con figura umana dove viene risolta in pura ornamentazione astratta e monumentale. • Evangeliario di Lindisfarne, tardo VII secolo, il linguaggio della tradizione mediterranea viene assimilato ma non completamente piegato ai modi germanici preesistenti: equilibrio tra modi mediterranei e settentrionali. • Evangeliario di Echternach, VIII secolo, opera di missionari insulari che operano in continente; altro esempio di arte ornamentale insulare: i simboli degli evangelisti sono tratti dall’esperienza orafa (elementi di matrice mediterranea trasfigurati da una sensibilità settentrionale ornamentale). • Codex Aureus di Stoccolma, San Matteo, Canterbury (?), VIII secolo, 730-740, ripresa di elementi giustinianei nel forte intento plastico e nella linearità tanto marcata, e nella ieraticità. Corrente umanistica insulare. Tra VII-VIII secolo etichettiamo il classicismo insulare, tra gli anni 30 e 40 dell’VIII (730-740) secolo ritroviamo l’umanesimo insulare. • Libro di Kells, fine VIII e inizio IX secolo, ambito insulare, ritorno alle tradizioni astratte e ornamentali insulari del VII secolo (vedi libro di Echternach, VII secolo)

Croce di Ruthwell, VIII secolo, manifestazione di arte insulare in contesto monumentale scultoreo. • Prima legatura dell’evangeliario di Lindau, VIII secolo, Salisburgo, esempio di oreficeria germanica. • Evangeliario di Maaseik, VIII secolo, caratteristiche umanistiche. • Fibula in oro dal tesoro della nave di Sutton Hoo, inizio VII secolo, arte anglosassone: trasformazione, scomposizione di soggetti naturali, animali in motivi astratti, intrecci puramente ornamentali. • Fibula a S, primo stile animalistico. • Croce di Agilulfo, inizio VII secolo, croce pettorale all’interno della quale è presente un volto, avvicinamento alla tradizione figurativa. • Altare di Ratchis, Cividale, anni 30/40 del VIII secolo, rappresentazione umana estremamente semplificata; semplificazioni accostabili a quello di ambito insulare del VII secolo. • Tempietto di Santa Maria in Valle, Cividale, decorazione monumentale in stucco non databile. • Chiesa di San Salvatore a Brescia, cicli pittorici parietali conservati ma controversi perché calabili nei secoli VIII e IX. • Santa Maria Foris Portas, Castelserprio, ellenismo perenne nel ciclo pittorico non databile (tra VII e X secolo). La cultura insulare ha avuto un’importanza fondamentale perché è stata fra le prima a riscoprire la tradizione e la conservazione dei testi antichi. I secoli interessanti sono il VII e la prima metà dell’VIII secolo. Le opere pre-carolingie del Nord sono infatti la perfetta incarnazione dell’ideale dell’arte astratta, l’antitesi assoluta alla rappresentazione naturalistica. •

Arte carolingia Il fatto principale è che, attraverso la fedele imitazione di illustrazioni di manoscritti, dipinti, mosaici e sculture bizantine o italiane, gli artisti del Nord divennero abili nel dipingere le storie sacre, i soggetti trattati nelle opere di autori classici e contemporanei, l’imperatore e altre figure di spicco del tempo, e a farlo in maniera tale che questi soggetti prendessero realmente vita. Si trattò di una scoperta del naturalismo, attraverso il ricorso a opere d’arte di un periodo precedente. I carolingi non miravano alla semplice imitazione del linguaggio figurativo classico: i loro artisti erano presi dal desiderio di rappresentare in modo naturalistico e grafico e spesso raggiungevano un livello di perfezione che pochi dei loro modelli avevano posseduto. Quest’arte elabora un linguaggio che è legato al Nord e al Mediterraneo. Si inizia a parlare dell’arte carolingia intorno all’incoronazione di Carlo Magno nell’800, ma in realtà quest’arte si manifesta molto prima, la più antica testimonianza risale ai primi anni 80 dell’VIII secolo. Lo stile del Nord era assolutamente inadatto a illustrare soggetti di contenuto storico e questo è senza dubbio uno dei principali motivi per cui si iniziò sotto Carlo Magno ad adottare i modelli mediterranei. Le grandi iniziative non avvengono nei monasteri ma nella Corte di Carlo Magno. Arte che viene formulata all’interno di un’elité aristocratica.

Carlo Magno e i suoi successori assunsero anche le discrepanze interne all’arte mediterranea. Queste opere che servirono da modello dovevano essere stare molto diverse fra loro: al di fuori della consueta tradizione classica, nel periodo paleocristiano si erano sviluppati stili fortemente divergenti nelle diverse zone del Mediterraneo. Attraverso la ripetizione di copie, dagli stessi modelli si accrebbero le tradizioni stilistiche locali, fino a dar vita a singole scuole carolinge i cui stili continuavano a riflettere le differenti fonti meridionali dalle quali erano derivati. L’arte carolingia si muove attraverso la produzione di corte con diversi ateliers attivi, come ad esempio la Scuola di Ada o Scuola di Corte. La particolarità di questa scuola è che da un linguaggio ricco di componenti insulare, sceglie e decide di avvicinarsi a forme e modelli della tarda antichità. La Scuola si basava su modelli mediterranei completamenti diversi da quelli utilizzati dagli artisti della scuola di Palazzo e dai loro successori. • Evangelistario di Godescalco, VIII secolo, 781-783, “scuola di Corte” o “gruppo di Ada”. Grande spazio all’ornamentazione, iniziali maiuscole molto elaborate, cornici ornamentali, ma: scrittura carolina e capitale, raffigurazioni evangelisti di matrice tardo antica con contorni marcati, costretti all’interno della loro cornice, resa plastica e monumentale: arte giustinianea. Uniti elementi della tradizione mediterranea ed elementi della precedente tradizione insulare. L’ornamentazione del manoscritto è tipica della tradizione insulare, come ad esempio l’intreccio. La solennità delle figure indica che sono esempi dell’arte ufficiale. Elementi di origine tardo antica come le forme delle lettere capitali. Fondo porpora tipicamente tardo antico. Somiglianza con i mosaici di San Vitale. • Evangeliario aureo di Harley, inizio del IX secolo, “scuola di Corte” o “gruppo di Ada” in una variante successiva rispetto ai primi esempi (Evagelistario di Godescalco) influenzata maggiormente dalla “naturalezza” ellenistica, da modelli più classici. • Valva di un dittici in avorio con l’Annunciazione, la Natività e l’Adorazione dei Magi, inizio IX secolo, arte carolingia, gruppo di Ada; probabilmente copiato da un’opera paleocristiana vicina alle scene della Passione in avorio di Roma del V secolo. Il gruppo di Ada produsse n gran numero di opere che testimoniano questo spirito antiquario, ma lo stesso spirito colpì altre scuole, in particolare quella dei “miniatori di Tours”. • Miniatura con Mosè che riceve la Legge e l’annuncia agli Israeliti, dalla Bibbia di Moutier-Grandval, 834-843, arte carolingia, scuola di Tours, revival dell’arte del IV-V secolo. Vedi figure della Passione. • Evangeliario di Lorsch, inizio IX secolo, 810 circa, recupero dell’ornamentazione insulare dell’VIII secolo (vedi Evangeliario di Lindisfarne); la classicità emerge dallo sfondo porpora e dalla grafia. • Legatura Evangeliario di Lorsch, avorio, polittico con rilievi di matrice dichiaratamente giustinianea nella fascia centrale (vedi Cattedra di Massimiano, vescovo di Ravenna). • Cappella Palatina di Aquisgrana, ultima quarto VIII secolo (775-800) – primi anni del IX, ripresa dei modelli di San Vitale a Ravenna (scansione

ottagonale). All’inizio la corte di Carlo Magno era una corte itinerante, si spostava di palazzi in palazzi. Relativamente tardi, la corte si stabilizza ad Aquisgrana, dove prende vita il cantiere architettonico all’interno del Duomo per questa cappella. Accanto alla Scuola di Corte prende vita un altro atelier il “Gruppo dell’Evangeliario dell’Incoronazione” o detto anche “Scuola di Palazzo” (esempi bizantini). • Evangeliario dell’Incoronazione, fine VIII secolo, ritorno all’ellenismo, resa plastica e atmosferica. Non vi è nessuna traccia di elementi insulari, siamo di fronte ad un artista che utilizza un linguaggio di matrice ellenistica, lo si riconosce dal panneggio e dall’andamento delle pieghe. • Evangeliario di Aquisgrana, tra VIII e IX secolo, stile ellenistico, con i quattro evangelisti rappresentati nella stessa pagina all’interno di un unico paesaggio racchiuso da una cornice che simula le opere in oreficeria. • Catino absidale di Germigny-des-Pres, riprende il mosaico della Cappella Palatina di Aquisgrana. Rappresentazione dell’Arca dell’Alleanza (scelta non convenzionale vicina alle posizioni bizantine). L’impero carolingia si divide in due grandi ambiti quello franco-occidentale e quello franco-orientale. In quest’ultimo di colloca una grande entità: la Lotaringia. I centri franco-occidentali si spingono ben oltre l’ala sinistra del Reno e si appoggiano alla tradizione delle Gallie tardo antiche. • Evangeliario di Ebbone, primi decenni IX secolo, Reims, evoluzione espressionistica dell’impressionismo ellenistico del Gruppo dell’Evangeliario dell’Incoronazione. Colorato. • Salterio di Utrecht, anni 20 del IX secolo, Reims, stesso artista dell’Evageliario di Ebbone (?), espressionismo, rinuncia al colore. Il disegno riprende forme del V-VI secolo. Nel II quarto del IX secolo, i miniatori di Reims seguirono il modella della “Scuola di Palazzo” e nelle loro mani la maniera impressionistica dei prototipi greci trovò la sua riproduzione più fedele, come si può vedere in questo manoscritto. • Salterio di Harley, copia del Salterio carolingio di Utrecht, “Scuola di Palazzo” XI secolo. • Placca in avorio col Miracolo di Cana, gruppo di Liutardo, terzo quarto del IX secolo (850-875). Questo gruppo si è formato all’epoca di Carlo il Calvo e prende il nome dalla figura di uno scriba che diede il suo nome ad un manoscritto della Scuola di Corte. Le piccole figure sono in movimento come se si staccassero dal fondo. Questo ci dimostra come gli intagliatori si siano fatti influenzare dalle novità del Salterio di Utrecht. Attraverso queste tre generazioni consecutive, Scuola di Palazzo, miniatori di Reims e gruppo di Liutardo, possiamo ripercorrere la sopravvivenza dello stile ellenistico di Bisanzio. Ci troviamo negli anni 60 e 70 del IX secolo dove vediamo l’affermarsi di tre grandi scuole: quella di Carlo Magno, di Lotario e di Carlo il Calvo. • Cristallo di Lotario, storia di Susanna, 843-869, trasposizione delle figurine vivaci di Reims nell’ambito dell’incisione a cristallo. Vedi Salterio di Utrecht. • Bibbia di Viviano, prima Bibbia di Carlo il Calvo, anni 20 del IX secolo, realizzata a Tours.

Ciclo pittorico di San Benedetto di Malles, II quarto del IX secolo (825-850), trasposizione monumentale della pittura coeva. Riconosciamo i committenti dalle pareti tra le due nicchie. Secondo me, i modelli sono la scuola di Corte o scuola di Ada, ovvero influenze giustinianee, nella rappresentazione dei committenti aureola quadrata (signum viventis). • Cicli pittorici del Monastero di Müstair (Chiesa di Santa Croce e Chiesa Abbaziale), 830 circa, secondo me trasposizione della scuola di Corte/scuola di Ada. • Saint Germaine d’Auxerre, dagli anni 40 del IX secolo, Borgogna, trasposizione in pittura monumentale dei modi di Reims, matrice simile all’evageliario dell’Incoronazione. Nei territori franco-orientali prevale la ripresa della Scuola di Corte di Carlo Magno. • San Vincenzo al Volturno, anni 40 del IX secolo, ducato di Benevento, Molise, ciclo pittorico stilisticamente legato alle inerzie di ambito mediterraneo, un fenomeno autonomo, non del tutto slegato però dalle novità nordiche. Nelle pitture parietali vediamo che compare il committente proprio come a Malles, ma con un’impostazione formale diversa. • Altare di Sant’Ambrogio/ Altare di Volvino, IX secolo, 824-859, su committenza di Angilberto II (rappresentato sul lato posteriore), firmato da Volvino Magister phaber. Influenze di Reims sul fronte anteriore; influenze della Scuola di Corte nella monumentalità delle figure sul lato posteriore; stile Ibrido nel lati, a metà strada tra la vivacità frontale e la monumentalità posteriore. • Pianta dell’Abbazia di San Gallo, disegno che risale al III decennio del IX secolo, disegno a penna. • Monastero di Corvey, Sassonia, tardo IX secolo. • Abbazia di Lorsch, porta d’accesso, anni 60 del IX secolo, sotto Ludovico il Germanico, riproposizione dell’arco trionfale antico e tardo antico per l’entrata del monastero. • Evangeliario di San Gallo, tra VIII e IX secolo, stile franco sassone, riproposizione degli elementi ornamentali pre-carolingi subordinati a un ordine e una simmetria carolingia. • Seconda Bibbia di Carlo il Carlo, anni 70 del IX secolo, manifesto dell’arte franco-sassone. Altre scuole mostrano il sopravvivere dell’interesse per la pura ornamentazione che aveva dominato l’arte pre-carolingia nel Nord. Infatti una scuola miniaturistica della Francia nord-orientale, nota come «scuola franco-sassone», si limitò quasi esclusivamente a imitare le opere dell’VIII secolo dei miniatori irlandesi e della Northumbria, che diedero vita al cosiddetto stile insulare. • Pagina iniziale del Vangelo di Luca, da un Evangeliario franco-sassone, IX secolo. Ricche cornici ornamentali della miniatura insulare con le tipiche decorazioni angolari e le stesse enormi iniziali a intreccio e ornamentazioni animalistiche che dominano completamente la pagina. Uso sporadico della foglia d’acanto o della piccola figura dell’evangelista inserita nella cornice. •

Pagina iniziale del Vangelo di Luca, dall’Evangeliario aureo di Harley, arte carolingia, gruppo di Ada, Aquisgrana, inizio del IX secolo. Motivi ornamentali, compresi intrecci e animali fantastici dell’arte insulare. Particolari anche classici: lettere capitali fogliate, fregi d’acanto. La rinascita carolingia perciò non comportò la totale sottomissione ai principi dell’arte del Mediterraneo. Il Nord diede il suo contributo all’arte del periodo in due maniere diverse e anche contraddittorie: da una parte la ricerca del naturalismo condusse a un’espressività ignota anche nei migliori modelli mediterranei, dall’altra fu conservata la tradizione dell’arte astratta. Queste due tendenze conflittuali costituirono un dilemma che i carolingi non tentarono di risolvere: l’evangelista di Ada e il Cristallo di Lotario sono entrambe opere carolinge. Comunque il contrasto tra le due correnti non è sempre dimostrabile in maniera chiara, in particolare nelle fasi più tarde dell’arte carolingia, nella seconda metà del IX secolo, gli stili di scuole differenti ebbero la tendenza a divenire confusi. • Dittico in avorio con scene della vita di Cristo, Scuola di Metz, X secolo, realizzazioni con effetti ornamentali piuttosto che impressionistici. Questa scuola è l’incontro fra i modi del gruppo di Liutardo (che a sua volta si rifaceva a Reims) e le altre scuole (gruppo di Ada e scuola di Tours). Il risultato sono figure meno vivaci di quelle di Liutardo, ma più fredde, leggermente più stilizzate e senza emozioni. •

Architettura, scultura e oreficeria longobarda, carolingia e ottoniana. • Chiesa di Santa Sofia a Benevento, 760, raro esempio di architettura longobarda in meridione. • Capitello a fibula alveolata, prima metà del VII secolo, cripta di Sant’Eusebio a Pavia, arte longobarda, capitello che presenta incavi probabilmente riempiti un tempo da paste vitree o stucchi colorati, sull’esempio dell’oreficeria. • Pluteo con pavoni affrontati, VIII secolo, da San Michele alla Pusterla, Pavia, il soggetto, trattato nel rilievo in modo bidimensionale, è desunto da stoffe orientali o figurazioni paleocristiane. • Denario di Carlo Magno, inizio IX secolo, moneta carolingia, chiara manifestazione dell’ideologia politica di Carlo Magno. • Croce di Lotario (dal tesoro della cattedra di Aquisgrana), 1000 circa, realizzata per Ottone III, ergo dev’essere arte ottoniana. • Statuetta equestre di Carlo Magno (o Carlo il Calvo) in bronzo dorato, IX secolo, da Metz, spada e cavallo sono rinascimentali. Ripresa dei modelli antichi, vedi la statua equestre di Marco Aurelio a Roma. • La fonte della vita dall’Evangeliario di Saint-Medard a Soissons, inizio IX secolo, arte carolingia, scuola di Corte o di Ada, la scena dev’essere stata tratta di preso da un mosaico antico. • Ornamenta ecclesiae di Teodolinda e Agiulfo, fine VI-inizio VII secolo, oggetti realizzati da maestranze romane (coperta dell’evangeliario di Teodolinda), bizantine o milanesi educati al gusto bizantino (la chioccia con sette pulcini) e longobarde (corona votiva di Teodolinda e croce di Agilulfo).

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Crocetta aurea di Gisulfo, prima metà del VII secolo, dal corredo funebre del primo duca longobardo del Friuli, arte longobarda, vedi Altare di Ratchis. Fibula a forma di aquila, fine V-inizio VI secolo, arte gota (che sarà accolta favorevolmente in ambito longobardo). Frontale d’elmo con trionfo di Agilulfo, inizio VII secolo, arte longobarda, scena che deriva inequivocabilmente dai modelli iconografici del tardo impero, ovviamente resi in maniera stilizzata. Complesso abbaziale di Reichenau, secoli VIII e XI secolo, importanti codici miniati che presentano lo stesso stile delle pitture monumentali, vedi i Vangeli di Ottone III, fine X secolo. Ciclo pittorico della Chiesa di San Giorgio, ultimo quarto del X secolo, arte ottoniana: la pittura dei libri calata in ambito monumentale, ovvero modelli tardo antichi, bizantini; linguaggio lineare, intensamente cromatico, spazialmente definito. Prima Bibbia di Carlo il Calvo, 846, scuola di Tours. I mesi dell’anno dall’enciclopedia astronomica, 809-818, più antico esempio di rappresentazione dei mesi dell’anno in ambito profano...


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