Tesina di arte - Appunti di lezione 19 PDF

Title Tesina di arte - Appunti di lezione 19
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Course Storia dell'arte
Institution Accademia di Belle Arti di Roma
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Immagini a spiegazione dell'arte...


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Dadaismo L’arte infantile ed istintiva Federico Rossini (Scenografia 2020/2021) Il Dadaismo è un movimento artistico di protesta che nasce in Svizzera, a Zurigo, il 5 febbraio1916, durante la Prima guerra mondiale, come reazione alla cultura e ai valori che hanno portato alla guerra. Il dadaismo vuole turbare con un'arte che rifiuta i metodi tradizionali e sperimenta nuove forme espressive. Il dadaismo deve il proprio nome all'espressione “dada”, una parola che non significa nulla, senza senso e ricorda il primo balbettio emesso dai bambini. Si racconta che questa parola sia stata trovata dai dadaisti aprendo a caso il vocabolario francese, quando cercavano un nome adatto a esprimere la loro protesta. 1. Il Dadaismo (che può anche essere nominato “dada”) è un movimento artistico di protesta nato in Svizzera, a Zurigo, il 5 febbraio 1916, che poi si sviluppò anche a Berlino, Parigi e New York. Questo movimento nasce durante la Prima guerra mondiale, come reazione alla cultura e ai valori che hanno portato alla guerra. Il dadaismo vuole turbare con un’arte che rifiuta i metodi tradizionali e sperimenta nuove forme espressive. I fondatori sono Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Hans Richter. L’evento che segna la nascita del Dadaismo è l’inaugurazione del Cabaret Voltaire progettato dal regista Hugo Ball. Zurigo, l'edificio che ospitava il Questo movimento finì nel 1922 quando Cabaret Voltaire Hugo Ball recita nel 1916 nasce il Surrealismo. al Cabaret Voltaire Le serate al Cabaret Voltaire sono simili a quelle dei futuristi perché hanno l’intento di provocare con spettacoli assurdi. 2. Futurismo e Dadaismo hanno in comune l’intento dissacratorio e le nuove forme d’arte si distinguono molto nel diverso atteggiamento verso la guerra. Infatti i futuristi sono interventisti, militaristi e perciò sono a favore della guerra mentre i dadaisti sono esplicitamente contrari alla guerra. 3. Il Dadaismo deve il proprio nome all’espressione “dada”, una parola che non significa nulla, senza senso, e ricorda il primo balbettio emesso dai bambini. Tristan Tzara racconta di aver trovato questo termine aprendo a Mostra Dada a Berlino, 1920 caso un vocabolario francese, quando cercava un nome adatto a esprimere la protesta dei dadaisti. Altri esponenti del gruppo, per annullare ogni chiara definizione, hanno detto che in russo vuol dire due volte sì, in tedesco due volte qui e in italiano e francese è il suono prodotto dai bambini piccoli con cui indicano qualsiasi cosa.

4. Inoltre è casuale anche la “poesia” dadaista. Tristan dice che per creare una poesia dada bisogna seguire questo procedimento: “Prendete un giornale. Prendete delle forbici. Scegliete nel giornale un articolo della lunghezza che desiderate per la vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Ritagliate poi con cura ognuna delle parole che compongono l’articolo e mettete le parole in un sacchetto. Agitate dolcemente. Estraete le parole una dopo l’altra, disponendole nell’ordine in cui sono uscite dal sacchetto. Copiate scrupolosamente. La poesia vi somiglierà. Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e di incantevole sensibilità, benché incompresa dal volgo”. 1 Poesia Karawanw recitata da Hugo Ball

5. Il Dadaismo è contro la letteratura, la poesia, l’arte e i concetti di bello, eterno e perfetto. È anche contro il cubismo, l’espressionismo e il futurismo, perché questi movimenti, nel tentativo di liberarsi dalle regole del passato, ne avrebbero create di nuove. Dada è libertà. Per il Dadaismo tutto può essere arte: dai pezzi di legno inchiodati a caso come la “Trusse d’un Da” di Hans Arp, ai collage fatti unendo ritagli in modo casuale. Qualsiasi prodotto umano, essendo frutto della creatività, è arte.

Trousse d'un Da, assemblaggio, Hans Arp, 1920

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https://ilibridileo.altervista.org/per-fare-una-poesia-dadaista/

ABCD, stampa alla gelatina d’argento, Raul Hausmann, 1923

Manifesto dadaista Tristan Tzara, uno dei fondatori del movimento dada, nel 1918 scrisse il Primo Manifesto del Dadaismo. Nel “Manifesto” Tzara espose i principi teorici e pratici del nuovo movimento “antitutto”. Il Dadaismo nasce come reazione agli orrori della guerra e come rifiuto dei valori morali, politici, culturali ed estetici del mondo borghese e dei suoi luoghi comuni. Bisogna riconoscere che questo movimento fu il primo ad aver riconosciuto l’assurdo intenzionale, il gesto gratuito, la totale casualità come canoni d’arte. Per Tristan Tzara la missione dell’artista è superare la contrapposizione tra “azione e sogno”. Inoltre, la rivoluzione e la poesia devono avere un solo scopo: quello di liberare l’uomo dai lacci morali e materiali. 2 Marcel Duchamp Marcel Duchamp (1887-1968) è il maggiore esponente del Manifesto dadaista, Tristan Tzara, 1918 Dadaismo, anche se abbia sempre rifiutato l’appartenenza al movimento. Duchamp definisce le sue “sculture” ready-made, cioè oggetti comuni tolti dal loro contesto d’uso, ed elevati ad opere d’arte. Nel 1912 rappresentò l’opera “Nudo che scende le scale” dove l’immagine del nudo, che emerge dalla scomposizione dei piani e delle forme della figura, è caratterizzata da un’accelerazione del movimento, in cui lo spazio è definito in lamine parallele che traducono lo spostamento del corpo in una sequenza di fasi. Tra il 1915 e il 1923 troviamo “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli” o “Grande vetro”. La composizione si divide in due settori: quello inferiore dei «celibi», rappresentati da sagome geometrizzanti. Da queste sagome parte un fluido che attraversa una serie Nudo che scende le scale, olio su tela, Marcel Duchamp, di coni e termina in un mulino per 1912 macinare la cioccolata; nella parte superiore si trova la «sposa», elemento filiforme e irraggiungibile come un sogno.3 Quest’opera è stata realizzata con 2 lastre di vetro, colori a olio, vernice, fili di piombo, fogli d’argento, polvere, acciaio e lacca. La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, Assemblaggio, Marcel Duchamp, 1915-1923

http://www.allaroundkaarl.com/tristan-tzara-larte-nonseria/#:~:text=Nel%201918%20Tzara%20scrisse%20il,del%20nuovo%20movimento%20%E2%80 %9Cantitutto%E2%80%9D.&text=Per%20il%20Dadaismo%20%C2%ABla%20vita,ricerca%20di %20un%20imperativo%20vitale. 3 https://www.millefogli.com/arte/la-sposa-messa-a-nudo-dai-suoi-celibi-m-duchampgrandi-opere/ 2

Poi tra il 1913 e il 1917 creò i 3 ready-made: “Ruota di bicicletta”, “Scolabottiglie” e “Fontana”.

Ruota di bicicletta, Marcel Duchamp, 1913

Scolabottiglie, Marcel Duchamp, 1914

Fontana, Marcel Duchamp, 1917

Nel primo ready-made Duchamp toglie due oggetti dal loro contesto abituale, permettendo allo spettatore di guardarli da un punto di vista diverso. Un elemento capace di muoversi è posizionato su un qualcosa che è, al contrario, statico. La ruota è fissata sullo sgabello per mezzo di una forcella: in questo modo può ruotare sia attorno all'asse di quest'ultima, sia attorno al proprio centro. Il movimento però non ha alcuna funzione: la ruota non tocca terra e non provoca spostamento. Nello “scolabottiglie” i critici suggeriscono che le punte di metallo rappresentino i genitali maschili e che l’assenza di bottiglie sia un riferimento al fatto che Duchamp fosse uno celibe. Infine, l’ultima opera, che creò molto scandalo, è un orinatoio rovesciato che ricorda la forma di un bacino femminile. Questo Duchamp l’ha firmato R.Mutt.4

Hans Arp Hans Arp (1887-1996) realizza opere caratterizzate da un’amia gamma di formati e di materiali, spaziando notevolmente nell’uso di tecniche differenti quali il collage, la scrittura e la scultura. Una delle sue opere importanti è “Quadrati sistemati secondo la legge del caso” nel 1916, dove troviamo questo collage di quadrati disposti a caso.

Francis Picabia Francis Picabia (1879-1953) sperimentò il neoimpressionismo, il fauvismo e il cubismo. Le sue prime opere sono puramente astratte e poi cominciò ad utilizzare uno stile “meccanico” dove le forme meccaniche sono fuse in composizioni dinamiche. Un dipinto principale è “Parade amoureuse” del 1917. In quest’opera, realizzata con olio su tela, vediamo che il complesso macchinario è un’evidente metafora delle attività umane, una caricatura del meccanico e rumoroso dibattersi degli amanti durante il rapporto.

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http://www.didatticarte.it/storiadellarte/23%20dadaismo.pdf

Quadrati sistemati secondo la legge del caso, collage, Hans Arp, 1916

Man Ray

Parade amoureuse, olio su tela, Francis Picabia, 1917

Man Ray (1890-1976) fu un artista completo, siccome spaziò dalla pittura, alla fotografia fino al cinema. Secondo la sua visione l’arte deve far divertire, disorientare, annoiare o ispirare la riflessione ma non suscitare l’ammirazione per la bravura tecnica. Fra le sue opere troviamo “L’enigma di Isidore Ducasse” (1920), che è formata da una macchina da cucire, avvolta in una coperta e legata con lo spago. Qui Man Ray gioca con il concetto di ambivalenza e i doppi sensi: l’ironia condivide con il mistero il fatto di essere luoghi di azzeramento di sensi. Poi troviamo “Cadeau” del 1921 che rappresenta un ferro da stiro con chiodi (ready-made). Questo ferro da stiro L'enigma di Isidore Ducasse, assemblaggio, diventa inutilizzabile Man Ray, 1920 come strumento domestico e inoltre i chiodi lo rendono quasi un oggetto di tortura. Nel 1923 realizzò l’opera “Rayogramme”, utilizzando una tecnica di impressione fotosensibile Cadeau, Man Ray, 1921 semplicemente appoggiando un oggetto su questa pellicola speciale ed esporla alla luce di una normale lampadina.

Rayogramme, Man Ray, 1923

Max Ernst Max Ernst (1891-1976) è un pittore e scultore tedesco. Lui oltre a far parte del Dadaismo viene considerato uno dei maggiori esponenti del Surrealismo. Lui utilizza la tecnica pittorica del grattage (consiste nel grattare con vari strumenti la pittura ancora fresca stesa sulla tela o altro materiale) e del frottage (è una tecnica di disegno e pittura basata sul principio dello sfregamento). Una sua opera importante è “Piccola macchina autocostruita” del 1919-1920. Molti elementi di quest’opera si possono leggere come lettere e servono anche per descrivere una struttura meccanica che può essere intesa come simbolo di attività sessuale.

Piccola macchina autocostruita, stampa a mano, matita e frottage a inchiostro, acquerello e guazzo su carta, Max Ernst, 1919-1920

Raoul Hausmann Raoul Hausmann (1891-1976) realizza opere utilizzando principalmente la tecnica del fotomontaggio, di cui è considerato uno degli inventori. L’opera più famosa di Hausmann è “La testa meccanica, spirito del nostro tempo” del 1919. Costruito da un manichino per parrucche da parrucchiere, il pezzo ha vari dispositivi di misurazione attaccati tra cui un righello, un meccanismo di orologio da tasca, una macchina da scrivere, alcuni segmenti della fotocamera e un portafoglio di coccodrillo. Questa è una testa in cui i “pensieri” sono determinati da oggetti ad essa letteralmente fissati. Der Dada, Raoul Hausmann, 1919

La testa meccanica, assemblaggio, Raoul Hausmann, 1919

Inoltre Hausmann realizzò la copertina della rivista “Der Dada”.

George Grosz George Grosz (1893-1959) nelle sue opere rappresenta le ambientazioni scenografiche delle metropoli e il movimento dei personaggi. Infatti quest’ultima citazione la possiamo trovare nell’opera “Gott mit uns” (Dio è con noi) (1919). È il motto dell’ordine teutonico, comparso anche nelle fibbie dei cinturoni appartenenti ai soldati tedeschi durante la prima guerra mondiale. Gli stessi soldati che Grosz rappresenta in quest’opera. Gott mit uns, litografia, George Grosz, 1919

Kurt Schwitters Kurt Schwitters (1887-1948) è stato un pittore, scultore, tipografo e scrittore che utilizzò collage e assemblaggi ispirandosi al cubismo e utilizzando oggetti di uso quotidiano, come etichette, biglietti per l’autobus, tessuti e pezzi di legno rotti. Queste opere rappresentano il frutto del suo sentimento nel dopoguerra: tutto è distrutto e le nuove cose devono essere fatte di frammenti. Due opere importanti sono “Merz 460. Two Underdrawers” (1921) e “Merzbau” (1932). La prima opera è stata realizzata attraverso collage di ritagli di carte colorate e stampate e di tessuto montato sul cartoncino. Merz 460. Two Underdrawers, collage, Kurt Schwitters, 1921

La seconda opera, “Merzbau”, si presentava come uno spazio interno astratto, in cui pareti, soffitto e l’intero ambiente erano invasi da svariati oggetti e costruzioni. Lui occupò proprio lo studio della sua abitazione ad Hannover utilizzando colonne, grotte e svariati oggetti di ogni genere, che rappresentano le varie esperienze di vita dell’autore. Agli amici, per esempio, Schwitters chiedeva di lasciare un elemento in ricordo della loro visita. Così si vede che il Merzbau una sorta di autobiografia dell’artista, dove egli racchiudeva, attraverso le varie costruzioni e i vari elementi, le sue esperienza e sensazioni. Quest’opera è una rappresentazione labirintica della sua mente e perciò è unica ed è così difficile ricostruirla esattamente così com’è: sia dai curatori del museo di Hannover sia dall’artista stesso. Julius Evola Julius Evola (1898-1974) è stato un filosofo, pittore, poeta, scrittore, occultista ed esoterista italiano. L’esperienza pittorica di Evola può essere suddivisa in 2 periodi: il primo, fino al 1920, marcatamente legato al dinamismo futurista, è definito dallo stesso Evola “tendenze di idealismo sensoriale”. Il secondo periodo (1920-1922), legato ad un intenso scambio epistolare con Tristan Tzara, è distinto dall’adesione di Evola al Dadaismo, corrente della quale l’artista è uno dei più noti esponenti italiani.5 Fra i suoi dipinti troviamo “Composizione (Paesaggio) Dada” e “Paesaggio interiore, apertura del diaframma”. Il primo dipinto, del 1920-1921, riassume alcune delle più evidenti caratteristiche del momento di passione per il dadaismo da parte dell’artista. Questo processo viene dimostrato attraverso la complessità dei rimandi simbolici e delle caratteristiche compositive, in uno sviluppo da sinistra verso destra che ha il suo fondamento nella zona centrale, più chiara, in cui compare in basso un occhio e a cui conduce la spirale che scende dall’alto. Le varie forme grafiche fanno pensare alle lettere “D” e “A” di Dada, e la parola “evidemment” viene ripetuta nel poema “La parola obscure du paysage intèrieur”.6 La seconda opera “Paesaggio interiore, apertura del diaframma” (1920-1921) descrive una dimensione di trasformazione e di astrazione propria della serie dei “paesaggi interiori”. Si tratta di uno dei lavori che tende a rappresentare le mutazioni degli elementi che tendono a vaporizzarsi. La scansione geometrica del fondo, le forme che ci sono e le lettere stilizzate “A” e “H” completano i rimandi a un equilibrio tra la fisicità e l’immaterialità.7

Merzbau, assemblaggio, Kurt Schwitters, 1932

Composizione (Paesaggio) Dada, olio su tela, Julius Evola, 1920-1922

Paesaggio interiore, apertura del diaframma, olio su tela, 1920-1921, Julius Evola https://www.dorotheum.com/it/l/1009291/ http://www.fondazionejuliusevola.it/Quadri/ComposizioneDada3.htm 7 http://www.fondazionejuliusevola.it/Quadri/Paesaggio_Interiore.htm

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Bibliografia Emanuela Pulvirenti, Il Dadaismo, Zanichelli (2011)....


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