ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE VOL. 3 PDF

Title ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE VOL. 3
Course Storia dell’arte moderna 6
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE.Dal Quattrocento alla ControriformaIL GOTICO INTERNAZINALELO STILE DELLE CORTI EUROPEE01. LE TRÈS RICHES HEURES DU DUC DE BERRYNel castello di Chantilly si conserva quello che è considerate il più bel codice miniato: le très riches heures du Duc de Berry. Si tratta...


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ARTE. UNA STORIA NATURALE E CIVILE. Dal Quattrocento alla Controriforma IL GOTICO INTERNAZINALE LO STILE DELLE CORTI EUROPEE 01. LE TRÈS RICHES HEURES DU DUC DE BERRY Nel castello di Chantilly si conserva quello che è considerate il più bel codice miniato: le très riches heures du Duc de Berry. Si tratta di un libro di preghiere da recitare secondo i diversi periodi dell’anno e del giorno; il proprietario fu Jean de Berry che commissionò il libro ai fratelli De Limbourg. Le immagini più significative sono le prime dodici pagine dove sono illustrati i mesi dell’anno, riallacciandosi a un soggetto caro alla cultura medievale. IL MESE DI APRILE

Nel semicerchio in alto è raffigurato un calendario astrologico con il carro del sole e i segni del mese : Toro e Ariete. Sotto si dipana una scena simbolica, siamo in primavera, e l’episodio è quello di una coppia che si scambia gli anelli di fidanzamento. Sono vestiti con abiti eleganti e la figura slanciata e statuaria di lei ricorda una statua gotica d’avorio. Sul fondo troviamo il castello del signore, fortezza ma anche dimora lussuosa, come lo dimostrano le due torri di difesa. A ridosso delle mura si erge un piccolo villaggio; proseguendo verso il primo piano troviamo uno specchio d’acqua, dei boschi e infine il prato dove avviene lo scambio di anelli. IL MESE DI LUGLIO

Nel mese di luglio i soggetti e i protagonisti cambiano, ma l’interpretazione no. Questa volta il calendario in alto ha le didascalie e i segni presenti sono quelli del cancro e del leone. La scena non è riservata al signore ma ai contadini: una minuziosa attenzione ai dettagli percorre tutta la scena, dagli ovini al grano, dagli alberi ai dettagli architettonici del castello fino ad arrivare alle nubi nel cielo; soffermandoci sul dettaglio dei cambiamenti atmosferici riportati nella scena erge la novità, sino a quel momento il cielo era stato astratto, ma con il Gotico internazionale questo spicchio di realismo viene introdotto anche in pittura.

02. LA PITURA: UNO STILE CORTESE LA MADONNA DELL’UMILTÀ

Per spiegare la meglio la matrice gotica, le particolarità e le ragioni della diffusione dello stile possiamo guardare alla “madonna dell’umiltà” , iconografia elaborata da Simone Martini nel 1340 quando era al servizio della corte pontificia di Avignone. Maria siede sul prato con il Figlio sulle ginocchia

e due angeli. Quando Martini dipingeva la Madonna, Avignone ospitava nobili, prelati e ambasciate da tutta Europa che familiarizzavano con le novità artistiche, ciò permise al Gotico internazionale di diffondersi e fu così che l Madonna dell’umiltà divenne uno dei soggetti per eccellenza del Gotico internazionale. LA MADONNA DELLA QUAGLIA DI PISANELLO

Anche Pisanello dipinse la sua versione nel 1420 nota con il nome di Madonna della quaglia: anche qui troviamo Maria seduta a terra con il bambino sulle ginocchia e due angeli che la incorniciano. Rispetto a quanto aveva fatto Simone Martini, Pisanello estremizza l’eleganza della figura principale rendendone reali la dolcezza delle carni e sottolineandone la curva del panneggio del manto, tipicamente gotica. A dare il nome al quadro è la quaglia posta in primo piano. 03. IL GOTICO FIORITO E L’ARCHITETTURA FLAMBOYANT LA CA’ D’ORO A VENEZIA

Fin Dalle piccole dimensioni della pittura e miniatura passiamo all’architettura. Nel Gotico Internazionale si usano spesso le formule di Gotico fiorito o Gotico flamboyant, volendo alludere ad alcuni elementi che ricordano il guizzare delle fiamme. Aggettivi appropriati se guardiamo alla Ca’ d’oro di Venezia, fatta costruire negli anni Venti del ‘400 da Marino Contarini. Si tratta di un prospetto in cui i vuoti dei “fioriti” loggiati sovrapposti dominano sul pieno delle murature, dando un effetto di struttura leggera. L’arco acuto di tradizione gotica rappresenta un punto di partenza per elaborare un coronamento traforato a infiorescenze. In origine la ricca muratura in marmo era impreziosita da colori e dorature, ragion per cui fu detta “d’oro” LA CAPPELLA DEL KING’S COLLEGE DI CAMBRIDGE E LA CHIESA DEL MONASTERO DOS JERONIMOS DI LISBONA

Molto più che in Italia, la versione architettonica del Gotico internazionale ebbe fortuna nel resto d’Europa, dove sorsero edifici in cui le nervature delle volte tendono a moltiplicarsi senza ragioni strutturali, ed è quello che avviene nella cappella del King’s College di Cambridge e nella chiesa del Monastero di Jeronimos di Lisbona, dove le nervature che si estendono sulla volta danno l’impressione di un ventaglio e di grandiose infiorescenze di pietra. 04. LA SCULTURA DI CLAUS SLUTER Nel campo della scultura il primo grande maestro del Gotico internazionale fu Claus Sluter; nel 1395 ebbe la commissione di un gruppo scultoreo raffigurante la Crocifissione da installare in una fontana posta al centro del chiostro della certosa, il tutto andò però distrutto durante la Rivoluzione francese, si salvò soltanto la base esagonale del Calvario. Si tratta del Pozzo dei Profeti, chiamato così perché dalle sue pareti si affacciano sei personaggi dell’Antico Testamento. A differenza delle tradizionali sculture gotiche, le figure di Sluter sono a tutto tondo isolandosi nello spazio rispetto all’architettura e distinguendosi per il vigore delle espressioni e dei gesti. Il i Pozzo dei Profeti è scolpito in pietra calcarea e porta ancora tracce dei colori e dell’oro che lo impreziosivano all’origine, ricordandoci che il Gotico internazionale fu sempre policroma.

IL MONUMENTO SEPOLCRALE DI FILIPPO L’ARDITO

Nel cantiere della Certosa Sluter ebbe a che fare anche con il

monumento sepolcrale di Filippo l’Ardito, alla sua morte la tomba era ancora incompleta e fu condotta a termine dal nipote di Sluter. Purtroppo durante la Rivoluzione fu assai danneggiato: dell’effige del duca sono originali solo le mani. Lungo i fianchi corre una fila di plevants, figure a tutto tondo di addolorati incappucciati e piangenti; queste figure senza tempo sono del tutto antinaturalistiche perché affogano i corpi in un oceano di pieghe, eppure riescono a rendere un sentimento naturalissimo: il dolore invincibile di quando muore qualcuno.

GIAN GALEAZZO VISCONTI E IL RUOLO DELLA LOMBARDIA 01. IL DUCATO DI MILANO Fin dagli ultimi decenni del ‘300 il Gotico Internazionale si impose come linguaggio artistico nel ducato di

Milano, Gian Galeazzo Visconti fu il maggior capo di Stato dell’Italia dei suoi tempi, combinando le sue doti militari e politiche con una notevole passione per le arti la sua corte divenne un polo culturale di prim’ordine. 02. MICHELINO DA BESOZZO L’ELOGIO FUNEBRE DI GIAN GALEAZZO VISCONTI

Durante le cerimonie funebri di Gian Galeazzo Visconti, Pietro de Castelletto compose e recitò un sermone in memoria del duca, presto trascritto in dodici codici; uno di questi fu miniato da Michelino dove Gian Galeazzo appare incoronato dal bambin Gesù in paradiso. Nella miniatura non c’è traccia del tipico sentimento di sconforto dei funerali perché Michelino preferisce la magnificenza di una scena cortese. Per una volta è Gian Galeazzo a doversi inginocchiare di fronte a qualcuno più autorevole di lui: la Vergine con il Figlio sono accompagnati da dodici Virtù e da otto angeli. Il duca è incoronato in paradiso in mezzo a vessilli araldici, nei quali il biscione è inquartato e accompagnato dall’aquila imperiale in campo oro: questo per ricordare e simboleggiare come avesse ottenuto il titolo di Duca dall’imperatore Venceslao. A differenza degli altri maestri gotici, Michelino non mostra interesse per la resa dello spazi, stagliando le figure su un fondo bidimensionale decorato. IL MATRIMONIO MISTICO DI SANTA CATERINA D’ALESSANDRIA

Della sua lunga carriera rimane ben poco, se non un opera firmata Il Matrimonio Mistico di Santa Caterina D’Alessandria: un dipinto a fondo oro del quale si ignora la provenienza. Vi si coglie l’atmosfera di un sogno dove manca ogni concretezza spaziale e le esili figure guizzano in superficie; la giovane Caterina si inginocchia a ricevere l’anello dal Bambino, mentre Giovanni Battista e Antonio Abate si inarcano a guardare il meraviglioso sposalizio. Michelino utilizza una tecnica da orafo per realizzare il dipinto: l’architettura del trono, le aureole, le corone e le scritte sono realizzate a rilievo attraverso una pastiglia dorata, realizzata di gesso e colla; l’effetto finale è quello di una grande oreficeria tanto al più che alcune gemme furono applicate per la corona e l’anello. 03. IL CANTIERE DEL DUOMO DI MILANO Nel 187 Gian Galeazzo Visconti diede inizio al Duomo di Milano. La Cattedrale fu eretta secondo un progetto che prevedeva cinque navate, uno stile gotico e l’utilizzo del marmo bianco. Il Duomo f pensato come un edificio “fiorito” di decori e sculture. La costruzione iniziò dalla zona absidale dove le pareti sono alleggerite da enormi finestroni ad arco acuto e da un’accentuata profusione di guglie e pinnacoli. Allo stile internazionale della Cattedrale corrispose un cantiere cosmopolita e vide il coinvolgimento di un grande numero di consulenti e maestranze. JACOPINO DA TRADATE

Tra costoro troviamo Jacopino da Tradate. A questo maestro si deve un grande rilievo raffigurante Martino V, per rendere onore al papa che aveva chiuso lo Scisma d’Occidente. La scultura è collocata nel deambulatorio del Duomo e ritrae il pontefice seduto in una posa austera frontale, cui si contrappone il drappeggio della lunga veste. È il segno di una raffinata indole gotica dello scultore che trova conferma nelle infiorescenze intagliate nel piede del basamento.

04. FILIPPO MARIA VISCONTI: FIABE E TAROCCHI Quando Jacopino effigiava Martino V nel Duomo, il signore di Milano era Filippo Maria Visconti, figura che seppe circondarsi di una corte in cui il linguaggio gotico internazionale rimase preponderante. LA FIABA DI TEODOLINDA E GLI ZAVATTARI

È di Filippo Maria Visconti la decorazione della cappella della sovrana longobarda Teodolinda nella cattedrale di San Giovanni Battista; vissuta otto secoli prima, la sovrana godeva di grande venerazione perché aveva fondato la stessa cattedrale e portato il suo popolo a convertirsi alla fede cattolica. A ciò si deve la scelta di raccontare in un ciclo di affreschi sulle pareti della cappella la sua storia; la sua biografia è raccontata in una sorta di avventuroso romanzo cavalleresco diviso in ben quarantacinque episodi disposti su cinque registri. Il ciclo è un ripetersi di scene di Corte che hanno l’effetto di miniature sovradimensionate; la realtà è lontana perché al posto del cielo vi è un fondale dorato e Teodolinda appare senza un minimo di rigore spaziale. Autori degli affreschi sono gli Zavattari: un team familiare che aveva lavorato anche nel cantiere del Duomo. LE CARTE DEI TAROCCHI

Per soddisfare le esigenze della Corte, i pittori Lombardi non decorarono solo libri miniati, pale d’altare e affreschi, ma anche oggetti di uso più comune e quotidiano come i tarocchi. Intorno al 1420 Marziano da Tortona scrisse un trattato nel quale descrisse un mazzo di tarocchi dipinto da Michelino da Besozzo; purtroppo questo mazzo è perduto, ma ce ne sono altri a testimoniare il grande successo di simili svaghi come quello conservato nella Pinacoteca di Brera. Osservando un paio di carte è facile riconoscervi lo stesso linguaggio fantasioso e lussuoso delle storie di Teodolinda, tanto che questi tarocchi sono stati attribuiti agli stessi Zavattari.

TRE ARTISTI IN VIAGGIO: GENTILE DA FRABRIANO, PISANELLO E JACOPO DELLA QUERCIA

01. GENTILE DA FABRIANO: PAVIA E VENEZIA LA GIOVANILE PALA DI BERLINO

Il gotico internazionale trovò i suoi maggiori esponenti in gentile da Fabriano e Pisanello nel campo della pittura, e in Jacopo della Quercia in quello della scultura. Per quanto riguarda Gentile una delle sue opere più antiche è una Pala con la Madonna col bambino, i santi Nicola, Caterina d’Alessandria e un donatore, la quale incorpora le più tipiche componenti del gotico visconteo: il Prato fiorito, l'eleganza e le figure femminili, la lavorazione dell'oro e le forme del bambino che sembrano riprendere le novità di Michelino da Besozzo. IL POLITTICO DI VALLE ROMITA

Nel 1410 Gentile dipinse un polittico destinato all'eremo di Val di Sasso; il registro principale raffigura al centro l'Incoronazione della Vergine, dove i protagonisti principali sembrano galleggiare sul fondo dorato sovrastati dall’Eterno e da una selva di creature angeliche. Nei quattro scomparti laterali i Santi Girolamo, Francesco, Domenico e Maria Maddalena assistono alla visione su un prato fiorito, mentre sopra di loro vediamo quattro scenette in cui si riconoscono il Martirio di San Pietro martire, San Giovanni Battista nel deserto, le stimmate di San Francesco e Sant’Antonio da Padova del legge. La cornice dorata rimanda al linguaggio gotico, ma non è quattrocentesca, infatti risale al ‘900 e fu realizzata per offrire una ricostruzione dell'insieme dell’opera. 02. GENTILE A FIRENZE E A ROMA L’ADORAZIONE DEI MAGI

La parabola artistica di Gentile da Fabriano ebbe il suo vertice a Firenze, dove dipinse una delle sue opere più importanti, una pala raffigurante l’Adorazione dei Magi. In origine si trovava nella sagrestia della Chiesa di Santa Trinità, che era la cappella sepolcrale della famiglia Strozzi, a commissionarla infatti fu proprio Palla Strozzi: Gentile eseguì una tavola composta da un unico palcoscenico deputato a narrare una storia. L’avventuroso romanzo inizia in alto a sinistra con i Magi che avvistano la stella cometa e prosegue nell'arcatella centrale con il lungo viaggio dei sovrani orientali; in primo piano si compie l’epilogo: giunti di fronte alla capanna di Betlemme, i Magi rendono un omaggio al Bambino e alla Sacra Famiglia, alle loro spalle si accalca una folla di gente nella quale si riconosciamo i volti di Palla Strozzi e del figlio Lorenzo. Si tratta ancora una volta di una scena di Corte su sfondo d'oro senza interesse per la visione prospettica e tridimensionale, a differenza delle storie nella predella alla base del dipinto in cui il pittore rinuncia al fondo d'oro per un cielo azzurro e atmosferico.

03. IL MIGLIOR ALLIEVO DI GENTILE: PISANELLO IL MONUMENTO BRENZONI

Pisanello fece il suo apprendistato con Gentile da Fabriano divenendo il suo migliore allievo. Tra le sue opere troviamo il monumento sepolcrale di Niccolò

Brenzoni al quale ci lavorò insieme allo scultore Nanni di Bartolo, allievo di Donatello. Il monumento è centrato sul gruppo scultoreo che raffigura la risurrezione di Cristo, Pisanello si occupò della parte dipinta: la finta tappezzeria, il giardino gotico e la scena dell' Annunciazione riposta ai lati del tendaggio aperto, come a proteggere la figura di Cristo. La lezione di Gentile si riconosce facilmente nella tenerezza delle carni e nella raffinatezza cromatica, pur indebolita dal tempo, della scena con la Vergine annunciata, che Pisanello fa accompagnare da un cagnolino e dispone in un bianco tempio gotico. LA STORIA DI SAN GIORGIO

A una decina d’anni di distanza, Pisanello affrescò sopra l'arcone d'ingresso della cappella della famiglia Pellegrini, una fiabesca storia di San Giorgio e la principessa. Prendendo spunto da un passo della Legenda aurea di Jacopo da Varazze, il pittore rappresenta il Cavaliere Giorgio difronte alla principessa mentre sale sul cavallo con il quale andrà a sconfiggere il feroce drago. Evidente che il pittore privilegiò il registro cavalleresco rispetto a quello devoto, e se non fossimo in un luogo sacro l'intero dipinto sarebbe scambiato per una scena arturiana, con protagonisti Ginevra e Lancillotto. Pisanello alternò un registro avventuroso, sostenuto da dettagli come i due impiccati e il drappello dei cavalieri, e uno più cortese evidente nel nobile profilo della principessa. 04. PISANELLO E LA “MEDAGLIA RINASCIMENTALE” Nell'ultima fase della carriera di Pisanello, il successo dell’artista si lego alla reputazione di ritrattista, accresciuta grazie all'invenzione della “medaglia rinascimentale”. LA MEDAGLIA DI GIOVANNI VIII PALEOLOGO

Nel 1438 si tenne un Concilio inteso a riunire la Chiesa di Roma con quella d’Oriente, alla quale prese parte l’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo. In tale occasione Pisanello ritrasse il sovrano in quello che si crede essere il più antico modello di medaglia rinascimentale; si tratta di un oggetto che si impose a partire dalla metà del ‘400 come oggetto privato del signore e come forma di autorappresentazione del potere, trovando in Pisanello il suo profeta; di norma il diritto della medaglia è dedicato a un ritratto di profilo e il rovescio a un episodio narrativo. Ritroviamo questo schema nella medaglia di Giovanni VIII Paleologo: il diritto mostra il profilo dell'imperatore, il rovescio mostra Giovanni di fronte il crocifisso a cavallo di un destriero.

05. DUE CANTIERI DI JACOPO DELLA QUERCIA: DA LUCCA A SIENA LA TOMBA DI ILARIA DEL CARRETTO A LUCCA

Tra i grandi maestri del gotico internazionale non vi furono solo pittori, ma anche scultori: tra questi troviamo Jacopo della Quercia.

Gli fu affidato il monumento sepolcrale di Ilaria del Carretto, L’artista preferì una tomba isolata di gusto borgognone al classico monumento a parete di tipologia italiana. Il gisant di Ilaria è disteso sul sarcofago con ai piedi un cagnolino e si distingue per il naturalismo del volto e dell’elegante abito alla moda. Sui fianchi del sepolcro, invece dei pleaurants, corre un motivo di spiritelli reggifestone. LA FONTE GAIA SIENA

Nel 1408 Jacopo ottenne la commissione della Fonte Gaia per la Piazza del Campo, la quale andò a completare il paesaggio della piazza trecentesca; per la decorazione si scelsero soggetti connessi con i temi civili presenti nei cicli di affreschi del Palazzo Pubblico. Appariva come un trono con gli aggettanti intorno alla vasca, al centro del quale sedeva la Vergine con il Figlio, accompagnata nelle nicchie dalle Virtù; a chiudere la decorazione sui fianchi c'erano le scene della Creazione di Adamo e del peccato originale, al di sopra delle quali si ergevano le statue di Rea Silvia e Acca Larentia, rispettivamente madre e nutrice di Romolo e Remo. 06. SAN PETRONIO A BOLOGNA: UNA CHIESA CIVICA E UN PORTALE DI JACOPO Nell’ultimo decennio della sua vita Jacopo si trova a fare la spola tra Siena e Bologna dove ricevette l'incarico di scolpire un gigantesco portale per la basilica di San Petronio. IL PORTALE CENTRALE

A Jacopo si deve il progetto del portale centrale, che però riuscì a completare solo in parte, infatti manca il coronamento gotico che avrebbe dovuto innalzarsi sopra la lunetta, popolato dal gruppo della Madonna col Bambino e i santi Ambrogio e Petronio. Furono invece realizzati tutti i rilievi dei fianchi con profeti e storie dell'Antico Testamento, nella quale le figure umane si ergono sulla superficie liscia del fondo, facendo l’effetto di statue a tutto tondo. Lo si intende bene dalla scena del Peccato Originale dominata dai progenitori nudi affianco all'albero del bene e del male da cui spunta il serpente tentatore; il giardino dell’Eden è totalmente spoglio perché Jacopo riduce l'episodio ai protagonisti mettendo in evidenza i loro corpi, basta guardare Adamo, nella quale il pittore alterna le parti in tensione e le parti rilassate enfatizzando così il movimento e l'espressione della figura.

FIRENZE E IL PRIMO RINASCIMENTO TRA IL DUOMO E ORSANMICHELE: GHIBERTI, BRUNELLESCHI E DONATELLO

01. FIRENZE CAMBIA Nei primi decenni del ‘400 Firenze aveva conosciuto forse la più straordinaria tra le sue tante stagioni artistiche, una nuova generazione di maestri elaborava un linguaggio che trova ispirazione nella letteratura e nell’arte antica, scoprendo nella prospettiva lo strumento per riprodurre la tridimensionalità dello spazio reale sulla superficie bidimensionale di un dipinto, di un rilievo o di un affresco. Brunelleschi, Donatello e Masaccio furono i promotori di questo rinnovamento artistico e culturale, a cui si da il nome di Rinascimento. 02. IL CONCORSO DEL 1401 Nel 1401...


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