Bagnasco, Barbagli, Cavalli - Corso di sociologia PDF

Title Bagnasco, Barbagli, Cavalli - Corso di sociologia
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi di Macerata
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Riassunto detagliato del libro...


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Bagnasco, Barbagli, Cavalli - Corso di sociologia Appunti dal testo di Bagnasco, Barbagli, Cavalli "Corso di sociologia" ad eccezione dei capitoli: 9,

(dalla pagina del professore - A.Bagnasco, M.Barbagli e A.Cavalli Corso di sociologia il Mulino, Bologna, 2012 » Pagine/Capitoli: Introduzione, capp. 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17.) Capitolo 1 Le società premoderne 1. L'evoluzione delle società umane e il concetto di cultura Forme di organizzazione sociale che si fondano principalmente sulla cooperazione ottenuta attraverso la comunicazione e il linguaggio e sull'accumulazione di informazione che vengono trasmesse mediante processi di apprendimento. L'insieme di queste informazioni costituisce la cultura. [Malinowski] 2. Le società di cacciatori e raccoglitori 2.1. L'attività predatoria e il nomadismo Queste società non sono impegnate in vere e proprie attività produttive non intervengono cioè nei processi di produzione dei beni di cui si servono, ma attingono per sopravvivere al patrimonio di risorse offerto dalla natura: colgono i frutti che crescono spontanei e catturano animali selvatici. Le società di cacciatori raccoglitori sono state stanziate in ambienti molto diversi tra loro: si va dalle zone artiche e sub artiche alle zone quasi desertiche dove le risorse naturali sono scarse, alle zone temperate e alle foreste equatoriali, dove l'ambiente offre evidentemente maggiore abbondanza di risorse disponibili. Si tratta di società in genere molto piccole, di 30 50 membri che vivono in accampamenti temporanei. 2.2. L'organizzazione sociale - In tutte le società di cacciatori raccoglitori vige una, più o meno rigida, divisione sessuale del lavoro nel senso che la raccolta è quasi sempre compito femminile, mentre la caccia maschile. L'unità sociale di base è la famiglia nucleare composta dai genitori e dalla loro prole e la sua funzione è essenzialmente riproduttiva. Più famiglie nucleari, grosso modo una decina, costituiscono una banda, questa occupa temporaneamente un certo

territorio, forma un accampamento e organizza cooperativamente la caccia. La banda è spesso un gruppo esogamico: i matrimoni sono vietati tra i membri della banda stessa. I legami che, così, per via dei matrimoni, avvengono tra bande diverse arriva a formare una tribù. L'ampiezza di tale gruppo è molto variabile, ma si aggira in media intorno ai 500 600 membri: la tribù è quindi un gruppo essenzialmente endogamico che occupa un territorio che comprende l'insieme dei territori delle singole bande. I membri della tribù che si riconoscono nello stesso gruppo, spesso si ritengono discendenti di un capostipite comune. In questo caso la tribù corrisponde al clan, anche se alla stessa tribù possono appartenere membri di clan diversi. Il mito della comune origine trova rappresentazione simbolica in un oggetto (il totem) che può raffigurare un elemento tratto dall'ambiente che diventa il centro di una serie di pratiche rituali. Le società di caccia e raccolta a parte le marcate differenze sociali tra uomini e donne sono società fortemente egualitarie. Il capo banda, quando c'è, e in genere il cacciatore più coraggioso e valente capace di catturare Le società premoderne 1- le prede più grosse, ma la sua posizione non è permanente e non comporta particolari privilegi. L'esigenza di un capo si presenta solo quanto si tratta di attaccare o di difendersi da tribù vicine che bisogna quindi fronteggiare sul paino militare. Una figura che gode invece di un certo prestigio e di alcuni privilegi è lo sciamano. Lo sciamano è un essere umano il quale è dotato delle capacità psichiche, ed è a conoscenza delle tecniche rituali che gli consentono di entrare in contatto con il mondo degli spiriti per cercare di neutralizzarne gli influssi negativi. Per studiare una società bisogna osservare: I modi coi quali si procura i mezzi di sussistenza e come li distribuisce fra i suoi membri I modi coi quali assicura la propria riproduzione biologica e culturale Le forme delle relazioni sociali mediante le quali prendono corpo i gruppi e le organizzazioni La struttura delle disuguaglianze Le credenze Le pratiche religiose. 3. Le società di coltivatori e pastori 3.1. Dall'attività predatoria all'attività produttiva Con il passaggio alle società di coltivatori orticoltori, la natura non è più soltanto un serbatoio di forze incontrollabili e di risorse di cui appropriarsi in modo predatorio ma un grande laboratorio di processi su alcuni dei quali l'uomo è in grado di intervenire intenzionalmente al fine di produrre ciò di cui ha bisogno. L'uomo incomincia a modificare radicalmente l'ambiente in cui vive e il paesaggio diventa sempre più un paesaggio umano. Si parla di rivoluzione neolitica (10000 6000 a.C.)

3.2. Gli insediamenti permanenti A differenza dei loro predecessori gli orticoltori non furono costretti a spostarsi continuamente alla ricerca di cibo. Il risultato fu che a parità di estensione, lo stesso territorio poteva ora fornire sostentamento a un numero molto maggiore di uomini e donne. Così l'ampiezza degli insediamenti crebbe insieme alla densità della popolazione. Visto retrospettivamente il passaggio alla coltivazione rappresentò una prima, poderosa, accelerazione, nello sviluppo della cultura umana. I villaggi tendevano a moltiplicarsi per scissione. 3.3. Divisione del lavoro, disuguaglianze e organizzazione sociale Appena un'area incomincia a diventare più densamente popolata, la guerra diventa un elemento permanente nella vita quotidiana ed assorbe a tal punto le energie di queste popolazioni che non è infrequente trovare tribù dove la coltivazione dei campi è lasciata quasi esclusivamente alle donne mentre gli uomini si dedicano alle attività militari. I villaggi sono il più delle volte economicamente autosufficienti e politicamente autonomi e il loro capo è generalmente un capo militare, il cui potere richiede di essere costantemente confermato dalla capacità di condurre guerre vittoriose e si riduce invece nei periodi di pace. I matrimoni avvengono prevalentemente tra persone che appartengono allo stesso villaggio (endogamia) e però vige la proibizione di sposarsi tra parenti stretti (tabù dell'incesto) in modo tale che i vari gruppi di parentela finiscono per essere variamente intrecciati stabilendo una vata gamma di rapporti graduati di cooperazione e assistenza reciproca. 3.4. Le società di pastori - Le società premoderne 2 Un altro passo di grande importanza è stato l'addomesticamento degli animali in particolare dei ruminanti cioè di quegli animali poco aggressivi che si cibano di vegetali. In questa società i capi di bestiame non sono solo fonte di sussistenza, il loro numero diventa anche simbolo e misura della ricchezza, del potere e del prestigio di cui godono individui, famiglie o tribù. 4. La nascita delle società di agricoltori 4.1. Innovazioni tecnologiche e produzione di surplus Invenzione dell'aratro (3000 a.C.) È un'invenzione che si sviluppa in zone già favorevoli all'agricoltura. (Mesopotamia ed Egitto) Quando la produttività agricola cresce e vi è formazione

di surplus è possibile che nella società si formino dei gruppi che non partecipano direttamente alla produzione del cibo che consumano. Perché ciò possa avvenire è necessario tuttavia che si verifichino due presupposti: a. che i produttori siano motivati a produrre al di là di ciò che serve per sé e per la propria famiglia; b. che siano in qualche modo disposti a trasferire ad altri una parte del frutto del proprio lavoro. La realizzazione di questi presupposti è stata enormemente facilitata dal fatto che parallelamente all'agricoltura si è sviluppata in Mesopotamia e nell'Antico Egitto una forma particolare di governo chiamata teocrazia. 4.2. La nascita delle prime città intorno al tempio In Egitto il sovrano supremo, il faraone è considerato egli stesso un dio. Il tempio è la casa di dio,il centro dal quale una casta di sacerdoti, i servitori della divinità, amministra le terre e provvede ai bisogni della collettività. Così le esigenze dell'amministrazione del tempio siano state decisive per generare un'innovazione destinata a sconvolgere l'universo mentale e simbolico dell'umanità: la scrittura. La scrittura cuneiforme fu inventata come strumento della memoria e come modo per trasferire informazioni di generazione in generazione superando l'inaffidabile labilità della cultura orale. Nacque allora la professione dello scriba, una categoria di specialisti addetti alla produzione simbolica. Così il tempio non è soltanto un luogo di culto della divinità ma anche il quartiere generale di un'organizzazione economica e politica assai complessa. Intorno al tempio (III e II millennio a.C.) si formano delle vere e proprie città. Da un lato i contadini, la grande massa della popolazione rurale che vivono nei villaggi; dall'altro lato la popolazione urbana accomunata dal fatto di dipendere dalla campagna per il soddisfacimento dei propri bisogni alimentari. La città può esistere se si è in grado di esigere il prelievo del surplus agricolo prodotto dalle campagne. 4.3. Forti disuguaglianze e grandi imperi Così si assiste alla creazione di forti disuguaglianze, in particolare tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Più una società diventa differenziata e complessa e più si rafforza l'esigenza di ordinamenti che ne regolino le attività. (Codice di Hammurabi, II millennio a.C.) Le società premoderne 3 Ora le società non sono più composte di poche migliaia di individui, ma un regno può comprendere centinaia di villaggi ed estendere il suo potere su territori molto vasti. 5. Le società agrarie dell'antichità greco romana

5.1. La nascita della riflessione sistematica sulla società Mediterraneo, 800 a.C. In questa parte del mondo si era sviluppata una particolare forma di scruttura, quella fonetico alfabetica che rispetto a quella ideografica, si dimostrò particolarmente adatta alla composizione e alla trasmissione di testi. 5.2. La base agraria di una civiltà urbana Nell'antica Grecia come anche a Roma esisteva la figura del contadino indipendente. Si trattava spesso di coloni che avevano conquistato un territorio e vi si erano insediati, molto spesso costoro erano ex soldati e avevano ricevuto la terra in compenso del servizio militare prestato. Accanto ad esso vi erano degli affittuari che pur privi della proprietà della terra, la coltivavano pagando dei tributi al proprietario del fondo e, infine, vi erano gli schiavi che coltivavano dietro la mera sussistenza, le grandi proprietà fondiarie dello stato o dei privati cittadini, i cosiddetti latifondi. La popolazione schiavistica non è in grado di riprodursi biologicamente; allo schiavo non è normalmente concesso di avere moglie e figli nell'ambito di un'istituzione stabile come la famiglia così la guerra era la vera fabbrica degli schiavi. La schiavitù non è concepibile senza una politica di continua espansione territoriale capace di sottomettere militarmente interi popoli. Il rapporto tra città e campagna è così essenzialmente politico: la città consuma il surplus che preleva fiscalmente dalla campagna. 5.3. Le forme di governo La proprietà della terra è il fondamento primo del diritto di cittadinanza. La città antica è prima di tutto una città di proprietari terrieri. Mentre le forme di governo delle città stato greche oscillano tra la monarchia e la tirannide e la democrazia passando attraverso varie forme di oligarchia, i romani adottarono un'altra strategia di espansione che su scala enormemente maggiore, richiama il modello imperiale. A Roma era l'esercito la struttura portante dello stato e la lotta politica tra le varie fazioni era sempre una lotta, da un lato per il suo controllo, dall'altro per ottenere il suo appoggio. 6. La società feudale 6.1. La rottura dell'unità del mondo antico La caduta dell'impero romano ha rappresentato di fatto la rottura di un sistema di interdipendenze ce bene o male aveva tenuto unita gran parte del mondo antico. Questa rottura è responsabile della nascita del Feudalesimo in Europa, un tipo di configurazione in cui viene meno un

polo politico ed economico di aggregazione centrale e si rafforzano invece i poli localistici e periferici. Vi è un indicatore molto evidente della rottura di un sistema di interdipendenze: l'interruzione delle linee di comunicazione. Il feudalismo rappresenta in un certo senso un ripiegamento della società sulla dimensione localistica. Le società premoderne 4 6.2. Il feudo come unità (quasi) autosufficiente Il feudo è un'unità territoriale sulla quale governa un signore feudale, ossia un feudatario, in virtù di un'investitura ricevuta da un signore di rango più elevato. Vi è tutta una catena gerarchica di obblighi reciproci che lega il signore territoriale locale fino all'imperatore o al re. Il feudatario è generalmente un guerriero il quale è tenuto a prestare in caso di necessità aiuto militare al signore dal quale ha ricevuto il feudo in concessione e a proteggere con le armi le sue terre da eventuali invasori e dalle pretese di altri signori territoriali: le guerre locali sono un elemento permanente delle società feudali. Il feudatario ha il potere di amministrate la giustizia e di richiedere prestazioni alla popolazione servile che vive sul suo territorio. La popolazione servile si divide in due categorie: i servi della gleba e i servi domestici. Essi, a differenza degli schiavi che appartenevano al loro padrone sono legati alla terra, appartengono alla terra e, se la terra viene ceduta ad un altro signore, essi passano con la stessa al suo servizio. Essi sono soggetti a prestazioni che possono assumere forme molte diverse: corvèe in natura, in lavoro, o tributi in denaro. Quale che sia la forma specifica che assume il feudatario è tenuto a ricevere una rendita fondiaria, cioè ad appropriarsi del surplus di produzione agricola. L'economia curtense è un'economia chiusa, nel senso che riesce a mantenersi in modo autosufficiente, riducendo al minimo gli scambi con l'esterno, eccettuate le materie prime come il sale, le spezie e quelle per fondere i metalli. 6.3. La città medievale Intorno all'anno 1000 d.C. si assiste alla rinascita della vita cittadina ad opera dei mercanti. Essi si organizzano in corporazioni e in gilde per non farsi concorrenza tra loro, stipulano patti per difendere anche con le armi la loro libertà dai soprusi dei poteri feudali e per governare autonomamente la città. Le società premoderne 5

Capitolo 2 Le origini della società moderna in Occidente 1. L'idea di mutamento -Идеята за промяна Nessuna società è in sé statica o dinamica, ciò che cambia è la velocità del mutamento, che può essere molto lento e quindi quasi impercettibile nell'arco della vita media di un uomo, oppure molto accelerato. Ora, in un periodo che varia a seconda delle diverse aree geografiche tra il XVI e il XIX secolo, le società europee entrano in un'epoca di mutamento sociale accelerato: il corso della storia che prima aveva preceduto lentamente, subisce un'intensa accelerazione. La caratteristica fondamentale di questo processo è la sua globalità: esso investe, infatti, la sfera economica, politica, giuridica, culturale delle varie società e coinvolge la vita quotidiana di milioni di uomini e donne di tutit i ceti e le classi sociali. 2. Le trasformazioni nella sfera economica 2.1. Il concetto di capitalismo Marx. - Concezione materialistica e dinamica della società. Nella storia si sono succeduti diversi sistemi economici: Comunismo primitivo; Modo di produzione antico; Modo di produzione feudale ; Modo di produzione capitalistico . Ognuno di essi è caratterizzato da una combinazione tra forme di divisione del lavoro e competenze tecniche (forze produttive) e forme di proprietà e rapporti tra le classi (rapporti sociali di produzione). Il modo di produzione capitalistico si distingue da quelli che lo hanno preceduto per il fatto che in esso dominano i detentori del capitale che pongono al loro servizio il lavoro salariato. Il capitalismo è nato dalle contraddizioni interne al modo di produzione feudale. C'è una teoria generale del corso della storia. Sombart definisce il capitalismo sulla scia di Marx, come un determinato sistema economico con le seguenti caratteristiche: è un'organizzazione economica di scambio (economia monetaria) in cui collaborano uniti dal mercato (non solo merci, ma anche prestazioni lavorative e proletariato), due diversi gruppi di popolazione, i proprietari dei mezzi di produzione (il cui scopo è l'accumulazione del profitto come fine in sé), che contemporaneamente hanno la direzione (in base a criteri di razionalità economica) e i lavoratori

nullatenenti e che è dominata dal principio del profitto e del razionalismo economico. 2.2. Le trasformazioni dell'agricoltura - In generale si può dire che l'agricoltura feudale è un'agricoltura estensiva, a basso livello di produttività e dove sono scarse le innovazioni produttive. La spinta che mette in moto il processo di trasformazione dell'agricoltura proviene dalla crescente domanda di manufatti e derrate che si genera su un mercato in formazione di dimensioni internazionali. Le origini della società moderna in Occidente 6 Questo comporta un'accresciuta polarizzazione delle condizioni di vita nelle campagne e una maggiore disuguaglianza all'interno delle classi rurali. I capitalisti agrari, cioè coloro che riescono a rispondere alle nuove esigenze del mercato, a differenza dei signori feudali, hanno tutto l'interesse ad introdurre innovazioni nella coltivazione e nell'allevamento per aumentarne la produttività e quindi per accrescere i profitti: si migliorano i metodi di irrigazione, si selezionano le colture a seconda della natura dei suoli si introducono nuove coltivazioni, si perfezionano le tecniche e si crea una rete di comunicazioni per fare affluire i prodotti sui mercati. 2.3. Il ruolo delle attività mercantili-Viene a formarsi un nuovo sistema di lavoro, il lavoro a domicilio, commissionato dai mercanti a i contadini nei mesi di stasi delle attività agricole, dietro compenso in denaro. 2.4. La trasformazione dell'artigianato -Dalle corporazioni, cioè organizzazioni monopolistiche il cui scopo era in primo luogo quello di assicurare l'esercizio esclusivo di un mestiere o di un'arte ai soli associati nell'interno territorio della città e del suo contado e che era regolata in modo che tutti i suoi associati avessero un tenore di vita minimo, evitando così la concorrenza e dove era necessario che una domanda di singoli beni fosse limitata, prevedibile e senza forti oscillazioni, si passa a quello che è lo spirito del capitalismo. Esso richiede intraprendenza e propensione all'innovazione in opposizione alla tradizione che premia la concorrenza in opposizione al monopolio. 2.5. La formazione dell'imprenditorialità -La nascita del capitalismo è anzitutto l'opera di uomini nuovi che provengono da strati e ceti diversi e che sono accomunati da un particolare orientamento delle loro mete: non si accontentano di fare le solite cose, nel solito modo al fine di raccogliere poi il frutto della propria

fatica e vivere dignitosamente, ma vogliono fare cose nuove in modi nuovi per allargare continuamente il giro di affari ed espandere le dimensioni della propria impresa. Gli imprenditori sono essenzialmente degli innovatori (Schumpeter); innovano nei prodotti, nelle tecniche di lavorazione e di gestione, nella raccolta di capitali, nei metodi di commercializzazione, nella ricerca di nuove materie prime e di nuovi mercati di sbocco. Il capitalismo si identifica con l'aspirazione al guadagno nell'impresa capitalistica razionale continuativa, e ad un guadagno sempre rinnovato, ossia alla redditività. L'imprenditore è il campione delle virtù borghesi del risparmio e persegue con dedizione assidua e sistematica un fine astratto e illimitato, l'accumulazione del capitale. 2.6. La tesi dell'origine religiosa dello spirito del capitalismo Weber.Egli ritiene vi sia un atteggiamento di tipo ascetico, diverso dall'ascesi extramondana di monaci ed eremiti, quanto più un'ascesa attraverso il lavoro quotidiano e nell'agire economico. Questo veniva giustificato attraverso le dottrine protestanti (in particolare il calvinismo) dove a fronte di un dio totalmente altro e che ha già definito i salvati ed i dannati, l'uomo impotente davanti a questa volontà cerca ...


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