Corso Sociologia Bagnasco-Barbagli-Cavalli PDF

Title Corso Sociologia Bagnasco-Barbagli-Cavalli
Course Innovazione Sociale, Comunicazione, Nuove Tecnologie
Institution Università degli Studi di Torino
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1R IA SS UN T O DI S O CIO L O G IACAPITOLO 1 (LE SOCIETA PREMODERNE)Cacciatori –raccoglitori : Società basate sulla raccolta (donne) e sulla caccia (uomini). Prevalentemente nomadi, senza capo a parte che per difendere il territorio. Figura di valore: sciamano che era capace di cacciare gli spiriti...


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RIASSUNTO DI SOCIOLOGIA

CAPITOLO 1 (LE SOCIETA PREMODERNE) Cacciatori –raccoglitori: Società basate sulla raccolta (donne) e sulla caccia (uomini). Prevalentemente nomadi, senza capo a parte che per difendere il territorio. Figura di valore: sciamano che era capace di cacciare gli spiriti. Coltivatori- orticoltori: Con loro si ebbe l’innovazione della coltivazione. Non più nomadi, ma stabiliti in un territorio, fino a quando tale terreno aveva le risorse disponibili. Le aree si allargano sempre di più quindi nascono le guerre. A tal punto la coltivazione spettava alle donne, mentre gli uomini si dedicavano ad attività militari. Il capo di queste società è spesso un capo militare. Pastori: Con queste società nacque l’addomesticamento degli animali, quindi l’uomo ebbe più controllo dei processi naturali. Poche erano le società che vivevano di solo allevamento. Molte praticano anche forme di coltivazione e altre praticano forme di baratto con società di coltivatori. Agricoltori: Con loro nasce una innovazione tecnologica importantissima, l’aratro. L’aratro va a sostituire le zeppe e i badili dei coltivatori, che scavavano la terra troppo superficialmente. L’aratro, oltre a essere molto più veloce, soprattutto quando cominciarono a farlo trainare da animali, permise che un terreno riuscisse a dare una quantità di prodotto fino a 40 volte superiore a prima. L’agricoltura incomincia a produrre un surplus, ossia più prodotti alimentari di quelli che si hanno bisogno. Feudalesimo: Con la caduta dell’impero Romano, tutto cambia. Le città si spopolano, la popolazione si disperde nelle campagne, gli scambi via male non sono più possibili perché infestato di pirati. In risposta a tutti questi processi, nasce il feudalesimo. Il feudo è un pezzo di terreno sulla quale comanda un signore feudale, chiamato feudatario. Questo feudatario è spesso un cavaliere che ha il compito di proteggere il sovrano che a sua volta gli da il terreno. Ogni feudatario, poi amministra e gestisce la sua terra e gli schiavi che ci vivono sopra a suo piacimento. Questa economia, chiamata economia curtense è un economia chiusa perché riesce a mantenersi in moto autosufficiente.

CAPITOLO 2 (LE ORIGINI DELLA SOCIETA MODERNA IN OCCIDENTE) La nascita del capitalismo: Il capitalismo va a sostituire il feudalesimo. Formato dai detentori del capitale (fabbriche, macchinari), e dai lavoratori, che prestano la loro forza lavoro in cambio di un salario. Karl Marx da una definizione di Capitalismo che si può dividere in 4 elementi:

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Il capitalismo è un economia di scambio, in particolare una economia monetaria Sul mercato non si scambiano soltanto merci, ma anche prestazioni lavorative tra i capitalisti e i proletari Gli obbiettivi dei capitalisti sono quelli di accumulare profitto come fine in se, e nel suo reinvestimento. L’organizzazione della produzione deve essere fondata su criteri di razionalità economica.

Così il capitalismo si espande in tutti i settori: Agricoltura: Per effetto delle esigenze di equipaggiamento degli eserciti, la domanda di panni di lana aumenta, quindi si ha bisogno di più territori adibiti al pascolo, non avendoli si recintano quelli civici. Così facendo i contadini più poveri, non potendo più alimentare il loro bestiame, sono costretti o a vendere i territori e a prestare lavoro, oppure a emigrare. Così la piccola nobiltà terriera e i contadini benestanti, affittano o acquistano le terre abbandonate, trasformandosi in capitalisti agrari. La differenza tra i feudatari e i capitalisti agrari, era che quest’ultimi aveva interesse a introdurre innovazioni tecnologiche nella coltivazione per aumentarne la produzione. Nasce così l’agricoltura moderna. Attività mercantili: Anche qui, nasce il capitalismo mercantile; mercanti e banchieri avevano accumulato molto denaro e quindi potevano concedere prestiti a principi e re. Inoltre nacque il lavoro a domicilio: I mercanti giravano per i villaggi con materie prime e qualche attrezzo, e distribuivano il tutto nelle case, contadine, ripassando poi a prendere il lavoro finito in cambio di una somma di denaro. Artigianato: Alcuni artigiani riescono a espandere la loro bottega, prendendo altri lavoratori, e così facendo assicurano ai mercanti una produzione costante e abbondante. Alcuni artigiani si sono trasformati così in imprenditori industriali di stampo capitalistico. Tutto questo nacque grazie allo spirito del capitalismo. Un imprenditore che segue lo spirito del capitalismo è un imprenditore razionale, che non è orientato al consumo, vizi e piaceri, ma orientato all’accumulazione del profitto, per il suo reinvestimento nell’impresa. Per Weber lo spirito capitalistico si è formato grazie alla religione, in particolare alle sette protestanti influenzate da Calvino, e più in particolare dal dogma della predestinazione. (ossia dio a stabilito chi si salverà e chi no). Quindi gli uomini, con la paura di questo dogma cercavano una vita terrena senza ozi vizi e piaceri. La nascita dello stato moderno: Nello stato feudale, dominava la dimensione locale. Ogni feudatario, proprietario di un terreno, deteneva il potere sul suo territorio. Le guerre per i feudatari erano all’ordine del giorno, perché si cercava di conquistare nuovi territori. Si continuò così fino a quando, grazie alle guerra, al gioco diplomatico e ai matrimoni, non emerse un potere in grado di sottomettere gli altri, si creò in pratica una unificazione dei territori. Si venne a creare così un monopolio della violenza legittima ( Max Weber), vale a dire il diritto esclusivo di usare la forza da parte del sovrano. Questo processo di unificazione/pacificazione fra i territori, permise di creare grandi eserciti di persone bene addestrate. Le spese militari, però, a volte riuscivano a raggiungere anche il 70% del bilancio dello stato. Così si creò anche un monopolio fiscale. Le somme da spremere ai contribuenti vengono decise dallo stato, i funzionari hanno ora uno stipendio fisso, che non dipende più da quanto riescono a spremere dai contribuenti, e vengono sottoposti a delle norme astratte.

Parallelamente nasce anche un monopolio monetario, nato dall’esigenza di avere una moneta unica, per facilitare gli scambi. Così lo stato si prese il diritto del conio della moneta. Infine nacque anche un monopolio della giustizia: farsi giustizia da soli non è più consentito, ma è compito dello stato decidere chi ha torto e chi ha ragione. Individualismo: Con la nascita dello stato moderno nasce anche l’individualismo. L’individuo non viene più solo apprezzato per le caratteristiche che lo rendono uguale ai menbri dl suo gruppo, ma viene apprezzato per le proprie caratteristiche. Così in campo religioso, la religiosità individuale prende il sopravvento su quella della chiesa, ora quello che conta è il rapporto diretto tra individuo e divinità. In campo economico, si ha il pieno diritto di disporre di proprietà individuali. Razionalismo: Accanto all’individualismo, nasce anche il razionalismo, la ragione diventa uno dei valori sociali dominanti. Alla fede si sostituisce la ragione, alla quale gli esseri umani possono fare affidamento per decidere il proprio destino. Questo permette di guardare la realtà umana come una realtà oggettiva, non dominata da divinità, e da magie e quindi completamente manipolabile. I sociologi utilizzano diversi modelli per descrivere le caratteristiche della nascita dello stato moderno: Il modello evoluzionistico: secondo questo modello, (massimo esponente Spencer) le società si evolvono come gli animali. Come un piccolo animale, anche l’embrione di uno grosso è formato da poche parti, ma più cresce l’animale, più le parti si moltiplicano e differenziano. Così avviene anche per le società: quanto la società è piccola, è formata da poche parti con poche differenze, ma con l’aumento della popolazione, le divisioni e suddivisioni diventano sempre più marcate. I modelli dicotomici: Questi modelli, si preoccupano di più di descrivere le dimensioni del cambiamento più che spiegarne le cause. Il primo modello dicotomico è stato sviluppato da Maine. Secondo Maine le leggi che regolano i rapporti tra gli uomini si posso distinguere in due classi: lo status e il contratto. Le prime traggono origine dalla famiglia, o tra padrone e schiavo, dove ci sono dei diritti e doveri reciproci. Alla seconda categoria appartengono le leggi che si istaurano liberamente tra individui, quando stipulano tra loro un contratto. Per Maine questo tipo di leggi, nelle società moderne va sempre di più a sostituire quelle di status, anche nella famiglia. Il secondo modello è quello di Durkheim. Lui si chiede perché l’individuo da un lato diventa sempre più autonomo, mentre dall’altro è sempre più dipendente. Questo perché nelle società premoderne (meccaniche) non c’erano l’individualità e le differenze, quindi tutti erano uguali. Al contrario nelle società moderne, (società organiche) grazie all’avvento della divisione del lavoro, ognuno si differenzia dagli altri, e quindi si è tutti dipendenti dagli altri. L’ultimo modello dicotomico preso in considerazione è quello di Tonnies che da un significato diverso a meccanico e organico. Per lui organica è la comunità, la famiglia. Secondo lui nella comunità gli individui vivevano tranquilli e pacifici gli uni accanto agli altri. Con l’avvento delle Società moderne (meccaniche) gli individui restano separati nonostante i fattori che li uniscono.

Il modello delle pattern variables: questo modello dicotomico viene elaborato da Parsons. Egli, per spiegare come le società moderne sono quello che sono attualmente ha elaborato uno schema concettuale formato da cinque coppie di termini: 1: Affettività- Neutralità Affettiva: La società moderna distingue nettamente dove è consentito e dove non è consentito esprimere affettività. 2: Orientamento all’interesse privato- Orientamento all’interesse collettivo: la società moderna opera una netta distinzione tra situazioni in cui le persone agiscono secondo il loro interesse personale e altre in cui si guarda l’interesse personale. 3: Particolarismo- Universalismo: La società moderna distingue nettamente situazioni in cui l’individuo condivide caratteristiche con altri individui (universalismo) e situazioni nella quale si guardano solo quelle personali ( particolarismo). 4: Specificità- diffusione: Nella società moderna tendono a prevalere i rapporti dove gli individui sono coinvolti solo per alcuni dei loro aspetti personali (specificità) e altre dove vengono coinvolti tutti ( diffusione). 5: Iscrizione - acquisizione: Nelle società moderne tendono a prevalere le situazioni in cui non contano le qualità attribuite alla nascita (sesso razza) ma quelle che vengono acquisite durante la vita

CAPITOLO 3 (FORME ELEMENTARI DI INTERAZIONE) Azione sociale: Per azione sociale si intende un agire che sia riferito al comportamento di altri individui. Possiamo distinguere diversi tipi di azioni: Azioni razionali rispetto allo scopo: Se chi agisce valuta razionalmente i mezzi necessari al fine preposto. Azioni razionali rispetto al valore: Se chi agisce ritiene di fare cioè che gli viene comandato dal dovere, dalla dignità, senza preoccuparsi delle conseguenze. Azioni determinate Effettivamente: Se si tratta di pure manifestazione di gioia gratitudine, affetto, odio. Azioni Tradizionali: se riguardano semplici espressioni di abitudini, comportamenti che si ripetono nel tempo. Due o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni, formano una relazione sociale. Se queste persone che hanno una relazione fra loro, agiscono reagendo alle azioni degli altri, formano una interazione sociale. A loro volta, un insieme di persone che hanno fra loro una interazione sociale, formano un gruppo sociale. I caratteri di questi gruppi cambiano con la loro dimensione.

Se si parla di una famiglia, quindi di un gruppo sociale relativamente piccolo, allora l’interazione sociale sarà diretta (si parla faccia a faccia, con gesti e le informazioni sono scambiate con una alta velocità). Se si parla invece di una azienda, quindi un gruppo grosso, allora l’interazione si svolge sia in modo diretto (fra colleghi) , che in modo indiretto ( ordini, scritti). Sempre riguardo alla dimensione del gruppo, si possono notare anche altre caratteristiche fondamentali: Un gruppo di due persone (diade)ha una caratteristica molto importante, se un membro decide di uscire dalla relazione, il gruppo scompare. Anche le triadi (gruppi di tre persone) hanno delle caratteristiche molto importanti: Se due membri del gruppo hanno una controversia, il terzo membro spesso funziona da mediatore, è permette di risolvere queste controversie. Un’altra caratteristica fondamentale dei piccoli gruppi e che nei gruppi pari, ci sono sempre più controversie che in quelli dispari. Un carattere importante del gruppo è il suo grado di completezza, ossia il rapporto fra i membri che fanno effettivamente parte del gruppo, e quelli che avrebbero le caratteristiche per entrarvi (sindacato operaio di 100 persone in una città di milioni di operai). All’interno del gruppo, ogni persona svolge dei ruoli, ossia l’insieme dei comportamenti che in un gruppo ci si aspetta da un membro del gruppo. I ruoli possono essere classificati in due modi: Ruolo specifico: è un ruolo che riguarda un insieme di comportamenti limitati e definiti (operaio) Ruolo diffuso: un ruolo che riguarda un insieme di comportamenti più ampio e meno definito. (madre, padre). Con riferimento ai ruoli, i gruppi si possono distinguere in : Gruppi primari: Piccole dimensioni a ruoli diffusi con contenuti affettivi (famiglia, amici) Gruppi secondari: Grandi dimensioni, ruoli specifici con contenuti più freddi ( aziende) Inoltre i gruppi si possono dividere in gruppi formali se sono basati su uno statuto o regolamento esplicito, gruppi informali, se il gruppo si è formato in modo spontaneo e senza regole per il suo funzionamento. POTERE E CONFLITTO Il potere è la possibilità di trovare obbedienza a un comando che abbia un determinato contenuto (Weber). Un tipo di potere particolare è l’autorità o potere legittimo. L’autorità riguarda relazioni nella quale si ha il diritto di dare ordine e l’obbligo di eseguirli, considerati legittimi da tutti e due gli attori. Se però i soggeti cercano di cambiare i criteri della legittimazione si apre un conflitto. Le proprietà del conflitto sono: -

Il conflitto contribuisce a stabilire e mantenere i confini del gruppo (la destra e la sinistra) I gruppo che richiedono un impegno totale della personalità sono capaci di limitare i conflitti, ma se questi esplodono si arriva anche alla distruzione della relazione (famiglia) Il conflitto con altri gruppi normalmente aumenta la coesione interna (il nemico alle porte spesso fa dimenticare disguidi all’interno del gruppo, e si è tutti più uniti)

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Il conflitto può generare nuovi tipi di interazione fra gli antagonisti ( due bambini che non si conoscono e litigano per un gelato, può succedere che poi ci giocano insieme).

IL COMPORTAMENTO COLLETTIVO Si distingue dal comportamento di gruppo, il comportamento collettivo. Il comportamento collettivo, si riferisce a un insieme di individui, sottoposti a uno stesso stimolo che interagiscono fra loro (le mode nel vestire, frequentare certi locali piuttosto di altri. Ma in assoluto, i tre comportamenti collettivi più importanti sono: Panico: è una reazione collettiva spontanea, che si manifesta in genere con una fuga. Questa comportamento, conduce a una perdita di controllo che spesso finisce in azioni violente, spingere per passare da una porta, calpestare gente caduta. Folla: è un insieme di persone in un luogo che reagiscono a uno stimolo sviluppando umori e atteggiamenti comuni. La folla può esprimere sia atteggiamenti violenti, sia pacifici. In particolare ci sono due tipi di folla: Folla espressiva: è lo sfogo di tensioni sociali con comportamenti inconsueti (festival rock, raduni ecc.) Folla attiva: attenzione e sentimenti degli individui è rivolte su persone e cose, che diventano l’obbiettivo di azioni in genere violente ( azione dimostrativa contro un gruppo di immigrati neri). Pubblico: è un insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno opinioni diverse su come affrontarlo. La differenza fondamentale tra folla e pubblico è dunque che la folla ha una sola opinione, il pubblico più di una. INTERAZIONE E SOCIETA Tornando Sull’argomento delle azioni sociali, è molto importante dire che spesso l’azione che viene eseguita dall’attore, ha conseguenze inattese. Tali conseguenze inattese vengono chiamate: effetti di composizione. A seconda delle azioni e i loro effetti di composizione, si può fare una distinzione fra sistemi di interazione, dove le conseguenze inattese fanno parte di caratteri dell’interazione diretta (insiemi piccoli di persone), e i sistemi di interdipendenza: dove le azioni di ciascun individuo si riflettono su tutti gli altri senza l’interazione diretta (grandi gruppi). N.B.: paradigma dell’azione

CAPITOLO 4(I GRUPPI ORGANIZZATI: ASSOCIAZIONI, ORGANIZZAZIONI) Associazioni e organizzazioni: Sono dei gruppi progettati per raggiungere un limitato scopo, basati su regolamenti chiaramente stabiliti. Le associazioni, però, a differenza delle organizzazioni sono gruppi di persone che si riuniscono tra loro, perché hanno in comune degli interessi, e vogliono cercare di raggiungere o di difenderli, anche volontariamente. Nelle organizzazioni invece, partecipare è un lavoro remunerato, spesso con il denaro. All’interno del gruppo, le decisioni che possono essere considerate del gruppo, vengono definite azioni collettive.

Lo studio delle associazioni, viene ben fatto da Tocqueville, un nobile francese. Egli, infatti individua uno spazio che le associazioni si sono create facendosi largo fra le istituzioni della società, tale spazio viene chiamato società civile. Lo studio delle Organizzazioni invece viene ben fatto da Weber. Egli usa per definire la forma moderna di organizzazione il termine Burocrazia. Per Weber, i principali caratteri della burocrazia e quindi dell’organizzazione sono: -Una divisione stabile e specializzata dei Compiti -Una precisa struttura gerarchica -Competenza specialistica per ogni posizione -Remunerazione in denaro per il lavoro svolto Il problema è che spesso la burocrazia risulta non efficace (capacità di un’azione di raggiungere gli obbiettivi posti) e non efficiente (dispendio di risorse utilizzate per raggiungere l’obbiettivo). Questo problema, fenomeno, viene studiato dai sociologi, costruendo dei modelli teorici. Il primo modello teorico è di Merton: Secondo Merton la burocrazia richiede regole generali e chiaramente definite. Tutto nell’organizzazione deve essere previsto perché i rapporti siano più impersonali possibili. Atteggiamenti così ostacolano la capacità di adattarsi alle continue situazioni particolari, infatti Merton dice che proprio le condizioni che normalmente portano all’efficienza, nelle situazioni particolari portano alla inefficienza. Il secondo modello teorico è di Crozier. (giochi di potere) Al centro della sua attenzione ci sono le relazioni di potere, ossia la possibilità di interferire sul comportamento di altri. Per Crozier, ogni incertezza sulla regolamentazione di un ruolo, da potere a chi quel ruolo svolge. (un ingegnere che produce una macchina, può chiedere più dipendenti nel suo reparto, anche se non servono, perché nessuno sa se è vero o no). La burocrazia di Weber si basa su un principio fondamentale: la prevedibilità dei comportamenti ottenuta con la loro standardizzazione. Infatti, ogni comportamento deve essere eseguito senza errori da una persona, secondo uno schema organizzativo chiamato Organigramma. Questo principio si scontra con due difficoltà: In primo luogo: l’uomo non è una macchina e quindi non è completamente prevedibile. In secondo luogo: é possibile progettare uno schema organizzativo, solo se i problemi che incontra l’organizzazione nello svolgere i suoi compiti sono semplici. Una soluzione a tale problema è la proposta da Drucker. Secondo questo schema, più che alle regole bisogna fare attenzione agli obbiettivi, fissati a grandi linee e non nei dettagli. Inoltre questi obbiettivi, possono essere cambiati o modifi...


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