Bambini e ragazzi ad alto potenziale PDF

Title Bambini e ragazzi ad alto potenziale
Author Andrea Pantano
Course Psicologia clinica
Institution Sapienza - Università di Roma
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riassunto completo e dettagliato del libro...


Description

BAMBINI E RAGAZZI AD ALTO POTENZIALE A CURA DI MARIA ASSUNTA ZANETTI Introduzione In alcune parti del mondo, USA e Regno Unito soprattutto, per un bambino ad alto potenziale le politiche scolastiche riconoscono la possibilità di insegnanti, classi e libri adatti. La plusdotazione (giftedness) in Italia segue una situazione nettamente differente dagli altri paesi d’Europa, ed è un tema che deve essere assolutamente potenziato ed integrato in quanto risulta estremamente carente. Negli USA nel 1972 sono stati presentati dati per dimostrare che il rischio era quello di perdere capitale umano non identificando e supportando studenti di talento e sulla base di questo venne istituito il National Office of Gifted all’interno del Ministero dell’Educazione, per pianificare azioni integrate. A partire dagli anni 80 è stata prodotta un’ampia letteratura scientifica allargando la prospettiva dall’intelligenza al talento, al potenziale, al pensiero critico, alla creatività arrivando al punto di creare strumenti per la valutazione e il supporto. In Europa questo progresso intellettivo si è raggiunto nel 1994, quando il Consiglio Europeo condivise una Raccomandazione circa la necessità di supportare questo potenziale umano portatore di bisogni particolari, che necessitano di un’educazione speciale, capace di garantire il pieno sviluppo delle loro abilità: nessun paese può permettersi di sprecare dei talent. L’Italia non ha ancora pienamente applicato tale Raccomandazione. 1. Alto potenziale Quando si parla di alto potenziale cognitivo si riscontrano diversi termini: - Dotati, superdotati o plusdotati gifted: il termine dote si riferisce a qualcosa di innato, e non è corretto, pertanto è preferibile dotazione che fa riferimento ad un’attitudine spontanea. Plusdotazione si riferisce a soggetti con un livello di abilità generale al di sopra della media oppure dotati di un talento eccezionale in uno specifico campo. - Talentuosi talented: abilità sistematicamente sviluppate, visibili da tutti, in un campo specifico. - Intellettualmente precoci: posseggono uno sviluppo più avanzato rispetto ai pari, più rapido e anticipato, spesso frutto di un’iperstimolazione ambientale e non di una caratteristica propria del bambino. - Ad alto potenziale cognitivo: potenzialità che possono dar vita a risultati straordinari se supportati dall’ambiente. Il bambino plusdotato non è più intelligente, ma funziona con un modo di pensare e una struttura di ragionamento differenti. - Geniali: coloro che hanno una dotazione differente con prestazioni elevatissime e con produzioni originali e creative in vari campi come la musica e l’arte, spesso difficilmente misurabili con strumenti di valutazione oggettiva. I geni possono essere superdotati ma i superdotati non devono essere considerati dei geni. La componente genetica gioca un ruolo importante e il QI è solo un indicatore della possibilità che la giftedness esista ma non deve essere con esso confusa. Non è sufficiente però possedere talento per raggiungere risultati elevati, vi sono bambini che pur avendo un buon potenziale non riescono a realizzarlo (underachievers) poiché è fondamentale considerare il contesto e gli aspetti motivazionali: è importante aiutare i bambini a sviluppare i loro talenti in modo corretto e precocemente.

Nel Rapporto Marland, USA, viene definita storicamente la plusdotazione: individui dotati che dimostrano eccezionali livelli di abilità o competenze in uno o più domini. Domini che includono qualsiasi area o attività con una padronanza nell’utilizzo del sistema di simboli (matematica, musica, lingua) e/o competenze sensomotorie (arte, sport). Definiamo quindi ad alto potenziale una persona che mostra o ha il potenziale, per un eccezionale livello di performance in una o più aree di espressione. Oggi la considerazione è multicomponenziale e non sempre misurabile, come nel caso della creatività o la capacità di leadership; ogni bambino è diverso cosi come lo sono le loro caratteristiche personali e non esiste una sorta di similarità nel modo in cui si comportano, reagiscono o provano emozioni, la verità è che la sola caratteristica comune è l’unicità. Oggi il talento non è più qualcosa che si possiede o meno ma un processo di evoluzione fluida basato su: a) La continua generazione e creazione di nuove capacità b) La capacità di relazionarsi con gli altri c) La voglia di agire e migliorare d) Le occasioni di sfida e di esercizio e) La ricerca di occasioni non banali per mettersi alla prova Cosa fa l’ambiente scolastico, sociale e familiare per favorire le occasioni di crescita elencate? I bambini ad alto potenziale si differenziano dai coetanei per una maggiore attitudine in una o più delle seguenti aree: Abilità intellettiva generale In Italia sono presenti diversi strumenti per misurare il QI, i più comuni sono le scale di Wechsler che misurano l’intelligenza generale attraverso prove verbali e di performance. L’area di intelligenza media è data da un QI di 85-115, l’area di debolezza 140). I secondi hanno identificato sei profili di classificazione: di successo, creativi, sotterranei, a rischio, doppiamente eccezionali e autonomi nell’apprendere. Queste caratteristiche devono essere considerate come indicatori rispetto ai punti di forza e fragilità mostrati dai bambini che ci indicano come sostenerli nel processo di crescita. (-di successo = buona integrazione nei contesti, comportamenti adeguati e alla continua ricerca di accettazione fino al punto di non assumersi il rischio di fallire o deludere gli altri; -creativi = hanno difficoltà ad adattarsi a comportamenti rigorosi, spesso arroganti e ostinati nella difesa del loro punto di vista; -sotterranei = preferiscono rimanere nell’ombra e vivono le alte capacità come un tradimento nei confronti del contesto sociale, sperimentando un conflitto di realtà tra le mete che potrebbero raggiungere e gli obbiettivi

che è giusto perseguire; -a rischio = assumono comportamenti prevaricanti e non rispettosi con successi alternati e una scarsa mentalizzazione delle conseguenze delle proprie azioni; -doppiamente eccezionali = oltre ad un livello di intelligenza superiore presentano una diagnosi in un area di funzionamento come uno spettro autistico o un deficit di attenzione, c’è quindi un divario tra la capacità cognitiva posseduta e l’effettiva riuscita con bassa autostima; -autonomi nell’apprendere = si pongono obiettivi, sono perseveranti e ben inseriti a livello sociale, sviluppano delle graduatorie di interesse e non sempre la scuola è ai primi posti). Oltre agli autori attenti agli aspetti qualitativi e a quelli attenti agli aspetti quantitativi vi sono coloro che riconoscono l’importanza ad entrambi: Debora Ruf individua cinque livelli di plusdotazione che si distinguono per i punteggi di QI e per la precocità nell’acquisizione delle tappe dello sviluppo. Da un primo livello che comprende un QI tra 120 e 129 e buone autonomie sin dai primi mesi, si arriva sino al quinto livello con un QI superiore a 140 e una grandissima capacità di attenzione, ascolto e memoria molto precoce. Queste modalità di classificazione aiutano ad offrire indicazioni sulle traiettorie di sviluppo dei bambini ma enfatizzano anche una diversità all’interno di questa popolazione. Non sempre i bambini plusdotati vengono riconosciuti, in alcuni casi le loro tendenze sono percepite come condizioni psicopatologizzante. In questi casi può esserci una plusdotazione cognitiva non individuata (misdiagnosis) o una situazione di comorbilità (doppia diagnosi). Nel quadro valutativo bisogna sempre tener conto non solo delle peculiarità individuali ma anche delle caratteristiche ambientali, infatti l’intensità di un comportamento inappropriato potrebbe essere il risultato di un disallineamento tra i bisogni individuali e le risorse dell’ambiente. I gifted pensano, sentono ed esprimono in modo differente poiché hanno una differente visione del mondo che porta spesso a comportamenti stravaganti ed etichettati come problematici. Per esempio, bambini che hanno difficoltà a trovare interessi in comune con i coetanei, faticano a stabilire relazioni e tendono all’isolamento e al ritiro; altri con livelli di energia molto elevata faticano a godere di momenti di ozio o a modulare la loro attivazione utilizzando approcci eccessivamente fisici e irruenti. A molte caratteristiche dei soggetti plusdotati può essere associata una valenza prodromica e/o sintomatica fino a divenire invalidante a livello di adattamento sociale ed emotivo; le difficoltà costituiscono una diagnosi secondaria all’AP. Si parla di misdiagnosis nei casi in cui aspetti tipici del funzionamento intellettivo e socioemotivo di un gifted vengano letti come caratteristiche di un quadro diagnostico, tuttavia queste caratteristiche possono essere presenti solo in alcuni contesti come per esempio quando gli argomenti sono ripetitivi e noiosi, generando un’iperattivazione e non un vero e proprio disturbo. È importante presentare prove complesse in maniera graduale per invogliare all’esecuzione di attività ma senza frustrazione, tenendo sempre a mente le differenze tra un bambino AP e uno con disturbo dell’attenzione. I DDAI faticano a seguire le consegne, a mantenere concentrazione e sforzo, commettono errori, dimenticanze, perdono materiale; i bambini AP scelgono quali compiti eseguire e con quali modalità, non persistono nello sforzo se non tollerano la frustrazione del non riuscire, non svolgono compiti noiosi, ripetitivi o che considerano inutili; gli AP sono consapevoli delle regole, polemici e vi aderiscono se le condividono eticamente. I DDAI sono poco costanti nelle relazioni e in difficoltà nell’aderire alle convenzioni sociali; i gifted spesso sono direttivi e bizzarri, correggono gli errori e non scendono a compromessi. Per i soggetti gifted approfondire i propri interessi rappresenta un bisogno non solo intellettivo ma anche emozionale.

4. L’alto potenziale a scuola È importante considerare le differenze tra i docenti caring, hanno a cuore la promozione della potenzialità degli alunni, dai docenti uncaring; le dimensioni che differenziano le due tipologie sono: 1. Il modeling: interesse del docente 2. Democraticità: stile educativo ed equità 3. Le aspettative in base all’individualità: aspetti scolastici ed estrascolastici 4. La nurturance: valutazione delle prestazioni e degli apprendimenti Se un insegnante sviluppa in modo positivo e costruttivo questi quattro punti sarà promotore di sviluppo e apprendimenti efficaci, un buon insegnante. Baiocco individua i tratti richiesti ad un insegnante: flessibilità, rigore, disponibilità e generosità nel dedicare lunghi tempi allo studente, capacità di ascolto e valutazione, insegnare la risoluzione di problemi. Gli insegnanti spesso presentano due problematiche dei bambini AP, la difficoltà nel gestire le relazioni (questi bambini vivono esperienze più adulte) e la difficoltà comportamentale (noia e ripetizioni). Una soluzione è la proposta di apprendimenti cooperativi, cioè: - un tutorato tra pari che si aiutano a vicenda; - momenti di libera scelta dell’attività didattica; - congratularsi ed incoraggiare; - approcciare la globalità dell’apprendimento; - insegnare un metodo di lavoro; - dare un senso al materiale da apprendere; - offrire materiale aggiuntivo; - offrirgli attività di arricchimento; - lavori di gruppo, con scelta da parte dei bambini dell’argomento e valutazioni individuali. Nelle scuole italiane non sono previste misure di supporto a bambini AP, tuttavia sono presenti personalizzazioni del processo didattico L.n. 107/2015. Zanniello propone una personalizzazione finalizzata alla valorizzazione di ogni persona secondo le sue caratteristiche peculiari ponendo il soggetto al centro dell’apprendimento. La didattica personalizzata deve seguire 6 condizioni: 1. adeguamento delle attività educative alla singolarità 2. alunni in grado di scegliere parte dei contenuti 3. libere attività espressive 4. flessibilità nella programmazione 5. autovalutazione 6. valorizzazione delle diverse eccellenze. L’accelerazione a livello internazionale viene riconosciuta in modo positivo, poiché capace di soddisfare i bisogni di bambini plusdotati. Può avvenire per materie, per classi o con passaggi all’università, sempre tenendo conto dell’importanza dello sviluppo emotivo e sociale e della maturità non solo scolastica del bambino. Tipicamente consente un’armonizzazione tra curriculum e capacità del bambino, fornendogli la possibilità di confrontarsi con pari cognitivi con interessi, abilità e motivazione simili. È consigliata per studenti ambizioni che vogliono ottenere velocemente la laurea, e per coloro che prendono la scuola come una sfida. L’accelerazione può avvenire anche in modo parziale, mantenendo la relazione con due classi e differenziando le materie in base ai livelli.

Un bambino può salare una classe, ma spesso le scuole sono restie per la paura che il bambino non siam emotivamente pronto; studi condotti dimostrano il contrario, infatti il salto di classe risponde alle necessità del potenziale cognitivo e alla promozione di un equilibrio nello sviluppo. La famiglia e la scuola devono essere presenti in questo passaggio: prima (preparare il bambino), durante (valutare la prontezza cognitiva e supportare) e dopo (concedere un periodo di 3/6 mesi per l’orientamento). Tale passaggio deve sempre avvenire in collaborazione tra scuola e famiglia. Secondo l’apprendimento autoregolato si impara in modo attivo e costruttivo e gli studenti possono intervenire attivamente nella formulazione della propria conoscenza. Lo studente autoregolato è coinvolto a livello emozionale, motivazionale e metacognitivo, supportandolo nei momenti di stress. È importante proporre una didattica che raggiunga tutte le tipologie di intelligenza, per proporre esperienze arricchenti e stimolanti permettendo anche l’esplorazione creativa. I plusdotati devono essere riconosciuti e valorizzati al pari di coloro che presentano difficoltà, per questo bisogna individuare strategie efficaci in base al loro profilo; una metodologia si basa sull’apprendimento socioemotivo SEL (social emotional learning) attraverso il quale si insegnano al bambino le abilità per riconoscere e gestire le proprie emozioni, dimostrarsi d’aiuto, creare relazioni, prendere decisioni. Il SEL favorisce la buona salute e la creazione di una coscienza etica e di analisi delle situazioni, riducendo problemi di condotta, aggressività e comportamenti distruttivi. Un’alta metodologia è quella dell’apprendimento cooperativo AC (cooperative learning) in cui si crea interazione tra allievi di un gruppo per raggiungere un obbiettivo comune utilizzando il coinvolgimento emotivo e cognitivo per l’apprendimento.

5. La famiglia del bambino ad alto potenziale Non esiste un manuale di regole definite per essere un buon genitore di ragazzi plusdotati, soprattutto considerata la grande eterogeneità di questi, pertanto bisogna individuare strategie creative e personali per intervenire nel compito educativo che spesso si rivela complesso e sfidante. I gifted manifestano una sensibilità e un’intensità che li spinge a profondi bisogni emotivi di fronte ai quali i genitori si sentono impreparati e costretti a chiedere aiuto a specialisti per una valutazione psicodinamica del figlio per avere un quadro e una maggiore comprensione di alcuni comportamenti. Tra le difficoltà principali ci sono: - l’interazione con l’ambiente e la difficoltà ad uniformarsi ad un contesto di norme come la scuola; - le caratteristiche di eccessiva autocritica e di paura ad assumersi rischi. In questi casi la famiglia può rappresentare il supporto per evitare la disaffezione scolastica e comportamenti disfunzionali, nonostante spesso siano proprio i genitori a sentirsi criticati nel proprio ruolo genitoriale e nel loro valore di accudimento e supporto. I genitori di ragazzi AP il più delle volte, devono incoraggiare non solo la sete cognitiva, ma soprattutto la dimensione affettiva e l’indipendenza, di cui questi ragazzi sono spesso carenti. Il percorso di sostegno alla genitorialità supporta nella competenza educativa e nell’acquisizione del ruolo, sottolineando l’importante presenza dei fratelli e delle sorelle e l’importanza di un ambiente adeguato anche a stimolare con materiale adatto e ricco e che porti ad una conoscenza virtuale ma anche e soprattutto concreta delle cose. È risultato fondamentale supportare la famiglia attraverso l’interazione con altri genitori, per condividere passioni, ragionamenti e stati d’animo; così come è risultato importante mantenere un rapporto di condivisione con i docenti per creare alleanze e visioni condivise, finalizzate a capire il minore al meglio ma anche per contenerlo e supportarlo.

6. L’esperienza del LabTalento Il laboratorio italiano di ricerca e intervento sullo sviluppo del talento, del potenziale e della plusdotazione nasce nel 2009 presso l’Università di Pavia sotto la direzione della professoressa Zanetti e Pessa ed è l’unico presente in Italia. L’intento è quello di supportare gli individui dotati nello sviluppo appieno del proprio potenziale ma anche con l’intento di fare ricerca e sensibilizzazione. Gli interventi sono rivolti allo studente alle famiglie e agli insegnanti. Le famiglie contattano il LabTalento attraverso una mail ed indicando il morivo della richiesta di consulenza, il team risponde alla richiesta inviando una scheda informativa per ripercorrere le principali tappe dello sviluppo del figlio e chiedono eventuali documentazioni di valutazione. Al fine di avere un quadro esaustivo viene fissato un colloquio conoscitivo alla sola presenza dei genitori e in fase successiva si procederà con l’iter valutativo per far emergere fattori protettivi e di rischio che agiscono a livello individuale, familiare e sociale scolastico. In fase finale si svolge un colloquio di restituzione alla presenza dei genitori indicando i dati emersi dalla valutazione e per raccogliere maggiori informazioni al fine di contestualizzare e interpretare quanto ottenuto. Non verrà svolto un servizio di diagnosi ma principalmente si vuole svolgere un ruolo di riferimento per famiglie, insegnanti e professionisti con conseguente invio alle strutture più adeguate in caso di bisogno; il LabTalento monitorerà lo stato di sviluppo del bambino nel tempo svolgendo follow-up. Una volta confermato l’alto potenziale è spesso necessario un colloquio di confronto e supervisione con i docenti, per fornire strategie e metodologie appropriate e cercare un ponte tra la famiglia e la scuola. Gli interventi si focalizzano sul miglioramento delle competenze socioemotive del bambino fornendo programmi e strategie di intervento inclusive per l’intera classe. Si propongono strategie didattiche adeguate a valorizzare il talento e il potenziale di ciascuno; in casi specifici si offrono corsi di formazione per i docenti con il sostegno nella stesura di piani didattici personalizzati (PDP). Negli anni è stata creata una rete di interazione su tutto il territorio italiano. All’interno del LabTalento è presente anche uno sportello di orientamento alla crescita per gli adolescenti AP e un percorso di consapevolezza di sé che lavoro sui punti di forza e difficolta del singolo e dei contesti di vita. Si svolgono attività di gruppo per conoscersi e confrontarsi tra pari cognitivi tramite la presentazione di stimoli artistici, visivi o ludici, attraverso laboratori disponibili anche per i piccolissimi....


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