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Title Bozza Brexit ufficiale
Author Luigi Savarese
Course Lingua inglese
Institution Università Telematica Pegaso
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Brexit: analisi di una questione sociale

Indice:

Introduzione Cap I: Le radici socio-economiche 1. Il difficile rapporto tra Regno Unito ed Europa 2. Dal referendum ad oggi Cap II: Brexit: Remains e Leavers 1. I motivi del “Remain” 2. I motivi del “Leave” Cap III: Il caso di EBBW-VALE 1. Storia di una città mineraria 2. L’influenza dell’UE sulle realtà locali 3. La propaganda delle fake news Conclusione Ringraziamenti

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Introduzione

Con il termine Brexit si identifica il processo, avviato ufficialmente il 17 dicembre 2015, che potrebbe porre fine all’adesione del Regno Unito all’Unione Europea. La fine della permanenza del Regno Unito nell'Unione è prevista entro il 31 Otttobre 2019, ma il negoziato sui termini per l'uscita è ancora in corso.

Le radici socio-economiche

1.1 Il difficile rapporto tra Regno Unito ed Europa

I rapporti tra il Regno Unito e l’Europa sono sempre stati caratterizzati da una grande complessità e da momenti di tensione generati principalmente dalla volontà, da parte della Gran Bretagna, di mantenere la sua indipendenza rispetto al comune processo d’integrazione europea. L’Inghilterra, in alcuni momenti storici, ha indirizzato il processo di unione dei paesi europei che, infatti, vide tra i principali promotori proprio il primo ministro britannico Winston Churchill. Quest’ultimo, in un famoso discorso alla gioventù accademica nel 1946 a Zurigo, affermò quanto segue:

Esiste un rimedio che potrebbe rendere in pochi anni tutta l'Europa, o almeno la maggior parte di essa, libera e felice com'è oggi la Svizzera. Qual è questo rimedio sovrano? Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza e in libertà. Dobbiamo creare una sorta di Stati Uniti d'Europa1 1 Discorso di Winston Churchill alla gioventù accademica nel 1946 a Zurigo

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Winston Churchill, pur reputando la creazione di un progetto di unione politica federale sovranazionale come l’unico mezzo atto a soddisfare la comune esigenza dei paesi europei di uscire dalle violenze del secondo conflitto mondiale ed in grado di garantire una stabilità politica ed economica all’intero continente europeo, fissò la futura linea politica del paese, caratterizzata dal mantenimento di un certo livello di indipendenza dal resto dell’Europa, con il suo discorso al Parlamento dell’11 maggio del 1953:

Da che parte stiamo? Non siamo membri della Comunità Europea di Difesa, né intendiamo unirci al sistema federale europeo. Eppure, sentiamo di avere una relazione speciale con entrambi. Questo concetto si può esprimere meglio mediante preposizioni, con la preposizione “con” piuttosto che con quella “di” – noi siamo “con” loro, ma non “di” loro. Noi abbiamo il nostro Commonwealth e il nostro Impero2

Con questo discorso, Churchill lascia intendere chiaramente che il Regno Unito, pur non facendo parte della CED3, le avrebbe comunque garantito un supporto militare e politico per preservare il suo ruolo di guida e la sua posizione strategica come anello di congiunzione fra Stati Uniti, Commonwealth ed Europa. Dopo il fallimento del progetto CED, che prevedeva la costruzione di un esercito comune europeo, ebbe successo, invece, il processo che portò Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi a fondare la CEE4 il 25 marzo 1957. La creazione di questa organizzazione rappresentò un importante passo verso l’unione economica, politica e sociale dei paesi europei poiché avrebbe gettato le basi per la creazione della successiva Unione Europea.

2 Discorso di Winston Churchill al Parlamento Britannico dell’11 maggio del 1953 3 La Comunità europea di difesa (CED) fu un progetto di collaborazione militare tra gli stati europei proposto e sostenuto dalla Francia con la collaborazione dell'Italia. Il progetto fallì per l'opposizione politica della Francia, dovuta a un suo successivo ripensamento. 4 La costituzione della Comunità economica europea è stata sancita con i Trattati di Roma del 1957.

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Il Regno Unito, inizialmente, si mantenne al di fuori di tale organizzazione, a causa della nascita delle prime correnti schierate contro il processo di integrazione in atto nel continente provenienti sia dal Tory Party5 che dal Labour Party6, fondando l’EFTA7 assieme a paesi esterni alla CEE come Danimarca, Portogallo, Austria, Svezia, Norvegia, Svizzera, allo scopo di costituire un’area di libero scambio, che sarebbe servita alla Gran Bretagna per creare una serie di rapporti commerciali vantaggiosi in competizione con l’area della CEE. L’EFTA, però, non produsse sensibili miglioramenti nelle economie dei Paesi membri e la stessa Gran Bretagna non fece altro che attendere il momento giusto per entrare a far parte della CEE che, dopo vari tentativi andati a vuoto, si presentò nel 1973. Successivamente, il 5 giugno 1975 si tenne un referendum sulla permanenza del Regno Unito nella CEE il cui esito decretò la preferenza dell'opinione pubblica verso la permanenza (67.2% dei consensi dei britannici). La permanenza fu sostenuta principalmente dal Partito Laburista, allora al governo con Harold Wilson, ma anche da parte del partito dei conservatori guidati dalla leader Margaret Thatcher, del Partito Liberale, il Partito Social Democratico, il Partito dell'Alleanza dell'Irlanda del Nord ed il Partito Progressista Unionista di Avanguardia, mentre per l'abbandono della CEE si schierarono la sinistra del Partito Laburista, una minoranza dei conservatori, il Partito Unionista dell'Ulster, il Partito Comunista di Gran Bretagna, il Fronte Nazionale Britannico ed il Partito Nazionale Scozzese. Nonostante si fosse mostrata a favore della permanenza nella CEE durante il referendum, una volta diventata primo ministro nel 1979, Margaret Thatcher si fece portavoce del crescente malcontento popolare nei confronti dell’Europa. Famoso fu un discorso della Iron Lady spesso citato con lo slogan “I want my money back”:

5 Il Partito Conservatore è un partito politico britannico d'ispirazione conservatrice e unionista. 6 Il Partito Laburista è un partito politico britannico storicamente riconducibile al socialismo democratico e alla socialdemocrazia 7 Associazione europea di libero scambio, è un'organizzazione interstatale che promuove il libero scambio e l'integrazione economica tra gli stati membri

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Noi non stiamo chiedendo un penny alla Comunità monetaria per la Gran Bretagna. Ciò che stiamo chiedendo è la massiccia restituzione dei nostri soldi, al di fuori di quanto noi abbiamo contribuito alla comunità, che è coperta dai nostri introiti provenienti dalla Comunità.8

M. Thatcher, da un lato, si oppose con forza ai cospiqui contributi versati dal Regno Unito alla CEE, entrò in conflitto con i governi dei singoli paesi europee e criticò aspramente le politiche economiche portate avanti dalla comunità europea che spesso non erano in linea con l’economia britannica, ma, allo stesso tempo sostenne l’Atto Unico Europeo del 1986 che mirò a costruire il mercato unico europeo. Quest’atteggiamento di “distacco parziale” dalla realtà comunitaria europea seguì la strada tracciata da W. Churchill negli anni 50 del Novecento, quella di un Regno Unito “con l’Europa ma non dell’Europa”. Questa linea politica fu evidente nel celebre discorso di Brugge del 1988 in cui M. Thatcher si mostra favorevole alla cooperazione ma non all’unione federale.

Il nostro destino è in Europa, come parte della Comunità, ma questo non vuol dire che il nostro futuro risiede solo nell’Europa. La Comunità non è mero fine. Io sono la prima a dire che, su molte questioni, le nazioni europee dovrebbero parlare con una sola voce […] ma per lavorare insieme non c’è bisogno di centralizzare i poteri a Bruxelles, né di far prendere le decisioni ai burocrati.9

L'opposizione all’unione federale europea divenne la battaglia principale per la Iron Lady nel momento in cui il dibattito si incentrò sulla partecipazione allo SME 10 e sull’adozione di un unico sistema monetario. Famoso fu il suo “no” all’accentramento dei poteri a Bruxelles – ripetuto per tre volte durante un discorso al parlamento britannico – e all’adozione di una moneta unica.

8 Tratto dal vertice CEE a Dublino, 30 Novembre 1979 9 Discorso al collegio d'Europa di Bruges, 20 Settembre 1988 10 Il sistema monetario europeo (SME), entrato in vigore il 13 marzo 1979, sottoscritto dai paesi membri dell'allora Comunità Europea – ad eccezione della Gran Bretagna, entrata nel 1990 – e cessato di esistere il 31 dicembre 1998 con la creazione dell'Unione economica e monetaria.

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Il Presidente della Commissione Delors, nel corso di una conferenza stampa nei giorni scorsi ha detto che vuole che il Parlamento Europeo sia il braccio democratico della Comunità, che la Commissione sia il ramo esecutivo e che il Consiglio dei Ministri sia il Senato. No. No. No . [...] Questo governo non ha intenzione di abolire la sterlina. Se l’ECU dovesse evolversi in qualcosa di più grande, allora diventerebbe una decisione importante per i futuri governi e le future generazioni. Questa decisione può essere presa una e una sola volta […] Quello che viene proposto ora – un’unione economica e monetaria – rappresenta l’anticamera di un’Europa federale, che noi rigettiamo totalmente e con forza. Preferiamo piuttosto la cooperazione economica e monetaria 11

Dopo il dibattito, il vice-ministro Geoffrey Howe si dimette ed il partito si spacca, con la Thatcher che fu costretta a dimettersi. Il 28 Novembre 2018 John Major, già ministro nei precedenti governi di Margaret Thatcher, divenne Primo ministro del Regno Unito. Major si fece promotore di una maggiore integrazione europea tanto che il suo governo tentò di ratificare il trattato di Maastricht già nella prima metà del 1993. Nonostante una forte opposizione proveniente dall'ala euroscettica dello stesso partito di Major, il Regno Unito firmò il trattato di Maastricht che entrò in vigore il 1° Novembre 1993. A causa di un periodo di recessione durato dal 1992 al 1996 e dei continui scontri interni al partito, il partito Conservatore cominciò man mano a perdere consensi a favore del partito Laburista. Tale processo culminò con le elezioni del 1° maggio 1997 in cui ci fu la vittoria dei Laburisti, mentre i Conservatori subirono la peggiore sconfitta elettorale di un partito al governo dopo la riforma del 1832. Successivamente Major si recò a Buckingham Palace per informare la regina delle sue dimissioni da Primo ministro, non prima di aver annunciato la sua intenzione di rassegnare le dimissioni da leader dei conservatori.

11 Discorso alla Camera dei comuni sull'avvicinamento del Regno Unito all'Europa, 30 ottobre 1990

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Il leader dei laburisti, Tony Blair, divenne primo ministro il 2 Maggio 1997 e con la sua elezione si aprì un periodo di maggior cooperazione con l’Unione Europea. Il nuovo primo ministro si mostrò, inoltre, favorevole all’adozione della moneta unica a differenza del suo carismatico cancelliere Gordon Brown. Quest’ultimo, infatti, si schierò a favore dell’indipendenza monetaria del Regno Unito tanto che, nel 1997, definì insieme al suo assistente dell'epoca, Ed Balls, cinque criteri economici volti ad identificare un insieme di principi atti a valutare la disponibilità del paese ad aderire all'eurozona e ad adottare l'euro come propria valuta. Anche se la valutazione di tali criteri effettuata dal governo portò alla decisione di mantenere la sterlina, il Regno Unito sotto la guida dei laburisti prima con Blair e poi con il suo successore – lo stesso Gordon Brown – visse un periodo caratterizzato da un generale consolidamento dei rapporti con l’UE – tralasciando un periodo di tensione a causa del sostegno inglese all’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003 – che culminò con la firma del Trattato di Lisbona12 il 13 dicembre 2007. A seguito dei risultati delle elezioni generali del 2010 che videro la coalizione dei conservatori (36,1%) e dei liberal-democratici (23%), l’11 Maggio 2010 Gordon Brown presentò le dimissioni dalla carica di primo ministro ed il conservatore David Cameron fu eletto come suo successore.

1.2 Dal referendum ad oggi

Le crescenti pressioni antieuropeiste interne al Regno Unito portarono nuovamente alla ribalta il Tory Party che vide, nel 2010, la nomina del proprio leader, David Cameron, come primo ministro. Già all’inizio del suo mandato, Cameron trovò una situazione molto complessa e di difficile gestione a causa, innanzi tutto, degli effetti derivati da un periodo di recessione – avvenuto a cavallo del biennio 2008/2009 – che costrinsero il nuovo primo ministro a dover adottare delle politiche di 12 Il Trattato di Lisbona entrato ufficialmente in vigore il 1º dicembre 2009, ha apportato ampie modifiche al Trattato sull'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea. Rispetto al precedente Trattato, quello di Nizza, esso abolisce i cosiddetti "tre pilastri", provvede al riparto di competenze tra Unione e Stati membri, rafforza il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali, anche attraverso l'attribuzione alla Carta di Nizza del medesimo valore giuridico dei trattati.

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austerità foriere di un crescente malcontento popolare. In un clima del genere – anche a causa del levarsi di un vento xenofobo e nazionalista – vennero alimentate le mai sopite correnti euroscettiche tanto all’interno dell’opinione pubblica quanto all’interno dello stesso partito conservatore accrescendo, inoltre, la mole dei consensi ottenuti dall’UKIP13 guidati da Nigel Farage. Per tali ragioni, il 23 gennaio 2013 in un celebre discorso tenutosi alla sede di Londra dell’agenzia di stampa Bloomberg, Cameron promise l’indizione di un referendum sull’appartenenza all’Unione Europea, in caso di vittoria alle successive elezioni generali del 2015 e conferma come primo ministro.

That is why I am in favour of a referendum. I believe in confronting this issue – shaping it, leading the debate. Not simply hoping a difficult situation will go away. Some argue that the solution is therefore to hold a straight in-out referendum now. I understand the impatience of wanting to make that choice immediately. But I don't believe that to make a decision at this moment is the right way forward, either for Britain or for Europe as a whole. [...] The next Conservative manifesto in 2015 will ask for a mandate from the British people for a Conservative government to negotiate a new settlement with our European partners in the next parliament. It will be a relationship with the single market at its heart. And when we have negotiated that new settlement, we will give the British people a referendum with a very simple in or out choice. To stay in the EU on these new terms, or come out altogether. It will be an in-out referendum. 14

Successivamente, il 7 maggio 2015: il partito conservatore vinse le elezioni e, come promesso, Cameron confermò il referendum. Il 17 dicembre 2015 l’European Union Referendum Act 2015, la legge che stabilisce di tenere un referendum consultivo sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea, riceve il royal assent15 ed entra in vigore. 13 Il Partito per l'Indipendenza del Regno Unito (in inglese UK Independence Party, UKIP) è un partito politico britannico euroscettico, fondato nel 1993 da un gruppo di scissionisti del Partito Conservatore con l'obiettivo principale del ritiro del Regno Unito dall'Unione europea. 14 Discorso di Cameron alla sede di Londra dell’agenzia di stampa Bloomberg, 15 Indica il beneplacito concesso dalla Regina ad una legge approvata da entrambe le Camere o dalla sola Camera dei Comuni nei casi previsti. Una volta ottenuto, la legge diventa direttamente un Act of Parliament e come tale entra immediatamente in vigore, tranne che nei casi in cui sia stabilito diversamente.

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La strategia politica intrapresa da Cameron fu un vero e proprio azzardo in quanto il suo reale obiettivo fu, da un lato, quello regalare al Regno Unito un maggior potere contrattuale per rinegoziare alcuni accordi con l’Unione Europea – forte del fatto che l’Europa avesse tutti gli interessi nell’ammorbidirsi nei confronti del Regno Unito per non fomentare i movimenti antieuropeisti britannici – dall’altro, quello di placare le correnti euroscettiche interne al partito dei conservatori che lo contrastavano. Il 20 febbraio 2016 Cameron, infatti, raggiunse un accordo con gli altri leader politici europei ottenendo – in cambio del suo pubblico schieramento a favore del remain16 – un consolidamento dello status di “membro speciale” del Regno Unito all’interno dell’UE. In particolare, al Regno Unito fu garantita maggiore indipendenza delle società finanziarie con sede nel Regno Unito dai regolatori europei e la possibilità di ridurre i benefici fiscali verso i cittadini di altri paesi della UE, oltre all’esclusione da parte di alcuni trattati che riguardavano solo la parte “più stretta” dell’UE. Come da accordi presi con gli altri leader europei, Cameron si schierò apertamente a favore della permanenza del Regno Unito all’interno dell’UE volendo, anzi, utilizzare il referendum come un’arma per dimostrare ai propri oppositori che la maggior parte del popolo britannico fosse anch’esso a favore della permanenza. Questo rappresentò un grave passo falso commesso da Cameron, poiché, nonostante anche i sondaggi avessero previsto una vittoria del remain sul leave17 per due punti percentuali, il referendum – svoltosi il 23 giugno 2016 nel Regno Unito e a Gibilterra – si è concluso con il voto favorevole all'uscita del Regno Unito dalla UE con il 51,89% di preferenze. L’esito del referendum, pur essendo di tipo consultivo, decretò di fatto l’inizio del processo di uscita del Regno Unito dall’UE non senza scatenare, però, una lunga serie di dibattiti e polemiche soprattutto a causa della

16 Movimento, nato a fronte dell’indizione del referendum sulla permanenza nell’UE, schierato a favore della permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea 17 Movimento, nato a fronte dell’indizione del referendum sulla permanenza nell’UE, schierato a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea

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piccola distanza di preferenze ottenute dal leave rispetto al remain (solo 3,78% punti percentuali di differenza). Sconfitto dal fallimento della sua stessa strategia, a causa dell'esito del referendum, l'11 luglio 2016 lasciò la leadership del Partito Conservatore ed il 13 luglio successivo la conservatrice Theresa May divenne primo ministro e – in un celebre discorso – si fece carico del delicato compito di gestione del processo di uscita dall’Unione Europea

We are living through an important moment in our country’s history. Following the referendum we face a time of great national change and I know because we’re Great Britain that we will rise ot the challenge. [...] As we leave the European Union, we will forge a new, bold, positive role for ourselves in the world, and we will make Britain a country that works, not for the privileged few, but for every one of us. [...] That will be the mission of the government I lead, and together, we will build a better Britain.18

Fin dal suo insediamento, il nuovo primo ministro portò avanti la volontà emersa dal referendum ed invocò l’utilizzo dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona sull'Unione europea secondo cui, uno Stato membro può notificare al Consiglio europeo la sua intenzione di separarsi dall'Unione negoziando un

accordo

di

ritiro

tra

l'Unione

europea

e

lo

Stato.

La notifica dell'attivazione della procedura di uscita fu resa effettiva il 29 marzo 2017 a seguito dell'approvazione da parte del Parlamento del Regno Unito di una legge nota come European Union (Notification of Withdrawal) Act 201719 che ha ricevuto il royal assent il 16 marzo precedente. L'atto del parlamento autorizzava il primo ministro Th...


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