Bruni - Smerilli - La leggerezza del ferro - OMI PDF

Title Bruni - Smerilli - La leggerezza del ferro - OMI
Author Nome Cognome
Course Istituzioni di economia civile
Institution Libera Università Maria Santissima Assunta
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La leggerezza del ferro: Un’introduzione alla teoria economica delle Organizzazioni a Movente Ideale di Luigino Bruni in Vivaio, Vivaio, Alleanze per Lo Sviluppo L’economia, e con essa la società, sta attraversando una fase di cambiamento epocale. Le imprese e i mercati attuali si stanno progressivamente allontanando dal modello con il quale li abbiamo immaginati vissuti e descritti solo fino a pochi decenni fa. In particolare, diminuisce, ai fini del successo e della durata delle imprese, sempre più il peso relativo dei capitali tecnologici e finanziari, e aumenta quello delle persone (del capitale umano), del capitale sociale e civile, dei beni relazionali. Le imprese, sia le piccole che le grandi, oggi crescono e muoiono soprattutto per l’inadeguata (rispetto alle sfide) capacità di tenere assieme persone con motivazioni e preferenze diverse, in un mercato nel quale i ruoli della gerarchia, dei sindacati e della politica (i collanti delle imprese e delle organizzazioni tradizionali) stanno cambiando rapidamente e radicalmente. In un tale contesto, la risorsa più scarsa, e quindi più fragile, sarà sempre più l’arte di tessere relazioni, la capacità di far sì che la diversità umana, dentro e fuori le imprese, non imploda nel caos e nell’anarchia, ma dia luogo a nuove sinergie. Anche se può apparire paradossale all’osservatore che segue la vita economica e civile tramite i talk show televisivi, in realtà mai come oggi la competizione di mercato si gioca sulla qualità delle persone, sui rapporti tra di loro, soprattutto quando questi rapporti sono non di comando o di obbedienza, ma di reciprocità su un piano di uguaglianza (gli esseri umani non trovano particolarmente difficile comandare o ubbidire, ma interagire con gli altri su un piano di vera uguaglianza). Sta rapidamente e inesorabilmente tramontando la comunità antica ineguale basata sullo status e sulla gerarchia, ma non abbiamo ancora trovato nella famiglia, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nella società civile e politica nuove e positive forme di vita in comune tra uguali. Di fronte a questo vuoto oggi rischiamo però di rispondere con la mutua indifferenza o con l’intolleranza. Anche per queste ragioni questo libro parla soprattutto di rapporti, di persone, di motivazioni, all’interno di organizzazioni e dell’economia, e ne parla a partire da un tipo di organizzazione nella quale è particolarmente evidente il ruolo cruciale che svolgono le persone e le loro motivazioni. Sono le organizzazioni che chiameremo Organizzazioni a Movente Ideale (OMI). Partendo da queste organizzazioni, che sono radicalmente people e motivation based, vorremmo immaginare e suggerire quantomeno una prima grammatica e qualche elemento di semantica dell’intreccio tra motivazioni, incentivi, gratuità e comportamenti cooperativi, elementi presenti, in misure e in modalità diverse, in ogni organizzazione. Infatti, le organizzazioni puramente speculative sono poche e, soprattutto, durano poco tempo, come ci ha rivelato con particolare forza la crisi finanziaria ed economica dalla quale stiamo cercando con fatica di uscire. L’economista svizzero Bruno Frey(2009) ha recentemente messo in luce che la vita media delle assicurazioni speculative americane e dei fondi di investimento che sono stati travolti dalla crisi finanziaria, è stata di pochi anni; le abbazie benedettine medievali del centro Europa duravano, invece, mediamente quasi cinque secoli. Se

oggi, ad esempio, l’economia italiana riesce tutto sommato a reggere nella grande crisi che stiamo vivendo (giugno 2010), non lo si deve certo e principalmente al grande capitalismo finanziario e speculativo di grandi imprese e banche, ma al tessuto di piccole imprese, radicate nei territori, che spesso hanno ereditato quella cultura tacita e quei saperi cresciuti attorno ad abbazie e conventi, che lottano e innovano ogni giorno per vivere, che non consideriamo nella sostanza troppo distanti da quelle organizzazioni che in questo libro chiamiamo OMI. Perché allora un libro sulle organizzazioni a movente ideale, quindi un libro sul rapporto tra ideali, organizzazioni ed economia? La ragione principale è la nostra convinzione che l’economia non sia un luogo eticamente neutro, cioè un luogo dove possono entrare solo tecnici “addetti ai lavori”. Noi crediamo che l’economia sia un brano di vita, dove gli uomini e le donne mettono in campo tutte le loro passioni, vizi e virtù. In economia c’è sempre stato, e ad ancora oggi c’è, spazio persino per gli ideali più alti, come la storia dei carismi nelle chiese, del movimento cooperativo, dei sindacati, dell’economia sociale, ci hanno raccontato nei secoli, e come ancora oggi ci raccontano. Chi narra correttamente la storia economica di ieri e di oggi sa che nell’arena economica, assieme ai più gravi peccati, si incontrano grandi virtù, persone che hanno fatto e fanno dell’economia luoghi di autentica eccellenza umana e spirituale, come ci mostra anche la vita di tanti lavoratori, banchieri, sindacalisti e imprenditori, che sono stati e sono capaci di raggiungere le vette della perfezione umana, facendo dei loro luoghi di lavoro e delle loro imprese degli autentici santuari dell’umano vero. Ma quando gli ideali entrano nella sfera economica e civilil e relazioni umane si arricchiscono e si complicano allo stesso tempo: aumentano i conflitti, i rischi, gli errori, ma aumenta anche la qualità della vita, dentro e fuori delle organizzazioni. Aumentano le “ferite” ma con esse anche le “benedizioni”, e spesso aumentano assieme senza poterle separare (Bruni 2007). Questo saggio è un’indagine sulla maggiore complessità, ma anche sulla maggiore qualità umana, che ritroviamo nelle organizzazioni (economiche, sociali, politiche, religiose, educative …) quando gli ideali le fanno nascere, le fanno vivere e le alimentano giorno dopo giorno, nella fatica appassionante e sorprendente del quotidiano. L’ispirazione che ha originato questo saggio è soprattutto un dato di vita, di esperienza, e non primariamente letture di libri o di articoli scientifici. Gli autori sono accomunati da due elementi: entrambi vivono e operano all’interno di comunità e di organizzazioni a movente ideale; entrambi sono cultori di teoria economica. Ci è pertanto parsa un’espressione naturale del nostro mestiere, che non concepiamo come un “tecnicismo uncommitted”(per usare una bella espressione di Giacomo Becattini, uno dei nostri maestri) ma come impegno civile e etico, utilizzare le nostre conoscenze per gettare qualche raggio di luce in un territorio ancora troppo poco esplorato dalla teoria economica e sociale, quello cioè delle tipiche dinamiche che si vivono in quelle organizzazioni tenute assieme dall’adesione da parte dei suoi membri ad un ideale comune. Queste organizzazioni possono essere economiche, e quindi imprese, che a differenza dalle imprese viste come un insieme di contratti e di incentivi o macchine per far soldi (se ci riescono), sono invece animate e tenute assieme anche da ideali e da motivazioni primariamente non monetarie (e ce ne sono molte, lo abbiamo

visto), che interagiscono con stipendi, profitti, incentivi e mercati. Ecco perché il nostro discorso sulle OMI non si limita solo ad imprese o ad OMI “economiche”; vorremmo invece rivolgere il nostro discorso ad ogni organizzazione a movente ideale, anche quelle che non hanno una natura o un fine tipicamente economico, come, ad esempio, un partito politico, un ordine religioso, una associazione culturale o ambientalista, un sindacato o una ONG per i diritti umani, le cui dinamiche motivazionali e relazionali possono, o potrebbero, essere descritte e interpretate dai modelli e dalle analisi che presenteremo. Crediamo che questo allargamento di analisi sia oggi necessario, anche perché una delle caratteristiche della post-modernità è il crollo del confine tra l’economico e non economico: allora l’analisi economica, almeno quella buona e non ideologica, può risultare utile, sempre in sinergia con altri ambiti disciplinari. È quanto cercheremo di fare nelle pagine che seguono, dove alle categorie della scienza economica uniremo alcuni strumenti della psicologia, della storia, della sociologia delle organizzazioni, e della filosofia. Tra le tante possibili prospettive o l’oggetto formale di un discorso sulle organizzazioni, abbiamo voluto riservare un’attenzione tutta speciale all’analisi dei momenti di passaggio o di crisi, soprattutto quelli complessi e problematici che coinvolgono l’identità dell’organizzazione, dal cui superamento dipende lo sviluppo di ogni organizzazione, non solo delle OMI. La vita, individuale e collettiva, quando fiorisce e funziona, può anche essere letta come una successione di crisi affrontate e superate. E ogni crisi, sia individuale che istituzionale, è ambivalente: può essere l’inizio di una nuova primavera, può metterci cioè nelle condizioni di scoprire la nostra vocazione profonda, oppure può farci uscire peggiori o bloccare il cammino di crescita psicologica e spirituale. Anche per questa ragione è utile conoscere la grammatica e magari la semantica delle relazioni che si instaurano all’interno di queste organizzazioni, allo scopo di capirne meglio la morfologia e intervenire con strumenti più efficaci nei momenti nei quali le crisi emergono (che sono i momenti cruciali: quasi sempre l’inizio è il momento più importante di un processo vitale). E poterle superare con successo. Luigino Bruni e Alessandra Smerilli...


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