Canne al vento - Grazia Deledda (Unità 1) PDF

Title Canne al vento - Grazia Deledda (Unità 1)
Course Letteratura e cultura dell'Italia contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Appunti di 'Canne al vento' - Grazia Deledda (Unità 1)...


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CANNE AL VENTO – Grazia Deledda (1913) “Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento.” Tema della colpa, passioni, rappresentazione della Sardegna... RIASSUNTO Il primo capitolo inizia con Efix, il servo delle sorelle Pintor. Lavora da molto tempo per conto delle padrone nel poderetto. Tutto gli fa credere che sarà una buona annata, ma non è così. A salire al Poderetto, è Zuannantò. Le sorelle vogliono che lui torni. Efix torna, con la mente, ai tempi di quando ancora il padre delle sorelle era vivo. Nel secondo capitolo, Efix si reca a Galte dove c’è il palazzo decaduto delle sorelle. Arriva a casa e apprende che il telegramma è stato inviato da Don Giacinto, il figlio della quarta sorella. La quarta sorella, tanti anni prima aveva abbandonato l’isola e si era sposata in un altro continente. Le tre sorelle: Ester, Ruth e Noemi. Ester ha segretamente invitato Don Giacinto. Ruth non si esprime. Noemi sembra essere contraria all’idea. Efix, invece, sembra essere contento perché il suo arrivo potrebbe risollevare la famiglia. Efix si reca dall’usuraia e lungo la strada incontra la nonna di Zuannantò. Con questa donna vive un’altra nipote, Grixenda. Va dall’usuraia a chiedere dei soldi per comprare un berretto e fare bella figura con Don Giacinto. Passano le settimane, ma Giacinto non arriva. Si presenta a Maggio, durante il periodo di balli, feste e celebrazioni. Giacinto si presenta a cavallo di una bicicletta (moderna per i tempi). Noemi lo accoglie come un ospite. Gli prepara da mangiare, un letto, etc… Lui si informa sulla vita del paese. Nel quarto capitolo abbiamo una rappresentazione della festa. Ci sono capanne costruite accanto ai santuari. Ad un certo punto compare una bicicletta rossa e alla guida c’è Giacinto. Efix parla tanto con il ragazzo e sicuramente nota dell’inquietudine. Nel quinto capito, Efix torna al poderetto ed incontra Don Pedru. Don Pedru intima Efix a vendere il poderetto. Torna al luogo della festa e scopre che Giacinto e Grixenda hanno iniziato a conoscersi. Il problema è che lei è una popolana. Poesia all’improvviso → un’usanza che era molto famosa nelle campagne italiane. Viene dato un tema e i più bravi si sfidano a comporre poesie in rima su quel determinato tema. Americhe → terre di immigrazione nel quale si recavano tante persone da tutte le parti d’Italia. Nel sesto capitolo, zia (dato di rispetto) Pottoi (la nonna di Grixenda) chiede a Efix che cosa vuole fare Giacinto con sua nipote. Zia Pottoi aveva già vissuto questa storia, con il nonno di Giacinto. Tema dell’atavismo: ripetersi di determinate cose in questo mondo tradizionale. Giacinto vuole sposare Grixenda, ma le zie non sono d’accordo perché lei è povera.

Giacinto racconta ad Efix che cos’è successo veramente e perché è qui. Giacinto era un giocatore d’azzardo. Una volta aveva un lavoro stabile, ma poi è stato licenziato perché non riusciva a smettere di giocare d’azzardo. Noemi è molto arrabbiata, perché non vuole che Giacinto si sposi con Grixenda. Si scopre più avanti che il ragazzo prendeva dei soldi dall’usura. Efix va dall’usuraia (Kallina), si arrabbia, ma lei lo accusa di essere un assassino. Kallina minaccia anche di mandare in prigione Giacinto, perché lui falsificava le firme delle cambiali. Efix, in passato, aveva ucciso il padre delle tre sorelle. L’usuraia si era arricchita perché (leggenda narra) aveva incontrato il fantasma del barone che le aveva dato le monete d’oro. Zia Noemi si invaghisce di Giacinto. Zia Noemi viene a sapere che Giacinto falsificava le firme delle cambiali. Zia Ruth muore. Giacinto scappa. Efix gli dice di non tornare mai più nella casa delle zie. I due litigano. Don Pietro vuole sposare Zia Noemi (sua cugina). Don Pietro chiede a Efix di chiedere la mano a Zia Noemi, ma lei rifiuta. Giacinto cambia vita e si mette a lavorare in un mulino. Efix, per una specie di penitenza, decide di vivere da mendicante. Efix si ammala di malaria, una malattia che colpiva tantissime persone ai tempi.

“Canne al vento” propone una storia di una decadenza, non solo della famiglia ma di anche tutto un paese. Al centro troviamo tre sorelle superstiti di una nobile famiglia e dall’altro lato il servo. Efix assume il ruolo del protagonista assoluto. Il servo è attaccato alla famiglia come un muschio alla pietra. È un personaggio angosciato, dalla mente complessa. Giacinto non si può considerare un eroe venuto a salvare la situazione. Giacinto è un personaggio affascinante, ma anche dissoluto e debole moralmente. Deledda attribuisce a Giacinto un’innocenza. Questo giustifica il suo desiderio di scappare da una realtà che lo delude e lo umilia. Fin dal primo capitolo, ci sono tutti i personaggi principali. Ogni capitolo termina con la suspense per attirare i lettori e convincerli a leggere. Sono nascosti degli indizi che diranno molto al lettore. Il romanzo è strutturato sul gioco di due elementi: •

il presentimento, l’attesa di un cambiamento;



la rivelazione di ciò che accadde molti anni prima. La rivelazione dell’omicidio del padre delle tre sorelle. Quasi come un giallo.

Peccati di orgoglio. Il castigo è dentro il cuore dei personaggi che si macinano e si distruggono da dentro. 1° CAPITOLO → il poderetto è il mondo di Efix. Subito abbiamo delle informazioni. Vediamo il mondo attraverso gli occhi di Efix. Il punto di vista è suo, lo sguardo è suo. Zannantò chiede ad Efix che cos’è successo in passato. Questo permette di introdurre i personaggi del passato. Permette di introdurre i fantasmi che riempiono la mente di Efix. Analessi → flashback. Efix ricorda la sera in cui Lia è scappata di casa.

Zannantò usa delle esche per suscitare l’interesse dei lettori. Alcune riguardano il passato, altre riguardano il futuro. A tenere insieme il passato e il futuro è la lettera. La Deledda insiste tantissimo sul colore (“Lettera gialla”). La Deledda ci pone in contatto con le credenze e la mentalità tipica del popolo sardo che intende descrivere. La Deledda mischia le credenze sarde con la religione. Efix sente delle creature. Il narratore descrive tutti gli spiriti che Efix sentiva di fianco a lui. Efix ha un cristianesimo quasi più superstizioso. Il narratore si limita a riportare le credenze. Raccontare è un’attività comune a tutti gli uomini. Per l’essere umano è un’attività normalissima. Narrare è riferire una serie di eventi collegati tra di loro. Nelle storie messe per iscritto, il tempo è antecedente a quello del discorso. Il tempo del narratore è presente, ma la storia narrata è nel passato. Questo è per aumentare l’effetto del reale. • •

Imperfetto → tempo dello sfondo Passato remoto → scene in primo piano

Effetto telecamera → raccontare un’impresa diretta. Puoi narrare ciò che provi, ciò che pensi. Caratteristiche del narratore: la Deledda ci fa capire in che anno è ambientata la vicenda. Abbiamo alcuni elementi che ci fanno capire che la vicenda è ambientata tra la primavera 1912 e l’ autunno del 1913. L’indizio fondamentale è nel capitolo V (poeti che cantano della guerra in Libia). Il secondo indizio lo troviamo quando Efix parla di lavori giganteschi che ci riportano ad un certo Canale (canale di Panama) che venne scavato in quei tempi. Tempi del racconto (tempi interni alla storia): riusciamo a seguire mese per mese l’evolversi della vicenda. I mesi sono scanditi dalle descrizioni dei lavori agricoli (ci sono anche dei riferimenti espliciti). Poi vediamo una “cambiale che va’ in scadenza a Settembre”, etc… Dopo la vendita del poderetto, la vicenda si fa più veloce. L’inverno è riassunto in brevi sommarie. Ad un anno dall’inizio del racconto, il ritmo torna a rallentare. Seguiamo le vicende di Efix come mendicante, durante il periodo di Pasqua. Quando Efix torna alla casa delle padrone, siamo nel mese di Novembre. Efix muore il giorno stesso in cui Noemi si sposa. CINQUE MODI per esprimere la durata degli eventi (ritmo della storia): 1. ELLISSI: qualcosa succede, ma questo qualcosa non viene rappresentato. 2. RIASSUNTO: una pagina per riassumere anni di vita. 3. SCENA: il tempo della storia coincidono quando ci sono i dialogati o monologhi interiori. 4. ANALISI: quando ci sono 30/40 pagine per raccontare un atto che nella vita reale dura poco. I narratori possono espandere tutto questo. 5. PAUSA: si parla, ma non succede nulla. Abbiamo delle riflessioni di un personaggio o abbiamo delle lunghe descrizioni di un narratore. NON SUCCEDE NULLA. Il tempo del racconto è di circa un anno e mezzo. Il tempo della storia (flashback) risale a circa vent’anni, cioè alla sera in cui è fuggita Lia e la sera in cui c’è stato l’omicidio di Don Zame. Le storie sono questioni di ORDINE. Come vengono arrangiati con varie ANACRONIA/ALESSI (ad un certo punto la storia va indietro) e PROLESSI (la storia va avanti).

Nel ‘900 ACRONIA e cioè mancava il tempo = il tempo è quello della coscienza 1) FLASHBACK DI LUNGA PORTATA = ci portano in un lontano passato. Un passato che emerge poco alla volta. Emerge grazie ad Efix che rivede il passato ad ogni angolo del paesino. Efix sembra quasi perseguitato dagli spiriti del passato. La presenza dei morti si trova attraverso i personaggi. Un altro flashback decisivo (capitolo VII), ritorna il delitto quando Efix si sente male. Il delitto non è raccontato da un narratore esterno, ma è filtrato attraverso la mente di Efix. Efix si ricorda anche della sera in cui Lia è scappata. C’è un’ELLISSI viene cancellato un momento chiave, il momento del delitto. Il passato può tornare anche agli altri personaggi. “I morti ritornano” 2) FLASHBACK DI BREVE PORTATA = ci riportano nei momenti immediatamente precedenti all’azione in modo da nascondere ancora di più il narratore. Normalmente il narratore tiene il filo del discorso, qui no. Deledda lascia che siano i personaggi a rivisitare il proprio passato. Presente fatto di desolazione. A volte la mente trascina i personaggi in un passato distante, altre volte si recupera un passato molto vicino. In questi casi non è un narratore a preoccuparsi di fare un riassunto. Chi parla in un testo? Non dobbiamo confondere il narratore con l’autore. Il NARRATORE è un’istanza fittizia. Diversi GRADI DI PRESENZA del narratore in un testo: •

NARRATORE ESTERNO : il narratore sa tutto, ma non dice sempre tutto. Non usa mai la prima persona e non propone mai lunghi sommari di un quadro storico.



NARRATORE INTERNO : sono dei narratori che hanno un ruolo nell’azione. Possono essere anche solo testimoni.

Non usare narratore terziario, secondario, etc… Questa MEDIAZIONE può essere: •

MIMETISMO : il narratore non ci dice quasi nulla dei personaggi.



CRESCE : abbiamo degli interventi da parte del narratore. Può essere un semplice aggettivo.



RAGGUAGLI : spiega al lettore che è successo. Ci sono narratori che si rivolgono direttamente ai lettori. In Deledda non ci sono narratori con cui confrontarsi.

In “Canne al vento” il narratore si mette a dare delle spiegazioni su ciò che il narratore non conosce. Si mette a spiegare le tradizioni che il lettore non conosce. I termini dialettali vengono spiegati e anche le usanze. Si assume una forma di informatore. Quasi verismo, ma ci allontaniamo quando ci ricordiamo che la Deledda continua ad entrare nella mente dei personaggi → NARRAZIONE PSICOLOGICA che ci ricorda i romanzi russi.

Deledda non giudica i pensieri, lei semplicemente li racconta. Isolamento e punizione sono argomenti molto presenti nel romanzo della Deledda. La Deledda riporta le sensazioni più confuse. Per esempio : ”Gli sembrava di...” ci fa capire che il personaggio era confuso. Tutto questo ci allontana da una superiore voce narrante. Il narratore usa il DISCORSO INDIRETTO LIBERO (capitolo VI)→ il narratore si nasconde ed usa un punto di vista di un personaggio. Discorso indiretto senza il verbo “dire”. La voce del narratore non ha nulla a che fare con la voce dei personaggi. EFIX è la figura principale. È il tipico servo, ma possiamo considerarlo l’eroe di questa storia. Rappresenta i tipici nuclei tematici della narrativa = espiazione, peccato, amore come colpa e tema del viaggio. Il servo è ormai anziano. Non c’è niente di chiassoso e popolaresco in lui. Efix viene descritto con “una maschera di bronzo” per la pelle olivastra. Il personaggio che più assomiglia a Efix è Zia Pottoi che aveva il volto quasi come se fosse una “maschera egizia”. Efix ha il ruolo di custode di codice morale e locale. È estraneo alle novità. Efix trasgredisce alle regole che ha appreso ma rimane comunque fedele alle regole apprese, infatti lui soffre per ciò che lui percepisce come errori. I servi erano i custodi dell’etica tradizionale e del codice morale della società locale. Efix determina l’azione, muove la successione degli eventi e per questo lo consideriamo l’EROE della storia. Da lui dipendono le azioni e i destini degli altri personaggi. Grazie a lui possiamo ricostruire i tempi della vicenda. Efix ha un ruolo paterno, sostituisce il padre delle sorelle. Può morire in pace solo dopo che Noemi trova marito. Efix ha il compito di rinsaldare il nome dei Pintor. Efix è il perno attorno al quale si muovono tutti i personaggi. Ci sorprende che sia Efix che si muove (fisicamente anche). Si vede che il servo delle gleba (il servo che sta incatenato alla terra, un servo che conosce le storie del suo posto) non è così in questa storia. Efix va’ spesso in giro e quindi è come se si liberasse. Vediamo spesso anche che è solo. La Deledda punta moltissimo sull’interiorità di Efix. Il punto di vista dominante nel romanzo è quello di Efix. PUNTO DI VISTA = l’occhio che cammina nello spazio del testo. All’interno di ogni narrazione, i personaggi sono visti da una certa posizione. C’è un occhio mobile che cammina nel testo e può appartenere a più di un personaggio. Nei racconti di parole mettiamo a fuoco solo un punto di vista alla volta. Può essere inteso come concetto e quindi come visione del mondo (una visione personale, un’opinione). Può essere: •

PERCETTIVO : una messa a fuoco. Possono entrare in gioco gli altri sensi (olfatto, udito etc...). Che cosa sente un personaggio. Esprime la visione del mondo.



CONCETTUALE/ IDEOLOGICO : atto del vedere.

FOCALIZZAZIONE INTERNA = Ci sono momenti in cui il narratore ci mostra solo quello che sa il personaggio. Il Manzoni, per esempio, non ci fa mai vedere il punto di vista di Don Rodrigo.

Il punto di vista cambia più della voce, è addirittura oscillante. In “Canne al vento” vediamo i punti di vista di altri personaggi, come Noemi (vediamo che si tormenta) e Giacinto (capitolo IV). Vediamo il punto di vista anche dei personaggi minori (come Kallina). Il punto di vista dominante è quello di Efix. Ma perché Deledda usa Efix? È una pedina che dimostra il rapporto dell’individuo e la comunità. Efix rompe i limiti e rompe i divieti. Il primo divieto è quando alza gli occhi e si innamora di Lia e uccide il padre (anche se è un incidente). Efix rompe il muro delle norme locali e se ne pente amaramente. È consapevole di farlo. Efix pensa che tutte le disgrazie della famiglia sono a causa sua. Con Efix abbiamo a che fare di un personaggio davvero ricorrente. Deve espiare le sue colpe dovute alla passione, all’eros. Questo l’ha spinto ad infrangere le regole. Le pulsioni erotiche stravolgono l’esistenza e l’unica è allontanarsi e passare la vita a cercare di espiare le colpe. Rincorrere del pianto = era ritenuto indegno ed inaccettabile che un uomo pianga. Ma Efix, alla fine del romanzo, per espiare le colpe, piange. Efix passa la vita a lavorare per le sorelle, senza neanche chiedere di essere pagato. Lui soffre tutta la vita. Per Giacinto, Efix diventa una figura di riferimento. Bisogna avere un cuore per poter vivere con le colpe. STOICISMO = un personaggio in grado di resistere alle sofferenze. È un esempio di BALENTIA (termine sardo) che è il coraggio di saper sopportare il destino. Immagini delle CANNE = le troviamo spesso e danno spunto al titolo del romanzo. Bisogna stare vigili come le canne ed aiutarci a vicenda. Spesso in questo libro sentiamo il loro fruscio di sottofondo. Le canne introducono al mondo magico che Deledda descrive. Le canne si piegano al vento come l’uomo si piega alle passioni. Capitolo XVI → Efix si confida con Donna Esther: “La vita passa e noi la lasciamo passare come l'acqua del fiume, e solo quando manca ci accorgiamo che manca.” “Siamo proprio come le canne al vento, donna Ester mia. Ecco perché! Siamo canne, e la sorte è il vento.” È il dialogo cruciale che inganna il lettore. Efix sembra credere ad occhi chiusi a questo FATALISMO che porta ai personaggi di accettare il destino, ma Efix fa di tutto per combattere il destino. Efix pensa di abbandonarsi al destino come le canne che si fanno piegare dal vento, ma le sue azione fanno capire che vuole cambiare il suo destino. Il brano che giustifica il titolo dell’opera, lo troviamo nel capitolo XVI. Il fatalismo è un sentimento che riguarda tutti i personaggi della Deledda e questo li porta ad accettare situazione non “normali”. Efix parla anche di sorte e provvidenza. Efix ha un rapporto stretto con la sorella Ester. I personaggi della Deledda, anche se molto umili, non temono di farsi domande sul cosmo. Quasi tutti i comandamenti vengono violati (si uccide, si ruba, si desidera la donna altrui etc...), però questi personaggi si giustificano dicendo che sono vittime della sorte. Sembra che siano le

passioni a creare la sorte (passioni amorose, amore materno). Di queste azioni, i personaggi si sentono colpevoli non tanto dagli uomini, ma dalla giustizia divina. Il carcere sarebbe un’espiazione dei suoi peccati. Il mondo nel quale Grazia Deledda crebbe, fu un mondo in cui i riti cristiani erano molto importanti. Nel finale del libro, Efix non vuole neanche il prete perché ha timore di svelare il suo segreto. Non ci sono mediatori nel rapporto con la divinità. Efix rappresenta il punto di contatto tra due mentalità spirituali. Donna Pottoi → porta i coralli, una cultura della Sardegna, che scacciano il malaugurio. Efix fa di tutto per portare le cose nel modo migliore per le persone a cui deve molte cose, le sorelle Pottoi. Nel capitolo X, Noemi da tutte le colpe a Efix. Efix va sempre oltre i limiti e si giustifica dicendo che le sue azioni sono guidate da una forza onnipotente. Nel capitolo XII, si rende perfettamente conto delle conseguenze che avrebbe portato il suo gesto di andarsene. Efix ragiona in modo lucido. Efix se ne va, sperando che Noemi apra gli occhi e decida di sposare Don Pedru. Efix agisce secondo la mentalità arcaica dei tempi. C’è questa volontà di salvare la famiglia, da parte del servo. È una logica antica, ma deriva anche dalla voglia di espiarsi. Questa volontà di salvare la famiglia, è sempre più forte. Efix non voleva andare contro la sorte, ma le sue azioni dicono il contrario. Matriarcato sardo : periodi lunghissimi senza marito, perché dovevano occuparsi del bestiame. Nei Malavoglia, per esempio, la gente si fida alla provvidenza e non fa niente per cambiare il fato. I personaggi di ceto sociale superiore seguono i consigli di Efix, un servo. Persone di ceto sociale superiore ascoltavano un consiglio da parte del servo. Efix → il fine : salvare la famiglia → i mezzi : sono mezzi tipicamente borghesi. Salva la famiglia con l’iniziativa individuale. ROBINSON CRUSOE → immagine della condizione umana in un mondo senza Dio. Nel modo in cui agiscono non c’è un’entità che risolve le cose. Si salva con l’iniziativa individuale. Nel romanzo moderno, tutto può essere sottoposto al dubbio. Non si è predestinati. Le persone possono scegliere il loro destino. NAPOLEONE → crea il suo destino e diventa un imperatore. È possibile sfuggire alla propria sorte, tentare di diventare chi si vuole. L’eroe dell’epica, non poteva diventare qualcosa che non era. Vedeva se stesso come lo vedevano gli altri. Nel romanzo, gli individui possono scegliere il loro destino → etica individualista della società borghese. Questo permette di identificarci con i personaggi del romanzo. Ci mettiamo nei suoi panni e vediamo il mondo dai suoi occhi. ...


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