Grazia Deledda - Biografia (Unità 1) PDF

Title Grazia Deledda - Biografia (Unità 1)
Course Letteratura e cultura dell'Italia contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Appunti di Grazia Deledda - Unità 1 (corso Mauro Novelli)...


Description

GRAZIA DELEDDA Nacque a Nuoro (il cuore della Sardegna) nel 1871. Nuoro è una città italiana che sta sulle montagne. È una città piccola. La città ebbe un ruolo fondamentale perché era il centro della barbagia (Atena della Sardegna). Tradizioni indigene antichissime. I sardi, oggigiorno, sono ancora molto legati alla cultura. Si insiste sulle tradizioni popolari sarde. Deledda rimase circa fino ai 30 anni. Era un periodo difficile a causa del banditismo. Si parlavano di tendenze criminale come se fosse qualcosa di genetico. Si creò questa diffidenza nei confronti dei sardi. Nella Nuoro di allora, non c’era la ferrovia e non è un caso che i suoi personaggi si spostino a piedi o a cavallo. 1899 → la Deledda va a Cagliari. Era quinta di 7 figli. Nasce in una famiglia benestante. Suo padre era sindaco di Nuoro, era un uomo gioviale. Divenne un imprenditore. Ebbe grandi dolori a causa dei suoi figli maschi. La madre era molto più giovane del marito (vent’anni in meno) ed era molto religiosa. Era una donna chiusa, taciturna, che vestiva sempre in costume. Deledda aveva questa voglia di emancipazione. La madre alleva i figli con grande rigore. Quando Grazia scriveva per i giornali, le persone si scandalizzavano perché una donna non poteva fare un mestiere del genere. Le zie bruciavano i giornali in cui lei scriveva. La donna doveva essere una madre e una moglie, nient’altro. Scandalizzava che preferiva la scrittura alla cucina e al cucire (attività tradizionali della donna). Durante i pellegrinaggi lei si spostava con il materiale adatto per scrivere. Si isolava e scriveva. Veniva guardata con sospetto dai ben pensanti. I romanzi venivano considerati come cose proibite. Mettevano strane idee nella testa delle femmine. Era difficile per lei e questo causò difficoltà nel trovare un pretendente. Deledda frequentò la classe fino alla quarta elementare (ripetuta due volte per piacere). A lei piaceva studiare e imparare. Il padre non era contrario a ciò, tant’è che le prese un insegnante privato. Ai tempi, per le donne, l’unica istruzione permessa era quella religiosa. La Deledda, in casa, parlava in sardo. Imparò l’italiano come una lingua straniera. Questo accadde a molti scrittori. Deledda usava l’italiano solo quando si spostava a Roma (verso i trent’anni). Lei voleva rinnovare la letteratura sarda. Metteva in scena i suoi luoghi, le sue terra, la sua cultura e la sua società. Porta all’interesse la letteratura sarda. Incomincia con una doppia trasgressione: •

Sceglie l’italiano e non il sardo.



Lascia perdere la letteratura orale. Si facevano gare di improvvisazione di poesie.

I parenti erano diffidenti nei suoi confronti. La Deledda approfondisce da autodidatta gli studi letterari (perché lei arrivò solo fino alla quarta elementare). Era un modo in cui era difficile anche solo procurarsi dei libri. Aveva letto grandi narratori russi, anche le letture classiche italiane e quelle francesi.

Ebbero un certo flusso anche i dibattiti politici e sociali. C’era anche la biblioteca del padre. Focolare → era al centro della stanza. Alla sera spesso ci si riuniva ad ascoltare delle storie (in sardo). Per molti italiani, la prima lingua era il dialetto, un lingua usata quotidianamente. La Deledda inizia a scrivere a 15/16 anni. I racconti non sono granché, ma sono molto pittoreschi (il primo si chiama SANGUE SARDO). La Deledda spediva le sue storie a tutti i giornali dei tempi. Erano affascinanti perché erano pieni di passioni. La Deledda si nascondeva dietro ad uno pseudonimo. Ci sono rimaste le lettere dei sogni e ambizioni della Deledda. Nel 1892 → muore il padre di Grazia. Il lutto per una donna a Nuoro, poteva durare anche 7 anni. Deledda non poteva aprire la finestra perché era in lutto. Doveva indossare abiti scuri e avere anche atteggiamenti specifici. Deledda aveva delle passioni per la cultura dei suoi tempi → credenze, gastronomia, musica, arte, riti etc… I personaggi suoi sono fortemente immersi in questa cultura sarda. La Deledda fece molte ricerche sulle tradizioni sarde. Andava in giro a cavallo e raccoglieva proverbi, usanze, filastrocche. Si fingeva malata per poter ascoltare quelli che erano i rimedi di un tempo. Lo sappiamo grazie alle lettere che ci ha lasciato. Questi interessi si sviluppano sin da bambina. Le serate di inverno, molti le passavano nelle stalle, dove faceva più caldo. Si raccontavano storie e nutrivano la fantasia. L’immenso serbatoio della fantasia della Deledda era la Sardegna. Le storie di Grazia hanno affascinato tante persone, sono giunte anche all’estero. Fine ‘800 → molti scrittori notano i primi romanzi della Deledda. Nel frattempo lei viveva una vita difficile a Nuoro. Viveva in modo isolato, fino a quasi trent'anni. 1899 → Deledda viene invitata a Cagliari dalla direttrice della rivista “Donna Sarda”. Durante questo soggiorno a Cagliari, conosce Palmiro, suo futuro marito. Si sposano nemmeno due mesi dopo, contenta di abbandonare il suo vecchio ambiente. Abbandonano la Sardegna e si sposta a Roma. La Deledda scrive sempre della Sardegna, ma non le manca vivere lì. Palmiro le faceva quasi da agente e questo non era normale ai tempi, che un uomo facesse le cose per sua moglie (lo chiamavano “Grazio Deleddo”). Fu un matrimonio piuttosto fortunato. A Roma conosce il successo. Famoso soprattutto il suo romanzo “ELIAS PORTOLU”. Primo decennio del ‘900, è un momento cruciale della Deledda. Per lei, scrivere, era qualcosa di quotidiano, senza trascurare i suoi doveri nei confronti della famiglia. CENERE → era un libro che colpì tantissimo le persone. Eleonora Duse (l’amante di D’Annunzio) decise di recitare e mostrarsi anziana davanti alle telecamere, cosa che ai tempi si voleva evitare a tutti i costi. È un film muto. La Deledda riesce a raccontare tutte le vicende con una sola parola (Cenere, Edera etc…) La Deledda decide di candidarsi per la politica, cosa interessante perché ai tempi le donne, in Italia, non votavano. Hanno votato per la prima volta nel 1946. 1909 → Grazia Deledda decide di candidarsi con i radicali. Le donne non potevano votare, ma potevano candidarsi. Venne sconfitta.

1910 → primo viaggio all’estero. Raggiunge Parigi, ma non le piace. Fu un viaggio molto rapido, doveva correre da un editore ad un altro. Il carattere schifo, la metteva in difficoltà. La Deledda era molto appassionata di pittura. Era amica di molti pittori ai tempi. 1913 → esce “CANNE AL VENTO”. Esce prima a puntate (romanzo ad appendice) sul periodico ILLUSTRAZIONE ITALIANA. Fu un successo e venne raccolto in volumi. 1915 → Pubblica “MARIANNA SIRCA”, unico romanzo in cui mette il personaggio del bandito. 1926 → La Deledda vince il Premio Nobel. Prima di lei, l’unico italiano ad aver vinto il premio, era stato Carducci. Prima di lei, solo una donna svedese. Vince il premio con molta dignità. È solo dagli anni ‘90 che le vittorie per le donne femminili si moltiplicano. Grazia Deledda torna in patria, non aveva aderito al partito fascista (come invece fecero tutti gli altri scrittori). Pirandello scrisse un romanzo su Grazia Deledda, un libro particolarmente misogino. Quando Deledda tornò con il premio Nobel, Mussolini la ricevette e le chiese che cosa potesse fare per lei. A quanto si dice, Grazia chiese di far tornare un suo amico dal confino. Deledda non tornava quasi più in Sardegna → raffreddamento dei rapporti con la Sardegna. Deledda scriveva i sardi quasi come se fossero dei selvaggi e per questo non erano molto contenti di lei e del suo successo. “ANNALENA BILSINI” → è la storia di una donna molto forte. Non è una storia ambientata in Sardegna. È uno dei suoi libri meno cupi. Questo da quando se ne va dalla Sardegna. In questo libro si insiste moltissimo sul cibo. 1936 → Grazia Deledda muore. Prima di morire lascia agli editori un ultimo libro, “LA CHIESA DELLA SOLITUDINE” (1936), in cui la protagonista è colpita dal medesimo male (un cancro al seno) che la ucciderà. Si trova l’ultima opera, “COSIMA QUASI GRAZIA”, ed è l’unico libro autobiografico. È l’unica storia davvero ottimistica. È la storia di una lotta vittoriosa. Una ragazza che vuole a tutti i costi scrivere e pubblicare storie. Racconta della morte dei genitori, del fratello alcolizzato, dei suoi desideri etc… sullo sfondo della Sardegna. Racconta di un vecchio servo, Elia, che trasfigurerà in un personaggio in “Canne al vento”. L’autobiografia è andata anche in scena. È stata portata a teatro da un sceneggiatore sardo e anche da Michela Murgia. Grazia Deledda conquistò la stima della critica e il nobel ne aumenta la fama. È stata molto fraintesa come scrittrice. Lei NON era verista. Si allontana dal verismo grazie: •

All’ introspezione psicologica, capacità di scavare nelle menti dei personaggi.



Il verismo insiste moltissimo sul tema dell’interesse, della roba, dell’uscire dalla miseria. Nella Deledda esiste, ma non ha il ruolo primario.

La Deledda mette in scena delle CRISI MORALI. Per questo è riuscita a colpire anche i lettori stranieri. Anni ‘70 del Novecento, la presenza di Grazia era molto importante.

1958 → una delle prime produzioni Rai, fu “Canne la vento”. Il pubblico non smise mai di amare Grazia Deledda. BENEDETTO CROCE, uno dei più grandi critici italiani, disse “tutte le sue storie sono storie d’amori e di colpe”. La sua narrativa (della Deledda) insiste su questo. Idea del peccato e di infrangere il tabù. C’è sempre una passione con della colpa, un peccato. Tabù della coscienza. C’è un pessimismo eroico, quasi tutti i suoi libri vertono sulle sorti di una famiglia, quasi sempre c’è un protagonista che trasgredisce il tabù e questo comportamento porta a mettere in crisi una famiglia se non un’intera comunità. Peccato antropologico = trasgressione alle norme che stabiliscono il funzionamento di una società. La società sarda, un mondo estraneo alla modernità borghese. I libri della Deledda, inoltre, insistono molto sul rapporto tra un luogo e le persone che vi abitano. Correla sempre un paesaggio ad uno stato d’animo. Deledda insiste sulle tradizione e sulle leggende della Sardegna. I personaggi si trovano davanti alle grandi domande dell’esistenza. Vediamo però anche la decadenza di questo mondo. La Deledda ci fa vedere la fine di questa civiltà contadina. Niente di positivo però sembra arrivare da questa modernità borghese. La Deledda non guarda con nostalgia il suo vecchio mondo. Non rimpiange la vecchia civiltà contadina. C’è un senso sottile di angoscia, la Deledda non crede alle cose buone della modernità. CANNE AL VENTO esce a puntate (Gennaio – Aprile 1913). Fu pubblicato su una rivista milanese. Più avanti fu raccolto in volume. Ebbe moltissime edizioni in volume. Questo libro, fino alla morte, fu sempre il suo romanzo preferito. OPERA

ELIAS PORTOLU (1903)

CENERE (1900)

TRAMA Il romanzo si svolge intorno alla figura del protagonista Elias, appartenente all'ambiente agro-pastorale della Barbagia, che in seguito a una condanna sconterà la pena detentiva in un carcere della penisola. Dopo la scacercazione ritorna al suo mondo nativo pervaso dal desiderio di iniziare una vita nuova, lontana dalla spensieratezza del passato e della sua infanzia, lavorando nell'ovile della famiglia. Elias si innamora di Maddalena, la sposa di suo fratello Pietro, e con lei commette adulterio, dopo che Maddalena rimane incinta lui decide di farsi prete. Prima che nasca il bambino, Pietro muore per un'infiammazione ai reni, e Berteddu viene riconosciuto come suo figlio. Ma a questo punto Elias è sul punto di ricevere gli ordini. Tre giorni prima della cerimonia, Maddalena prega Elias di sposarla e di dichiararsi padre del bambino. Ma Elias è determinato a prendere l'ordinazione sacerdotale e la sua decisione è irrevocabile. Pochi anni più tardi, il figlioletto di Elias e Maddalena, affetto da una grave malattia, morirà. Olì, una giovane donna incontra un uomo sposato del quale si innamora e con cui concepisce un figlio. Per questo lei viene cacciata di casa, e trascorsi i primi anni col figlio Anania, nell'angoscia di non poter dare a suo figlio una vita dignitosa, vista la sua condizione di povera e disonorata, lo abbandona a soli sette anni davanti alla casa paterna. Questi, divenuto adulto, rintraccerà la madre, e di conseguenza perderà la promessa sposa, poiché questa rifiuterà di accettare la presenza di una suocera disonorata e socialmente impresentabile.

EDERA (1908)

La vicenda del romanzo si svolge in un paese della Sardegna all'inizio del XX secolo. Lo sfondo della narrazione è il decadimento tanto della nobiltà sarda quanto quello economico del posto. In primo piano viene descritta la drammatica situazione economica di una famiglia aristocratica di campagna, i Decherchi. In origine ricca, la famiglia possiede ancora alcuni poderi, ma ha parecchi debiti. Per sbarcare il lunario, i Decherchi sono costretti a tenere in casa ziu Zua, un lontano parente ricco, vecchio e malato. Quest'ultimo paga alla famiglia un contributo in cambio delle cure di cui ha bisogno. Ziu Zua si lamenta in continuazione di tutti membri della famiglia: le sue proteste prendono di mira soprattutto Annesa, la giovane protagonista del romanzo. È principalmente lei a prendersi cura del malato, che poco a poco diventa insopportabile. Ormai, in famiglia tutti sperano nella morte del vecchio. Nel corso del romanzo si delineano anche i contorni dell'amore tra Annesa e Paulu, uno dei componenti della famiglia Decherchi. Le loro vicende si intrecciano sullo sfondo di una situazione familiare assai complessa. Annalena Bilsini è una vedova a capo di una famiglia veneta che comprende cinque figli maschi, lo zio Dionisio, la nuora Gina e due nipotini. Il secondogenito, Pietro, è nell'esercito. La famiglia ha la possibilità di affittare un nuovo fondo a delle buone condizioni, vi si trasferisce, e trascorre l'inverno lavorando duramente la terra, da molto tempo abbandonata. Il loro obiettivo è di ripristinare la loro situazione economica, in notevole declino a causa degli sperperi della generazione precedente. L'inverno è particolarmente freddo, e sembra che possa distruggere i frutti del loro lavoro. Per Natale, però, la tanto attesa neve arriva a proteggere le colture. Durante la cena di Natale, inaspettatamente Pietro torna a casa in licenza, accompagnato dalla giovane sorella di Gina, Isabella. Pietro prova a sedurre Gina, scontenta del suo matrimonio, ma lei gli resiste. Annalena sembra accorgersene, ma la faccenda viene taciuta da tutti. Per sviare i sospetti, Pietro decide di fidanzarsi con Isabella, la cui famiglia è benestante.

ANNALENA BILSINI (1927)

Nella primavera le coltivazioni della famiglia sono molto buone, e il ricavato può permettere loro di pagare il fitto della terra e acquistare altri capi di bestiame. Il padrone, il ricco commerciante di scope Urbano Giannini, diventa un amico di famiglia, colpito particolarmente dalla forza d'animo di Annalena. Il suo matrimonio è in crisi, la moglie è sull'orlo della pazzia, e la sua unica figlia Lia ha intenzione di diventare monaca. Egli cerca di stabilire una relazione con Annalena, ma quest'ultima, per quanto attratta e tentata, mantiene le distanze. Pietro torna a casa al termine del servizio di leva. Il suo fidanzamento con Isabella non lo rende felice. Confida a un fratello la sua intenzione di lasciare Isabella e mettersi assieme a Lia, anch'essa molto ricca. Una sera, dopo essere stata in un villaggio vicino a trovare i nonni, Lia scompare. Suo padre trascorre i giorni successivi alla sua ricerca, senza frutto. La voce giunge a casa della famiglia Bilsini: i sospetti sembrano cadere su Pietro, che nel giorno della scomparsa di Lia era fuori casa. Lo zio Dioniso ha un alterco con lui, in seguito al quale le sue condizioni di salute precipitano e lo portano alla morte. Lia viene trovata sana e salva in un convento vicino. Pietro, sentendosi colpevole della morte dello zio, sembra maturare e a cominciare a voler bene a Isabella.

MARIANNA SIRCA (1915)

LA MADRE (1920)

Marianna Sirca, orfana di madre, ancora bambina era stata mandata dal padre Berte a servizio da un ricco zio prete. Alla morte di quest'ultimo Marianna riceve una cospicua eredità. Così, sulla soglia dei trent'anni, si ritrova con alle spalle una giovinezza spenta e con la possibilità di decidere per il suo futuro. Quindi dà corso al suo amore da troppo tempo represso, in un giorno di giugno, rincontra un giovane, suo ex servo che ora è diventato bandito, Simone Sole. Nasce una grande passione. Ambedue i personaggi avevano da poco acquistato la loro libertà; quella di lei garantita dalla sua ricchezza, quella di Simone dal suo stare al di fuori dalla società (ma non contro), unico modo disponibile per affermare la propria personalità. Infatti Simone era diventato bandito per ribellione, per sottrarsi alla sua misera condizione, ma non era un sanguinario e da quando viveva alla macchia non si era macchiato di alcun grave delitto. Marianna sceglie di amare senza calcolo, decide così di sposare il bandito. Tuttavia ben presto dopo il divampare della passione subentra il senso della realtà, intervengono le ineludibili convenzioni sociali che richiedono il sacrificio del sogno. Infatti la condizione ineludibile perché il loro amore possa avere un futuro è che Simone dovrà costituirsi per scontare la sua pena. La protagonista è Maria Maddalena, madre di Paulo, il parroco di Aar (nome immaginario), un paesino sui monti sardi. Paulo si è innamorato della giovane Agnese, che vive sola e ben presto fra i due nasce una relazione amorosa. Paulo è diviso fra l'amore per Dio e quello per la bella giovane. La madre scopre la relazione e inizia a tormentarsi. Ad un certo punto Paulo, spinto da sensi di colpa, decide di lasciare Agnese, la quale in un primo momento vorrebbe vendicarsi rendendo nota la vicenda all'intera comunità. Ma la donna infine rinuncia al suo proposito: ciò nonostante la madre di Paulo, profondamente provata dal dolore e dall'angoscia, muore all'improvviso in chiesa, lasciando nel prete un grande rimorso....


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