Canto VIII Inferno (Iracondi e Accidiosi) PDF

Title Canto VIII Inferno (Iracondi e Accidiosi)
Course Linguaggio Politico e Giuridico
Institution Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria
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Summary

Riassunto chiaro e semplici del Canto VIII Inferno (Cerchio Iracondi-Accidiosi)...


Description

Canto VIII dell’Inferno (Iracondi e Accidiosi). Già prima che i due poeti siano giunti ai piedi dell'alta torre sulla sponda della palude Stigia, Dante aveva notato che da essa era partito un segnale luminoso, cui aveva risposto un segnale identico proveniente da un'altra torre, che sorge più lontano. Allarmato, Dante chiede a Virgilio il significato delle luci e chi ne sia l'autore, e il maestro spiega che attraverso il vapore della palude Dante potrà scorgere colui che stanno aspettando. Dante osserva il pantano e vede avvicinarsi una piccola imbarcazione, che si muove assai più rapida di qualunque freccia scoccata da un arco. La barca è governata da un solo traghettatore (Flegiàs) che apostrofa Dante scambiandolo per un dannato, finché Virgilio lo zittisce dicendogli che lui dovrà solo trasportarli attraverso la palude. Il demone reagisce con stizza, poi i due poeti salgono sulla barca (che affonda lievemente solo quando vi sale Dante) e Flegiàs lascia la proda. Mentre la barca attraversa la palude, si avvicina l'anima di un dannato che chiede a Dante chi sia lui per giungere all'Inferno quando è ancora vivo. Dante risponde che lui presto ripartirà e chiede a sua volta chi sia il dannato: questi non risponde e Dante lo riconosce come Filippo Adimari, detto Filippo Argenti, al quale rivolge parole di condanna. Il dannato si protende verso la barca cercando di afferrare Dante, ma Virgilio lo spinge via e pronuncia parole di elogio a Dante. Il poeta latino rivolge poi una ammonizione a tutti gli uomini alteri e orgogliosi, come lo fu l'Argenti, che in vita si credono grandi re e all'Inferno finiranno come porci nel fango. Dante manifesta il desiderio di vedere il dannato azzuffarsi coi compagni di pena, prima di lasciare lo Stige, e Virgilio afferma che ne avrà presto l'occasione. Poco dopo, infatti, Dante vede gli altri dannati avventarsi su Filippo Argenti facendone strazio, spettacolo che Dante gode pienamente (lo stesso Filippo morde rabbiosamente se stesso). Mentre la barca di Flegiàs si allontana dagli iracondi, Dante sente un coro di voci dolorose che lo riempiono di angoscia. Virgilio lo informa che ormai sono vicini alla città infernale di Dite, popolata dal grande stuolo dei demoni. Dante drizza lo sguardo e vede le torri della città simili a quelle delle moschee, rosse come se fossero roventi. Virgilio spiega che il fuoco eterno che vi è dentro la città ne arroventa le mura rendendole di colore rossastro. La barca si avvicina ai profondi fossati che cingono Dite, le cui mura sembrano di ferro: la barca fa un ampio giro prima di approdare all'argine, dove Flegiàs invita con fare imperioso i due poeti a scendere perché lì c'è l'accesso alla città. Dante alza gli occhi e vede migliaia di diavoli sugli spalti della città, che lo guardano minacciosi e si chiedono chi sia lui per entrare, da vivo, nell'Inferno. Virgilio fa cenno di voler parlare con loro in disparte e i diavoli acconsentono, invitando Dante a tornare indietro trovando da solo la strada, mentre il poeta latino dovrà rimanere nella città. Dante è colto da grande paura e invita il maestro a riportarlo indietro, visto che il passaggio sembra loro negato. Virgilio lo rassicura ricordando che il viaggio è voluto da Dio, quindi lo invita ad attenderlo lì e si avvicina alle mura della città, per parlamentare coi diavoli.

Dante attende con impazienza, roso dai dubbi, mentre Virgilio scambia coi diavoli parole che lui non può udire. Dopo poco tempo, però, i diavoli corrono dentro la città chiudendo le porte in faccia a Virgilio, al quale non resta che tornare sconsolato da Dante, con gli occhi bassi e la vergogna dipinta sul volto. Virgilio rassicura nuovamente Dante sul fatto che egli vincerà la prova, rammentando che l'alterigia dei diavoli non è nuova e fu già una volta vinta da Cristo trionfante, quando il giorno della sua resurrezione entrò all'Inferno sfondandone la porta. Il maestro dichiara infine che un messo celeste sta già percorrendo la discesa infernale dalla porta al punto dove si trovano, e grazie al suo intervento il viaggio potrà proseguire....


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