Canto 4 Inferno PDF

Title Canto 4 Inferno
Author Ludovica Tomaciello
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
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Summary

analisi quarto canto dante alighieri inferno...


Description

07.11 CANTO IV Dante svenuto a causa di un terremoto, un Dante che narrativamente ci impedisce di sapere cosa avviene, cosa c’è sul fiume. Il quarto canto comincia esattamente con un verso che riprende il medias res l’ordine narrativo del terzo canto. Allo svenimento segue un risveglio causato da un breve tuono.

Ruppemi l’alto sonno ne la testa un greve truono, sì ch’io mi riscossi come persona ch’è per forza desta; 3

Questo tuono ruppe l’alto (profondo) sonno nella testa di Dante. Nel primo canto Dante confessa di essere pieno di sonno che non seppe dire come si ritrovò nella selva. Il termine sonno profondo spesso è associato nel linguaggio medievale a ciò che precede una visione. Qui è probabile che Dante stia rimarcando che la sua è visione mistica. Nell’ottica di Dante l’esperienza è una testimonianza di ciò che è realmente avvenuto sotto forma di visione mistica.

e l’occhio riposato intorno mossi, dritto levato, e fiso riguardai per conoscer lo loco dov’io fossi. 6

L’occhio (interiore della visione) riposato subito si muove intorno per vedere cosa c’è. Dante vuole capire dove si trova Vero è che ’n su la proda mi trovai de la valle d’abisso dolorosa che ’ntrono accoglie d’infiniti guai. 9

Vero è che Dante si ritrovò sulla riva, margine esterno. Proda ci anticipa l’argomento e il luogo del canto, ovvero il limbo. Deriva dal latino limbus che ha assunto 2 forme linguistiche in italiano. Quella colta di limbo e quella non dotta di lembo. In effetti, in limbo si trova in una parte esterna. È l’ultima parte dell’inferno a partire dal fondo. Questo cerchio è definito da dante come “valle d’abisso dolorosa” richiama in mente la descrizione latina di “valle di lacrime”, che si ritrova tutt’ora in certe preghiere. Questa valle accoglie (mette insieme, isola da un insieme qualcosa) infiniti guai (genitivo partitivo). Trono rumore continuo, i lamenti dell’inferno (udito primo senso di Dante).

Oscura e profonda era e nebulosa tanto che, per ficcar lo viso a fondo, io non vi discernea alcuna cosa. 12

L’oscurità dei luoghi è ciò che caratterizza l’Inferno, tranne un’eccezione, al centro del limbo. Per quanto penetrasse a fondo con lo sguardo Dante non riesce a distinguere nulla. Dante precisa che qui incomincia il percorso che porta nel cieco mondo Inferno.

"Or discendiam qua giù nel cieco mondo", cominciò il poeta tutto smorto. "Io sarò primo, e tu sarai secondo". 15

Tutto smorto forte angoscia. Virgilio cerca di incoraggiare Dante E io, che del color mi fui accorto, dissi: "Come verrò, se tu paventi che suoli al mio dubbiare esser conforto?". 18

Dante si domanda come fare a venire dietro a Virgilio, che di solito da conforto a tutti i suoi dubbi, ed è ora spaventato. (Dante interpreta il pallore del suo viso come spavento, ma è angoscia). Ed elli a me: "L’angoscia de le genti che son qua giù, nel viso mi dipigne quella pietà che tu per tema senti. 21

Viriglio specifica che il suo non è spavento, ma angoscia. L’angoscia della gente presente nell’inferno porta Virgilio ad avere compassione non dovrebbe averla perché è Dio che ha scelto. Andiam, ché la via lunga ne sospigne". Così si mise e così mi fé intrare nel primo cerchio che l’abisso cigne. 24

L’inferno è diviso in cerchi (gironi per i violenti, bolge per i frodatori e una massa di ghiaccio dove sono condannati i traditori (peccato peggiore.). questo cerchio cinge l’abisso dell’inferno. Quivi, secondo che per ascoltare, non avea pianto mai che di sospiri che l’aura etterna facevan tremare; 27 Sospiti che facevano tremare tutta l’aria. ciò avvenia di duol sanza martìri,

ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi, d’infanti e di femmine e di viri. 30

La pena di coloro che stanno nel limbo è senza martiri. Loro non hanno un contrapposto (novità: ci sono dei bambini). Lo buon maestro a me: "Tu non dimandi che spiriti son questi che tu vedi? Or vo’ che sappi, innanzi che più andi, 33 ch’ei non peccaro; e s’elli hanno mercedi, non basta, perché non ebber battesmo, ch’è porta de la fede che tu credi; 36 e s’e’ furon dinanzi al cristianesmo, non adorar debitamente a Dio: e di questi cotai son io medesmo. 39

L’oscurità dei luoghi è ciò che caratterizza l’Inferno, tranne un’eccezione, al centro del limbo. Viriglio anticipa la domanda di Dante. Coloro che si trovano qui non commisero peccati, anzi hanno pure dei meriti perché hanno fatto una vita virtuosa. Tuttavia queste non sono sufficienti alla salvezza perché non hanno ricevuto il battesimo che è la porta, entrata per il Cristianesimo. (in molte forme del cristianesimo il battesimo avviene in età adulta perché anche Cristo è stato battezzato a 30 anni. Adesso si battezza da piccolo perché c’è l’idea del peccato originale. L’uomo all’atto della nascita porta con sé la ribellione di Adamo ed Eva a Dio). Se un bambino non ha ricevuto il battesimo muore portando con sé un peccato grave e di conseguenza non può salvarsi. Questa realtà non è presente in nessuna lettura. Nel 2007 Papa Raztinger ha detto che le anime dei bambini che muoiono senza battesimo sono affidate alla bontà di Dio che vuole tutti salvi. Questa non è una verità di fede il limbo non diventerà mai una verità di fede. Anche Virgilio è confinato in questa zona. Alcuni testi hanno parte della fede e non porta della fede. Per tai difetti, non per altro rio, semo perduti, e sol di tanto offesi che sanza speme vivemo in disio". 42

Viriglio, parlando della anime del limbo prima usa la 3 persona plurale poi dopo aver detto che ne fa parte utilizza la 2 persone plurale. Difetti mancanze, la mancanza del battesimo. Sono puniti dal fatto di avere il desiderio di conoscere il vero Dio, ma questo non è possibile (continui sospiri della anime provocano il continuo rimbombo che caratterizza il limbo).

Gran duol mi prese al cor quando lo ’ntesi, però che gente di molto valore conobbi che ’n quel limbo eran sospesi. 45 essere sospesi non sono né da una parte, né dall’altra, ma nel mezzo. Dante si rende conto che tra quelle persone ci sono gente di molto valore questo è infatti il canto della magnanimità. "Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore", comincia’ io per volere esser certo di quella fede che vince ogne errore: 48 "uscicci mai alcuno, o per suo merto o per altrui, che poi fosse beato?". E quei che ’ntese il mio parlar coverto, 51

Verso 46 Dante si rivolge a Virgilio con appellativo doppio: maestro e signore. Dante capisce che ora è Virgilio che ha bisogno di essere sostenuto e lo fa dimostrandogli cosa prova per lui. Dante chiede se da lì è mai uscito qualcuno fa questa domanda per essere certo di quella fede che vince ogni terrore vuole essere sicuro di quella fede che è la verità che sconfigge ogni errore. Vuole essere sicuro del Cristianesimo perché secondo la teologia tomistica cercare delle verifiche non è peccato, ma è un’esigenza dell’uomo dotato di ragione. Un consiglio ecumenico stabili disse che era verità di fede una piccola particelle del Credo che per tradizione c’era ma non era mai stata confermata come verità Cristo morì e discese agli inferi (oggi a messa non si dice più). Nel vangelo di Dicodemo viene confermato che Cristo dopo la morte e prima del risorgimento è sceso agli inferi. Dante fa questa domanda precisa per avere la conferma di un articolo di fede che era stato introdotto poco tempo prima. Viriglio si rende conto che Dante ha appena parlato in modo coverto coperto, allusivo. Gli chiede le cose in modo indiretto, ma che Virgilio subito comprende. rispuose: "Io era nuovo in questo stato, quando ci vidi venire un possente, con segno di vittoria coronato. 54 Virgilio era morto da poco quando vide scendere nel Limbo un potente che aveva un segno di vittoria a forma di croce. Il segno di vittoria coronato corrisponde all’aureola dove all’interno è iscritta una croce. Trasseci l’ombra del primo parente, d’Abèl suo figlio e quella di Noè, di Moïsè legista e ubidente; 57

Cristo non è MAI nominato all’inferno, per rispetto vengono utilizzate perifrasi. trasseCI avverbio di luogo (da qui). Levò l’anima di Adamo, Abele, Noè e Mosè che ha dato i 10 comandamenti.

Abraàm patrïarca e Davìd re, Israèl con lo padre e co’ suoi nati e con Rachele, per cui tanto fé, 60

Abramo, Davide, Israele (dopo aver lottato con un angelo e aver vinto Dio gli dice che non si chiama più Giacobbe ma Israele) e suo padre (Isacco figlio di Abramo) e i figli (12) i quali hanno dato vita ognuno a una tribù di Israele. Rachele è la moglie, per la quale ha dovuto aspettare 14 anni, perché il padre di lei lo ha costretto a lavorare per lui per avere in sposa la moglie. e altri molti, e feceli beati. E vo’ che sappi che, dinanzi ad essi, spiriti umani non eran salvati". 63

Ed altri molti che fece beati. Dinanziprima, oltre a. eccetto loro nessuno è stato salvato. Cristo ha tolto dal limbo solo i patriarchi. Dante non è un’umanista perché non sente la cesura con il mondo antico, lui percepisce continuità (proseguimento del Sacro Romano Impero). Non lasciavam l’andar perch’ei dicessi, ma passavam la selva tuttavia, la selva, dico, di spiriti spessi. 66

Per quanto stessero parlando non smettevano di camminare, anzi attraversavo la selva degli spiriti spessi fitte. Non era lunga ancor la nostra via di qua dal sonno, quand’io vidi un foco ch’emisperio di tenebre vincia. 69

Non si erano allontanati molto da dove Dante era svenuto che Dante vide un fuoco. Che complemento oggetto (che un emisfero di tenebre circondava). Che il quale (un fuoco che circondava un emisfero di tenebre). Il fuoco è quello della ragione ciò che permette all’uomo di fare un cerchio di luce nelle tenebre, ma più di quello (nell’ottica Dantesca) la ragione non può fare. Qui ci sono le anime che hanno fatto un ottimo uso della ragione (Viriglio rappresenta la ragione i suoi limiti e i suoi pregi). Di lungi n’eravamo ancora un poco, ma non sì ch’io non discernessi in parte ch’orrevol gente possedea quel loco. 72

Erano lontani dal fuoco, ma Dante riuscì a capire che la gente che abita quel luogo era onorevole. "O tu ch’onori scïenzïa e arte, questi chi son c’ hanno cotanta onranza, che dal modo de li altri li diparte?". 75

L’onore è ciò che caratterizza dal punto di vista lessicale questo canto. L’onore è la massima aspirazione di chi ha vissuto prima di Cristo. E quelli a me: "L’onrata nominanza che di lor suona sù ne la tua vita, grazïa acquista in ciel che sì li avanza". 78 l’onore a cui aspiravano i grandi del passato non è assolutamente indifferente a Dio, am questo acquista grazia Dio fa si che loro non debbano subire pene eterne. Intanto voce fu per me udita: "Onorate l’altissimo poeta; l’ombra sua torna, ch’era dipartita". 81

Incomincia un altor momento narrativo. Voce indeterminata. Onorate Virgilio che sta tornando nel limbo, da dove era uscito per raccogliere Dante. Poi che la voce fu restata e queta, vidi quattro grand’ombre a noi venire: sembianz’avevan né trista né lieta. 84

Non appena la voce di affievolisce fino a spegnersi vide venire 4 ombre, con apparenza non triste, non lieta oppia litote. Lo buon maestro cominciò a dire: "Mira colui con quella spada in mano, che vien dinanzi ai tre sì come sire: 87 quelli è Omero poeta sovrano; l’altro è Orazio satiro che vene; Ovidio è ’l terzo, e l’ultimo Lucano. 90

Da qui in poi il canto sarà pieno di nomi. Omero è il poeta sovrano perché è il primo dei poeti, quello a cui tutti si ispirano. La spada è segno di potere e perché è con lui che con l’Iliade ha scritto il primo poeta epico. Dante non ha letto Omero, perché in Europa non c’era e nessuno capiva il greco. Il greco è stato conosciuto con Boccaccio, che conosce un greco. Dante conosce il suo nome e ha letto alcuni luoghi. Orazio

viene chiamato satiro satirico perché i carmina di Orazio e le sue opere non erano ancora conosciute, mentre le satire erano quelle che facevano di lui il migliore di quel genere. Ovidio, che ha scritto le metamorfosi. Lucano è il più recente tra i poeti che hanno cantato la storia (Bellum civile testo ben conosciuto da Dante). Manca Stazio, il secondo poeta che Dante ama dopo Virgilio. Stazio è morto dopo la nascita di Cristo e negli ultimi giorni della sua vita si è convertito al Cristianesimo.. Però che ciascun meco si convene nel nome che sonò la voce sola, fannomi onore, e di ciò fanno bene". 93

Per il fatto che anchì’essi sono poeti come Virgilio mi onorano e fanno bene (ha solo l’onore). Così vid’i’ adunar la bella scola di quel segnor de l’altissimo canto che sovra li altri com’aquila vola. 96

Vide radunata la scuola di Omero. Il canto di Omero/Omero vola come un’aquila uccello che vola più in alto degli altri. A volte Dante lascia queste incertezze possibilità di interpretare. Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e ’l mio maestro sorrise di tanto; 99

Dopo che ebbero ragionato tra loro e onorato Virgilio fanno un cenno a Dante e andarono Virgilio è orgoglioso di Dante. e più d’onore ancora assai mi fenno, ch’e’ sì mi fecer de la loro schiera, sì ch’io fui sesto tra cotanto senno. 102

Dante considera se stesso un poeta della tradizione poetica (molto forte la continuità). Così andammo infino a la lumera, parlando cose che ’l tacere è bello, sì com’era ’l parlar colà dov’era. 105

Arrivarono al centro del luogo, dove c’era il fuoco, parlando di cose che conviene non dire per questioni di tempo. Venimmo al piè d’un nobile castello,

sette volte cerchiato d’alte mura, difeso intorno d’un bel fiumicello. 108

Arrivarono ai piedi di un nobile castello circondato 7 volte da alte mura e difeso da un fiume. 7 i numeri erano sacri. Il 7 è uno dei numeri con più alto valore simbolico. Diverse possibilità: può indicare il tridium e il quatridium: le 3 discipline matematiche e la 4 umanistiche studiate all’università. Può parlare delle 7 virtù caratteristiche della fede: le 4 cardinali e le 3 teologali. Se si tratta di virtù non si tratta di quelle cristiane, ma di quelle del mondo antico descritte da Aristotele (per il prof. è così). Questo passammo come terra dura; per sette porte intrai con questi savi: giugnemmo in prato di fresca verdura. 111

Attraversammo il fiumicello come se fosse di terra (Dante essendo lì con il corpo avrebbe dovuto bagnarsi i piedi, ma non succede). Attraversarono le 7 porte e giunsero in una prato con erba fresca. (ambiente confrotevole). Genti v’eran con occhi tardi e gravi, di grande autorità ne’ lor sembianti: parlavan rado, con voci soavi. 114

Tardi lenti, gravi autorevoli nel parlare. Gente dotta. Traemmoci così da l’un de’ canti, in loco aperto, luminoso e alto, sì che veder si potien tutti quanti. 117

Luogo alto quello in cui Enea, nel sesto dell’Eneide, sale con il padre Anchise per vedere la distesa delle anime magnanime nei canti Elisi. Evidentemente Dante qui traduce, quasi alla lettera, ciò che Virgilio racconta nel sesto dell’Eneide. Colà diritto, sovra ’l verde smalto, mi fuor mostrati li spiriti magni, che del vedere in me stesso m’essalto. 120

Queste anime vengono identificate come spiriti magni. Nel terzo canto c’erano i pusillanimi ( davanti a scelte importanze o imprese, non hanno scelto). Qui gli spiriti magnanimi hanno messo in atto le loro capacità, che gli sono state da Dio e quindi stanno in un luogo onorevole.

I’ vidi Eletra con molti compagni, tra ’ quai conobbi Ettòr ed Enea, Cesare armato con li occhi grifagni. 123

Elettra colei che si è sposata con il fondatore di Troia, così è considerata la madre di tutti i troiani. Anche Ettore ed Enea sono troiani. Per Dante ciò è importante perché solo coloro che hanno consentito la formazione di Roma. Cesare primo imperatore. Armato simbolo di potere e gli occhi grifagni capaci di vedere a fondo nelle cose. Vidi Cammilla e la Pantasilea; da l’altra parte vidi ’l re Latino che con Lavina sua figlia sedea. 126

Cammilla (v. 107 del primo canto) è una donna latina che è morta combattendo contro i troiani (non poteva sapere il disegno della provvidenza, che latini e troiani si sarebbero fusi insieme per creare l’impero romano però si è battuta per la sua patria e quindi è degna di ciò). Pantasilea regina delle amazzoni, morta per mano di Achille. Re Latino colui che ha dato sua figlia Lavina in sposa ad Enea. Vengono ripercorso le origine di Roma. Vidi quel Bruto che cacciò Tarquino, Lucrezia, Iulia, Marzïa e Corniglia; e solo, in parte, vidi ’l Saladino. 129

Storia di Roma raccontata da Tito Livio. Bruto cacciò Tarquinio. Lucrezia è la prima martire della tradizione repubblicana. Viene stuprata da Sesto Tarquinio e per dimostrare di non aver ceduto si ammazza davanti al padre. Iulia è la figlia di Cesare. Cornelia madre dei gracchi, Saladino musulmano, ma uomo clemente. Poi ch’innalzai un poco più le ciglia, vidi ’l maestro di color che sanno seder tra filosofica famiglia. 132

Il maestro di coloro che sanno è Aristotele. Tutti lo miran, tutti onor li fanno: quivi vid’ïo Socrate e Platone, che ’nnanzi a li altri più presso li stanno; 135

Socrate Platone sono vicini a Arstotile.

Democrito che ’l mondo a caso pone, Dïogenès, Anassagora e Tale, Empedoclès, Eraclito e Zenone; 138

Pre socratici Anassagora e Tale. Democrito il mondo si è creato da un caos. e vidi il buono accoglitor del quale, Dïascoride dico; e vidi Orfeo, Tulïo e Lino e Seneca morale; 141 Diascoride ha catalogato in base alle loro qualità molti tipi di erbe medicinali. Euclide geomètra e Tolomeo, Ipocràte, Avicenna e Galïeno, Averoìs che ’l gran comento feo. 144

Avicenna e Averois i primi che hanno tradotto Aristotele dall’arbato. Io non posso ritrar di tutti a pieno, però che sì mi caccia il lungo tema, che molte volte al fatto il dir vien meno. 147

Non può raccontare tutto per mancanza di tempo. La sesta compagnia in due si scema: per altra via mi mena il savio duca, fuor de la queta, ne l’aura che trema. 150

La sesta compagnia si divide in due e Virgilio conduce Dante per un’altra via. Da qui c’è l’inferno vero e proprio, dove l’aria trema. E vegno in parte ove non è che luca....


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