Cittadini Onlife PDF

Title Cittadini Onlife
Author Gianni Sinni
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Summary

Designing Civic Consciousness / ABC per la ricostruzione della coscienza civile Prima edizione: ottobre 2019 isbn 978-88-229-0419-5 © 2019 Quodlibet srl Università degli Studi via Giuseppe e Bartolomeo della Repubblica di San Marino a cura di Gianni Sinni Mozzi, 23 - 62100 Macerata Antico Monastero ...


Description

Designing Civic Consciousness / ABC per la ricostruzione della coscienza civile

Prima edizione: ottobre 2019 isbn 978-88-229-0419-5 © 2019 Quodlibet srl via Giuseppe e Bartolomeo Mozzi, 23 - 62100 Macerata www.quodlibet.it Progetto grafico: Ilaria Ruggeri Stampa: Industria Grafica Bieffe, Recanati (mc)

Università degli Studi della Repubblica di San Marino Antico Monastero di Santa Chiara Contrada Omerelli, 20 47890 San Marino Città Repubblica di San Marino www.unirsm.sm

a cura di Gianni Sinni Atti del Convegno internazionale Designing Civic Consciousness. Idee e progetti per ricostruire la coscienza civile 28 maggio — 1° giugno 2018 San Marino

Questo volume è pubblicato con il contributo dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino

Quodlibet

Designing Civic Consciousness / ABC per la ricostruzione della coscienza civile

10 — 19 ↱ apertura

20 — 27 ↱ bene comune

72 — 83 ↱ dubbio

84 — 91 ↱ educazione

Designing Civic Consciousness. Idee e progetti per ricostruire la coscienza civile / Corrado Petrocelli Senso civico come bene comune. Che cosa ci insegna l’innovazione sociale / Ezio Manzini

92 — 99 ↱ glocal

100 — 107 ↱ identità

108 — 117 ↱ informazione

28 — 35 ↱ bioma

Dei diritti e dei doveri del progettista creativo contemporaneo / Flaviano Celaschi

36 — 45 ↱ cittadino designer

Developing Citizen Designers: Our Civic Responsibility / Elizabeth Resnick

118 —129 ↱ leggibilità

46 — 61 ↱ consapevolezza

Il design per la consapevolezza e la partecipazione / Giuseppe Mincolelli

130 —143 ↱ libertà

Cittadini onlife / Gianni Sinni

144 — 153 ↱ manifesto

62 — 71 ↱ digitale

Vegetariani o carnivori. Note sui diversi modi di intendere il design / Giorgio Camuffo Sentire, pensare, agire / Massimo Santanicchia Il progetto aperto dal prodotto alla comunità / Silvia Gasparotto Civic Education at Hebrew University of Jerusalem / Dan Avnon

154 —161 ↱ memoria

162 — 173 ↱ pace universale

“O dona piangere pacem!”: una semplice vita civile / Carlo Ossola

174 —187 ↱ polis

Polis reale e Polis ideale / Luciano Canfora

188 — 201 ↱ processo

Metodologie di progettazione centrate sull’utente applicate all’indagine del contesto urbano. Un caso studio / Luciano Perondi con Giulia Bonora, Giampiero Dalai, Daniele De Rosa, Silvia Tulli

202 — 211 ↱ racconto

La casa museo. Nuovi “racconti” per la formazione di comunità sul territorio / Alessandra Bosco

212 — 219 ↱ reagente

Actionscapes e actionsmood. Pratiche del design per l’educazione civica / Raffaella Fagnoni

La ricerca sul Visual Journalism, verso nuove esperienze informative che siano immersive, partecipative e interattive / Matteo Moretti Corruzione: narrative e disegno dello spazio civile / Lucio Picci Formare coscienze civili / Maurizio Viroli A Dramatic Call to Action / Daniela Piscitelli

Cittadinanza digitale e azione civica. Forme e modi per la riattivazione dei luoghi e della memoria collettiva / Michele Zannoni

220 — 231 ↱ sistema

Appunti per un nuovo Isotype / Medardo Chiapponi e Luciano Perondi

232 — 239 ↱ soglia

Design di comunità. Spazi soglia tra persone e territori / Riccardo Varini

240 — 247 ↱ spazio

Immaginare una città più civica / Ruedi e Vera Baur

248 — 255 ↱ utilità

Il progetto di comunicazione come atto discorsivo. Per una “nuova” grafica di pubblica utilità / Jonathan Pierini

digitale agg. [dall’ingl. digital, der. di digit (dal lat. digitus “dito”) “cifra (di un sistema di numerazione)”]. – 2. In elettronica e in informatica, qualifica che, in contrapp. ad analogico, si dà ad apparecchi e dispositivi che trattano grandezze sotto forma numerica, cioè convertendo i loro valori in numeri di un conveniente sistema di numerazione.

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porto democratico che lega il cittadino alle istituzioni. Come conseguenza, termini quali politica, partecipazione, competenza, solidarietà sono sottoposti ovunque a una profonda trasfigurazione di significato. Bene, ma che c’entra il design, possiamo chiederci, con tutto questo? Risposta breve: c’entra moltissimo. / Gianni Sinni Università degli Studi della Repubblica di San Marino

1 Con Andrea Rauch e Mauro Bubbico per Aiap. Si veda: socialdesignzine. aiap.it/sdz/.

È nei momenti di crisi che ci si interroga con più convinzione riguardo a ciò che facciamo e alla responsabilità “sociale” che, in quanto progettisti, ne deriva. Non sarà un caso che il primo manifesto politico della grafica, First Things First, sia stato pubblicato nel 1963 all’indomani dell’assassinio di J.F. Kennedy o che la Carta del progetto grafico sia contemporanea alla caduta del muro di Berlino. Di certo so che quando abbiamo iniziato l’esperienza di SocialDesignZine1, l’abbiamo fatto per l’esigenza interiore di dare un senso all’essere designer in un momento storico, l’inizio della guerra in Iraq, gravido di funeste conseguenze (Rauch & Sinni, 2005, 2007). Oggi non c’è dubbio che ci troviamo in una fase di profonda crisi, una crisi nella quale il declino della coscienza civile – la consapevolezza dei diritti e dei doveri – investe gli stessi concetti di democrazia e convivenza che siamo abituati a considerare come pilastri imperituri della nostra società. Per questo si tratta di una tendenza molto preoccupante, potenzialmente in grado di minare le basi stesse del rap-

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L’allargamento dei confini del campo d’azione del design, oltre i territori consueti del prodotto e della comunicazione, ha portato ad applicare i termini del progetto in ambiti quali l’interazione e il design dei servizi che hanno una sempre maggiore influenza sulle modalità attraverso le quali i cittadini possono, o meno, svolgere determinate azioni ed eventualmente esercitare i propri diritti e adempiere ai propri doveri. Le capacità abilitanti del design ne fanno dunque, soprattutto dal punto di vista della sfera del progetto pubblico, uno strumento irrinunciabile tutte le volte si parli di inclusione e partecipazione civica. Per questo possiamo convenire con Dana Chisnell (2016) che “democracy is a design problem”, la democrazia è un problema di design non solo per quanto riguarda la predisposizione di sistemi usabili – come nel caso del progetto di redesign del sistema elettorale americano per il quale è stata formulata tale asserzione –, ma in generale per tutto ciò che riguarda il principio di partecipazione dei cittadini (Bonsiepe, 2010, p. 40). Tutto questo non è certo una novità se già negli anni Settanta si dichiarava la “necessità del design” nella pubblica amministrazione americana (Sinni, 2018a) e, nei nostri confini, i grafici di pubblica utilità dichiaravano come obiettivo “il punto di vista dell’utenza fondamento costante del nostro operare” (Carta del progetto grafico, 1990). Quello che è cambiato è la capacità del design, per il tramite della digitalizzazione, di operare efficacemente nel progetto civico e oggi il citizen-centered design, l’usabilità e l’accessibilità costituiscono una generalizzata e irrinunciabile modalità di progettazione. Nel corso degli ultimi anni possiamo notare una crescita esponenziale di progetti rivolti all’applicazione dei principî del design ai servizi pub-

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2 Naturalmente questo non ha niente a che fare con quelle imprudenti semplificazioni che identificano le opportunità del digitale con la cosiddetta “democrazia diretta”, dove chiedere a chiunque di esprimersi su tutto può portare al solo risultato di “una democrazia in cui si confrontano opinione superficiali, sempre più spesso basate sull’amplificazione di idee prive di fondamento” (Manzini, 2018, p. 163).

blici digitali – pensiamo ad esempio a gov.uk, allo us Web Standard o all’attività, in Italia, del Team per la Trasformazione Digitale – seguendo le direzioni indicate dalle iniziative di open government (Sinni, 2018b, pp. 128-155). Il design dei servizi rappresenta dunque una concreta opportunità di rimodulare le interazioni democratiche che connettono i cittadini alle istituzioni2 attraverso “ecosistemi partecipativi e abilitanti” (Manzini, 2018, pp. 169-173). La nostra esperienza di vita digitale combina sempre più profondamente, e senza soluzione di continuità, la vita reale e la vita online in una nuova modalità che, seguendo la calzante definizione del filosofo Luciano Floridi (2017), possiamo indicare con il termine onlife ed è qui che converge anche buona parte della nostra esperienza civica contemporanea. È una nuova dimensione del nostro crescere come cittadini consapevoli di cui tenere conto: al tempo di Internet “non esistono cittadini maturi indipendentemente dal digitale” (Fuggetta, 2018, p. 62). Tutto ciò crea nuovi e inaspettati rischi di esclusione sociale: “il digital divide rischia di diventare un chiasmo, capace di generare nuove forme di discriminazione tra quanti saranno cittadini dell’infosfera e quanti non potranno esserlo, tra insider e outsider, tra ricchi e poveri in informazione” (Floridi, 2010, p. 22). Ecco che emerge qui una grande responsabilità da parte del sistema educativo e universitario, in particolare se vogliamo continuare a credere con Viktor Papanek (1973), che “il progetto può e deve diventare un mezzo col quale i giovani possono partecipare alla trasformazione della società” (p. 12).

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Se così tante implicazioni sono collegate all’attività dei designer, come potranno dunque questi essere validamente formati per farvi fronte? Come possiamo soprattutto individuare le strade da percorrere per affrontare un futuro prossimo nel quale ci accorgiamo stanno venendo meno molti dei punti di riferimento tradizionali? Appare chiaro a molti che la crisi che abbiamo evocato all’inizio di questo articolo agisca a livello profondo della nostra società, con la disintermediazione, la delocalizzazione e la sincronicità operate dal digitale, che rendono aleatorie buona parte delle certezze e delle soluzioni su cui facevamo conto, in primis la democrazia rappresentativa3. Formare dei designer consapevoli, dei “citizen designer”4, significa oggi essere in grado di affrontare con creatività l’incertezza e l’imprevedibile, come evidenzia Steven Heller: “the old citizen designer was concerned with the predictable. The new citizen designer must look for the unpredictable” (Heller & Vienne, 2018, p. 14). Per certo, dunque, l’educazione civica in questi nostri tempi difficilmente potrà assomigliare a quella che aveva lucidamente predisposto Aldo Moro nel 1958 e suscita infatti qualche perplessità l’idea di ripristinare in forma curricolare tale materia nella scuola dell’obbligo5. Essere pronti all’“imprevedibile” significa equipaggiare i futuri cittadini con strumenti che dovranno essere la bussola per muoversi in un territorio al mo3 “I cittadini eleggono i propri rappresentanti, ma possono

costantemente influenzarli quasi in tempo reale per mezzo dei sondaggi

d’opinione. La costruzione del consenso è diventata una

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preoccupazione costante fondata su informazioni sincroniche” (Floridi, 2017, p. 204). 4 Sui progetti formativi che si sono cimentati in questa direzione rimandiamo all’ampia documentazione pubblicata da Elizabeth Resnick (2016). 5 Due proposte di legge erano state presentate in Parlamento, una di iniziativa popolare promossa dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (2018) e una dalla Lega - Salvini Premier (Camera dei Deputati, 2018). Quest’ultima è divenuta la base della legge n. 92 del 20 agosto 2019. L’origine politicamente così diversa delle due proposte, per altro molto simili nel contenuto, esprime evidentemente una giustificata, ma forse troppo generica richiesta alla scuola di farsi carico della formazione civica.

mento ancora tutto da definire: certo la conoscenza della Costituzione, dei propri diritti e dei propri doveri, la consapevolezza dei beni comuni, ma senza dimenticare la sindacabilità degli algoritmi o l’etica nell’AI, per fare solo alcuni esempi. Nell’infosfera del nostro presente, dunque, se ci domandiamo cosa “insegnare ai curatori, produttori e disegnatori d’informazione del domani […] la risposta ci sembra piuttosto ovvia: i linguaggi con cui l’informazione è creata, manipolata, resa disponibile e consumata”, intendendo con ciò l’inglese, la matematica, la programmazione, la musica, la grafica ecc. (Floridi, 2017, p. 97). Significa preparare i prossimi cittadini e i futuri designer ad aprire la mente e a farsi parte attiva nel Game, la nostra realtà digitale nella definizione narrativa di Alessandro Baricco, secondo prospettive del tutto nuove. D’altra parte “se lo scheletro dell’educazione è lasciato a una scuola che ancora è ferma ad addestrare buoni cittadini di una media democrazia anni ’80, poi non ci si può illudere di lanciare nel Game dei player idonei: facilmente si spezzeranno” (Baricco, 2018, pp. 320-321). Su come ci si possa preparare a essere cittadini del Game naturalmente pochi hanno certezze; quello che possiamo intuire è che sia forse utile superare le categorie di un pensiero, in particolare accademico, frammentato in tante discipline concorrenti. “Il disparato possiede delle virtù che la ragione non conosce“, suggerisce con enfasi Michel Serres (2013, p. 40). Tornerà pertanto utile insegnare ai futuri designer non solo a trovare le risposte – tipico di un certo approccio del design problem solving –, ma anche a porsi le domande giuste, sapendo rivolgersi, cioè, alla filosofia, quando serve, o alla letteratura, o all’ecologia. È seguendo questa direzione che ha preso forma la struttura multidisciplinare del convegno Designing Civic Consciousness, organizzato dall’Università di San Marino nel maggio 2018 e di cui questo volume rappresenta la sintesi, un tentativo di ragionare e di sperimentare su nuovi paradigmi della formazione civica.

no abbinati un umanista e un designer, potrà così essere sembrato azzardato aver messo a confronto l’Atene di Pericle, divisa tra l’elogio della democrazia e la sua ferocia satira, con il design delle relazioni che progetta inclusione; gli Officia di Cicerone sulle “forme” che può assumere la vita civile con la didattica del social design; l’educazione alla passione civile con i valori di innovazione sociale promossi attraverso le politiche del quotidiano, piccole azioni in grado di modificare la complessità dei problemi. Si è trattato di un azzardo stimolante col quale, in fondo, abbiamo seguito l’invito del già citato Michel Serres (2013): “sconvolgiamo la classificazione delle scienze, collochiamo il dipartimento di fisica a fianco di quello di filosofia, la linguistica di fronte alla matematica, la chimica insieme con l’ecologia” (p. 41). In questo remix delle conoscenze sappiamo che il design può giocare un ruolo significativo, non solo per la naturale predisposizione a operare come metodo interdisciplinare, vedi alla voce design thinking, ma soprattutto perché progettare implica tradurre nella pratica, trovare metodi operativi in cui declinare le tematiche della discussione. Questo è anche il motivo per il quale nella settimana di Designing Civic Consciousness le conferenze si sono avvicendate a una serie di workshop progettuali tenuti dai vari designer con l’attiva partecipazione di un folto gruppo di studenti provenienti da diverse università italiane. In questa nostra vita onlife, dove il livello reale e quello virtuale sono saldamente intrecciati, non dobbiamo infatti dimenticare che l’insegnamento forse più importante è quello di far sì che alla riflessione consegua un’azione.

Certo non è facile far dialogare discipline diverse, ognuna con i propri linguaggi e le proprie prospettive. Nelle diverse conferenze che vedeva-

Come ci ricorda Steven Heller, “it’s one thing to edit a book, or write an essay, or shout a catchphrase. It’s another to act” (Heller & Vienne, 2018, p. 14). Sembra un insegnamento ovvio, ma nell’epoca dei social e dell’attivismo da tastiera appare tutt’altro che banale, tanto da indurci a far nostro l’invito finale di Citizen Designer, un’esortazione che potremmo tradurre, molto prosaicamente, con “cari cittadini-designer alziamo il culo e diamoci da fare per creare una qualche, ancorché minima, differenza”.

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Rfierimenti bibliografici Associazione Nazionale Comuni italiani (2018). Legge di iniziativa popolare per l’introduzione dell’insegnamento di educazione alla cittadinanza come materia con voto autonomo, nei curricula scolastici di ogni ordine e grado. Disponibile su: www.comune.pontassieve.fi.it/file/20361/ download. Baricco, A. (2018). The Game. Torino: Einaudi. Bonsiepe, G. (2010). Civic City Cahier 2. Design and Democracy. London: Bedford Press.

Legge 20 agosto 2019, n. 92. Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica. Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n.195 del 21 agosto 2019. Manzini, E. (2018). Politiche del quotidiano. Progetti di vita che cambiano il mondo. Roma: Edizioni di Comunità. Papanek, V. (1973). Progettare per il mondo reale. Il design come è e come potrebbe essere. Milano: Mondadori.

Camera dei deputati (2018, giugno 1°). Istituzione dell’insegnamento dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria e del premio annuale per l’educazione civica. Atti parlamentari, 682, xviii Legislatura.

Rauch, A., & Sinni, G. (2005). SocialDesignZine (vol. i). Firenze: Lcd.

Carta del progetto grafico (1990, gennaiofebbraio). LineaGrafica, 1.

Resnick, E. (2016). Developing Citizen Designers. New York: Bloomsbury Academic.

Chisnell, D. (2016). Democracy is a Design Problem. The Journal of Usability Studies, 11(4), 124-130.

Serres, M. (2013). Non è un mondo per vecchi. Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere. (trad. Polizzi, G.). Torino: Bollati Boringhieri.

Floridi, L. (2010). La rivoluzione dell’informazione. (trad. Durante, M.). Torino: Codice.

Rauch, A., & Sinni, G. (2007). SocialDesignZine (vol. ii). Firenze: Lcd.

Sinni, G. (2018a, settembre 30). The Design Necessity. Disponibile su: medium.com/@ giannisinni/the-design-necessity-a174a5a39129.

Floridi, L. (2017). La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo. Milano: Cortina Raffaello.

Sinni, G. (2018b). Una, nessuna, centomila. L’identità pubblica da logo a piattaforma. Macerata: Quodlibet.

Fuggetta, A. (2018). Cittadini ai tempi di Internet. Per una cittadinanza consapevole nell’era digitale. Milano: FrancoAngeli. Heller, S., & Vienne, V. (a cura di). (2018). Citizen Designer. Perspectives on Design Responsibility. New York: Allworth Press.

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