Riassunto Da Stranieri a Cittadini PDF

Title Riassunto Da Stranieri a Cittadini
Author Federica Macchi
Course Pedagogia della persona
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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RIASSUNTO DA STRANIERI A CITTADINI Capitolo 1 – i migranti nel disordine mondiale Globalizzazione  annullamento della distanza a livello economico, tecnologico, ecologico, politico e culturale. Essa porta all’interdipendenza economica, alla mescolanza degli stili di vita, all’incontro di culture e forme d’arte diverse e all’ibridazione del gusto. La globalizzazione può costituire un elemento di reddito per le popolazioni meno sviluppate, ma se non viene controllata (non c’è governance) può portare a concentrare i profitti e quindi a competizioni e all’aumento dell’emigrazione. L’educazione fa prendere coscienza del fatto che ogni persona vive una pluralità di identità e appartenenze, una di esse è quella di “cittadini del sistema-mondo”  cittadino del mondo. In passato, l’immigrato veniva considerato un ospite che veniva da lontano ed era considerato sacro e favorito dagli dei. Nel dopoguerra le migrazioni sono aumentate fortemente anche se gli spostamenti sono da sempre esistiti  c’è stata un’inversione, ovvero i paesi che erano patria degli emigranti sono diventati accoglitori di persone da ogni parte del mondo. Nel dopoguerra si sono quindi create alcune importanti istituzioni per gestire la migrazione: IOM e UNHCR che si occupa della protezione degli immigrati in tutto il mondo. Ma le immigrazioni non sono dovute solo a cause economiche, anzi. I rifugiati sono coloro che provengono dalle guerre e a differenza degli altri possono chiedere e ottenere il diritto di asilo. Oggigiorno la loro immagine è cambiata e vengono considerati tra le vittime e presunti clandestini. L’Italia, per via della sua posizione, è sempre stata un territorio di transito, molti profughi che vi giungono in realtà vogliono proseguire per il Nord Europa. Negli ultimi anni molti migranti giungono su barconi e molti di essi muoiono di speranza  operazione italiana “mare nostrum” per il salvataggio delle persone imbarcate sugli scafi in pericolo di naufragio  prevenire i viaggi della morte. Nel 1990 è stata fatta la Convenzione di Berlino. Essa prevede che il richiedente asilo possa presentare domanda di accoglienza solo ad un Pese, quello da dove ha fatto ingresso in Unione (per questo molti restano bloccati in Italia, anche se vorrebbero proseguire). Smuggling  favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; Trafficking  tratta degli esseri umani. Una soluzione da tener conto è il resettlement cioè la ridistribuzione dei profughi su tutto il territorio europeo. In generale ci sono quattro fondamenti per le politiche migratorie: - ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare; - salvare vite umane e rendere sicure le frontiere esterne; - rafforzare la politica di asilo; - mettere in atto una nuova politica di migrazione legale. Legge Turco-Napolitano  tutela i diritti dell’immigrato e individua la distinzione tra regolare e irregolare. Il pacchetto sicurezza introduce l’ingresso illegale in Italia come reato e diviene sempre più difficile ottenere il permesso di soggiorno. Ci sono norme regionali volte all’integrazione, che si sono occupate soprattutto di formazione professionale, insegnamento della lingua italiana, prestazioni sociali con l’impegno a combattere ogni forma di discriminazione. Per disciplinare gli ingressi il Ministero dell’Ingresso stabilisce i decreti flussi. Invece chi è già presente nel territorio può regolarizzare il suo titolo attraverso le sanatorie, che vengono emanate in base alle scelte del governo. Chi sbarca negli hotspots, cioè nei punti di crisi, viene trasferito nei centri denominati hub, strutture regionali in cui gli immigrati vengono identificati con la rilevazione delle impronte digitali e poi vengono smistati (screening), chi ha i requisiti può chiedere asilo, gli altri devono lasciare il paese. Le persone in attesa di risposta vengono smistate nella rete SPRAR. Un problema sono i minori non accompagnati MSNA, che sono in continuo aumento. Essi sono senza cittadinanza e patria e entrano in un territorio non accompagnati oppure accompagnati e poi lasciati soli. Molti spariscono, probabilmente adescati dalla malavita o costretti a prostituirsi  per contrastare ciò sono state adottate misure specifiche, come ad esempio venire ospitati in centri specializzati e avere un tutore assegnato. Sono persone vulnerabili e titolari di diritti e quindi hanno

lo stesso trattamento dei minori italiani. Ancora più specializzata deve essere l’accoglienza per i bambini dagli 0 ai 6 anni che hanno perso i genitori. La crisi economica che ha investito i vari paesi del mondo ha modificato notevolmente gli atteggiamenti verso l’estero  restrizione delle politiche e chiusure delle frontiere. Gli ultimi anni sono stati vissuti come una costante emergenza anche se le situazioni non sono cambiate rispetto al passato. Paul Collier ha ideato l’idea della catena migratoria  connazionale già emigrati aiutano quelli nuovi. In generale è quindi necessario: 1) Mantenere e proteggere lo spazio di libera circolazione (Schengen); 2) Rivedere il regolamento di Dublino, per evitare la disparità di trattamenti; 3) Garantire forme di protezione umanitaria, almeno per i soggetti fragili; 4) Abbreviare i tempi di riconoscimento delle domande di asilo; 5) Realizzare una efficace governance delle migrazioni; 6) Rivedere il sistema degli ingressi in Italia e riprogettare le politiche dei flussi; 7) Riformare la disciplina dei permessi di soggiorno in senso più favorevole ai lavoratori che contribuiscono allo sviluppo del paese; 8) Rilanciare la cooperazione internazionale per sostenere lo sviluppo dei paesi d’origine; 9) Favorire la partecipazione degli immigrati alla vita civile. Accoglienza INSIEME a integrazione.

Capitolo 2 – integrazione e cittadinanza L’integrazione è un percorso che procede in modo irregolare e che si dipana tra conflitti, sofferenze, fedeltà vecchie e nuove. L’integrazione descrive i fenomeni attraverso cui si resta diversi o si diviene simili e parallelamente da parte della società accogliente si tende ad assorbirli o viceversa a rifiutarli. Questo processo necessita di misure di sostegno. Integrazione ha un significato diverso rispetto a inserimento e assimilazione. Quest’ultimo è un’incorporazione in senso negativo mentre l’inserimento è il semplice atto fisico. Ciò che l’integrazione dovrebbe favorire è l’intercultura ovvero la relazione instaurata nel pluralismo tra persone diverse per scambiare valori, norme e modelli a livello culturale al fine di trovare valori comuni. Esistono diverse tipologie di integrazione: 1) Integrazione linguistica  sia nel primo periodo dopo l’arrivo, sia nell’inserimento successivo; 2) Integrazione socioeconomica; 3) Integrazione istituzionale; 4) Integrazione sociale; 5) Integrazione politica; 6) Integrazione personale e comunitaria. Con l’Accordo di integrazione lo straniero deve rispettare alcune condizioni pena l’espulsione. Ovvero deve impegnarsi ad acquisire una minima conoscenza della lingua italiana, deve conoscere la costituzione, deve dare l’istruzione d’obbligo ai figli minori e rispettare la carta dei valori. Agli stranieri con un legame con la comunità di appartenenza devono essere garantiti i diritti sociali perché sono un “diritto soggettivo perfetto”, che permette l’accesso ai servizi fondamentali, di avere casa, lavoro etc… Le politiche di accesso ai servizi sociali e sanitari sono generalmente trasversali e basati sul reddito. In questo senso non si distingue tra italiani e immigrati  però c’è un forte disagio abitativo degli stranieri. L’Italia permette l’accesso al servizio sanitario nazionale anche a immigrati non in regola con il permesso di soggiorno  forma di prevenzione e contrasto dei rischi per tutta la popolazione. Dal punto di vista del lavoro la situazione si presenta particolarmente fluida. Gli immigrati in Italia si concentrano nelle nicchie etniche ovvero settori come l’edilizia, l’agricoltura, gli alberghi e i ristoranti e collaborazione domestica. Numerosi sono tuttavia i settori d’ombra  lavoro nero e

caporalato (sfruttamento dei braccianti). Negli ultimi anni si è assistito a un forte dinamismo delle imprese guidate da un titolare straniero, queste continuano a crescere mentre quelle italiane continuano a diminuire. Per quanto riguarda il diritto di voto gli stranieri non sono ancora ammessi né nelle elezioni nazionali né in quelle locali. L’esclusione dalla partecipazione politica ricade sull’educazione alla cittadinanza dei figli. La cittadinanza si può ottenere in due modi: in base al principio dello jus sanguinis, cioè il diritto che proviene dalla nascita, e in base al principio dello jus soli, cioè per chi nasce in un determinato territorio. Gli itinerari di integrazione degli immigrati sono molto diversi a seconda dei momenti e dei paesi di origine. Maledizione dell’immigrato  rimpiangere il paese d’origine quando si arriva in un altro e quando si torna non trovarsi più a casa propria  lo straniero si trova a vivere in una condizione di dissonanza e conflitto perché si ritrova a vivere in un mondo più variegato e complesso. Questo può essere fruttuoso se fa maturare i suoi modi di pensare. Non esiste un solo tipo di famiglia immigrata ma tanti modelli quante sono le storie di arrivo e di integrazione dei suoi membri. Si assiste alla femminilizzazione dell’immigrazione  questo fatto è sia positivo sia negativo: positivo perché garantisce loro maggiore libertà di movimento e meno dipendenza, negativo perché potrebbe creare danni per il paese di origine. L’aumento è dovuto anche per la forte richiesta di donne nei servizi e nel lavoro domestico. La questione delle badanti rappresenta una nota positiva perché consente di sperimentare nuove forme di dialogo interculturale specialmente nel territorio degli anziani. Risulta difficile conciliare famiglia e lavoro  difficile inserirsi nel lavoro. Le donne immigrate scontano una messa in questioni dei ruoli sociali. A partire dalla legge 40 del 1998 si parla di immigrazione dal punto di vista politico e interculturale e non più da quello di sola emergenza  insegnamento della lingua italiana ma anche mantenimento della lingua di origine. Non deve essere una semplice alfabetizzazione ma bisogna usare una concezione di pedagogia globale  l’obiettivo è permettere di esprimere al meglio i diritti di cittadinanza. L’ integrazione culturale permette anche l’integrazione socioeconomica, altrimenti avviene uno svantaggio socioeconomico. Capitolo 3 – Bambini e adolescenti migranti Le persone per cui è più difficile vivere il cambiamento dopo l’emigrazione sono i bambini/adolescenti. Questo perché essi svolgono un continuo lavoro di acculturazione, dovendo armonizzare i modi di vivere della società ospitante con quelli del paese d’origine  strategie identitarie. Alcuni reagiscono con atteggiamento di apertura e desiderio di integrarsi, altri vivono una chiusura annessa alla paura del rifiuto. L’identità viene costruita in più stadi: c’è uno stadio iniziale che può presentare due strade: l’adolescente può trascurare la sua cultura di origine volendo assimilarsi a quella ospitante, oppure seguire acriticamente quelle di riferimento; nella seconda fase gli adolescenti si mettono alla ricerca del significato che ha per loro l’appartenenza etnica. Fenomeno del left behind  bambini lasciati nel paese d’origine dai genitori emigrati in cerca di lavoro, solo in un secondo momento avviene il ricongiungimento famigliare. I minori emigranti sono quelli più a rischio  assimilazione segmentata, transnazionalismo  riguardano tutti i giovani. Le seconde generazioni sono un test importante per misurare la capacità di integrazione di un paese. Gli adolescenti fanno parte delle minoranze visibili perché li si riconosce dal colore della pelle o dalle caratteristiche somatiche, non dalla lingua o dai modi di vivere. Essi vengono definiti in diversi modi: seconde generazioni, nuovi italiani, figli di migranti, italiani a metà e così via. La definizione migliore sarebbe nuovi europei. Essi rappresentano una generazione ponte di giovani mediatori nati con competenze interculturali utili per la società globale. I nuovi cittadini possono avere un ruolo importante nelle trasformazioni  hanno un ruolo di dinamismo sociale.

Lo jus soli, che permette di avere la cittadinanza a chi nasce in territorio italiano dopo il compimento dei 18 anni è però temperato perché opera una restrizione verso i genitori. Inoltre, i requisiti per ottenere i permessi sono molto restrittivi. Lo jus culturae riguarda i bambini e adolescenti nati all’estero e arrivati dopo e dice che poter diventare cittadini debbano ricevere un’istruzione per conoscere la lingua. Per questo motivo la scuola deve essere considerata come uno strumento di dialogo. Esigenza di una educazione alla cittadinanza di tipo interculturale che favorisca la convivenza al di là di ciò che c’è scritto sui documenti. Molti adolescenti e giovani trapiantati in Italia si trovano coinvolti nel fenomeno delle gang giovanili  gruppi che scelgono comportamenti illegali o delinquenziali. Queste gang trovano il loro senso nella solidarietà interna che da senso di sicurezza e appartenenza, contrapposta ai gruppi rivali. Normalmente le bande sono composte solo dai ragazzi, della seconda generazione, mentre le ragazze vi gravitano intorno. Ci sono quasi sempre riferimenti religiosi e queste band agiscono affiliandosi dal basso  necessità approccio educativo. Negli ultimi anni è cresciuto anche il nome dei giovani che aderiscono all’estremismo in nome dell’Islam, dall’ Al Qaeda all’ISIS. Esistono anche i foreign fighters, che arrivano da altri paesi e decidono di aderire. Tutti coloro che ne fanno parte provengono da situazione diverse e hanno disagi diversi, hanno però in comune la giovane età  giovani radicalizzati, delle periferie e delle classi medie  tutti loro vedono la chiamata alle armi come unica soluzione. Tutto questo perché si pensa che l’Islam sia di suo violento, per via del Corano. Adozione internazionale  punto di incontro tra due bisogni: quello di avere un figlio, e il bisogno del bambino di avere una famiglia. Questo tipo di adozione richiede una certa sensibilità alle differenze, è diverso da una semplice adozione  non vanno cancellate le tracce del suo paese passato  fondamentale per loro un’educazione per arrivare a possedere una competenza interculturale. Il nome rappresenta uno dei più grandi legami con la cultura d’origine. Sta entrando lentamente nel sistema sociale, nonostante sia sempre più apprezzata. Nel momento della scoperta dell’essere stato adottato è importante che i genitori trasmettano tutta la forza del loro desiderio. In questo modo i bambini potranno elaborare al meglio le differenze somatiche e ogni altro interrogativo. Importante sviluppare nei minori stranieri la: 1) Resilienza, ovvero la capacità di resistere agli attacchi della vita, agli eventi traumatici. 2) Identità sociale, ovvero elementi come il senso della corporeità, il rapporto tra la percezione individuale e l’esplorazione dell’ambiente esterno, lo sviluppo temporale del sé. L’identità ha una valenza prevalentemente sociale. Maturare il senso di appartenenza a due mondi diversi. Tutto questo deve essere fatto anche per i moltissimi minori che si trovano nelle strutture di accoglienza.

Capitolo 4 – Multiculturalismo ed educazione interculturale Crisi del multiculturalismo  diffusa negli ultimi anni, dovuta all’arrivo di molti profughi  accusato di essere la causa del terrorismo  ha fallito per la scarsa integrazione, dovuta dalla paura, agli egoismi individuali e alla concorrenza per le risorse. Multiculturale  quando in un paese vivono più culture Il termine multiculturalismo invece indica un insieme di politiche assunte negli anni per regolare la presenza dei gruppi di diverse nazionalità e lingue dentro ai loro confini. Era nato per riconoscere una determinata cultura e contrastare l’assimilazione. Questo perché serve una “giustizia culturale” nei confronti delle minoranze. C’è la necessita di dare un senso caldo di appartenenza a gruppi sradicati.

Quando si parla di multiculturalismo quindi si è davanti alla scelta tra un’appartenenza di tipo individuale e una preminenza dei diritti culturali e religiosi di tipo collettivo  opposizione tra identità nazionale e pluralismo. Con il modello interculturale lo Stato è neutrale ma non indifferente rispetto alle culture  richiede nuove strategie educative  educazione alle relazioni interculturali e promozione di nuove strategie identitarie nel contesto di accoglienza. Si colloca tra il relativismo e il culturalismo. Pericolo dell’universalizzazione  portare alla sottile distruzione delle culture tradizionali, le differenze vengono schiacciate. Si pensa che una sola visione delle cose sia giusta  etnocentrismo. Relativismo  rispetto dell’altro, ma senza entrare realmente in dialogo con lui  indifferenza. Qui possiamo inserire Levi-Strauss, la sua era una forma nobile di relativismo. Il culturalismo è una sorta di razzismo all’anti-razzismo, perché si tendono a valorizzare le culture che vengono di solito svalorizzare ma in questo modo si svalorizzano le altre. Il metodo interculturale è l’unica via che permette il dialogo tra persone tutte diverse non solo per origine etnica ma per età sesso, condizione sociale. Alla base del progetto interculturale si situa il bisogno di educazione. L’interculturalità o intercultura quindi può essere definita come l’insieme dei processi riguardanti gli scambi e il rapporto dinamico tra le persone. Quindi il metodo interculturale parte dalla messa in discussione dell’idea di cultura che molto spesso viene usata in modo astratto. Le culture invece sono l’esito dell’interazione tra la componente organica e quella culturale resa possibile dal contesto sociale e della continua ricerca di un sovrappiù di senso. Quindi l’idea di cultura a cui fa riferimento l’educazione interculturale è frutto delle diverse possibilità realizzate dalla specie umana nello spazio e nel tempo; strutturalmente incompiuta; totalità complessa dalle molteplici voci; non è innata ma trasmessa biologicamente; soggettiva ed evolutiva; dinamica e permeabile, non statica ma tendente a cambiare nel tempo; senza confini. Questa educazione quindi critica ogni forma di essenzialismo tentando invece di cogliere la pluralità all’interno delle culture. L’educazione alle relazioni interculturali si fonda sulla concezione 2.0 della cultura. Priva di ogni essenzialismo , tentando invece di cogliere la pluralità degli elementi interni ad una cultura: i valori, i costumi, le credenze.. Si occupa delle persone, ognuna nella sua specifica diversità culturale (es. non bisogna dire cultura asiatica, perché troppo generico e privo di un significato). Tale educazione evita il determinismo culturale, cioè quella concezione della natura che riporta ogni fenomeno ad una precisa causa, escludendo il caso e ammettendo solo l'esistenza di leggi fisiche che agiscono secondo la più rigida determinazione. In campo sociale, pedagogico e antropologico, né determinismo ne indeterminismo possono valorizzare il ruolo delle differenze culturali nel comportamento delle persone. Il primo, seguendo il principio della linearità causa-effetto si rivela incapace di cogliere la complessità dell'azione umana; il secondo, considera il campo delle azioni come puro disordine. La visione di un'azione umana libera e responsabile esige di superare il determinismo, che irrigidisce le diversità in una sorta di prigione culturale. La cultura è sicuramente soggettiva, dinamica, dai confini fluidi. Garantire la libertà di scegliere pero le proprie espressioni culturali, linguistiche, etniche non significa automaticamente favorire la diversità culturale. Amartya Sen, sostiene che la persona deve restare libera di poter scegliere la propria identità culturale. L'appartenenza di un certo gruppo culturale o etnico non può essere considerata esclusiva, ma si somma sempre ad altre appartenenze. L'interculturalità è un atteggiamento che impedisce alle persone di concepire la differenza culturale come assoluta, bensì in continuo cambiamento. Il compito chiesto all'educazione interculturale si colloca sul piano morale, bisogna favorire la convivenza e costruzione di relazioni che generano rispetto e riconoscimento. Un'apertura critica sul proprio modo di pensare è indispe...


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