Itastra - riassunto italiano per stranieri PDF

Title Itastra - riassunto italiano per stranieri
Author Andrea
Course Lingua italiana per stranieri
Institution Università degli Studi di Palermo
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riassunto italiano per stranieri...


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ERRORE: l’errore è lo scarto tra la produzione di un apprendente e la conseguente produzione che un parlante nativo giudica appropriato in quel contesto. Per l’insegnante è particolarmente importante osservare gli errori perché può ottenere indizi sul livello di apprendimento raggiunto e sulle ipotesi di funzionamento della lingua formulate dall’apprendente. Gli errori possono essere definiti secondo: 1) Aspetto superficiale; 2) Livello linguistico; 3) Frequenza/Regolarità; 4) Cause; A un livello superficiale possiamo distinguere errori di: omissione; aggiunta; sostituzione; inversione; segmentazione. A livello linguistico può riguardare: la fonologia/grafia; la morfologia; la sintassi; il lessico; il testo; la pragmatica. Un altro parametro è quello della regolarità, negli errori sistematici noi scopriamo effettivamente il tipo di ipotesi che il parlante sta facendo, legati alla “competence”. La sistematicità, ovvero la regolarità con cui avviene un errore. Gli errori si possono infatti dividere in: errori pre-sistematici, sistematici e postsistematici. Il parametro legato alle cause dell’errore comprende: interferenza; semplificazione; omissione/evitamento regolarizzazione; sovraestensione analogica. Questi quattro parametri sono legati alla correttezza grammaticale. Ma esiste anche un altro criterio che ha a che fare con la comprensibilità, si considerano errori semplicemente quelli che ostacolano la comprensione. Distiguiamo tra: errori locali, che interessano un elemento circoscritto della frase e non causano difficoltà perché non interferiscono con la trasmissione del significato; errori globali che interessano l’organizzazione della frase e rendono il messaggio incomprensibile oppure difficile da interpretare.

DIFFERENZE ITALIANO L2,LS,LINGUA DI CONTATTO E D’ORIGINE: E’ possibile individuare negli studi sull’italiano una differenziazione basata su parametri di variazione: per alcuni studiosi la dimensione spaziale determina l’opposizione fra l’italiano come “Lingua straniera” (LS) e come “Lingua seconda” (L2), che si riferiscono rispettivamente all’apprendimento di questa lingua fuori d’Italia o in Italia. Mentre parlare di “italiano lingua d’origine” e “italiano lingua di contatto” rimanda alla situazione di apprendimento di questa lingua da parte degli emigrati italiani all’estero nel primo caso, da parte degli immigrati stranieri in Italia nel secondo. Nella glottodidattica l’italiano come “lingua seconda” è inteso genericamente come una lingua appresa dopo la madrelingua. In altri casi si usa “italiano L2” per sottolineare la distanza temporale di apprendimento o la secondarietà della competenza. Dal punto di vista della linguistica acquisizionale si utilizza L2 per indicare la lingua non materna appresa spontaneamente o in maniera guidata nel paese in cui è parlata. La motivazione principale è di tipo affettivo, cioè si sceglie l’Italia perché piace. Un altro tipo di motivazione è quella. strumentale, cioè per raggiungere specifici obiettivi, molti con una motivazione integrativa (immigrati). Si possono verificare anche motivazioni estrinseche, imposte. L’ambiente per l’apprendimento è ideale in quanto si presta ad un apprendimento misto e si può disporre di un insegnante madrelingua che gli espone un primo input orale; inoltre, si dispone di molteplici materiali didattici in classe. L’italiano lingua straniera o LS, a differenza dell’italiano L2, è l’italiano appreso fuori dall’Italia. Parlare di italiano LS ci rimanda ad una situazione passata nella quale la lingua italiana veniva appresa degli stranieri soprattutto fuori dall’Italia e perlopiù in contesti culturali. In questo caso, per la maggior parte, la motivazione è culturale ma a questa si aggiunge anche la novità delle famiglie bilingui e, il dato più nuovo, l’emergere di due motivazioni cosiddette strumentali: il lavoro e lo studio. Inoltre, è la classe il luogo in cui si

realizza di solito l’apprendimento guidato dell’italiano LS, in contesti formali e con docenti non nativi. Un ulteriore input è allora il contatto con i propri pari, con i compagni di classe. In un apprendimento in contesto guidato e isolato è possibile che gli apprendenti siano esposti ad input limitato così il lor output sarà ristretto e monitoriale. Tra il pubblico che frequenta i corsi di lingua italiana all’estero troviamo anche oriundi italiani per i quali l’apprendimento si realizza nella prospettiva di quello della lingua di origine. Le motivazioni sono diverse: affettive, identitarie, maggiormente sentite dalla seconda generazione; motivazione strumentale, data anche dal fatto di possedere già una base di competenze; bisogni di apprendimento legati all’uso quotidiano. L’apprendimento può essere guidato oppure misto. La mancanza di contatto diretto può essere attutita da mezzi tecnici come cd audio. Si è preferito invece riferirsi all’italiano insegnato ed appreso dai figli dei cittadini immigrati in Italia con la denominazione italiano lingua di contatto con cui si evidenzia la natura composita della competenza individuale di questi apprendenti che comprende l’italiano e la lingua d’origine, producendo attraverso il contatto sollecitazioni relative alla definizione della propria identità linguistica e culturale. Le motivazioni e i bisogni degli apprendenti si dividono in due ordini; la competenza linguistico-comunicativa che gli consentono di socializzare con i pari e i livelli di competenza più elevata per poter comprendere le lezioni e svolgere le verifiche scritte ed orali. La motivazione dell’alunno straniero non è però sempre forte, intrecciandosi con problematiche affettive, connesse alla sua condizione di migrante. Lo sviluppo dell’italiano come lingua di contatto si realizza in situazione di apprendimento misto.

Il comportamentismo è la prima teoria dell’apprendimento alla quale la didattica delle lingue ha fatto esplicitamente riferimento ed è stata introdotta nella didattica dal linguista Bloomfield che, intorno al 1945. Nella prospettiva comportamentista l’apprendimento di una L1 o di una L2 consiste nell’acquisizione di abitudini senso-motorie di carattere inconscio, derivate dall’associazione di una particolare risposta ad un determinato stimolo dell’ambiente. L’acquisizione di un’abitudine è favorita dall’imitazione, dalla frequenza e dal rinforzo. Nella pratica didattica l’accento è posto sulla discriminazione di suoni e sulle strutture, presentate attraverso i “pattern drills”, cioè esercizi in cui le forme linguistiche sono manipolabili con tecniche di sostituzione e trasformazione; il lessico ha un ruolo di secondo piano. Le abitudini che si acquisiscono con la lingua madre possono costituire una fonte di interferenza, tanto più probabile, quanto più L1 e L2 divergono strutturalmente. Il transfert tra le due lingue può essere positivo o negativo e per il docente è possibile prevedere e guidare lo studente al superamento degli effetti negativi del transfert della L1 tramite un’analisi contrastiva. LIMITI TEORIA: Le “strutture innate” non intervengono direttamente sulle informazioni da acquisire ma devono essere stimolate dall’esterno. Il bambino ha un ruolo passivo, riceva dall’esterno e procede per associazioni. Teoria innatista: enfatizzano il ruolo della competenza linguistica innata degli esseri umani nell’acquisizione di L2, prestano l’attenzione alla conoscenza interiorizzata di L2, alle rappresentazioni mentali delle sue strutture linguistiche, e trascurano meccanismi evolutivi del percorso di acquisizione. Sono i modelli di tipo formalista e deduttivo; Una parte importante di tali modelli fa riferimento al paradigma generativo chomskyano, un altro modello di stampo innatista è il modello del monitor di Krashen. La teoria innatista di Chomsky: Secondo questa teoria, gli esseri umani sono programmati biologicamente per il linguaggio perché è una facoltà innata. La mente dell’individuo non è tabula rasa. L’esperienza esterna ha un ruolo ridimensionato in quanto serve solo a far partire un processo che ha già un suo corredo biologico che le permette di acquisire le lingue. L’idea chomskyana è quella di un dispositivo innato, “LAD” (language acquisition device), facoltà che permette all’individuo di apprendere una lingua: è un ipotetico dispositivo di acquisizione della lingua, un meccanismo del cervello che Chomsky postula per spiegare

l'innata capacità umana di apprendere le strutture sintattiche del linguaggio, uguale per tutti, che guida l’acquisizione del linguaggio. L’approccio di Chomsky fa appello a una Grammatica Universale (GU) innata per spiegare l’acquisizione di una lingua. La GU è costituita da un insieme di “principi” e “parametri” innati. Nella teoria innatista, per quanto riguarda l’apprendimento di una L2 vi sono 4 teorie sulla Grammatica universale: -Inaccessibilità; -Piena accessibilità; -Accessibilità indiretta; - Accessibilità parziale. Inaccessibilità: la grammatica universale non c’entra con l’apprendimento della L2, vale solo per la L1 e col tempo svanisce, si devono usare solo abilità cognitive. Piena accessibilità: la grammatica universale funziona per la L1 come per la L2, non esiste un “periodo critico” ma dipende dai diversi bisogni comunicativi tra bambino e adulto e la differenza delle abilità cognitive tra questi. Accessibilità indiretta: quando apprendo una L2, la grammatica universale non entra in gioco direttamente ma indirettamente soltanto attraverso la L1. L’attivazione dei parametri del linguaggio avviene una sola volta, con l’acquisizione della L1 e la grammatica universale agisce solo con la L1. Non è possibile un’altra fissazione di parametri, necessita che si ricorra a un’altra abilità. Accessibilità parziale: grammatica universale funziona anche qui tramite la L1, ma solo in alcuni casi. Alcuni principi rimangono accessibili anche per una L2, altri invece non sono più accessibili e devono essere fissati attraverso la L1. Una teoria innatista molto popolare anche per la sua traduzione didattica è il modello del monitor proposto da Krashen. Secondo Krashen l’apprendimento è reso possibile dal “monitor” che è qualcosa di interno al parlante, attività di monitoraggio che agisce nella mente del parlante e che interviene sul messaggio linguistico prodotto. Essa riconduce l’acquisizione di L2 a un’elaborazione interna dovuta a tre operatori mentali distinti:  il filtro affettivo, l’organizzatore e il monitor. Metodo naturale Krashen: Essa riconduce l’acquisizione di L2 a un’elaborazione interna dovuta a tre operatori mentali distinti:  Il filtro affettivo, che fa riferimento all’insieme di fattori per lo più psicoaffettivi che selezionano parte dell’input cui l’apprendente è esposto  L’organizzatore sarebbe il principale responsabile dell’elaborazione della competenza linguistica dell’apprendente sulla base dell’intake  Il monitor è l’operatore meno decisivo secondo Krashen, in quanto opera solo se vi è conoscenza consapevole di una regola. Esso controlla le produzioni dell’organizzatore, conformandole alle regole esplicitamente apprese. Krashen condensa in cinque ipotesi il suo modello:  L’ipotesi dell’acquisizione/apprendimento: acquisizione e apprendimento sarebbero due processi separati; il primo subconscio, il secondo consapevole  L’ipotesi del monitor: grazie al monitor, quanto appreso consapevolmente agisce su quanto prodotto dall’organizzatore per renderlo conforme alle regole apprese  L’ipotesi dell’ordine naturale: le regole di L2 vengono acquisitive in un ordine uguale per tutti gli apprendenti  L’ipotesi dell’input: l’input che favorisce l’acquisizione è l’input comprensibile; l’input può essere reso comprensibile, ad esempio, ricorrendo a mezzi extralinguistici  L’ipotesi del filtro affettivo: il filtro condiziona l’efficacia dell’input, sulla base di fattori affettivi. Un filtro bloccato o alzato può rendere infruttuosa l’esposizione a L2. La mancanza di un input è il limite di questa teoria: non rende conto delle ipotesi intermedie che il bambino formula sulla lingua che sta apprendendo, vediamo direttamente il prodotto e non sappiamo cosa succede durante il processo intermedio. Il cognitivismo è una corrente psicologica che studia la natura e l’attività dei processi mentali, il ruolo della lingua come fenomeno mentale. L’elaborazione linguistica viene vista come un processo mentale. L’acquisizione di L2 viene letta come la trasformazione di conoscenze dichiarative su L2 in conoscenze procedurali. La teoria della processabilità di Pienemann rientra nel cognitivismo: essa si basa sul modello psicolinguistico di Levelt relativo alla produzione linguistica e sulle ricerche sul tedesco L2. Secondo il modello di Levelt, elaborazione e produzione del messaggio linguistico fanno ricorso a tre operatori che agiscono in modo parallelo e incrementale: il concettualizzatore, che elabora concetti e informazioni pronti

per essere verbalizzati, il formulatore, che codifica verbalmente il messaggio a livello grammaticale e fonologico, e l’articolatore, che produce il messaggio acustico. Tutte le varie teorie del cognitivismo hanno messo in evidenza che l’interlingua si sviluppa come una serie di sequenze, di processi e automatizzazione legati all’idea che perché l’apprendente interiorizzi una lingua deve aver maturato certe conoscenze e forme. Teoria ambientalista: Le teorie ambientaliste pongono l’accento sui fattori esteri della comunicazione. Sottolineano il ruolo dell’input proveniente dall’ambiente esterno, dei fattori socioculturali e sociolinguistici nell’acquisizione di L2; un noto modello ambientalista è il modello dell’acculturazione della pidginizzazione di Shumann, secondo cui l’acquisizione di L2 non sarebbe altro che un aspetto dell’adeguamento dell’apprendente alla cultura legata a L2. Maggiore è la distanza sociale e/o psicologica più limitata è l’acquisizione in seguito; se l’integrazione nell’ambiente cresce, l’esposizione all’input aumenta e la distanza psicologica si riduce.

LS: Tra le tipologie di apprendenti troviamo bambini e adolescenti stranieri che seguono corsi di italiano nel proprio paese, in istituti finanziati dal MAE nei paesi meta dell’emigrazione italiana all’estero, iscritti nelle Scuole Italiane all’estero; studenti universitari fuori dall’Italia; giovani adulti con un progetto futuro di emigrazione; appassionati ecc.. Per la maggior parte, la motivazione è culturale ma a questa si aggiunge anche la novità delle famiglie bilingui e, il dato più nuovo, l’emergere di due motivazioni cosiddette strumentali: il lavoro e lo studio. Inoltre, è la classe il luogo in cui si realizza di solito l’apprendimento guidato dell’italiano LS, in contesti formali e con docenti non nativi. Un ulteriore input è allora il contatto con i propri pari, con i compagni di classe. In un apprendimento in contesto guidato e isolato è possibile che gli apprendenti siano esposti ad input limitato così il lor output sarà ristretto e monitoriale.

L2: Tra le tipologie di apprendenti troviamo studenti universitari, bambini e adolescenti stranieri in vacanza studio in Italia, studenti Erasmus o Intercultura; seminaristi e sacerdoti cattolici stranieri; adulti che decidono di trascorrere un periodo di studio dell’italiano in Italia per motivi culturali o personali; professionisti che lavorano in Italia, ecc.. La motivazione principale è di tipo affettivo, cioè si sceglie l’Italia perché piace. Un altro tipo di motivazione è quella. strumentale, cioè per raggiungere specifici obiettivi, molti con una motivazione integrativa (immigrati). Si possono verificare anche motivazioni estrinseche, imposte. L’ambiente per l’apprendimento è ideale in quanto si presta ad un apprendimento misto e si può disporre di un insegnante madrelingua che gli espone un primo input orale; inoltre, si dispone di molteplici materiali didattici in classe.

Lingua di origine: Tra le tipologie di apprendenti troviamo apprendenti non competenti (emigrati caratterizzati da un basso grado di mantenimento dell’italiano che decidono di studiare la lingua italiana per recuperare la propria identità linguistica), apprendenti parzialmente competenti, cioè coloro che desiderano approfondire le conoscenze già possedute; adulti o giovani adulti con competenza variabile dell’italiano che vengono a studiare in Italia; studenti universitari, ecc.. Le motivazioni sono diverse: affettive, identitarie, maggiormente sentite dalla seconda generazione; motivazione strumentale, data anche dal fatto di possedere già una base di competenze; bisogni di apprendimento legati all’uso quotidiano. L’apprendimento può essere guidato oppure misto. La mancanza di contatto diretto può essere attutita da mezzi tecnici come cd audio.

Lingua di contatto: Tra le tipologie di apprendenti troviamo bambini/adolescenti nati all’estero da genitori stranieri; minori adottati con procedure internazionali dopo la prima infanzia; bambini/adolescenti nati in Italia da genitori stranieri; figli di matrimoni misti, ecc.. Le motivazioni e i bisogni degli apprendenti si dividono in due ordini; la competenza linguisticocomunicativa che gli consentono di socializzare con i pari e i livelli di competenza più elevata per poter comprendere le lezioni e svolgere le verifiche scritte ed orali. La motivazione dell’alunno straniero non è però sempre forte, intrecciandosi con problematiche affettive, connesse alla sua condizione di migrante. Lo sviluppo dell’italiano come lingua di contatto si realizza in situazione di apprendimento misto.

Il filtro affettivo fa riferimento all’insieme di fattori per lo più psicoaffettivi che selezionano parte dell’input cui l’apprendente è esposto. Per Krashen il filtro affettivo è molto importante in quanto può impedire all’input di diventare intake. L’organizzatore sarebbe il principale responsabile dell’elaborazione della competenza linguistica dell’apprendente sulla base dell’intake. Il monitor è l’operatore meno decisivo secondo Krashen, in quanto opera solo se vi è conoscenza consapevole di una regola. Esso controlla le produzioni dell’organizzatore, conformandole alle regole esplicitamente apprese.

Input= dati che l’apprendente riceve dall’esterno, frasi di stimolo. output= produzione del parlante soggetta a sistematizzazione dell’organizzatore e verifica del monitor, frasi di risposta. intake= esito della conoscenza sottoposta a verifica del monitor, input interiorizzato. L’input è necessario ma non sufficiente per l’apprendimento. Per trasformarlo in intake (cioè acquisizione duratura) è necessario che venga affiancato dalla pratica, cioè dall’output.

Fattori interni dell’apprendimento: età; attitudine; motivazione; stili cognitivi; fattori affettivi. Cummins distingue tra un aspetto più superficiale della competenza comunicativa definito Basic Interpersonal Communication Skills, BICS: conseguito in circa due anni a seconda della differenza con la L1, lingua appresa per necessità comunicative, riguarda la capacità di comunicare in situazioni quotidiane; ed uno più complesso Cognitive Academic Language Proficiency, CALP: acquisito in più tempo, serve per svolgere con profitto gli studi nella L2, lingua appresa in contesti scolastici e per fini lavorativi. E’ la competenza necessaria per frequentare un percorso di formazione o istruzione.

L’interlingua è il sistema linguistico posseduto dall’apprendente che si trova a metà fra L1 e L2, ed è comunque diverso sia dalla lingua materna che dalla lingua obiettivo. Si può definire come uno stadio intermedio nel progressivo avvicinamento ad una L2, che presenta errori caratteristici. Nella maggior parte dei casi questi errori sembrano generati da regole provvisorie relative alla L2, basate su generalizzazioni o semplificazioni delle sue caratteristiche. A volte invece questi errori si possono far risalire all’influenza della L1, alla cosiddetta interferenza. Si distiguono tre fasi principali: Fase pre-basica (l’output dell’apprendente è basato su elementi lessicali e vocabolario minimo); fase basica (il vocabolario si arricchisce, incomincia a delinearsi l’appartenenza delle parole a classi, compaiono gli avverbi); fase post-basica (si amplia la morfologia e si strutturano i vari paradigmi, consentendo la coniugazione dei verbi, si presenta la subordinazione). Errore sistematico: tipo di errore che fa capire...


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