A se stesso - Poesia per esame italiano PDF

Title A se stesso - Poesia per esame italiano
Author Rebecca Bertozzo
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Poesia per esame italiano...


Description

A se stesso Giacomo Leopardi

28 esimo componimento dei canti dei leopardi è un testo che fa parte di una serie di testi così detto del ciclo di Aspasia. Perché tutti conseguenti all’innamoramento di Leopardi per Fanni Targioni donizzetti che si innamorò perdutamente con la seguente delusione. c’è il pensiero dell’amore e del sentimento, amore e morte e a se stesso ed Aspasia che dietro il nome di questa allettatrice di Pericle, si nasconde Fanni Tonizzetti. Devastante questa esperienza. Sarà uno degli allontanamenti da Firenze e del rifiuto e della clausura in quell’ambiente abbastanza retrogrado che è Napoli. queste poesie etc, pensiero fino ad … Aspasia compariranno solo nella starita del 1835. Non sono presenti nella stampa piatti si collocano tra il 31 e il 35. questi componimenti sono pronti nel 35 per la nuova stampa. Qui non parla di Aspasia ma parla di se stesso. Lo sguardo del poeta è rivolto a se stesso e ai propri sentimenti. È un testo molto particolare. Questa serie di componimenti(ciclo di aspasia) si colloca verso la seconda metà dei canti e sono tutte canzoni libere cioè strofe variamente di varia lunghezza. Di endecasillabi e settenari. qui abbiamo un unicun. Sono una strofa neanche lunghissima.

Or poserai per sempre, Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo, Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento, In noi di cari inganni, Non che la speme, il desiderio è spento. Posa per sempre. Assai Palpitasti. Non val cosa nessuna I moti tuoi, nè di sospiri è degna La terra. Amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. T'acqueta omai. Dispera L'ultima volta. Al gener nostro il fato Non donò che il morire. Omai disprezza Te, la natura, il brutto Poter che, ascoso, a comun danno impera, E l'infinita vanità del tutto.

Ora ti acquieterai per sempre stanco (per le continue e dolorose disillusioni) mio cuore (stanco mio cor:5). E’ finito l’ultimo inganno (l'inganno estremo5= l'ultima illusione, l'amore per Aspasia), che io avevo creduto eterno (ch'eterno io mi credei). E’ finito. Sento ormai che non è cancellata solo la speranza, 5ma persino il desiderio dei dolci (cari, l’aggettivo rivela la tenerezza del Poeta verso il mondo delle illusioni) inganni d’amore in5noi5(il Poeta colloquia con il suo cuore). Acquietati per sempre. 5Fin troppo palpitasti. Non vi è nessuna cosa (non val cosa nessuna) che meriti i tuoi turbamenti, così come nessuna cosa terrena è degna dei tuoi sospiri. La vita è solo dolore e noia e nient’altro; e tutto il mondo è fango. Riposati (t'acqueta) ormai, disperati per l’ultima volta (lascia definitivamente speranze ed illusioni). L’unico dono accordato dal fato al genere umano è il morire.55Ormai5(rafforza l’ormai del v.11) disprezza te stesso, la natura, il potere cattivo (brutto poter) che occultamente (ascoso) domina a danno di tutto e sull’infinita vanità di tutto

- 16 versi è una canzone libera Troviamo un Leopardi che guarda se stesso e giunge a rivolgersi una poesia assolutamente disperata. È una poesia che all’interno di tutti i canti si evidenzia per l’essenzialità del linguaggio poetico. Cioè una scelta delle parole, particolarmente indirizzata ad ottenere un risultato. Una sintassi che va nella stessa direzione. Una riduzione delle lingua a ciò che è soltanto necessario. Cioè il predicato, senza il predicato non possiamo ricavare il senso! Se no dobbiamo ricorrere al verbo come unica forma. Questo è quanto fa Leopardi, abbiamo una frase composta da un solo verbo, “perì” sottolinea la frase assoluta verso il cuore. Questa riduzione ha soltanto l’essenziale della lingua, una sintassi brevissima fino al punto di coincidere. Abbiamo una decina di frasi in questa poesia, tutto parla di morte e di disperazione. vedete come questa poesia al limite della afasia. Sono concetti ossessivi perché ritornano. C’è un accento ossicotono tronco! Posare verso 1 si ritrova al verso 6, si richiamano costantemente! Le parole monosillabe sono in numero superiore. C’è poserai, inganno, estremo. Per il resto “ in noi, etc…” c’è una riduzione delle sillabe minime. La vita è solo amaro e noia= condizione intollerabile per l’uomo. IL mondo è fango, notiamo tutti i bisillabi! Amaro= 3 sillabe. Tutto il resto è monosillabo/bisillabo, c’è il concetto di una vita che sta finendo. Siamo intorno al 32-33 il concetto che la vita non vale la pena di essere vissuta. Il cuore e i sentimenti sono tempo perso. Il desiderio è spento. I cari inganni anche. L’amore è un caro (la parte affettiva) dall’altra parte è un ingann= è una situazione che non esiste. La vita ti inganna che ti fa credere che ti possa esistere.

Parafrasi:

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Or poserai per sempre, Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo, Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento, In noi di cari inganni, Non che la speme, il desiderio è spento. Posa per sempre. nb: Poserai ritorna in più luoghi vs.6 avrai quiete per sempre stanco mio cuore (affaticato) [nb: per sempre= avverbi assoluti, scelte estreme] L’inganno estremo condotto al massimo grado e in più luoghi. è morto ma il perì lo allontana in assoluto. lo congela questo inganno sempre che mi sono creduto eterno, ho creduto che questa condizione potesse durare a lungo. l’ultima illusione è morta nb: chiusa sentenziosa che sepellisce l’inganno. troviamo ben sento e mi accorgo che in noi è spento nonché la speranza e il desiderio di cari inganni. Cioè nel mio cuore ormai si è spenta qualsiasi traccia

di desiderio o di inganno amoroso. c’è un continuo balbettio sulconcetto della distruzione dell’amore posa per sempre=sintagma. Riferimento verso 1 Non val cosa nessuna I moti tuoi, nè di sospiri è degna La terra. Amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. T'acqueta omai. i moti del mio cuore non valgono/non trovano rispondenza in nulla per la vita. La terra non è degna di provocare sospiri amorosi di sofferenza. Questa dell’indennità dell’amore è una posizione che Leopardi acquista a poco a poco soprattutto dopo questa esperienza amorosa con tozzetti. E lo ribadirà nel canto che dedica ad aspasia. Dove dice che l’amore non merita tanta sofferenza. Amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. T'acqueta omai= qui abbiamo una forma diversa. Questo è come un imperativo. Cerca di trovare la tua quiete. Questa deve essere l’ultima volta in cui tu ti disperi. Al gener nostro il fato Non donò che il morire. Omai disprezza Te, la natura, il brutto Poter che, ascoso, a comun danno impera, E l'infinita vanità del tutto al genere umano, il destino/gli dei il fato ha donato soltanto la morte il morire l’azione di morire. Questa è l’unica azione che resta. il periodo è nettamente più esteso di tutto ciò che precede. Poter che, ascoso, a comun danno impera, E l'infinita vanità del tutto nb: quel potere è il soggetto il brutto potere, dove brutto ha una bruttezza interiore con una malvagità interiore. Questo brutto potere disprezza ormai te, la natura quella che ha creato tutto. Quel brutto potere che di nascosto impera come un danno. Comanda a danno di tutti. E disprezza l’infinità vanità del tutto. Questo tutto non è altro che è una vanità che è quella biblica in qualche modo. Questo è ormai ciò che devi fare. dunque una poesia disperata dove la disperazione traspare da queste interruzioni che non riesce ad uscire da dalla penna del poeta che si interrompe costantemente. Da frasi brevi Nb: notiamo un alto numero di parole tronche e cadute. perì etc… donò e un discorso costantemente franco. Che ritornano costantemente. È un componimento in cui anche quando c’è la quasi rima e una dimensione musicale della poesia è su suoni molto duri e rigidi. I verbi se noi li mettessimo sono in serie e

tutti molto legati allo stesso concetto. Posare, palpitare. Tutto è costantemente organizzato ad un rifiuto della realtà dove la morte è ciò che garantisce la salvezza e finalmente di trovare un po' di quiete in questa vanità infinita che è il mondo umano....


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