A se stesso di Leopardi parafrasi e analisi per interrogazione PDF

Title A se stesso di Leopardi parafrasi e analisi per interrogazione
Author Paola Tortora
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
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Summary

A se stesso di Leopardi parafrasi e analisi per interrogazione e preparazione esami di maturità,compito in classe, verifiche. Appunto di italiano, per il quarto o quinto anno...


Description

A SE STESSO (Ciclo di Aspasia) Parafrasi Ora riposerai per sempre, mio stanco cuore. Ebbe fine l’estrema illusione (d’amore), che avevo creduto fosse eterna. Sento chiaramente che dentro di noi non soltanto è morta la speranza di belle illusioni, ma anche il loro desiderio. Riposa per sempre. Hai palpitato abbastanza. Nulla vale i tuoi palpiti, né la terra è degna dei tuoi sospiri. La vita è amarezza e noia, nient’altro; e il mondo è fango. Oramai calmati. Rinuncia a sperare per l’ultima volta. Agli uomini il destino non ha riservato che la morte. Ormai devi disprezzare te stesso, la natura, il potere maligno che, di nascosto, governa per il male comune, e la infinita insensatezza di tutte le cose. Analisi A se stesso, lirica composta probabilmente nel maggio del 1833, si lega a una precisa pagina della biografia leopardiana: la fine della passione nutrita dal poeta per l’affascinante Fanny Targioni Tozzetti. Questa breve poesia fu pubblicata per la prima volta nell’edizione napoletana dei Canti (1835), e fa parte della sezione dei canti fiorentini. Il pensiero dominante e Amore e Morte: mentre nei Grandi Idilli era celebrata la potenza del sentimento amoroso, in questa si registrano gli effetti devastanti della fine di quell’ultima illusione, di quell’«inganno estremo» (v. 2). Il soggetto si chiude in se stesso e invita il proprio cuore ad abbandonare la vita, la speranza, i palpiti, a constatare l’insensatezza di tutte le cose e a disprezzare se stesso e il resto del mondo. Il collasso del desiderio e della vita si traduce in un collasso della forma poetica: all’opposto della retorica elaboratissima delle canzoni, le frasi che compongono questo testo sono tronche, spezzettate, danno spesso l’impressione di essere incomplete e di rimanere sospese, e si susseguono tumultuosamente, come fremiti di disgusto e di collera. All’opposto degli idilli e dei canti pisano-recanatesi, non c’è alcuna ricerca di dolcezza e fluidità sonora, ma, al contrario, c’è la scelta di una forma carica di energia e violenza....


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