Colonialismo e Imperialismo PDF

Title Colonialismo e Imperialismo
Course Storia contemporanea
Institution Università degli Studi del Molise
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Riassunto sul Colonialismo e Imperialismo ...


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Colonialismo e Imperialismo COLONIALISMO IN ASIA Nella prima metà dell’ Ottocento, il colonialismo veniva diffondendosi non tanto in Africa ma in altre aree del pianeta, come l’Asia, un grande continente con tre grandi regni: India, Cina e Giappone che per secoli avevano alimentato la fantasia degli europei per i loro splendore. Nell’Ottocento vi fu un mutamento QUALITATIVO che posiamo riassumere nella formula “Dal Commercio al Dominio” perché si affermò il tentativo di affiancare ai commerci un controllo politico.

INDIA La Gran Bretagna controllava il sub-continente indiano attraverso LA COMPAGNIA DELLE INDIE ORIENTALI che sfruttava duramente la regione in nome della corona britannica. L’India forniva materie prime soprattutto tè e cotone, ma aveva un’importanza strategica poiché era la base di una politica di espansione nell’Asia centrale che prese di mira la Birmania, l’Afghanistan e la Cina. Lo sfruttamento economico e la dipendenza politica provocarono tensioni e i SEPOYS (soldati indigeni) diedero vita a una sanguinosa ribellione durata un anno. Repressa a fatica la rivolta, gli inglesi compresero che era necessario dare una nuova forma al loro dominio, sostituendo al puro e semplice sfruttamento una politica di sviluppo del paese. Londra assunse direttamente il governo della penisola: la Compagnia delle Indie fu sciolta, l’India divenne nel 1858 Colonia della corona e la Regina Vittoria fu proclamata imperatrice dell’India. Venne avviata una modernizzazione del paese con la realizzazione di imponenti opere pubbliche e un efficiente sistema scolastico.

CINA La Cina non fu mai considerata dagli occidentali una sua conquista coloniale, perché con i suoi 430milioni di abitanti era lo Stato più grande e popolato del mondo e la principale potenza dell’Asia centrale. La Cina aveva seguito una politica di isolamento, impedendo i contatti commerciali e culturali, con l’Occidente: la Cina si limitava a esportare il tè, il rabarbaro e le “cineserie” (porcellane, oggetti laccati); questo fatto, se da un lato aveva protetto il paese dalla penetrazione commerciale e politica dell’Ottocento, dall’altro aveva provocato, nel lungo periodo, un grave ritardo nel suo sviluppo economico e sociale. La Cina era un paese governato dall’autorità assoluta di un imperatore che si proclamava “figlio del cielo” e da una casta di funzionari, i mandarini, chiusa e gelosa dei propri privilegi. Sterminata era la massa dei contadini (90%). L’interesse della Gran Bretagna, a forzare il secolare isolamento cinese, era di natura sia economica sia politica: il “Celeste Impero” costituiva un enorme mercato potenziale e una chiave fondamentale per aprire le porte dell’Asia. Furono gli inglesi a prendere l’iniziativa, sconfiggendo l’impero cinese nella prima

guerra dell’oppio (1839 – 1842) e imponendogli il trattato di Nanchino, con cui la Cina fu costretta a cedere Hong Kong alla Gran Bretagna, ad aprire cinque porti al commercio occidentale e a limitare al 5% i dazi di importazione sulle merci inglesi. Si inaugurava la politica dei trattati ineguali. Il Celeste Impero rimase formalmente indipendente ma con una sovranità limitata dalla presenza straniera. Agli inglesi si accodarono americani e francesi, mentre i Russi e i Giapponesi approfittando della crescente debolezza dell’impero, miravano a espandersi territorialmente a suo danno.

GIAPPONE Fu costretto ad uscire dal suo secolare isolamento e a confrontarsi con le potenze Occidentali. Questo contatto ebbe in Giappone conseguenze diverse dalla Cina costituendo il momento di avvio di un grande processo di sviluppo. Il Giappone era caratterizzato da una struttura sociale e politica di tipo feudale. Il potere era detenuto formalmente dall’imperatore ma nella realtà era esercitato dallo shogun, il governatore militare. Lo shogun comandava direttamente sui daimyo, i grandi feudatari che traevano le loro ricchezze dallo sfruttamento dei contadini. Alla dipendenza dei daimyo stava la piccola nobiltà, i samurai. Vi erano, infine, i mercant. Nel 1853 gli Stati Uniti, mirando ad ampliare la loro presenza economica e politica del Pacifico, decisero di forzare l’isolamento del Giappone inviando una squadra navale; lo shogun fu costretto a firmare “trattati ineguali” che aprivano il Giappone al commercio occidentale. La classe dirigente giapponese, però, comprese che il destino del Giappone sarebbe stato segnato se non si fosse provveduto a sviluppare il paese, così da renderlo capace di fronteggiare l’Occidente. Nel 1868, con l’ascesa al potere dell’imperatore Mutshuito iniziava l’epoca della restaurazione; egli realizzò una impressionante politica di riforme che trasformarono completamente il volto della società giapponese (es. Scuola elementare obbligatoria). Lo stato si impegnò nell’industrializzazione del paese; grazie a tutti questi provvedimenti il Giappone si trasformò in una potenza economica.

IMPERIALISMO L’imperialismo indica il programma di espansione coloniale e nell’uso comune è sinonimo di politica, di potenza e di conquista territoriale. Si trattò di un processo rapidissimo; pochi decenni furono sufficienti per condurre sotto dominio coloniale buona parte del pianeta. L’imperialismo seguì un modello di conquista militare e politica di intere regioni mentre il colonialismo perseguiva il controllo di zone circoscritte. I territori coloniali rappresentavano mercati privilegiati di sbocco per le merci ma vi erano anche ragioni politiche perché si intendeva realizzare prestigio e potenza a livello internazionale. Inoltre vi erano anche aspetti ideologici e culturali; l’imperialismo sarebbe impensabile senza quella ventata di nazionalismo o razzismo che attraversò le società europee a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento. Si

esaltava la nazione come comunità di sangue, lingua e tradizioni e nei casi più estremi si affiancò il razzismo. È in questo terreno culturale ed ideologico che possiamo ritrovare una delle radici del grande conflitto mondiale. Le principali mete dell’imperialismo europeo furono l’Asia e l’Africa. Quelle africane furono colonie di sfruttamento e un numero limitato di colonizzatori si stabiliva nel paese per garantire il controllo economico. In Asia a dare nuovo impulso alla corsa verso Oriente contribuì l’inaugurazione, avvenuta nel novembre 1869, dopo 10 anni di lavoro, il canale di Suez che mise in comunicazione il Mediterraneo con il Mar Rosso abbreviando i collegamenti di marittimi tra l’Europa e l’Asia. In India proseguiva l’opera di modernizzazione; si formava un ceto di imprenditori, professionisti, intellettuali che costituì il Partito del Congresso Nazionale che iniziò a parlare d’autonomia dell’India. Di questo partito farà parte anche Gandhi che guiderà la lotta per la decolonizzazione dell’India. In Cina di fronte alle ingerenze straniere si ebbe un forte movimento di protesta e divampò la sanguinosa RIVOLTA DEI BOXER organizzata dai membri di una società segreta che presero di mira le ferrovie, le ambasciate fino a quando l’intervento militare non soffocò la rivolta. Ma in questi anni si formò un altro movimento con a capo il medico Sun Yat Sen che riuscì a proclamare la prima repubblica cinese e che parlava di autonomia, democrazia e uguaglianza.

AMERICA Gli Stati Uniti erano una potenza economica ma avevano poco peso politico sulla scena internazionale tanto che fu detto un GIGANTE IN ECONOMIA, UN NANO IN POLITICA. Sul piano della politica vi era un isolazionismo che mutò verso la fine del secolo quando gli Stati Uniti intrapresero una politica di espansione che mirò ad un’egemonia politica ed economica. Infatti si è parlato di DIPLOMAZIA DEL DOLLARO perché la potenza economica è stata usata per ottenere influenza nella politica....


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